mercoledì 31 marzo 2010

La scatola di Pandora - Il fantasma di Atene


Foto e testo di
Aris Malandrakis
da Atene

Dal dicembre del 2008 c'è un fantasma che circola per le vie di Atene. E' quello di Alexandros Grigoropoulos, quindicenne, assassinato dalla polizia, durante una protesta studentesca. Vive sui muri di Atene. Come un graffito o come la sagoma di un cadavere tracciata dagli inverstigatori della "scientifica".

Le marachelle del piccolo Gianfry


Miccichè detesta, anzi, odia Repubblica con tutto se stesso. Ma perché non dirgli che il partito dell'amore ama? La variante del partito del sud forse è un'eccezione: l'odio per un giornale non allineato.

martedì 30 marzo 2010

Una foto, molti racconti


Torna un artista della fotografia, Paolo Beccari.
Chi se la sente di scrivere un racconto da cucire addosso a questa sua foto molto intrigante?
Forza, non siate timidi!

Non è all'altezza


Niente ciliegina sulla torta. Battuto a Venezia da un illustre sconosciuto. Consoliamoci un po'.

La cannolata


Mettete dei fiori nei vostri cannoli.
Questa vignetta oggi su Repubblica edizione siciliana. Se vi fosse sfuggita.

Grana padana


Doveva capitare prima o poi. Siamo al poi.

La città sgrammaticata - Caccia grossa


Fotoreportage di
Gigliola Siragusa
dall'estrema periferia dell'Impero

Dopo i risultati di queste elezioni è lecito pensare che si sia aperta la stagione della caccia. La parte del leone l'ha avuta la Lega Nord, dunque secessione, separatismo, lotta all'immigrazione clandestina: insomma Etnafederalismo, ovvero "Forza Etna".

lunedì 29 marzo 2010

Il libro preistorico


Ecco, fresco di stampa, il volume impaginato e rilegato dal web master Maurizio Clausi. Il tomo comprende i racconti di questa pluri-fiaba scritta dall’inesauribile e stacanovista drappello di scrittori de Il Sole e Le Nuvole. E’ stata, senza ombra di dubbio, l’impresa più impegnativa: lunga, laboriosa, complessa, accidentata, contraddittoria, con rallentamenti fisiologici e fenomenali ripartenze, ma alla fine, Badit, Eluz, Fara, Pirsimona, Salvatore, Tanus e Yorick hanno portato brillantemente a termine la Fiaba Preistorica che ora gli amici di questo blog potranno godersi in santa pace. Buona lettura dunque. E buon relax agli scrittori: alla prossima!

Aggiornamento:
Per vedere più chiaramente il libro, fate clic sull'immagine e poi cliccate sull'immagine che vi apparirà in alto a sinistra.
Per leggere con calma la fiaba, fate clic su "Fiaba preistorica" che trovate nella colonna "Etichette", in alto a destra.

giovedì 25 marzo 2010

A dopo


Una pausa caffè un po' più lunga di quella canonica. Ma poi più freschi di prima. Ciao!
Gianni

Mamma! La satira che resiste


Questa è una delle mie vignette apparse sul numero 4 (in codice, il numero 2) di Mamma! rivista autoprodotta di satira bella come poche da almeno dieci anni. Senza il sostegno concreto dei lettori avrà vita difficile. Ovvio. Non lasciate che la mamma si illanguidisca. Nella colonna dei link c'è il modo di andare a vedere il sito e come abbonarsi.

mercoledì 24 marzo 2010

Thriller


Per gli scrittori indefessi che hanno già ultimato la fiaba preistorica, ma anche per chi salta da un genere all'altro. Per chiunque desideri immergersi in una strana atmosfera noir di complice sensualità... Racconti brevi, lunghi, lasciati a metà e poi ripresi: fate voi.

Colletti bianchi


Su un milione di abitanti, quante centinaia di migliaia saranno gli insospettabili?

La scoperta dell'acqua tiepida


La mafia si annida nella borghesia e si nasconde dentro i colletti bianchi. Un tempo si diceva: la scoperta dell'acqua calda. Nel frattempo si è fatta tiepida

Sigmund Freud


Acrilico su tela del 2006 dedicato ad un genio del secolo scorso. Titolo del dipinto, "Madonna del desiderio".

Fiaba preistorica - 13


Quadro Tredici
Si conclude con un tradizionale happy end questa fiaba il cui ritmo non può certo definirsi classico.

martedì 23 marzo 2010

La canottiera


L'anno è il 2001, l'acrilico su tela si chiama "La canottiera". Periodo "scanazzati": quelli che da bambino guardavo (e invidiavo) dal mio balcone. Loro mezzi nudi sotto la pioggia e in mezzo al fango a giocare liberamente con un pallone di risulta (o quello bucato del giorno prima o una latta o chissà cos'altro). Io iperprotetto con tosse e febbre e lo sciroppo Famel come rimedio: allora mi piaceva, oggi il solo ricordo è conato immediato. Quadro esposto poco e male. Mi piacerebbe proporlo su una parete accogliente.

Fiaba preistorica - 12


Quadro Dodici
Penultimo capitolo di questa lunghissina favola cavernicola.

La città sgrammaticata - Affacciati alla finestra


Foto e idea di Gigliola Siragusa
da Palermo
Canzone di Lorenzo Jovanotti

Affacciati alla finestra
amore mio
per te da questa sera
ci sono anch'io
Amor che a nullo amato
amar perdona porco cane
lo scriverò sui muri
e sulle metropolitane
di questa città
milioni di abitanti
che giorno dopo giorno
ignorandosi vanno avanti
e poi chissà perché
perché chissà per come
nessuno sa perché
perché chissà per come
Due sguardi in un momento
sovrappongono un destino
palazzi asfalto e smog
si trasformano in giardino...
Affacciati alla finestra
amore mio...

lunedì 22 marzo 2010

Un giorno diremo che c'eravamo


A migliaia di miglia, è vero. Ma sappiamo, per fortuna, che la Storia può avere anche la S maiuscola.

Fiaba preistorica - 11


Quadro Undici

Diari minimi metropolitani



Parigi: fascinosa e magica, altera, bella ed evocativa. Ci ho fatto un diario (cinque acrilici su tela per l'esattezza, sono i dipinti che ho venduto più facilmente). Buona per gli artisti di fine secolo: l'ottocento, non il novecento, figuriamoci il 2000... Londra: adrenalinica, pulsante, frizzante, bella e possibile e impossibile: non avevo la vena creativa in gran forma e l'ho guardata, radiografata e respirata euforico senza disegnare un solo scarabocchio. C'è una galleria che mi rappresenta, però. Barcellona: viva, frizzante, sensuale e sessuale. Dipingere disegnare e creare da quelle parti sarebbe un tutt'uno. Ci ho fatto un micro diario di acrilici: ma ancora sostanzialmente inedito. Roma: "Troppo bellissima". Forse è la città più stimolante: per inventare cose alternative, forse. Ma dovrei verificare. Tutte le volte mi ipnotizza e il diario resta bianco. Praga: magica. Fuori dal tempo, anacronistica. Per creare cose surreali e invendibili. Palermo: contraddittoria, di merda (me lo permetto da palermitano doc: prosaico e greve, ma figlio e cittadino integerrimo), superba, bella, scostante, provinciale. Ci dipingo, ci disegno e ci creo tra baci e indifferenza, sangue e sputi. Cose belle che ormai pensavo buone per la soffitta e che ritenevo (da me) sopravvalutate, tornano in auge ma fuori tempo massimo. O forse no, faccio ancora in tempo. Città distratta, che finge di non vederti. Che ti invidia e ti strugge e ti di-strugge. Atene, quasi dimenticavo: caotica, sporca, inquinata, bella e bruttissima, ha tutta l'aria di poter tornare ad essere una capitale d'arte. Lo sento.

Il primo acrilico è del 2004 e si intitola "A due passi da rue Tourlaque", l'altro è del 2007 e si intitola "Gli innamorati del barrio gotico".

Isole brade - Ginostra, l'ottava Eolia



Foto, Dipinto e Testo di
Loredana Salzano

Stromboli. Sul b-side del vulcano attivo esiste un piccolo villaggio di una trentina di abitanti. Arroccati in casette meravigliose, assai spartane, dove la creatività nasce e si manifesta quale frutto spontaneo della necessità e della natura dei luoghi stessi. Un incanto. Anche fuori stagione. Dicono sia il porto più piccolo del mondo. Almeno è quello ufficialmente riconosciuto come tale. Vi si accede attraverso lo Scalo Pertuso. Poi si sale a piedi o in groppa agli asini pazienti. Niente auto e niente di motorini. Quando la nave si allontana, ci si ritrova soli , davanti ad un panorama mozzafiato sul mare, e quando poi ci si volta indietro verso la terra per riprenderlo, il fiato, succede invece che lo si perda definitivamente alla vista del profilo alto e vicinissimo del vulcano. IDDU. Talmente vicino che puoi sentire battergli il cuore rosso.

domenica 21 marzo 2010

Da bambino ero riverista


Da bambino (intorno ai cinque anni) non potevo che essere interista: Sarti-Burgnich-Facchetti-Bedin-Guarneri-Picchi-Jair-Mazzola-Peirò-Suarez-Corso... Ma un giorno capitò una cosa molto strana. Andai con mio padre da Campione, un negozietto di articoli sportivi al corso Olivuzza, per acquistare assolutamente la maglietta nerazzura: ma purtroppo era esaurita. E non sarebbe giunta se non dopo un paio di mesi!!! Ero disperato: immaginate un bimbetto che finalmente può indossare un sogno e invece torna a casa sull'orlo del suicidio. Apro l'album Panini. E incappo nel Milan: anzi incappo in un giocatore che già stuzzicava la mia fantasia: Gianni Rivera. Portava il mio nome e io volevo essere come lui anche se in fondo all'anima restavo di profonda simpatia interista. Allora mi concentro sul Milan, anzi vengo rapito da Rivera e decido su due piedi di andare a farmi comprare la maglietta del Milan (disponibile, lo sapevo già, non era agognata come quella di Mazzola e compagnia bella). Ma un senso di colpa mi attanaglia e anziché far applicare il numero dieci, faccio mettere il numero di Rosato, il 5... Indossare la maglia del grande Rivera sarebbe stato troppa grazia intrisa con il terribile senso di colpa del tradimento dell'Inter... In fondo però speravo di emulare Rivera (in campo io giocavo infatti da regista, centrocampista, o come si dice ora, trequartista): insomma un contorcimento niente male. Diventai milanista, anzi, per meglio dire, diventai riverista. E cominciai già a cinque anni a conoscere il sapore amarissimo delle sconfitte: i derby negli anni sessanta li vinse tutti Herrera. Ma non feci mai una piega (almeno, non diedi mai soddisfazione agli amici tutti di fede nerazzurra). Poi, nel '73, andai allo stadio: fu l'unica volta. A vedere Rivera che calciava il rigore con cui sconfiggeva il Palermo. Rivera qualche mese dopo appese le scarpette al chiodo e io mi ritirai dal Milan e dal tifo calcistico. Berlusconi non c'era ancora ma se ci fosse stato, io avrei mandato affanculo pure Rivera.

Pausa di riflessione


Post per riflettere, recriminare e discutere su una fiaba preistorica che tra tre quadri terminerà la sua lunga e complessa corsa, dopo aver decimato il nutrito gruppetto di scrittori de Il Sole e le Nuvole.
Qui commenti, risentimenti, lamentazioni, training, dichiarazioni di resa, ritorni di fiamma e loquacissimi silenzi.

Fiaba preistorica - 10


Quadro Dieci
Il giovane protagonista è cresciuto. I suoi occhi illuminati dai richiami della vita...

Il piccolo drappello di scrittori si è smagliato. La materia è astrusa, il percorso è lungo e accidentato. Chi avrà fiato per arrivare fino in fondo?

sabato 20 marzo 2010

Paul Auster


Ci sono libri che sei costretto a leggere tutti d'un fiato: non hai scelta, è il ritmo dello scrittore che entra nel tuo respiro. Ma di solito riesco a non avere crisi dispnoiche, per cui sono io a dare la cadenza alla lettura: dieci pagine, mezz'ora, prima del telegiornale, eccetera. Con l'ultimo romanzo di Paul Auster, "Invisibile", è stato l'autore ad impormi i tempi: serrati, ingordi. Quando ho capito che stavo per girare la boa e avviarmi alla fine, ho deciso con grande determinazione di frenare per evitare quello che non desideravo: che il libro finisse. Allora, ho trovato mille modi per leggerne solo un paio di pagine al giorno per una settimana. Una corsa ad ostacoli, lenta e tortuosa. L'ho finito oggi. Bello, bellissimo. Alla fine, per motivi che non vi dico neanche sotto tortura (detesto chi mi racconta la trama dei film e dei libri: non vedo perchè dovrei farvi ciò che spero nessuna mi infligga) ho avuto la sensazione di aver letto due romanzi, entrambi incantevoli.

Eros espressionista


La tela riprende il tema trattato nel quadro precedente. Ma stavolta sono solo due i soggetti. Il segno si dissolve nella furia del colore. Poi, tela dopo tela, solo colore iconoclastico.

Vertigine melodrammatica


Un altro quadro del 1999, di dimensioni medio-grandi. Sto per abbandonare il pop-fumettistico (per intenderci). Frattanto, l'eros si fa turbinante (e perturbante).

Fiaba preistorica - 9


Quadro Nove
Torna la luce...

venerdì 19 marzo 2010

Frammenti


E' un acrilico del 1999, di grandi dimensioni. Chiude e sintetizza il periodo pop-fumettistico che prelude all'epopea degli scanazzati, delle femmine e dell'eros selvaggio.

Chi parte sa da cosa fugge...


I primi significativi esiti del partito DEL sud...
Su Repubblica di ieri.

Fiaba preistorica - 8


Quadro Otto

giovedì 18 marzo 2010

Shoes Story


Avevo un paio di scarpe perfette. Perfette per me, per i miei capricciosissimi piedi. Nere, robuste, apparentemente massicce, con suola un po' cingolata. Un design che in prima battuta non trovai seducente. Stavo per non acquistarle, difatti. Ma erano talmente comode che il dettaglio estetico passò in secondo piano.
E poi, poco per volta, apprezzai quelle scarpe perfette anche per il loro disegno pesante e leggiadro allo stesso tempo. Ma l'uso smodato (direi l'abuso) finì per logorare quella sinistra. Si scollò la suola (non era cucita, ma incollata: maledetti produttori).
Ricerca disperata di un calzolaio. Ne trovai un paio. Uno me la sistema per la modica cifra di dieci euro: durata due giorni. L'altro mi dice, con grande onestà, che la storia di quelle calzature (l'impossibilità a rimettere in vita la sinistra faceva defungere anche la destra: ah, qui nessuna metafora) era giunta al termine. Di stringhe, prima che le scarpe passassero a miglior vita, ne ho acquistato un discreto numero. Morale: comprate sempre due paia di scarpe uguali, specie se sono perfette.

Fiaba preistorica - 7


Quadro Sette

Selvaggio rosso


Fa il paio, questo acrilico del 2001, con quello "viola" di prima. Disintegrata la figura, il colore quasi schizza. Si chiude così un lungo ciclo (scanazzati, eros) e la linea torna gradatamente a ricomporsi.

Partito del Sud


E' anche una questione onomastica.
Pubblicata ieri sull'edizione siciliana di Repubblica.

mercoledì 17 marzo 2010

Troppo viola, troppa passione


Realizzato tra il 2000 e il 2001, è uno di quegli acrilici che fai ipnoticamente nel giro di un'oretta scarsa. In preda a una passione furente: ma una passione color viola, mica rossa. Un viola eccessivo. Esposto quasi clandestinamente a Catania, reclama e urla di tornare a farsi vedere appeso da qualche parte.

Il futuro di chi ha il coraggio di sognare


Eluz è stata a Roma per manifestare contro Berlusconi e il suo regime. Ci ha regalato questo appassionato reportage.

Foto e testo di
Eliana Polizzi

E' un viaggio lungo quello che ci porta a Roma in autobus.
Tredici ore di curve, di buche, di strade dissestate, di mare. Tredici ore scomode, alcune delle quali passate a chiedersi “ma chi me lo fa fare?”, “chissà se servirà a qualcosa, poi...”. Fortunatamente questi pensieri durano poco, ed in fondo tutti noi i passeggeri dell'autobus sappiamo che partecipare ad una grande manifestazione popolare vale bene le buche, le strade e le curve. Riprendere contatto con la piazza, vedersi, contarsi, riconoscersi e ripartire da un grande sentimento di unità popolare è quello di cui ha bisogno il popolo d'opposizione.
Roma ci accoglie con uno splendido sole ed è una gioia ulteriore vedere le tante bandiere che sventolano colorando una Piazza del Popolo colma di gente. Moltissime quelle del Pd e dei giovani demoratici. E poi ancora quelle dell'Italia Dei Valori, di Sinistra Ecologia e Libertà, della Cgil, dei Comunisti Italiani.
Alle 15.00 la piazza è gremita di cittadini stanchi di un governo autoritario, maleducato, censore, che tratta la cosa pubblica come una cosa privata.
“VERGOGNA” è la parola urlata quando qualcuno, dal palco, fa il nome del Presidente del Consiglio.
“Vergogna” è una cosa che provo, a volte, pensando al mio Paese ridotto a tappetino di una villa di Arcore.
Fortunatamente non è la vergogna il sentimento dominante, oggi. C'è speranza, nella piazza di Roma. Ogni volto che ascolta attento gli oratori sul palco è una speranza. Di cambiamento e per il cambiamento.
Emma Bonino cita Gandhi e la giornalista russa Anna Politkovskaja, martire contemporanea sacrificata sull'altare del sogno di un'informazione libera. Bonelli, leader dei Verdi, invita la gente a non dimenticare le tematiche legate all'ambiente. Emilia Liverani, operaia licenziata dalla Omsa e Barbara Evola, insegnante precaria di Palermo, ricordano che la crisi non è affatto terminata e chi ne parla non è un pessimista, è solo qualcuno a cui è stato tolto il diritto al lavoro.
Nichi Vendola incendia gli animi parlando di una “nuova primavera”, “un'altra storia” che possa contrapporsi al becero berlusconismo colpevole di aver ferito il profilo civile e morale dell'Italia.
Ferrero ringrazia la piazza per aver “costretto” l'opposizione a tornare a fare il suo ruolo, e Di Pietro, sciarpa viola al collo, auspica ad una nuova stagione di unità politica.
Riccardo Iacona fa uno di quegli interventi che restano nel cuore perchè intimamente sentiti. Prende parola per difendere il buon giornalismo che si rifiuta di sottostare alle continue umiliazioni e vessazioni del potere. Infine arriva Bersani. La piazza è silenziosa e attenta, quasi divisa tra l'attesa di un errore, un passo falso, e una frase decisiva, la migliore, quella che “sì, da questo momento cambierà tutto.”
Non arriva nessuna delle due cose: l'intervento di Bersani è classico, pacato, con qualche frecciata allo schieramento di maggioranza, ma nel complesso, moderato. Conclude fra gli applausi, moderati anch'essi.
Alle 18 la manifestazione è conclusa. Si balla, adesso e si discute di quello che è stato e di quello che sarà.
Noi ci dirigiamo svelti verso l'autobus immaginando la notte scomoda e insonne che ci aspetta. Invece, poco dopo aver preso posto, crolliamo, stremati da una giornata ricca di emozioni.
“Il futuro è delle persone che hanno il coraggio di sognare”. Non ricordo più chi, oggi, ha pronunciato questa frase, ma io la faccio subito mia e mi abbandono a sogni di un futuro migliore.

Fiaba preistorica - 6


Quadro Sei

martedì 16 marzo 2010

Sollazzo e il Sessantotto


Pubblicato qualche tempo fa nel blog di Roberto Alajmo, lo pubblico ora qui.

Palermo, maggio 1968 (Scuola media G. Carducci già Trentatreesima). Nella mia angusta auletta erano stipati diciotto ragazzini. Spiccava per esuberanza sessuale un certo Sollazzo: non ricordo il nome. Ci chiamavamo, come nell'omomastica cardiologica deamicisiana, per cognome. Il mio cognome buffo e al femminile mi faceva soffrire le pene dell'inferno. Allegra: ehi, bambola, come stai? E faceva il paio con quello di Sollazzo. A dodici anni non sapevo cosa significasse sollazzo: ce lo spiegò un sadico insegnante che lo abbinava, per significato analogo, al mio, ridendoci clamorosamente su e facendo sgnignazzare quegli altri diciassette stronzi. Ebbi probabilmente degli anomali e precocissimi attacchi ipertensivi. Ma lui, Sollazzo, era alto, occhi azzurri e capelli un po' anarchici e biondastri. Non bello, ma navigato, piuttosto trasandato, viveur e sciupafemmine. Io, biondino, occhialuto, vestito in perfetto ordine, pantaloni all'inglese (da suicidio), primi peli impertinenti e patologicamente inibito. Se una femminuccia per puro caso mi guardava o ero io a dare uno sguardo involontario e fugacissimo, ero preso da un rossore violento che metteva a repentaglio tutti i capillari facciali. Le lenti di quei fottuti occhiali si appannavano e sudavo freddo. Un giorno sulla parete su cui poggiava perpendicolarmente il mio banco, apparve una scritta incisa con biro rossa: "Rosa ti amo". Non fui io ma temevo che quella strana vicinanza fosse la prova schiacciante di un mio misfatto. Scandalo, scandalo! Preside e vice preside in aula con gli occhi fuori dalle orbite, urla e disapprovazione, aggettivi altisonanti, pugni sulla scrivania dell'insegnante di lettere, mi pare. Chi è stato? Chi cazzo è stato? Il preside perse il controllo fisico e dialettico. Io pensai di morire. Fu individuato il colpevole, non so come. Ero in totale black out. Sollazzo, naturalmente. Sospeso per quindici giorni. Per atti osceni, mi pare. Rosa era una brunetta con un bel culetto: lo dico col sesso di poi. Allora non osavo guardare i culetti delle femminucce di facili costumi...Cominciò il mio sessantotto.

Timidezza


Nervo vago, nervo simpatico.

Dieci nuvole rosse


Un acrilico su tela del 1998. Se ricordo bene, mai esposto.

Fiaba preistorica - 5


Quadro Cinque

lunedì 15 marzo 2010

La città sgrammaticata - Dancing for peace



Foto e testo di
Gigliola Siragusa
da Palermo

"Cara Santa Rosalia, nel nostro paese vorrei che venisse la pace per sempre. Qui con me non c'è nessuno, poi vorrei un lavoro e benedici i miei figli e mia moglie."

Vengono dall'Oriente, in particolar modo dallo Sri Lanka ma pregano Santa Rosalia, la madre della Montagna, come solitamente la chiamano. La loro integrazione è avvenuta in modo molto discreto ma concreto. Da almeno venti anni vivono con la speranza di poter ritornare nel loro paese martoriato dalla guerra civile ma le giovani generazioni sono ormai state "assorbite" dalla nostra civiltà. Qualche tempo fa ho assistito ad una "danza per la pace" che le ragazze Tamil hanno eseguito durante una manifestazione tipica del loro paese. Quello che mi ha colpito maggiormente è stata la delicatezza dei movimenti.

Cartoline da Barcelona - La neve di marzo


Foto e testo di
Francesca Martinico

Lunedì 8 marzo 2010 rimarrà negli annali di Barcelona, perchè dopo 25 anni ha nevicato in città. Barcelona lentamente è stata coperta da un manto di soffice neve. Premesso che non avevo mai visto nevicare, potete immaginare il mio stupore nel guardare fuori dalla finestra e osservare i fiocchi di neve che scendevano lungo strane traiettorie e si adagiavano sul marciapiede, sulle panchine, sugli alberi e su tutta la città. La neve è durata solo un giorno, almeno qui, in centro. Già martedì rimanevano solo poche tracce di quello che il giorno prima era stata la neve.
Probabilmente tra qualche tempo nessuno si ricorderà di quanto successo quel lunedì di marzo, o magari di quello strano fenomeno atmosferico rimarrà un ricordo fugace, così come fugaci sono le tracce che lasciamo sulla neve...

Fatti. Non parole.


Fare, col riflessivo condizionato.

domenica 14 marzo 2010

La gentilezza del tassista - 2


Si avverte una tensione creativa attorno allo strano taxi driver Giancarlo: lo ripropongo perchè gli autori interessati continuino qui il racconto per flash. Sono curioso di leggere cosa scriveranno Badit, Eluz e Yorick. Ma non escludo che Pirsimona, Fara, Salvatore e Tanus abbiano voglia di tornare a dire la loro... E non sarà necessario alternarsi: chi vorrà, potrà andare fino in fondo, anche per frammenti in successione.

Domenica: calcio


Altrimenti che domenica è?