di Eliana "Eluz" PolizziOggi siamo tutti "Nichi Vendola".
I tesserati del Pd, i sostenitori non tesserati, i simpatizzanti... Tutti hanno/"abbiamo" scelto un uomo di sinistra, aperto al dialogo ed estraneo alle logiche d'apparato. Un uomo capace e coerente che, forte dell'ottimo lavoro svolto da Presidente della Regione Puglia, ha sbaragliato il candidato proposto dal Pd per favorire un'eventuale alleanza con i centristi di Casini.
I vertici di partito hanno provato ad imporre il loro uomo calandolo dall'alto e rifiutando per un attimo, timorosi di una sconfitta, il sistema delle primarie. Il loro elettorato, per niente passivo e inerte come spesso vogliono farci credere, si è ribellato, costringendo alla sfida i capi del partito.
Mi chiedo come sia possibile che gente così navigata, in politica da decenni (forse troppi: sarebbe ora che qualcuno si ritirasse a vita privata...) possa incorrere in errori tanto grossolani.
Chi vota Pd si aspetta che i criteri democratici vengano applicati e rispettati. Non si può imporre un candidato. Non erano queste le regole del gioco che volevamo fare insieme per cambiare il nostro Paese. L'elettorato del Pd non è quello del Pdl, e se volessi qualcuno che scegliesse per me, me ne starei nel partitodellelibertà aspettando la collocazione dei/lle protetti/e a intuitu personae dal sovrano.
Invece sto nel Pd perché mi piacciono le sue regole. Il sistema delle primarie è una bellissima regola, ad esempio. E' espressione pura della volontà popolare. Perché decidere deliberatamente di ignorare la voce della società civile? A chi si rivolgono i nostri leader? E a chi devono rendere conto?
Ci avevano detto che avremmo partecipato alle decisioni del partito. Bene, io sono qui e voglio dire la mia. Barando, sfuggendo alle responsabilità prese con gli elettori, non si fa che imbruttire il gioco rendendolo simile, troppo simile, a quello della squadra avversaria.
Io credo fortemente nel Pd. Non nella sua nomenclatura, nei capi, negli "intoccabili". E neppure in coloro che minacciano l'uscita dal partito a giorni alterni. Non ci interessano le poche migliaia di voti che avete. Non si può stare nelle fila di uno schieramento di cui non si condividono neppure i principi laici ed egalitari. Ognuno percorra la sua strada, sarà meglio per tutti.
Per me il Pd sono i duecentomila che in Puglia hanno votato seguendo il cuore e la testa; sono i tre milioni di italiani che domenica 25 ottobre hanno cercato un seggio in cui eleggere un candidato alla segreteria nazionale, sono quelli che non si fanno imporre i pensieri prefabbricati, ma costruiscono da soli le proprie idee, valutando, ponderando e a volte sognando. La massiccia partecipazione al voto è l'inequivocabile segnale di vitalità di un'opinione pubblica attiva che i vertici del "mio" partito dovrebbero tenere custodita come un tesoro prezioso.
Io credo fortemente nel Pd. Oggi più di ieri perché ho avuto la conferma che il mio partito non è fatto dai vertici, ma da una base forte e robusta capace di tenere dritta una piramide intera. Adesso deve essere il vertice ad avere fiducia nella base. Deve sostenerci quando aborriamo le ipotesi di alleanze con i centristi troppo distanti per trovare una via di cammino comune. Deve capirci quando manifestiamo dissenso per alcune scelte incomprensibili.
Oggi siamo tutti "Nichi Vendola", e la vittoria del presidente pugliese riporta un poco di speranza pure nel nostro cuore, elettori del Pd siciliano, sfiduciati da una segreteria tentata dalla proposta di Lombardo che ci vorrebbe stampella di un governo ormai incapace di reggersi sulle proprie gambe.
Io voglio militare in un partito affidabile e serio! Siamo all'opposizione ed in quanto tale dobbiamo essere un'alternativa responsabile al malgoverno regionale. Se qualcuno ha voglia di andare a reggere il timone della barchetta malandata di Lombardo, lo faccia pure. Viri definitivamente da quella parte però: esca dal Pd e si allei con l'Mpa, se dopo l'ultimo massiccio esodo verso il Pdl ne sarà rimasto ancora qualcosa.
Non ci piacciono gli inciuci, i compromessi e le scorciatoie. Ci piace la Borsellino, invece. Una delle poche voci che emerge da quel coro muto che pare dia il silenzio-assenso alla possibilità di dare "appoggio esterno" ad un governo ormai ridotto in frantumi.
E invece noi vogliamo un partito di sinistra, che abbia una leadership seria e credibile, che ricominci a lavorare dal basso, che si occupi dei problemi della società, che dia ascolto alle istanze di tutti, che garantisca le libertà e i diritti di donne e uomini, che ne promuova l'uguglianza in tutti i settori, che discrimini la discriminazione e che rifiuti nettamente e categoricamente il malaffare proposto sotto tutte le sue forme.
Oggi siamo tutti Nichi Vendola, ma domani io spero di poter dire "siamo tutti Rita Borsellino".