sabato 29 giugno 2013

venerdì 21 giugno 2013

Il gelato e la nonna

Quando ero bambino, ma proprio bambino-bambino, dunque moltissimi lustri fa, il gelato era rigorosamente al limone: dapprima fu il cono, ma poi feci la meravigliosa scoperta del panino: la brioche, che veniva chiamata se andava bene "brioscia", ma nella maggior parte dei casi "broscia", era un surrogato effeminato per palati delicati e in definitiva poco raffinati. Il gelato si mangiava e si leccava con un buon panino. Dopo il limone feci la conoscenza del gelato al caffè: con la caffeina avevo una discreta confidenza per via di certe bevutine che facevo in compagnia di una nonna piuttosto trasgressiva. Mi versava un terzo del suo caffè sul piattino. E non so come (così narrano le cronache) non ne versavo manco una goccia per terra. Per premio poi giocavamo, la nonna ed io, allo schiaffo. Ci mettevamo davanti alla finestra (abitavamo al primo piano) e cercavamo di indovinare il colore della macchina che sopraggiungeva: ne passavano, allora, con cadenza ritmica, una ogni cinque minuti. Quando indovinavo io, mollavo certi ceffoni che la nonna quasi barcollava: quando raramente azzeccava lei, mi lisciava con una carezza. Dopo le fatiche del gioco, il gelato. Da "Baddarà", una "dolceria" dietro l'angolo. Il sapore di quel limone non potrò mai più ritrovarlo non perché non ce ne siano di più buoni, ma perché ho cinquant'anni di più.

lunedì 17 giugno 2013

Nada Malanima

Quarant'anni fa, e anche più, Nada era una ragazzina che cantava e che riscuoteva successo tra nonni, zii, cugini, nipoti, amici e fratelli di ogni età. Una cantante fresca, giovanissima, originale nella sua classicità italiana, e forte per via di quella sua voce bassa e potente, sempre intonata e appassionata, nonostante il suo fisico gracile da teen-ager delicata. Oggi Nada Malanima è un'artista a tutto tondo: canta, dipinge, scrive ed è un'artista raffinatissima lontana parecchi anni luce dalla ribalta del successo nazional-popolare. Ieri, al Gay Pride palermitano, ha regalato un concerto intensissimo e di rara bellezza. Noncurante del black out che "gode" da parte di tutti i network (colpevoli in modo imbarazzante), Nada si è ritagliato un pubblico di nicchia che cresce e si entusiasma di concerto in concerto (e di disco in disco: a quanto pare, a breve, una nuova uscita, per fortuna). Le sue canzoni (è bene che chi non ha avuto il piacere di riscoprirla, lo sappia) non sono facili ed orecchiabili: serve un ascolto attento e ripetuto per apprezzarne contenuti, dettagli e sfumature. Flussi di coscienza, deliri, urla e disperazione, richieste di ascolto e di attenzione, sedute psicoanalitiche di fronte ad un "terapeuta" che non può che restare a bocca aperta di fronte a tanta energia profusa ed espressa con accenti sinceri che spaziano dal punk più cupo al più acido degli heavy metal. E virano in morigerate ed intense melodie dolci e mai stucchevoli. Una cantante-autrice così in Italia non la trovi da nessuna parte, e se proprio vuoi cercare rifermenti alti internazionali, devi chiamare in causa Janis Joplin e Patty Smith. Della Joplin, Nada possiede l'energia esplosiva (nel modulare la voce da acuti rock a bassi che sprofondano nei meandri dell'anima) e della Smith "mutua" la lirica visionaria ma destrutturando melodie e scorciatoie sonore di facile apprendimento con punte altamente acide che si stemperano, a tratti, in momenti di abbandono e di originale dolcezza.

Le Idi del Lunedì

sabato 15 giugno 2013

Piccoli mafiosi crescono

Oggi su Repubblica Palermo.

Un memorabile Edipo Re

L'Edipo Re adattato e diretto da Daniele Salvo è imperdibile. Con questa tragedia perfetta (la tragedia delle tragedie) Sofocle costruisce una macchina drammaturgica formidabile: la guida di Salvo è audace ma sicura, non sbanda mai e non rischia il testacoda pur procedendo con un'andatura tutt'altro che prudente. Daniele Pecci è un Edipo convincente e sicuro, efficacissimo con acuti di bravura che appartengono all'attore consumato: ma è giovane e altre soddisfazioni lo attendono già. Giocasta è una splendida, tormentata Laura Marinoni, bella e sensuale, Tiresia è un grande Ugo Pagliai, ieratico e imponente, il coro è un coacervo di attori, bravissimi e armoniosi: è il valore aggiunto di questa riuscitissima e memorabile trasposizione. Il mood dark conferisce alla tragedia una cupezza post-moderna che la rende classica ma non didascalica. Costumi, luci, musiche e voci off fanno virare la tragedia verso suggestioni multimediali: echeggiano cinema, immagini tipiche dei più moderni graphic novel, musical e anche un che di opera lirica. Il finale, fortissimo fino a lasciarti senza fiato, spinge fino al melodramma ma non cadendo nella trappola del lacrimevole, restando nell'arduo e mirabile equilibrio della commozione. Se la tragedia di Edipo fornì a Freud i rudimenti per costruire il pilastro della psicoanalisi, in questo adattamento, il grande pensatore di Vienna restituisce per tramite di un regista ispiratissimo, i tormenti e il senso di colpa di un uomo che preferirà espiare le sue colpe insostenibili perdendo la luce degli occhi.