Chi lo dice che comandare è meglio di fottere? A me tutt'e due le cose mi piacciono. Sono grande, sono grande. Do la vita, me la prendo e do la morte. E non mi devo fermare per pensare, come sto facendo ora perché mi piace rallentare se no finisco subito. Devo pensare alle tabelline, al sangue per terra, agli occhi sgriddati di chi ammazzo, ma no a quello che sono io. Se penso a quello che sono io non posso continuare, altro che finire, mi passa pure la voglia, faccio pure brutta figura con questa qui. Penso che do la vita, penso che do la vita, sì. Perché non ci voglio pensare alle altre cose che faccio. Non ci posso pensare all'onorevole che si fa bello alla televisione, non ci posso pensare al presidente che dice minchiate sulla mafia. Quando penso devo stare attento alle porte che apro, che dentro ci trovo cose che mi fanno ammusciare, e io voglio solo rallentare, solo rallentare solo rallentare.
-Mela, vieni qua... Piano però che ho ancora dolore alla spalla... Stasera mi hai fatto impazzire...- ...Sì, tanto che non sono riuscito a tenere le mani e gli occhi lontani dal suo culo mentre ballando lo annacava ... Pareva che mi stava chiamando. Si vede che pure io ci piaccio assai. Me lo ha detto. E mi ha detto pure che prova “ammirazione” per me. Mi piace quando una femmina mi fa sentire così... Eccitato dal suo corpo e pure un poco da quello scanto che si vede che c'ha negli occhi. E' buono che un poco si spaventa pure lei di me. Sì sì, pure Mela, che è scaltra e forse ha pensato che mi poteva pigghiari pi' fissa. Ma a mmia nuddu mi può pigghiari pi' fissa. A maggior ragione una femmina. Una ci aveva provato una volta, e non ci finì tanto bene... Vabbbe', meglio che non ci penso ora, se no qua azzicchiamo tutte cose. Mela si sta spogliando, è veloce, è già rimasta nuda. Mi pare ancora più bella. -Vieni vicino a me- le dico- che voglio sentire da vicino il tuo odore e il tuo sapore... Siediti qui sopra di me, che stasera ti faccio provare una cosa che tu non hai mai provato... Io sono il meglio in tutto. Ricordatelo sempre, questo, Mela.-
Dino li accompagnò nella garconiere del capo. I due dietro la macchina parevano due fidanzatini alla prima uscita. Si taliavano negli occhi e si vasavano, si vasavano e si taliavano. Certo - pensava Dino - idda è bedda assai, speriamo che il capo non impazzisce, non possiamo permettercelo in questo momento. La famiglia avversaria ultimamente aveva intensificato le attività di disturbo. Solo il giorno prima avevano tentato di uccidere il suo capo, lì nel suo territorio, davanti il suo locale, la tana del lupo. Arrivarano alla villetta alle 22.00, e Fred disse- Dino vatinni, ci vediamo domani alle 9.00. -Ok capo... stassi accura - gli disse con circospezione e calando gli occhi - se mi permette, sta fimmina pò fari fari fuddie. -Dino, fatti i cazzi tua. Ca i me fimmini mi fazzu io.- Poi pensandoci e calando anche lui gli occhi - Dino... grazie... sì un bravo picciotto, u sai chi sì come un figghiu pi mia, ma a me vita ma taliu prima i tia. I due "piccioncini" entrarono in casa. Le pareti arrossirono appresso ai loro mugulii, ai loro gridolini, ai loro orgasmi, alla loro foga. Quella casa ne aveva viste, ma quell'accoppiata era eccezionale. Un turbinio di lingue e di sangue alle...teste. Lei era una venere, l'agilità e la forza all'ennesima potenza. Nessuna posizione era improponibile, nessuna parola vietata. Un sacro fuoco perennemente acceso. Lui tentò di estinguerlo, e gli sembrava quasi di esserci riuscito. Alle 9.00 suonò Dino, ma le braci di lei, sotto la cenere, si riaccesero. Lui riuscì a spegnerle - per quella volta - solo alle 10.12.
Era bella Ianina, un po’ forte di coscia, se vogliamo, ma aveva un culo alto e duro come ‘na pietra di Billiemi, la vita sottile e un seno pieno e morbido. Non la vedeva da qualche mese. Era stato in missione ma ora era tornato e non vedeva l’ora. Lei entrò nella stanza camminando a passi lunghi, portava un abitino morbido che le lasciava nude braccia e gambe del color del miele di carrubo. Lui si mosse e le andò incontro, la prese per la mano e noncurante della gente che mangiava e beveva allegramente, la guidò fuori nel giardino sul retro della villa. Non c’era molta luce ma lui la sentiva camminare. Sentiva le cosce che strusciavano sulla stoffa, leggera, del vestito. Lo eccitava quel fruscio, più che toccarla. Si fermarono a ridosso di albero. Lei rise e gettò la testa indietro, un po’ di lato, offrendo il collo liscio e snello alle sue labbra. Lui cominciò a sfiorarla appena appena, ad esplorarne il corpo caldo con la punta delle dita. Aspettava, le piaceva sentir montare il desiderio e sapeva che l’attesa intanto eccitava pure lei. Con la mano destra iniziò una lunga carezza dalla coscia tonda e forte su su fino al ventre e ancora su fino a racchiudere un seno nella coppa della mano. I capezzoli di Ianina erano diventati rossi e duri. Non resistette più e cominciò succhiarli furiosamente e a stringerla, adesso forte, e accarezzarla ovunque e con furore. Lei intanto lo circondava con le braccia e mentre lo baciava profondamente, alzò una coscia, lo circondò con la sua gamba e lasciò che lui, lentamente, la penetrasse…
Fred non ci poteva credere, Lola aveva acconsentito a seguirlo a casa sua. Lui le aveva offerto un bicchiere di vino, aveva messo una musica molto soft di sottofondo e Lola si era subito messa a suo agio. Poi, sentendosi più disinibita grazie a quel bicchiere di vino, si lasciò andare alle avances di Fred che le cingeva i fianchi e si avvicinava sempre più. Fred abbassò le spalline del suo abito blu scoprendole le spalle e Lola fu pervasa da un brivido di freddo e di piacere. Poi anche lei sbottonò la camicia di Fred, ritrovandosi a sfiorare la pelle grigia di quel topo che fino a qualche tempo prima nemmeno conosceva. In un attimo tutti i loro abiti furono sparsi in giro per la stanza, il bicchiere di vino venne rovesciato sul pavimento e i due si abbandonarono all'impeto della passione. Per quella sera la pistola di Fred sarebbe rimasta all'interno della sua fondina e nessuno sarebbe stato ammazzato...
Per quanto riguarda il topo, non soltanto il gioco!
RispondiEliminaChi lo dice che comandare è meglio di fottere? A me tutt'e due le cose mi piacciono. Sono grande, sono grande. Do la vita, me la prendo e do la morte. E non mi devo fermare per pensare, come sto facendo ora perché mi piace rallentare se no finisco subito. Devo pensare alle tabelline, al sangue per terra, agli occhi sgriddati di chi ammazzo, ma no a quello che sono io. Se penso a quello che sono io non posso continuare, altro che finire, mi passa pure la voglia, faccio pure brutta figura con questa qui. Penso che do la vita, penso che do la vita, sì. Perché non ci voglio pensare alle altre cose che faccio. Non ci posso pensare all'onorevole che si fa bello alla televisione, non ci posso pensare al presidente che dice minchiate sulla mafia. Quando penso devo stare attento alle porte che apro, che dentro ci trovo cose che mi fanno ammusciare, e io voglio solo rallentare, solo rallentare solo rallentare.
RispondiEliminaYorick, una meraviglia! Bello il delirio che precede l'orgasmo.
RispondiElimina-Mela, vieni qua... Piano però che ho ancora dolore alla spalla... Stasera mi hai fatto impazzire...-
RispondiElimina...Sì, tanto che non sono riuscito a tenere le mani e gli occhi lontani dal suo culo mentre ballando lo annacava ... Pareva che mi stava chiamando. Si vede che pure io ci piaccio assai. Me lo ha detto. E mi ha detto pure che prova “ammirazione” per me. Mi piace quando una femmina mi fa sentire così... Eccitato dal suo corpo e pure un poco da quello scanto che si vede che c'ha negli occhi. E' buono che un poco si spaventa pure lei di me. Sì sì, pure Mela, che è scaltra e forse ha pensato che mi poteva pigghiari pi' fissa. Ma a mmia nuddu mi può pigghiari pi' fissa. A maggior ragione una femmina. Una ci aveva provato una volta, e non ci finì tanto bene... Vabbbe', meglio che non ci penso ora, se no qua azzicchiamo tutte cose. Mela si sta spogliando, è veloce, è già rimasta nuda. Mi pare ancora più bella.
-Vieni vicino a me- le dico- che voglio sentire da vicino il tuo odore e il tuo sapore... Siediti qui sopra di me, che stasera ti faccio provare una cosa che tu non hai mai provato... Io sono il meglio in tutto. Ricordatelo sempre, questo, Mela.-
Muy bien! Molto muy bien!
RispondiEliminaDino li accompagnò nella garconiere del capo. I due dietro la macchina parevano due fidanzatini alla prima uscita. Si taliavano negli occhi e si vasavano, si vasavano e si taliavano.
RispondiEliminaCerto - pensava Dino - idda è bedda assai, speriamo che il capo non impazzisce, non possiamo permettercelo in questo momento.
La famiglia avversaria ultimamente aveva intensificato le attività di disturbo. Solo il giorno prima avevano tentato di uccidere il suo capo, lì nel suo territorio, davanti il suo locale, la tana del lupo. Arrivarano alla villetta alle 22.00, e Fred disse- Dino vatinni, ci vediamo domani alle 9.00.
-Ok capo... stassi accura - gli disse con circospezione e calando gli occhi - se mi permette, sta fimmina pò fari fari fuddie.
-Dino, fatti i cazzi tua. Ca i me fimmini mi fazzu io.- Poi pensandoci e calando anche lui gli occhi - Dino... grazie... sì un bravo picciotto, u sai chi sì come un figghiu pi mia, ma a me vita ma taliu prima i tia.
I due "piccioncini" entrarono in casa. Le pareti arrossirono appresso ai loro mugulii, ai loro gridolini, ai loro orgasmi, alla loro foga. Quella casa ne aveva viste, ma quell'accoppiata era eccezionale. Un turbinio di lingue e di sangue alle...teste.
Lei era una venere, l'agilità e la forza all'ennesima potenza. Nessuna posizione era improponibile, nessuna parola vietata. Un sacro fuoco perennemente acceso. Lui tentò di estinguerlo, e gli sembrava quasi di esserci riuscito. Alle 9.00 suonò Dino, ma le braci di lei, sotto la cenere, si riaccesero. Lui riuscì a spegnerle - per quella volta - solo alle 10.12.
Very hard, molto hot.
RispondiEliminaBoiled... quasy
RispondiElimina;-)
Gianni, tu sei troppo buono... ed un vero amico.
Non vedo l'ora di conoscere di persona questa manica di pazzi colorati.
Salvatore, dove sei?
RispondiEliminatu mi hai sfidato e io ti rispondo
RispondiEliminaEra bella Ianina, un po’ forte di coscia, se vogliamo, ma aveva un culo alto e duro come ‘na pietra di Billiemi, la vita sottile e un seno pieno e morbido. Non la vedeva da qualche mese. Era stato in missione ma ora era tornato e non vedeva l’ora. Lei entrò nella stanza camminando a passi lunghi, portava un abitino morbido che le lasciava nude braccia e gambe del color del miele di carrubo. Lui si mosse e le andò incontro, la prese per la mano e noncurante della gente che mangiava e beveva allegramente, la guidò fuori nel giardino sul retro della villa. Non c’era molta luce ma lui la sentiva camminare. Sentiva le cosce che strusciavano sulla stoffa, leggera, del vestito. Lo eccitava quel fruscio, più che toccarla. Si fermarono a ridosso di albero. Lei rise e gettò la testa indietro, un po’ di lato, offrendo il collo liscio e snello alle sue labbra. Lui cominciò a sfiorarla appena appena, ad esplorarne il corpo caldo con la punta delle dita. Aspettava, le piaceva sentir montare il desiderio e sapeva che l’attesa intanto eccitava pure lei. Con la mano destra iniziò una lunga carezza dalla coscia tonda e forte su su fino al ventre e ancora su fino a racchiudere un seno nella coppa della mano. I capezzoli di Ianina erano diventati rossi e duri. Non resistette più e cominciò succhiarli furiosamente e a stringerla, adesso forte, e accarezzarla ovunque e con furore. Lei intanto lo circondava con le braccia e mentre lo baciava profondamente, alzò una coscia, lo circondò con la sua gamba e lasciò che lui, lentamente, la penetrasse…
RispondiEliminaFaccio bene a sfidarti, Fara, visti gli esiti. Ma più che sfidarti preferisco invitarti a scrivere ancora, please. Grazie!
RispondiEliminaFred non ci poteva credere, Lola aveva acconsentito a seguirlo a casa sua.
RispondiEliminaLui le aveva offerto un bicchiere di vino, aveva messo una musica molto soft di sottofondo e Lola si era subito messa a suo agio.
Poi, sentendosi più disinibita grazie a quel bicchiere di vino, si lasciò andare alle avances di Fred che le cingeva i fianchi e si avvicinava sempre più.
Fred abbassò le spalline del suo abito blu scoprendole le spalle e Lola fu pervasa da un brivido di freddo e di piacere. Poi anche lei sbottonò la camicia di Fred, ritrovandosi a sfiorare la pelle grigia di quel topo che fino a qualche tempo prima nemmeno conosceva.
In un attimo tutti i loro abiti furono sparsi in giro per la stanza, il bicchiere di vino venne rovesciato sul pavimento e i due si abbandonarono all'impeto della passione.
Per quella sera la pistola di Fred sarebbe rimasta all'interno della sua fondina e nessuno sarebbe stato ammazzato...