martedì 19 gennaio 2010

La giacca rossa del topo scatenato - 12


Quadro Dodici

Ultima scena, epilogo. The End.
Dalle fiamme infernali e dal fumo nero, il fuoco implacabile e il piombo spietato delle rivoltelle. Ma Fred, non sta certo a guardare: lo sanno tutti che è un pistolero infallibile. Riuscirà a farla franca? Riuscirà a portare in salvo Giselle alias Ianina alias Mela alias Lola?
Lo saprete solo leggendo questo struggente e imperdibile ultimo capitolo scritto da un manipolo di appassionati e sensibilili autori, che hanno intinto la penna nell'inchiostro dell'hard boiled e nel noir melodrammatico. Esperimento di scrittura plurima non solo riuscito, ma bellissimo. Che certamente non resterà isolato.

21 commenti:

  1. Era la vendetta della famiglia di Tano. La conferma arrivò appena usciti in strada. Dei grossi fuoristrada sfrecciavano ovunque, uomini che ridevano sguaiatamente sparavano a casaccio tra la folla. In questo folle rodeo il primo pensiero di Fred fu per Giselle, si volse verso di lei gridando - Giselle, raggiungiamo il retro, prendiamo la macchina blindata! -
    Rimase di ghiaccio appena la vide per terra. Era riversa su di un bambino nudo e ridente, un foro rosso di sangue sulla spalla sinistra. La sua vita dissoluta per una vita innocente, così avrebbe sempre voluto morire, in pace con se stessa. Il suo viso restituiva quasi un sorriso di felicità, chissà cosa avrà pensato prima di morire. Fred raccolse il corpo da terra, il bambino corse verso la madre poco distante, che piego la testa a rendere onore alla donna morta e al capo ferito. Un grido agghiacciante scosse quello che rimaneva del quartiere, era Fred. Il suo amore era morto e con lei, giurò, anche la sua anima.

    Non si sa che fine fece Fred. Si sa solo che la famiglia di Tano fu sterminata.
    Ogni anno però, in quel giorno maledetto, il 19 Gennaio, sulla tomba di Giselle si ritrovavano un suonatore di chitarra con le sue struggenti melodie, un bambino ogni anno più grande e una giacca rossa nuova adagiata li vicino.

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  2. La prima cosa che vide mentre toccava terra fu il corpo di Ianina, in arte Lola, esanime sul selciato. La ragazza, una volta fuori, fatti pochi passi era stramazzata. Il fumo le aveva bruciato i polmoni. Fred si precipitò da lei, la chiamò, la scosse. Niente. Non rispondeva. La sua pelle era cianotica e sudaticcia, di un sudore freddo. Il troppo fumo denso e nero aveva bruciato i suoi polmoni e spento per sempre la sua voce. Serviva un’ambulanza, un medico, forse potevano ancora salvarla, pensava Fred febbrilmente. Cercò automaticamente il cellulare ma non lo trovò, era rimasto nella tasca della giacca che s’era tolta, nella fuga, per riparare Ianina dalle fiamme e dal fumo e poi… e poi, tornando improvvisamente lucido, NON poteva chiamare! Aveva addosso due pani di “robba” ed era ricercato! Impotente, sollevò Ianina tra le braccia , come ad offrirla in sacrificio a un dio crudele. Un urlo possente, rabbioso e doloroso a un tempo, proruppe dal suo petto. Non seppe mai per quanto tempo rimase a urlare la sua rabbia e il suo dolore con la ragazza offerta al cielo in quel vicolo che ormai cominciava ad essere rischiarato dalle fiamme.
    Poi lentamente e con dolcezza la poggiò sul selciato ormai rovente, la ricompose, e si lasciò inghiottire, piangendo, dal buio della notte.
    Solo la vendetta ormai avrebbe potuto placare la sua rabbia e il suo dolore.

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  3. Dopo lo scoppio non si capì più niente. Non vide più nessuno, e lui avrebbe voluto salvare tutti, portarli via. Sentì un gran vuoto alla testa e si rese conto che c’era silenzio come in una cattedrale. Vedeva tutto rallentato, ma con grande lucidità. Anzi, aveva in testa una canzone. Non tutta: solo un passaggio di batteria, quando la voce si ferma e la batteria ritma da sola il silenzio. Cercò Lola e provò gioia perché era vicinissima a lui. La prese in braccio ma non capì da che parte andare per scappare. Lei dormiva, dolcemente come una bambina. Pensò a com’era lui da bambino. Che strano, in mezzo al fumo, alle fiamme, con Lola in braccio da portare via, con la necessità di scappare via di corsa prima che gli sparassero addosso, perché sicuramente c’era qualcuno lì dietro nascosto da qualche parte che controllava la situazione, sicuramente i figli di Pastrone in persona, e lui non poteva respirare e sentiva tutto leggero e rallentato e silenzioso e gli veniva in mente la batteria – Pearl Jam, sì, Pearl Jam, piacciono a Fifì – e quattro parole di una poesia, forse della scuola media, forse Dante, no Petrarca: «tutta la vita onora». Lola in braccio non era pesante ma gli venne una fitta, un bruciore leggero che passò subito e gli fece capire però come scappare: volando, con Lola in braccio, così si sveglia con dolcezza, in aria, via, che poi passa tutto, guarisce pure il dolore di questa città, si capisce che sicuramente sarà così guardandola dall’alto mentre voli tra i palazzi ingarbugliati che custodiscono al loro interno coltelli e pistole.

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  4. Per Sole, Nuvole e Saette.
    Grazie per non aver giudicato "dall'alto" le nostre prove di scrittura pur occupando, almeno in questo blog, il trono di Zeus. Insomma, grazie per non aver usato le saette e averci fatto divertire!

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  5. Sono d'accordo con Fara: grazie perché ci hai lasciato giocare al piccolo chimico o all'allegro chirurgo con le tue opere. Il guaio è che ci siamo divertiti...

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  6. Secondo me lui si diverte più di tutti noi, specialmente quando legge le mie min... fesserie, scusate.
    Gianni ammettilo, ridi a crepapelle, già ti vedo con la matita in mano che non riesci a disegnare a causa dei singhiozzi.
    ;-)

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  7. Ride di più con le mie ...chiate, Tanus!! Vedi, ci completiamo a vicenda!

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  8. Certo Tanus, se non si divertisse non ci avrebbe invitato al gioco

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  9. Eh no! ragazzi, adesso non prendetevi tutto "il merito"!

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  10. Non vorrete farmi fuori, vero???
    Io mi sono divertita moltissimo a trovare le parole per i quadri de Il Sole e Le Nuvole! E' stato divertente pure avere il "coraggio" di scriverle pubblicamente e soprattutto è stato bello giocare con voi!
    Grazie a tutti... Quando si ricomincia???
    (Lo so, lo so... Manca ancora il mio finale)!

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  11. Eluz e Pirsimona: solo dopo i vostri botti dirò quanto siete bravi. Tutti.

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  12. Guarda che sfacciato... continua a prendersi gioco di noi il vignettista mascarato. Mascarato nel senso palermitano del termine.
    Mascarato trad. si culo -> it aliano: biricchino, birbante. cit." Ehhh mascarato!! T'addiverti?"

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  13. A parte il babbìo, mi sono divertito moltissimo: ma più che le risate che mi attribuite (soprattutto quel bellimbusto di Tanus) hanno avuto il sopravvento i sorrisi del compiacimento e la soddisfazione di aver stuzzicato in modo che non immaginavo la vostra fertile e sfrenata fantasia letteraria. Ma attendo le prove finali di Eluz e Pirsiomona per il consuntivo. E vi anticipo che mi avete anche commosso: finali da brivido, dico sul serio.

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  14. Spero di "postare" la copertina (è già pronta) entro oggi, ma con tutti i testi poubblicati.

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  15. Fred era riuscito ad uscire da quell'inferno grazie a una porta sul retro del locale e adesso respirava a pieni polmoni l'aria fresca.
    Tano aveva attentato alla sua vita e a quella di Lola proprio durante il concerto più importante per la sua amata, lui aveva avuto la soffiata e per fortuna era riuscito ad arrivare in tempo sotto il palco sul quale quella sera Lola aveva dato il meglio di sè. "Maledetto Tano, questa volta hai superato ogni limite, ma adesso te la vedrai con i miei picciotti" ripeteva tra sè ansimando ancora per il fumo e la fatica della corsa.
    Fred non aveva più la sua giacca blu, l'aveva usata per soffocare le fiamme che avevano avvolto il palco su cui cantava Lola... ma non era dispiaciuto nemmeno un pò per quella giacca che gli aveva portato solo sfortuna...
    "Lola... luce dei miei occhi, svegliati... sono io, il tuo Fred! Siamo salvi e adesso non ti lascerò sola nemmeno un minuto,
    ti proteggerò da tutto e tutti".
    Lola giaceva inerme tra le braccia di Fred, il fumo le aveva impedito di respirare ed era
    svenuta ma era ancora viva, Fred aveva sentito il battito del suo cuore e sapeva che presto la sua amata avrebbe riaperto gli occhi.
    Non potevano più rimanere lì in quella città, i suoi picciotti avrebbero cercato vendetta contro Tano, ma sarebbero stati in grado di proteggerli se quel gangster si fosse nascosto e avesse continuato a perseguitarli? E Fifì, il sarto-musicista, da che parte stava? Fred si era fidato di Fifì, ma forse il sarto aveva fornito al suo eterno rivale informazioni preziose sui movimenti suoi e di Lola...
    No, era arrivato il momento di mantenere la promessa che aveva fatto a Lola pochi giorni
    prima e di portarla lontano, in un posto meraviglioso dove nessun gangster li avrebbe potuti seguire e dove avrebbero coronato il
    loro amore.
    Un posto dove non sarebbe servito indossare una giacca rossa

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  16. Ho scritto anche la storia per i quadri 4 e 5, un pò in ritardo, certo, rispetto agli altri scrittori sperimentali, però già che ci sono li inserisco in corrispondenza del post! Visto che l'ispirazione è arrivata...

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  17. Ciao Pirsimona: Sull'ultimo capitolo taccio (con enorme fatica), in attesa di Eluz. Però su quello ch hai scritto relativamente al quadro 5, beh, te lo dico: molto, molto bello! Ma ho capito bene? 4 e 5? Non leggo il quattro...
    Pirsimona, mi mandi una mail alla mia mail? Grazie!

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  18. Pirsimona, ho appena letto il tuo quadro 4: di grande bellezza sensuale.

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  19. -Eccola la chitarra! L'ho trovata! Possiamo andare!- (Per fortuna le fiamme non l'hanno neppure sfiorata. Ahi! Ma che è 'sto dolore che mi passa il petto come fa l'ago quando cucio la stoffa delle mie bellissime giacche? Non riesco più a stare in piedi... Che strano... Prima la stanza era piena di fumo e adesso... Tutto è più chiaro. Sento le note della mia canzone preferita... Mi viene quasi da ridere. Sorrido. Spero di morire così, sorridendo. Mia madre me lo diceva sempre che quando ridevo ero bello come il sole. Io brutto non ci voglio morire. Non ho scoperto perchè don Tano ed i suoi mi hanno sequestrato. Pazienza. Mi basta sapere che io non c'entravo niente con i loro affari. A me due cose mi piaceva fare: cucire e suonare, e basta. E adesso chiudo gli occhi, va'... Che la mia canzone preferita suona ed io voglio addormentarmi prima che finisca).

    -Fred! Non lo possiamo lasciare lì! E' un bambino! E' piccolo!!!- (... ... ... Non riesco più a parlare... Mi manca il fiato... Mastico fumo e cenere. Cerco il respiro nel petto, provo a gonfiarlo come quando devo fare un acuto di quelli forti... Ma niente. Dov'è Fred? Vedo solo grigio attorno a me. Speriamo sia andato a prendere il bambino. Perchè non torna? Non potrò dirgli neppure TI AMO. Forse... Forse TI AMO non gliel'ho detto mai. E non è mai stato vero come stasera. Magari se lo penso forte forte lui lo sente lo stesso... Come in quei giochi di telepatia alla tivvù... "Fred: tiamotiamotiamotiamo. E non me ne fregava niente di andare in televisione. Era bello stare con te. E basta". Gli sarà arrivato)?

    -Melaaa!!! Fifiiiiiii!!! Dove siete? FIFI'! Sei stato colpito?! Rispondi!!!- (... Povero sarto scantulino... Scambiato per un mio uomo solo perchè io ci andavo spesso a farmi fare le giacche. Quelli credevano che lui sapeva le cose mie, dei miei affari... Che cretini.
    Ma dov'è Mela... Correva verso quel bambino ed ora non la vedo più. C'è un fumo denso che avvolge tutte cose...). -Melaaaaaaaaaaaaaaaaa! Dove sei? Mela!...(Eccola! Stesa per terra... NO!) -Amore mio! Cosa ti è successo? Rispondi! Mela! MELA! (Strige una manica della mia giacca. Maledettissima giacca blu! Io lo sapevo che cambiare colore mi avrebbe portato sfortuna!) -Aspetta Amore, andiamocene via di qua. Ti prendo io. Lo sai che adesso ti porto in un bel posto, vero Mela? Magari in vacanza... Dov'è che volevi andare...? Ti porto dove vuoi, pure in capo al mondo, basta che adesso apri gli occhi. Sei bella pure ora... Sembra che stai riposando... Come quando ti addormentavi dopo che ci eravamo stancati con le nostre fantasie... Mela... Ti parlo piano, però tu mi devi ascoltare: non puoi morire, perchè tu sei l'unica cosa bella della mia vita. Ed io non so che cosa fare senza di te. Mela... Ora usciamo da qui... Ed io ti continuerò a parlare fino a quando tu non ti sveglierai, va bene? Se vuoi ti racconto una cosa che mi è successa quando ero piccolo, che me lo dicevi sempre che non ti raccontavo mai niente! Ecco, ora te lo voglio raccontare...Una volta... -

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  20. Mi avete lasciato senza parole. E sì che me ne ero preparate mentalmente tante di parole, ma proprio tante... E ora che la pluri-fiaba è terminata con un tragico epilogo a più sfaccettature tutte dense di sfumature sottili e struggenti, io quasi taccio. Il sentimento che prevale è quello della commozione: non lo immaginavo. Mi prefiguravo soprattutto una enorme soddisfazione e un gran bel compiacimento: ci sono sicuramente anche loro tra i sentimenti che mi stanno prendendo anima e corpo, non potrebbe essere altrimenti. Ma ora è la gola la parte di me che si stringe e si annoda. Siete di una bravura speciale!

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