sabato 30 gennaio 2010
Una nuova storia scritta da voi - Due Amici
Si ricomincia, amici scrittori (e lettori). Vi propongo, anzi vi suggerisco una storia in cinque "quadri". Protagonisti, due amici. Uno: estroverso, avventuroso, ottimista, superficiale e donnaiolo. L'altro: timido, riflessivo, sedentario, problematico e impacciato con l'altro sesso. I racconti vanno inseriti tra i commenti di ciascun post. Questo è il "quadro" d'inizio: occorre inventare i nomi, il contesto, quello che è in atto (e forse anche quanto è già avvenuto) e ciò che accadrà o potrebbe accadere. Raccomando prudenza e brevità. Anche perché i prossimi quadri potrebbero crearvi delle difficoltà. Quello che scrivete oggi, nei prossimi capitoli potrebbe non essere plausibile. Le contraddizioni potrebbero vanificare le vostre costruzioni narrative... A meno che non sia proprio l'ardua montagna da scalare quello che in realtà più desiderate. Il ritmo sarà quotidiano e si andrà avanti anche in assenza di scritti. Sono sicuro che Eluz, Fara, Pirsimona, Salvatore, Tanus e Yorick giocheranno anche questa volta, ma sarebbe bello che altri nuovi scrittori irrobustissero il drappello.
Quadro Uno
Pronti? Via!
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Non me lo ricordo più quanti anni avevamo. Sette, otto, nove, vai a sapere. Di quel periodo ho ricordi indistinti, più fotogrammi singoli che una storia di senso compiuto. Però quel giorno è rimasto chiaro. Una delle prime scazzottate, per dirla così. Del tipo «Ti aspetto fuori». I bambini che si confrontano, per vedere chi è più forte. E il più forte era stato Rosario, il mio vicino di casa, che dopo la scuola mi aveva dato una scarica di pugni. Classe accanto alla mia, di un anno più grande di me all’anagrafe, ma dal fisico già massiccio. Da solo mi ero difeso male, tanto che a un certo punto avevo smesso di opporre resistenza e speravo solo che tutto finisse presto. Finì prima di quanto pensassi, perché all’improvviso mi sentii leggero. Rialzai la testa e vidi una scena incredibile: il mio compagno Angelo che aveva sollevato di peso Rosario e gli restituiva, a occhio e croce, tutti i cazzotti che lui aveva dato a me. Ho ricambiato il favore tra i banchi, passando i compiti, suggerendo le soluzioni nei momenti topici. Non avrei avuto nient’altro da offrire ad Angelo Ferri, che prende dalla vita tutto quello che vuole, che sa inventarsi i mondi che gli servono per cavalcare il mondo come una palla di cannone. Quando non cerca un altro uditorio, io sono il suo specchio. Enrico Simoni, l’amico di sempre, conosce il vero Angelo Ferri e non ne ha paura. Non mi fanno paura neanche i viaggi lontani dal mondo, tra ghiacci e deserti. Lo so che lui mi solleva al momento buono. Lui sa che sto lì a studiare, per suggerire la soluzione nei momenti topici. Lui ha le carte nautiche del mondo: io so i segreti per piegare le parole; per farne creta e modellare il mondo.
RispondiEliminaProviamo col dialogo, le quinte le metti tu
RispondiElimina-Antonio
Capisci Giacomo, questa faccenda dei numeri primi ha rappresentato per i matematici un’avventura affascinante, come scalare l’Everest e continua ad essere un’avventura e lo è da più di 2300 anni, eppure a te non frega niente. Ti suggerisce qualcosa questo fatto?
Giacomo
Si, mi suggerisce che sei proprio strano, a me dispiace di sapere grosso modo cosa siano perché me lo hanno fatto studiare a scuola e, a parte che non mi sembra una cosa sconvolgente, non riesco a capire a cosa possa servirmi.
Antonio
Forse non a cuccare le ragazze, anche se non ci giurerei, ma cercando di capire cosa sono, perché ci sono, e soprattutto perché non si riescono a prevedere, i matematici, ma anche i fisici ci hanno costruito codici indecifrabili e addirittura un intero mondo nel quale le dimensioni sono più di tre.
Ci hanno costruito un mondo che va oltre la nostra percezione tanto da farci sospettare che quello che vediamo, udiamo, tocchiamo, sia una parte dell’universo così piccola da essere del tutto trascurabile.
Giacomo
Sarà anche trascurabile, ma io in questa parte trascurabile ci vivo, e neanche tanto male, e sono sicuro che i miei problemi non me li risolvono i numeri primi. Del resto il fatto che alcuni numeri sono divisibili solo per se stessi non mi pare una faccenda avventurosa.
Antonio
Su questo posso anche darti ragione, ma i matematici non si erano imbattuti prima in un problema come questo. Prendi il numero unmiliardo e duecentomila, quale è il primo numero primo dopo questa cifra? Potresti metterci tutta la vita per scoprirlo se l’avventura dei matematici in più di 2000 anni non fosse riuscita a sviluppare un’equazione attraverso cui puoi scoprire che deve essercene uno prima di arrivare al numero un miliardo e trecentododicimila, non prendermi alla lettera, sparo numeri a caso, ma lo stato dell’arte attualmente è questo e non c’è matematico puro che non sogni di trovare un’equazione che ti dica quale è, dato un numero primo quello successivo.
Giacomo
E allora? Quando l’avranno scoperto saranno più felici, credimi è molto meglio una gita in barca, magari con una bella ragazza e una bottiglia di vino buono, anzi è meglio anche molto meno di questo.
Antonio
E se ti dicessi che scoprire quell’equazione potrebbe significare capire l’universo, cioè capire la cosa più strana cui riusciamo a pensare e quindi capire anche perché con te Gianna ci sta e Amalia no
Giacomo
Alt, un momento adesso la cosa si fa interessante, perché io su questa faccenda ci sto sbattendo la testa da un bel po’ di tempo, ma non ci sarebbe un modo più facile per capirlo? Dobbiamo proprio passare attraverso i numeri primi?
Antonio
Non ci contare troppo, ma forse è l’unico modo.
Non si potevano immaginare due persone più diverse eppure così unite: Giacomo spigliato, socievole, amante delle donne e dei piaceri, Enrico introverso, timido, incapace di pronunciare anche una sola sillaba quando si trovava in presenza di una ragazza che, magari per un attimo, aveva posato lo sguardo su di lui.
RispondiEliminaEppure Giacomo e Enrico erano inseparabili. Non si muoveva uno che l'altro non lo sapesse, dividevano le giornate e la vita a modo loro, godendo di cose diverse, completandosi a vicenda.
Erano diversi Giacomo e Enrico, ma c'era una cosa che li univa a doppio filo: l'amore, la passione per la montagna. Camminare per i sentieri poco battuti, rincorrere le nuvole, sentirsi infinitamente piccoli sotto l'immensità del cielo, gridare a squarciagola una volta raggiunta la cima erano cose che pungevano il loro animo come l'aria delle mattine d'inverno, che tante volte avevano sentito solleticare il loro viso dopo una notte in tenda.
-Credo sia arrivato il momento di partire- disse Giacomo guardando Enrico con i suoi grandi occhi neri, vispi e lucenti.
Enrico ci pensò un attimo, come se quelle parole fossero arrivate al suo orecchio con qualche secondo di ritardo, poi si tolse gli occhiali, sfregò energicamente le mani sulle guance e sugli occhi, e dopo un minuto scoprì il viso sorprendendo Giacomo con uno dei suoi sorrisi più belli.
Si conoscevano fin dalle medie Lorenzo e Damiano. Avevano diviso gioie e dolori fino alla maturità. Le ragazze no, Lorenzo era un fimminaro mentre Damiano era così imbranato che quella volta che finalmente avrebbe potuto baciare Lori, una delle più carine della classe, ci rinunciò perché erano un poco raffreddati e aveva paura di mescolare i germi! Con gran dileggio di Lorenzo che ancora si scompiscia al ricordo.
RispondiEliminaL’università li aveva divisi: Antonio a Lettere e Damiano a Matematica. Ma rimasero sempre amici e dopo la laurea si ritrovarono felici e disoccupati. Lavoricchiavano in un call center cittadino per non pesare in casa ma spulciavano con cura tutti gli avvisi di lavoro.
-Damiano guarda, leggi qua , cercano un aiuto web-master e un aiuto redattore per un giornale on-line. Tu te ne intendi d’informatica?
- Babbii? Certo che me ne intendo, ho preso la specializzazione in informatica!
- Allora che fa? Ci andiamo?
- Mah! Non so che dire. Certo niente per niente, proviamo. ‘Nsi sa mai!
I due amici si segnarono il telefono e l’indirizzo. Non immaginavano nemmeno lontanamente che da lì a qualche giorno le loro vite sarebbero cambiate per sempre
Se volete potete anche leggere il sequel de L'Agorà di Sibaris.
RispondiEliminaSi erano finalmente incontrati dopo tanto tempo, Alex e Renato, due vecchi compagni del liceo.
RispondiEliminaLa vita li aveva portati a seguire strade diverse: dopo il diploma Alex scappò da quella città che gli stava stretta per esplorare, come amava dire lui, tutte le sfaccettature del mondo.
Doveva sbrigarsi perchè non sarebbe bastata una vita per potere cogliere l'essenza di tutti i luoghi che voleva visitare, di cui voleva entrare a fare parte. Sognava di conoscere donne di tutte le razze, ogni giorno una diversa, e di poter dormire annusandone il profumo. Ma soprattutto sognava di scalare una delle vette dell'Himalaya: sapeva bene che sarebbe stata un'impresa ardua ma era ottimista per natura, ed era convinto che le uniche barriere che possono fermare un uomo sono quelle innalzate dalla propria mente.
E poco importava se la sua famiglia si aspettava altro da lui, non poteva e non voleva adeguarsi ad una vita in cui, guardandosi allo specchio, non si sarebbe riconosciuto.
Renato invece non agiva mai d'impulso, rifletteva sempre su quello che faceva e sulle conseguenze che ogni singola azione avrebbe comportato nella sua vita e in quella delle persone che amava.
Eppoi stava bene dove stava, si accontentava di poco, non era un tipo ambizioso. Amava studiare e mentre i suoi coetanei andavano in discoteca a divertirsi, lui passava le giornate chiuso nella sua stanza a leggere.
D'altronde non avrebbe avuto nulla in comune con i giovani della sua età: loro pensavano solo alle ragazze e a come fare per rendersi belli ai loro occhi. Lui invece trovava
molto imbarazzante fare conoscenza con una ragazza e, quando vi si trovava faccia a faccia, diventava se possibile ancora più impacciato di quanto non fosse solitamente, finendo puntualmente per dire qualche cosa di sbagliato.
Nonostante la sua difficoltà nell'aprirsi alle relazioni sociali -anche con i ragazzi- aveva legato da subito con Alex.
Alex rispettava il suo modo di essere, non lo giudicava e riusciva a capire quand'era il momento di lasciarlo in pace se lo vedeva troppo pensieroso. Poi il suo amico era partito e con lui se n'era andata l'unica persona che sapeva capirlo con un solo sguardo. Ora però Alex era tornato per un breve periodo, e lui e Renato avrebbero potuto passare un pò di tempo assieme...
Non posso che compiacermi per la bellezza e per la rapidità: complimenti! (manca solo Tanus, ma bisogna capirlo: ieri festeggiava i suoi primi quarant'anni! Vedrete che recupererà, anche avvantaggiato dal fatto che ora ha a disposizione ben due immagini...).
RispondiEliminaComplementari. La parola perfetta per definire il loro modello di amicizia. Marco e Sergio, così vengono chiamati dagli amici, anzi… MarcoeSergio, tutto attaccato. Nessuno direbbe solo – Marco è andato… - oppure – Sergio ha detto - . MarcoeSergio sono andati, MarcoeSergio hanno detto, questo è il modo di intenderli, di parlare di loro due. Vi sono in natura, due tipi particolari di legami stretti fra esseri viventi, il parassitismo e la simbiosi. Il loro legame era una perfetta simbiosi. Vederli insieme significa vedere il “progetto”. Di che? Di qualsiasi cosa. Vederli progettare un viaggio per esempio. Vai a casa loro e trovi Marco con una cartina della zona in mano e Sergio con decine di libri sugli stessi luoghi. Marco vede l’ avventura, la sfida, il confronto con un mondo sconosciuto. Sergio parte sapendo già cosa troverà, saprà cosa dire, come fare. Sergio insieme a Marco scopre ciò che non ha trovato sui suoi libri, Marco insieme a Sergio trova la ragione per mettere da canto la sua ultima pazzia, e molto spesso la maniera per realizzarla. Marco è una vera fucina, sempre in movimento, fisico e mentale. Ha sempre qualcosa da fare, da dire, da sognare. Sergio partecipa alla vitalità dell’amico in maniera imprescindibile, smussa gli angoli, rende possibile. A guardarli da fuori sembrerebbe Marco il motore dell’accoppiata, ma non è così. I due amici pensano all’unisono, vivono probabilmente una strana e rara forma di comunione mentale. Hanno gli stessi desideri, le stesse voglie, gli stessi sogni. Solo - i loro rispettivi caratteri - filtrano in maniera diversa il medesimo fascio di luce, per rifletterlo ognuno con i suoi particolarissimi colori e ghirigori. Come un caleidoscopio che rielabora una banale emissione d’onde elettromagnetiche e le trasforma in un’opera d’arte luminosa in cui ti scioglieresti volentieri dentro.
RispondiEliminaQuando si sono conosciuti? Parlavano già attraverso le placente delle rispettive madri. Splash, splash, tunf, tunf.