sabato 23 gennaio 2010

La città sgrammaticata - Nel mio intimo


Foto e testo di
Gigliola Siragusa
(da Palermo)

Il centro storico di Palermo offre immancabili spunti quotidiani per sorridere o disperarsi un po'. In questo caso ci troviamo di fronte ad una divertente esposizione di lingerie con relativa proprietaria. Forse potremmo parlare di lingerie "vintage" ma credo che il termine più appropriato sia "old fashioned". Un grazie a questa signora che, con ironia, è stata al gioco e si è lasciata fotografare.

43 commenti:

  1. Bellissima la foto, il titolo, i commenti! però non tornano i conti: e la domenica?

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  2. No, perché io ne avrei stese dodici paia: gennaio, febbraio, marzo...

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  3. Bellissima foto!
    La intitolerei: Lingerie n°5.

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  4. Oppure lingerie a 365 gradi: un paio di mutande al giorno per un anno...

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  5. Mi riferisco al numero di mutande, quelle nere per intenderci, che coincide con il n° civico!
    Forte!!

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  6. Ok, ho capito che Giglila entra a pieno titolo tra i miei fotografi preferiti. I tagli, la luce e l'ironia sono bellissimi.

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  7. Claudio (nerosubianco), sono contento che le foto di Gigliola ti piacciano così tanto: ci contavo.

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  8. Prendo spunto da Fara:

    Filastrocca della "settimana corta"

    Lunedì ha fatto il bucato
    Martedì si è asciugato
    Mercoledì l'ho fotografato...
    grazie a tutti

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  9. E ci scapperebbe pure il titolo latino: mutatis mutandis. Questa capacità di giocare dimostrata da Gigliola, e accettata di buon grado dalla signora, è la caratteristica della sicilianità che mi piace di più.

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  10. Se proprio vogliamo fantasticare sulla biancheria della signora, vorrei farvi osservare che dal lunedì al venerdì le mutande sono nere, il sabato bianche e azzardo a dire che il settimo paio non c'è perchè la domenica, giorno di festa, mutande non se ne usano :-))

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  11. La foto sa di vicolo, di quotidiano, di cose minime che sono poi quelle che fanno la vita.
    Il settimanalia di pirsimonia è carino, ma se la prendessimo per l'avvio di una storia, potrebbe essere "La signora e il mistero della mutanda scomparsa".

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  12. Elementare, Watson: la foto è stata scattata non è stata scattata di mercoledì, come ha dichiarato Gigliola per aggiungere una nota di pimento al mistero, ma di domenica. Ergo, la signora indossa la mutanda mancante.

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  13. Sbagliato Yorick, la foto è di mercoledì e la signora indossa una mutanda nera mancante, quella bianca è quella della domenica. "Bianca" appunto!

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  14. Perfettamente in sintonia con le vicende della "vecchia signora"!

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  15. Gigliola, devi ammettere che mai una tua foto è stata sviserata e commentata così a fondo!

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  16. Scusate, ho la tastiera che fa i capricci: "Sviscerata"

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  17. Salvatore, mi hai dato un'idea che ti rilancio: visto che hai già scritto il racconto del prossimo exploit letterario, perché non scrivi un racconto anche breve che parta proprio dalle mutande dellla popolana palermitana? Attendo tue news.

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  18. giovedì fece la spesa
    venerdì pulì la casa...

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  19. Lo farò se mi viene in mente qualcosa, ma sono sicuro che a Pirsimonia e a Eluz viene in mente qualcosa di comico, per noi maschietti è più difficile.

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  20. Qualcosa mi dice che Tanus e Yorick accetterebbero la sfida: temerari come sono!

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  21. Touché, SoleNuvole! Mi piacerebbe da matti scrivere sulla mutanna, prendo subito un pennarello.... Sono sicuro che tutti siamo stuzzicati dall'argomento!!!! Gigliola mi perdoni!

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  22. Certo che la so tutta la storia, me l’ha contata la signora Lo Porto in persona, che abita faccifronte alla zia Cuncittina. Perciò, dovete sapere che la zia Cuncittina si lava a mano le mutanne, cosa che regolarmente fa tutti i mercoledì che il Signuruzzu manda sulla terra. Sette paia di mutanne, bianche il sabato e la domenica e nere tutti gli altri giorni. Il mercoledì mattina lava e stende davanti alla porta, e se il tempo è buono prima che scura le mutanne si trovano regolarmente nel cassetto. Ora dovete sapere che un pomeriggio va per ritirare la roba e manca una mutanna bianca. Pacienza, se la sarà portata il vento, pensa la zia Cuncittina. Il mercoledì appresso, idem con patate: la mutanna bianca sparisce. Pacienza un’altra volta. Ma alla terza mutanna, capisce che qualche cosa non quadra. Qualcuno si fotte la mutanna, ma chi? Non è robba fina: la compra al mercato col pacco da tre che costa un euro. Perciò è qualcuno che se la prende con intenzioni vastase. Allora il mercoledì appresso stende i panni, chiude a vanedda il portellone e si siede dietro ad aspettare, precisa come un ragno. Neanche passa un’ora che vede movimento strano. Si alza a metà dalla sedia e avvicina la faccia allo spiraglio. Nientedimeno era Ignazio, il suo vicino di casa, che stava levando la molletta. La zia Cuncittina salta in aria: «Attìa!» gli grida. Quello restò paralizzato: prima cercò di scappare, poi si mise a piangere e poi si buttò in ginocchio. Come fu come non fu, dopo un quarto d’ora si trasferirono a casa di lei per chiarire la facenna. Lui ci disse che le voleva bene e lei pensò che ci perdeva qualche mutanna, ma ci guadagnava Ignazio, che sempre un picciotto buono era stato.

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  23. Lo sapevo che era una buona idea
    Yorik bravissimo, neanche una sbavatura

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  24. Bravissimo Yorick!
    Ma Tanus dov'è?
    Sono sicuro che anche Salvatore sta tramando.
    E non escludo che le scrittrici di questo blogghetto stiano ordendo il loro racconto...

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  25. Concordo con Salvatore, hai scritto un racconto delicato, divertente e romantico.
    Bravo Yorick

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  26. Ma grazie, SoleNuvole... ho un po' di imbarazzo a scrivere in siciliano, penso di essermi dilungato troppo, avrei voluto far sorridere di più, la protagonista poteva essere tracciata meglio, la storia poteva assumere i contorni del giallo... insomma, è andata benissimo! Non vedo l'ora di leggere tutti i racconti!

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  27. Ma che bella storia, yorick! Buongiorno a tutti!

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  28. Si, ma non è possibile che se per mezza giornata non visito questo blog poi mi ritrovo arretrati da leggere! Adesso le storie anche sulle foto di Gigliola? Qui mi sa che questi scrittori sperimentali avranno il loro bell'impegno!

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  29. Per la verità credo che ci sia qualcosa di simile in Bradbury, comunque lanciamo un nuovo filone:
    "Era sempre là, sorridente dietro la vetrina del basso, robusta quanto basta, capelli quasi bianchi, l’archetipo della popolana palermitana; ti aspettavi figli, nipoti, invece, al di là del sorriso non ci aveva mai visto parenti. Era in quel basso che era stato chiuso per anni, da circa un mese, la gente la salutava, lei rispondeva con un sorriso e restava lì, anche la sera, di notte Saro, ogni tanto, la intravedeva dietro la vetrina chiusa, sempre là, ma non dormiva? Anche il vestito sembrava sempre lo stesso. Era diventata una fissazione di Saro eppure di tutte le piccole stranezze, nessuna era particolarmente inspiegabile tranne forse una; la biancheria stesa fuori dal basso, era sempre la stessa, ma cambiava l’ordine della sfilata, era stesa anche nei due giorni di pioggia che c’erano stati; lui passando vicino, mentre pioveva, salutò con un sorriso la signora che rispose come da copione e senza parere sfiorò con due dita una mutanda nera. Era asciutta e aveva una consistenza strana , sottilissima morbida e assolutamente liscia, non era una stoffa normale, la forma e le dimensioni erano invece esattamente quelle che ci si poteva aspettare nel guardaroba di una donna di taglia forte.
    Stese al sole, ma anche alla pioggia c’erano sempre 5 mutande nere una bianca e una sottoveste bianca, ogni giorno l’ordine era diverso e gli sembrava non fosse mai lo stesso, del resto con due bianche e 5 nere le combinazioni erano moltissime, se si aggiungeva la diversa natura delle due bianche il conto diventava enorme. Saro pensò che con quel sistema le combinazioni possibili erano più delle parole di qualsiasi lingua. Si diede dello stupido per aver pensato, su basi minime cose tanto strane, ma una sera di temporale un fulmine illuminò d’un tratto la vetrina e Saro vide la donna, seduta dietro, la luce intensa gliela fece sembrare quasi trasparente, traslucida, dentro si intravedeva un’altra sagoma, sembrava un grande grillo, gli occhi soprattutto erano grandi e sporgenti, la superfice sembrava formata da piccoli poligoni, ognuno di un colore diverso.
    Devo cambiare casa, pensò Saro."

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  30. Bel racconto, Salvatore! Ecco perché la signora sembrava così vispa nonostante l'età non proprio pediatrica...

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  31. Donna Mimidda era rimasta vedova ormai da dieci anni. Vestiva ancora di nero, ma portava il lutto più per i vivi che per suo marito.
    Nei paesini dell'entroterra siculo la gente si fa sempre i fatti degli altri e se lei avesse osato indossare una camicia a fiori o una gonna verde, sarebbe stata subito additata come una donna poco rispettosa, pronta a sostituire il marito col primo che capitava.
    Ma Donna Mimidda non lo avrebbe mai fatto, lei amava ancora suo marito e non avrebbe cercato un sostituto per nulla al mondo. Aveva troppe cose cose a cui pensare, i cinque figli da gestire, la casa da mandare avanti, il pranzo e la cena da cucinare...
    Il lunedì mattina era solita fare il bucato, ancora non esistevano le moderne lavatrici
    e con le altre commari andava nei lavatoi pubblici. Lì lavava la sua biancheria, poi la portava a casa e la stendeva fuori dalla porta: anche quello era un modo per fare
    vedere al mondo che il suo lutto era intimo e non solo esteriore.
    Negli ultimi tempi però qualcosa stava cambiando: la sua prima figlia avrebbe avuto un bimbo e desiderava che il nascituro fosse cullato da una nonna che non rimuginasse più sul passato, ma che guardasse al futuro con ottimismo e senza rimpianti. Fu così che le regalò alcune mutande bianche, da qualche parte si doveva pure cominciare, e quella settimana Donna Mimidda ne aveva indossato un paio. Adesso avrebbe dovuto giustificare la presenza di quell'unico paio davanti alle altri commari. Ma nessuno fece caso a quella stoffa bianca circondata da tanto nero e così Donna Mimidda si fece coraggio, la settimana successiva indossò anche una sottoveste bianca
    e poi delle calze beige...
    Il giorno della nascita del suo nipotino, Donna Mimidda era una nonna che non portava più il lutto, ma anche quella volta nessuno se ne accorse, visto che tutti gli occhi erano puntati su quel fagotto che teneva in braccio

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  32. Mi avete fatto lavorare anche stamattina!

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  33. -Il lunedì, mi tocca quella nera. Domani martedì, pure. Mercoledì, giovedì e venerdì. Fino a sabato. Poi la domenica invece mi metto quelle bianche. E certo, la domenica quella bianche mi toccano: il giorno di Dio è. Io me ne vado in chiesa, mi confesso, mi comunico con l’ Onnipotente e poi me ne torno a casa.
    Te lo ricordi quando eri vivo? Solo la domenica ti lasciavo avvicinare… A me mi piaceva quello che facevamo, però a casa mia madre mi aveva insegnato che quelle erano cose sconvenienti, che si dovevano fare solo per fare i figli, e così mi ero convinta che mi dovevo concedere solo un giorno alla settimana, quando tu al lavoro non ci dovevi andare e potevamo avere un poco di tempo per noi.
    E invece adesso, che tu non ci sei, che te ne sei andato troppo presto per potermi insegnare che l’amore è un piacere e non un dovere, io ti vorrei ancora qui a pregarmi di farmi ancora più vicina. Queste cose però non le posso dire a nessuno. Ma te l’immagini! Che vergogna! Solo con te ne parlo, quando mi vieni a trovare.
    Certo che non mi sono mai scordata di te, anche se sono passati più di vent’anni dall’ultima volta che ci siamo guardati.
    Quindi, oggi è domenica, io mi metto le mutande bianche, me ne vado a messa, poi mi corico un poco e inizio a pensarti…-

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  34. Non occorre che io dica a Gigliola che attendiamo con ansia la prossima foto per scrivere, stavolta, un romanzo!

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  35. Mi piacciono i vostri racconti con le loro diverse chiavi di lettura.
    Grazie, sono molto contenta

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  36. Mi che siete però! non ci i può riposare in questo blog!

    Vista la protagonista la storia della mutanda mancante m'è venuta così:


    A ‘zza Fifidda si taliava u passìu affacciata a u purtuneddu.
    -Capaci ca chiovi –pinsava- voi viriri ca puru sta vota c’appizzu li mutanni?
    Quarchi misata n’arreri, ch’avia stinnutu li robbi, doppu n’anticchia si sbarrachiau lu celu e un picciuttunazzu currennu currennu, affirrau un paru di mutanni e si li misi ‘ntesta p’arripararisi.
    Avi ri tannu , pi nun aviri lu tempu e la gana di iri au mercatinu, ca ci manca na mutanna e appi accurzari lu tempu di la lavata: ogni sei iorna ‘nveci ca ogni setti

    Ci vinia di ririri a zza Fifidda. Nna lu vicinatu tutti si c’appricaru a la mutanna chi mancava, picchì idda ni stinia sempri 5 niuri e dui bianchi chi ci sirvianu cu li robbi puliti di lu sabatu e la ruminica. E puru don Pippinu l’orbu na vota ci spiau
    - Fifidda, ma qual’è lu iornu ca stai senza mutanni? Fammillu a sapiri ca ti vegnu a trovu!
    Riria 'nsutta 'nsutta Fifidda e taliava u tempu.

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  37. Bellissimo, Fara: ma i sottotitoli per i non nativi?

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  38. Se la traduco, stinge e perde il colore. Sono sicura che, grazie a camilleri, anche i non nativi per grandi linee capiscono. Però se qualcuno ha bisogno di chiarimenti lo scriva

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