mercoledì 10 aprile 2013

L'uomo che ama le bambole

Su Repubblica Palermo, 10 aprile 2013, a corredo di un articolo di Marcello Benfante su Pietro Piraino, l'uomo dei giocattoli e di tante altri divertimenti.

domenica 7 aprile 2013

Salti di gioia

Al Doggy Park, sabato 6 aprile 2013.

Aprile crudele

L'orgoglio e la munnizza

Da circa tre anni "batto" Palermo (una parte sostanziosa di Palermo) tutti i santi giorni, più volte al giorno, per portare a spasso con grande gioia il mio adorato Miki. Per quanto mi ostini a cambiare percorsi e ad inventarne di nuovi (per scongiurare di arrivare alla saturazione da ripetizione compulsiva e per evitare soprattutto che Miki faccia territorio: i cagnolini che territorializzano strade e percorsi tendono a diventare ras di quartiere), le strade sempre quelle sono: non si scappa. E sono camminate di 40 minuti, quando va male. Non avevo mai visto Palermo così bene, prima. Ormai conosco le scritte sui muri a memoria. Pochi i "suca" di nuova generazione (oggi ne ho visto uno in via Isidoro La Lumia, molto ironico con una freccetta direzionale. Accanto c'era un molto prosaico "amo lo stikkio", davvero poco bello per via soprattutto di quella kakofonika doppia cappa). Certe cacche lasciate per giorni, immobili e putrescenti. Cocci di vetro che non si muovono neanche a pagarli. Bucce di banane che marciscono fino quasi ad evaporare. Insomma, qualche chilometro quadrato della città ormai mi è molto chiaro. E se ora posso dire senza tema di smentita di non essere un sedentario nonostante il mio lavoro preveda sedute in quantità, è pur vero che preferivo la beata ignoranza, la "serena" inconsapevolezza di prima. Sì, sapevo benissimo di una città che stava andando in malora: dieci anni di Cammarata sono stati più che sufficienti a radere al suolo una città che ricordavo zeppa di contraddizioni, ma meravigliosa. Ma speravo, allo stesso tempo, di poter vivere ancora (passato il peggio) in una città, la mia città, dove si può cominciare a sognare: e il sogno più bello è (anzi, era) la speranza di vedere in giro un po' di felicità. Miki, suo malgrado e a sua insaputa, mi ha aperto gli occhi: e ora non più ragazzino, mi accorgo di quanta speranza sia andata dentro i cassonetti e di quanta spazzatura stia seppellendo la città. Il peggio è passato, è presente. E' futuro?