mercoledì 6 gennaio 2010
Parole per un racconto illustrato - 1
Il gioco consiste nel trovare le parole per un racconto che è già illustrato. Se almeno tre scrittori vorranno raccontare la loro versione allora si andrà avanti fino in fondo. Si può scrivere il proprio racconto, oppure quello che interagisca con il testo altrui o entrambe le cose: nel senso che uno scrittore potrà dare una o due versioni, addirittura. Oppure: ditelo voi, cos'altro. Fondamentale scrivere SUL quadro già dipinto. In modo pedissequo o lasciando che la fantasia vada per la tangente a folle velocità. Consiglio una decina di righe per volta al massimo, per evitare intasamenti e difficoltà nel riprendere le fila della narrazione.
Ecco il Quadro Uno: scatenatevi pure.
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- Dino, portami al locale. devo incontrare Giselle -
RispondiEliminaQueste le uniche parole pronunciate fino all'arrivo a destinazione. Impiegarono 15 minuti. Era mezzogiorno, 40° all'ombrea e neanche un cane per strada. La città sembrava dormire, potevano sembrare le tre di notte, se non fosse stato per quel sole a picco e quella luce quasi insopportabile. Dino scese per primo e aprì lo sportello al suo capo. Fù un lampo che colpì i suoi occhi, il riflesso di quel sole bastardo su qualcosa di lucido. Dino sparò, il killer dei loro avversari cadde senza rumore sull'asfalto liquefatto, il rolex traditore con il vetro incrinato dalla botta. Fred a questo punto gli disse - Ci hai messo 30 secondi ad accorgerti di lui, io l'avevo notato appena girata la strada. Alla prossima che mi combini prima sparo a lui e poi a te. Pulisci, fallo sparire e rimani qui di guardia.
Si sistemo la cravatta, si controllò la dentatura nello specchietto della macchina e si avviò pimpante verso l'ingresso del locale.
Ci provo, ma non potevi fare qualcosa di più facile?
RispondiElimina“Ancora un decimo di secondo e l’avrei preso, invece cado cado, morirò arrivato a terra , poi fu buio.
Il boss diede appena un’occhiata al guardaspalle che rimetteva la pistola nella fondina. – Che la mette a fare sotto la giacca, si vede lo stesso- però ci è mancato poco, che città di merda, tutti stronzi, io che vorrei essere buono non posso, per colpa loro, che schiattino-
La mercedes nera l’aspettava alla fine del vicolo, il boss allungò cento euro all’autista – Una corona per il funerale- disse – comunque vedrete, gli altri pagheranno.-
La mercedes partì con un inutile, ma dimostrativo stridio di gomme, dalle persiane socchiuse quelli che non avevano visto niente guardavano ancora.”
Passo la palla sotto un altro
Sono appena arrivato al pc, domani vorrei scrivere anch'io!!
RispondiEliminaIl lavoro era semplice semplice. Noi dovevamo andare da quello che ci ha venduto la partita di droga scadente, gli dovevamo parlare tentantando di farlo ragionare, convincerlo a ridarci i soldi, e se poi non ne voleva sapere... Passavamo alle maniere forti.
RispondiEliminaAvevamo appena iniziato a discutere quando quell'imbecille che mi accompagnava, al primo rifiuto dello spacciatore, ha iniziato a sparare come un forsennato, senza neppure mirare.
Io lo sapevo che m'avrebbe combinato qualche guaio. Ma perchè l'hanno affibbiato a me? Giusto io glielo devo insegnare il mestiere?
Era una cosa facile da affrontare con calma. Non c'era bisogno di fare 'sto casino, che poi gli sbirri si mettono in allarme... Ed infatti sento la loro corsa dietro la nostra auto, mentre il pivello schiaccia il piede sull'acceleratore provando a portarmi via di qua. Io sto fermo immobile disteso sul sedile posteriore di quest'auto che sa di fumo e muffa, colpito di sorpresa dal solo proiettile esploso da quell'altro prima di essere crivellato di colpi impazziti e senza meta.
... ... ...
Ma può essere mai che il mio ultimo ricordo dev'essere la sirena della polizia che mi martella le orecchie...?
Certo che li ho visti, pure la signora qui accanto li ha visti. Il mio vicino dice che ha sentito gli spari e si è affacciato, signor giudice, pure lui può confermare. Abbiamo visto benissimo perché dal mio balcone la visuale buonissima ho. Se mi fa vedere le foto come fanno alla televisione glielo dico, è questo, è quest'altro. Il topo che sparava aveva i baffi, l'altro, quello con la giacca rossa, aveva i capelli impomatati, come se era il padrone del mondo. Pure la giacca rossa, come se pensava che qua siamo tutti orbi. Sì, questo qua, signor giudice, proprio lui. Vero signora Rosalia? Ma che gli viene in mente, come se qua fossimo tutti topi come loro. In questa città uomini, ci sono. A questi li hanno informato male: i padroni siamo noi. Minchia. Scusasse, signor giudice, ma ci voleva.
RispondiEliminaSiete bravissimi, al solito!
RispondiEliminaNaturalmente se qualche scrittore (timido e ancora celato chissà dove) volesse farsi (finalmente) vivo, non abbia timore: ora (stavo per dire: o mai più: mai dire mai...).
Avviso ai naviganti: perplessità, curiosità, richieste e altro ancora, direi QUI. Nel secondo quadro solo il seguito dei vostri racconti, ok?
RispondiElimina@Fara: Peccato che non hai scritto per il primo quadro...
RispondiElimina@Tanus: Forte il tipo che pare un venditore di depuratori d'acqua...
Non ho avuto il tempo! Ma potrei rimediare. Ci proverò
RispondiElimina;-)
RispondiEliminaMai visti?