domenica 31 gennaio 2010

Due Amici - capitolo 2


Quadro Due
Ed ecco le ragazze: potevano mancare? Una giornata all'aria aperta con due belle fanciulle è quello che ci vuole. Ma sono vere o solo una visione, un desiderio?
Lo scoprirete leggendo questo bucolico capitolo.

6 commenti:

  1. Va da sé, anche le poche ragazze che ho avuto nella vita le ho conosciute grazie ad Angelo. Era lui che abbordava, raccontava, stupiva, conquistava. Come Otello che fa innamorare Desdemona con il racconto delle sue imprese e dei pericoli che ha attraversato. Se avessi dovuto occuparmi io della fase uno, l’abbordaggio, saremmo stati freschi. Non sono mai riuscito a superare l’emozione: qualche volta Angelo mi ha spinto a lanciarmi, ma mi sono fermato a metà strada. Insomma, brillavo di luce riflessa. Angelo è quasi un seduttore seriale, mentre io tendo a innamorarmi. Così spesso sono io stesso tirarmi indietro. Il fatto è che mi dispiace dover mollare tutto quando mi sono affezionato. Come con Adriana e Giovanna. Sembrava finalmente la volta buona: la volta che ci saremmo davvero potuti fermare. Ogni tanto rivedo le foto. Anzi, la foto. È un autoscatto, siamo in un leggero pendio ma per giocare ho sistemato la macchina fotografica molto fuori bolla, per simulare una salita ripida. Noi scherziamo, facendo finta di tenerci in equilibrio come funamboli. Nei nostri occhi c’è il sereno. Nello scarno campionario di immagini sensuali che porto sempre con me, sui ghiacci e nei deserti, al primo posto ci sono gli occhi di Adriana. L’iride verde che si apre completamente per lasciare entrare la mia luce riflessa.

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  2. Avevano tempo per presentarsi: le selezioni cominciavano alle quattro del pomeriggio e non erano di turno al call center quella mattina.

    -M’è venuta un’idea Damiano,- disse Lorenzo, che era sempre col fuoco in corpo e non riusciva a star fermo un attimo- perché non chiamiamo Jessica e Laura? Sono libere anche loro stamattina.
    Erano due colleghe del call center, due ragazze simpatiche. Laura, una biondina un po’ scipita, cavallona ma con un gran sorriso che le illuminava il viso. Jessica poi era un amore! Una brunetta carina, piccolina ma ben fatta con un caschetto di capelli che gli incorniciavano il visino rotondo.
    Aveva un cruccio, povera figlia: il nome. I suoi l’avevano avuta giovanissimi, ancora studenti, e il suo papà, visto che quando lei nacque era appena uscito “Chi ha incastrato Roger Rabbit?” che lo aveva entusiasmato, pensò bene di chiamarla Jessica. Lei portava con un certo peso questo nome da cartoon!

    -Magari andiamo a fare una passeggiata al mare e mangiamo un panino con loro. Tanto per non stare soli e innervosirci nell'attesa- proseguì Lorenzo.
    Damiano tentennava. Lui s’era preso una cotta per Jessica ma non aveva avuto il coraggio di dirlo né alla ragazza né tanto meno a Lorenzo. L’aveva visto più di una volta scherzare con la ragazza al centro e si ricordava ancora di quella gita di pasquetta, l’anno scorso. Lui allora, cercava l’occasione ed il coraggio di rimanere solo con Jessica e invece…mentre tutti correvano verso il lago in una specie di gara non dichiarata avvenne un fatto che lo turbò. Sembrava che Lorenzo, ridendo ad alta voce, inseguisse Laura, stando un po’ avanti a Jessica quando, all’improvviso inciampò, rotolando ai piedi di Jessica che le rovinò addosso e insieme sempre rotolando abbracciati arrivarono dritti dritti in acqua. Cominciarono a spruzzarsi, rossi in viso e divertiti. Tutti li seguirono vociando e fu un bagno generale. Ma Damiano ebbe il sospetto, mai sopito, che Lorenzo l’avesse fatto apposta.
    -Non so – disse, ma poi come al solito cedette all’ esuberanza dell’amico - E vabbé, chiamiamole!

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  3. Continuiamo l’esperimento dialogo, Silvana ha detto che è una schifezza.

    Gianna ( venendo con Amalia dal prato )
    Cosa state parlottando voi due?
    Antonio
    Niente di speciale, si parlava di numeri primi.
    Amalia
    oh oh vi siete dati alla letteratura, quel libro mi ha messo addosso un po' d'angoscia, a voi è piaciuto?
    Giacomo
    Non so il libro, ma Antonio on i suoi discorsi mi ha allarmato parecchio.
    Antonio
    No, non parlavamo del libro, ma proprio dei numeri primi, Giacomo, allarmato o no, cominciava ad interessarsene, ma, credo, soltanto perché ha dato troppa importanza a una mia battuta.
    Giacomo
    no è che, se, come dici, i matematici pagherebbero qualsiasi cosa pur di poter calcolare qual'è il prossimo numero primo la cosa deve essere interessante, anche se io tutta questa curiosità non c'è l'ho.
    Gianna
    Ho capito, se non ricordo male, i numeri primi sono quelli divisibili solo per se stessi, ecco perché sono numeri soli, in un certo senso ognuno di noi è un numero primo unico e irripetibile. Non capisco perché i matematici non li vogliono lasciare in pace.
    Antonio
    Uno dei motivi potrebbe essere che fin ora tutte le serie di numeri Hanno corrispondenza nella natura, le progressioni aritmetiche, quelle geometriche, quelle esponenziali; la progressione di Fibonacci descrive quasi tutte le strutture spiraliformi naturali, dal nautilo a un casco di banane, I numeri primi invece sono una progressione di cui non conosciamo le regole, almeno non tutte, sono misteriose come la distribuzione delle galassie nell'universo, ma ogni volta che si scopre qualche regolarità questa rimanda a qualcosa che non capiamo.
    Gianna
    La cosa è affascinante, ma oggi l'erba è di un verde smeraldino, l'aria è tersa, il sole ci scalda, abbiamo appena stabilito che siamo anche noi dei numeri primi, allora il miglior esperimento è quello di correre sul prato e poi rotolarci nell'erba, alla fine studieremo le nostre posizioni e chissà se capiremo qualcosa che i matematici non hanno ancora capito. Male che vada ci saremo goduti questo prato.
    ( Gianna e Amalia cominciano a correre , subito li segue Giacomo,poi con una alzata di spalle li segue anche Antonio )

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  4. Da quando Alex era partito per il suo viaggio, Renato aveva rimpianto tutte le volte che aveva schivato la sua compagnia
    o aveva rifiutato un invito senza un motivo valido se non la sua maledettissima timidezza, che lo portava a fuggire ogni
    volta che sapeva di doversi mettere in relazione con altre persone.
    Come quella volta che Alex aveva organizzato un picnic al parco -pensò Renato con rammarico- e aveva avvertito tutti i compagni di classe; con quella giornata primaverile la gita sarebbe stata sicuramente un successo.
    Ma lui decise di non andare, non sapeva nemmeno perchè. Sapeva solo che unendosi al gruppo si sarebbe sentito inadeguato, tutti si sarebbero divertiti e lui sarebbe rimasto in disparte a guardarli. Ora però, ripensando a quella gita mancata e all'occasione che avrebbe avuto di passare del tempo con un amico che non avrebbe rivisto per molto tempo, si rese conto di quanto era stato stupido a non accettare l'invito. Chissà come sarebbe stata quella giornata se fosse andato con loro!
    Avrebbero fatto una lunga passeggiata tra i prati e corso a perdifiato lungo il pendio che portava sulla riva del lago, poi avrebbero pranzato al sacco e magari lui avrebbe potuto familiarizzare maggiormente con le sue compagne. Ce n'erano due in particolare che gli facevano molta simpatia, si chiamavano Marianna, la compagna dai capelli biondi e ricciolini con due profondi occhi azzurri -una vera peperina!- e Luciana, cugina di Marianna, che gli faceva pensare alla famosa Valentina dei fumetti di Crepax con i suoi capelli a caschetto nerissimi e che Renato più volte guardava rapito dalla sua spontaneità e dalla sua freschezza.
    Renato arrossì al solo pensiero di un approccio ravvicinato con Luciana. In qualsiasi caso lei era amica di Alex e non si
    sarebbe mai messo in mezzo tra loro, anche se sapeva che Alex aveva un debole per Marianna. Dubitava tra l'altro del fatto che Luciana lo avesse in qualche modo notato, per cui era meglio non costruire castelli in aria.

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  5. Erano in ritardo sulla tabella di marcia: -Te lo avevo detto io che dovevamo prendere la strada a destra!- sbuffa Enrico mentre affonda il naso occhialuto nella cartina. -Ma no, anche di qua si può arrivare... Ecco vedi, là in fondo ci sono le luci del rifugio...- dice Giacomo con un sorriso soddisfatto. Gli piaceva avere ragione. Accadeva raramente che Enrico sbagliasse, ma quando capitava Giacomo non poteva fare a meno di prendersi qualche rivincita. Senza malignità però, con un sorriso da bambino ingenuo. Erano arrivati troppo tardi e l'ora prevista per la cena era già passata da un pezzo. Scesero comunque al piano terra: volevano prendere qualche carta della zona e decidere così quale percorso intraprendere la mattina successiva. La sveglia era prevista molto presto: colazione abbondante e poi via, in marcia verso sentieri tutti da scoprire.
    Mentre Enrico studiava con occhio preciso la cartina, Giacomo non riusciva a togliere gli occhi da due ragazze che chiacchieravano sul divano davanti il camino mentre, tra una risata e l'altra, sorseggiavano una cioccolata fumante. Enrico parlava e Giacomo annuiva distratto, fin quando questo, incurante del discorso iniziato da Enrico dieci minuti prima, e di cui lui non aveva colto neppure una sillaba, sussurra -Enrì, le vedi quelle?-, -Chi? Quali? Cosa?-, -Quelle!-, -Ma ti sembra modo, io ti parlo e tu...-, -Dai, andiamo da loro, credo sia arrivato il momento di fare nuove amicizie-.
    Giacomo scattò dalla sedia e si diresse verso le ragazze che già un po' sbirciavano da sotto le lunghe ciglia quel tipo che sorrideva loro da lontano. Enrico restò immobile sulla sedia di legno a guardare Giacomo ridere e approcciarsi a quelle sconosciute. Gli invidiava quella faccia tosta che gli permetteva d'essere così spigliato e simpatico con gli sconosciuti. A volte Giacomo si voltava facendogli qualche segnale, ma lui restava lì: nessuno sarebbe riuscito a schiodarlo dalla sua sedia. Dopo dieci minuti vide le ragazze alzarsi e salutare Giacomo con un bacio sulla guancia, e salendo la scala che le avrebbe portate in camera, dissero -Ciao Enrico, a domani-. Lui, incapace di proferire qualunque parola, scaraventò i suoi occhi su Giacomo che nel frattempo gli stava andando incontro dicendo: -Avremo compagnia durante la nostra passeggiata. Andiamo a letto, adesso, domani sarà una giornata impegnativa-.

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  6. A scavezzacollo, così Sergio segue Marco nelle sue imprese, nelle "loro" imprese per meglio dire. Sergio sta un passo indietro, ma non è fifa, guarda da un'altra prospettiva. Analizza e calcola costantemente, vantaggi e svantaggi. Quando dice - Marco, non è la strada giusta - dall'altra parte solo una domanda - Perchè?! -. Ma in fondo Marco sa che la domanda è superflua, Sergio ha ragione, non è quella la strada giusta. Discutono un po', raggiungono un compromesso tra ragione e divertimento scellerato e vanno alla via così. Come quella volta, con Dora la brunetta e Eli la bionda. Ci si buttarono a capofitto, Marco le attirò con la sua aria furbetta, specialmente la bionda. Sergio, timido e impacciato, colpì la brunetta - alla ricerca perenne di un uomo bello dentro - dritto al cuore. Le giornate con loro furono veloci, masticate in un lampo. Come lanciarsi da un pendio dolce e aspro allo stesso tempo. Il rapporto tra di loro acquistava velocità, man mano che i loro corpi, dominati dall'accelerazione gravitazionale, piombavano giù per quella irrazionale discesa. Sergio in questo aveva assorbito invece da Marco, vedeva la fine della discesa, sapeva che il contatto con il suolo poteva essere doloroso. Stava per girarsi verso Marco, quando tutto ad un tratto pensò - Ma chi se ne frega!!!-

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