martedì 26 gennaio 2010
Acquadisole
di Yorick
Mi ha detto che ha capito la differenza sostanziale tra uomini e donne: un uomo può dire "no, basta", ma è un nobasta all'italiana. Cioè, non è mai categorico, ci può essere sempre una scappatoia. Ci sono deroghe, ci ripensi, se ne può parlare, ci si accorda. Le donne invece sono svizzere: il loro nobasta è definitivo. Se ti abortiscono non torni mai più, sei fuori davvero. Niente ripensamenti, niente vie d'uscita laterali. Sì, l'ho trovato triste, sembra che non sia davvero con te. Quando gli parli lo capisci che è un po' lontano, che il Mario che vedi è velato, non è il SuperMario del calcetto, che parte da fondocampo, si gioca tutti e va a segnare. O quello che quando corre si sbafa i chilometri e non gli stai dietro neanche in bicicletta. Mi ha detto che pensava di conoscere Simona, di conoscere solo lei e nessun'altra. Che adesso non sa spiegarsi come mai la sua ragazza di sempre, di quando avevamo quindici anni, capisci? quindici anni, sia diventata diversa, imprevedibile, nuova, come quando piove e c'è il sole, che non sai dire se è nuova la pioggia, perchè non te l'aspettavi, o se è nuovo il sole perché c'è nonostante tutto. Mi ha detto che Simona è diventata all'improvviso acquadisole, ancora più bella, imprevedibile, nuova. Lei era cresciuta, invece lui i quindici anni li ha trattenuti con tutte le sue forze, sa che è quello il suo errore. Mi ha detto che proprio per quello ha sbagliato direzione, come quando a quindici anni ci eravamo perduti, quando eravamo alla gita. Pensavamo che tutte le città fossero uguali, che cambiasse solo la forma delle case. Ora sa che non cambia solo la forma. Lo ha capito, ma questo non me l'ha saputo spiegare, quando ha visto Simona con un altro. Si è sentito vecchio, con la sua cravatta sempre troppo stretta, mentre lei era nuova, diversa, donna. Nuova come il sole nell'acqua e l'acqua di sole.
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Bravissimo Yorick.
RispondiEliminaChe romanticismo struggente! Mi sono quasi commossa.
RispondiEliminaMa poi, varrà per tutti gli uomini il voler vedere la propria donna sempre bambina?
La corrispondenza fra quadro e testo è perfetta, la fragilità dell'uomo forte commovente, tuttavia io, che tendo sempre ad essere un pò laterale, mi interrogo sull'altro, è il responsabile della metamorfosi, occupiamoci anche di lui.
RispondiEliminaPer Gianni sul grande si è capito che sono d'accordo, piccolo è una notazione fisica, ma è anche una contrapposizione con chi si sente grande e non sa avere un rapporto paritetico con gli altri, appunto con i piccoli, con quelli che costruirono la città di Tebe che nessuno ricorda dimenticando che senza di loro non ci sarebbero stati i sette re.
Yorick si è compenetrato col suo nick-name shakespereano. Complimenti
RispondiEliminaEra tutto nel quadro di Gianni, la mia è una telecronaca. La storia mi ha fatto pensare che a volte si può crescere in direzioni diverse, mentre di mio ci ho messo la voglia (e a volte la difficoltà) di vivere il momento. C'è sempre un "da un'altra parte" e un "in un altro tempo": spegnerli è difficile, mannaggia...
RispondiEliminaOggi si vola alto, più del solito. Che meraviglia!
RispondiEliminaBella la rifessione su forma e sostanza,
RispondiEliminabravo Yorick
Yorick, non sbagli dicendo che hai descritto ciò che hai visto.
RispondiEliminaIl punto è che ciascuno di noi guarda con i propri occhi, e vede le proprie telecronache che non necessariamente coincidono. E per fortuna aggiungo pure, così la visione è più ampia e completa.
Io per esempio, guardando il quadro, in basso a sinistra vedo Claudio (nerosubianco).
Mi sbaglierò?
La metamorfosi della fanciulla, da crisalide a farfalla, è un tema di difficilissimo approccio. Rendere con naturalezza, con un impasto linguistico di pensiero e immagine, il passaggio, per certi versi misterioso, dell'umano dall'adolescenza alla prima giovinezza è un'impresa. Yorick la compie in surplace ponendosi nel duplice punto di osservazione del narratore-autore e del personaggio che è investito dai riflessi luminescenti, per lui sorprendenti, del realizzarsi della trasformazione.
RispondiEliminaScioltezza del pastiche, ricchezza di risorse espressive, levigatezza di scrittura fanno di questo denso testo una piccola perla.
Be', così mi emoziono io, però....
RispondiEliminaTanus, l'ultima volta che ho visto Claudio (nerosubianco) era più magro...
RispondiEliminaAntonio, sono molto contento che la lettura dei racconti ti stia piacendo così tanto. Ti consiglio, se hai un po' di tempo libero, di andare a leggere "La giacca rossa del topo scatenato": sempre in questa sede. Ffammi sapere!
RispondiEliminaPer la miseria! Che idea hai avuto, Gianni!
RispondiEliminaHo cominciato a leggere, ma mi sembra che bisogna seguire gli scrittori uno per uno, quadro per quadro. Completerò presto la lettura.
Vuoi sapere una cosa? Passerai alla storia come 'artista allevatore di scrittori'; qualcuno azzarderà il 'Socrate del XXI secolo' alludendo all'arte maieutica di cui sei dotato.
"Allevatore" mi piace moltissimo!
RispondiEliminaPuntualizziamo...
RispondiEliminanon mi sento per niente pollo.
Magari gallina sì...
;-)
Grazie, Antonio: il merito è di questi ragazzi che sono ricchi di talento e fantasia letteraria!
RispondiEliminaAllevatore, tipo cow boy?
Yorick sottoscrivo i commenti postati fin qui. Il tuo racconto è bellissimo! Romantico, ingenuo (le città tutte uguali diverse solo per la forma delle case!), triste quanto basta... Insomma, COMPLIMENTI!
RispondiEliminaE' bellissimo, gente, ci stiamo divertendo con le parole e le immagini! SoleNuvole potrebbe essere anche l'impresario del circo: "Venghino siori venghino, più gente entra più bestie si vedonoo!"
RispondiEliminaIl terribile Mangiafuoco?
RispondiEliminaLa donna cannone? :-)
RispondiEliminaSe arricchisco faccio l'editore: e vi pubblico in cartaceo, o su cartaceo, come si dice?
RispondiEliminaPer carità, allevatore né di polli né di muccche (c'é tanta concorrenza in quei settori), ma di una tua prole o di tuoi discepoli, nel senso più nobile (hai presente le scuole - il liceo, l'accademia - nell'antica Grecia? Attenzione, però, tu non sei Platone).
RispondiEliminaPotrai dire sono tutti figli miei.
A parte gli scherzi, Gianni, te lo dico veramente: hai creato un modello sofisticato e intelligente di community, ricca di fermenti, culturalmente spumeggiante, che molti t'invidieranno e forse copieranno.
Antonio, sei un amico, ti ringrazio per queste belle parole. Ci stiamo divertendo un po' tutti: e penso sia questo il motivo per cui questo piccolo e movimentato blog esiste.
RispondiEliminaAcquadisole, stacco di camera
RispondiEliminaMi ha detto che non c’era una via d’uscita larga abbastanza per tutti e due e che è dovuta scappare solo lei, per non morire. Che Mario si era adattato allo stato di cose, che si era lasciato modellare senza tentare di dare la sua impronta al mondo. Simona no, voleva affermare qualcosa di sé, vivere e non subire la vita. Metterci il suo sapore, la sua essenza, lasciarsi schiacciare e morire ma come i semi, per dare vita, non come i sassi – ne ha preso in mano uno, lo ha girato un po’ tra le dita sporcandosi di polvere lieve – che sono sassi e basta. Mi ha detto che non è riuscita a rinunciare al suo ruolo di moglie e donna e per questo è dovuta scappare. Sa che è una contraddizione, come l’acquadisole, di cielo d’aprile che include la pioggia e il celeste, ma lei si contraddice e lo sa. Mi ha detto che con Mario avrebbe dovuto annullarsi per non riconoscersi più; lei invece voleva stringere forte il suo egoismo per farne vino di coppia. È diversa anche lei, non è la Simona velata e distante che mentre parlava si fermava ogni tanto e tu dicevi che ha, cosa insegue?, no, adesso è diretta e veloce, le mani sicure si muovono sugli oggetti come quelle di un cieco che non è distratto dai colori sgargianti e inutili del mondo ma va dritto all’essenza perché sa che i mezzi di cui disponiamo ci rendono troppo insicuri e le mere imperfezioni riescono sempre a nostro vantaggio. La sua voce è precisa e non trema. Mi ha detto che sa cosa è ora e cosa il mondo vuole da lei. Farà le valigie, mi ha detto, anche se non partirà. Per essere pronta e vitale, per fare quello che sente che deve. Perdonami amore, non ti so dire tutte le parole o non so tradurle dalla lingua nuova in cui mi ha parlato. Perché c’erano significati che non conoscevo in quelle parole. Ecco, intanto mi sporco le mani di polvere lieve di mondo. Pulite mi fanno paura.