mercoledì 24 marzo 2010

Fiaba preistorica - 13


Quadro Tredici
Si conclude con un tradizionale happy end questa fiaba il cui ritmo non può certo definirsi classico.

8 commenti:

  1. Altre estati passarono.
    Lila si prese cura di Nderi e dei suoi figli. Come aveva fatto in passato per il suo amore.
    Anche la pancia di Lila si gonfiò in quegli anni. Una grande famiglia si era formata.
    Tanti piccoli Nderi, Lila e Lith formarono una grande tribù, rispettata da tutti nelle terre del fuoco. Una tribù destinata a guidare i popoli di quelle terre contro il nemico di sempre.
    Ma questa è un'altra storia...

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  2. È quando Nuvola mi sfiora la mano che succede qualcosa che non prevedevo. Poi la stringe nelle sue e in me si blocca qualcosa. Si blocca il tempo. Poi il tempo corre veloce indietro per fermarsi al giorno in cui tutto è diventato buio, dopo il morso del serpente. Chiudo gli occhi per vedere con le mani, come facevo quel giorno. Le mani di Nuvola sono identiche a quelle che mi toccavano allora. Capisco così che la vista può essere ingannata da una somiglianza; la vista è piena di ombre e di illusioni, è il più ingannatore dei sensi. Il contatto no. Specialmente se è un contatto nel buio. Erano le mani di Nuvola, quel giorno. «Quando ero cieco e ti ho chiesto “Chi sei”, perché hai risposto “Sono Aria?”». Silenzio. Mani che toccano mani, occhi chiusi. «Sapevo che Aria ti amava. Io volevo solo aiutarti, ma non rubarti ad Aria. Lei era mia amica ed era buona». Nuvola arriva sempre dopo il buio, per darmi luce e conforto. Quando ero poco più che un bambino ha sollevato il buio dei miei occhi, così come ora ha reso sopportabile il buio della perdita di Aria. È una vita nuova quella che comincia oggi.

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  3. Gronko avvolse Ella, ormai fredda e nera, nella pelle di un “quattro zampe cornuto” e la sistemò in una buca profonda che aveva scavato con le "nuove" pietre taglienti in fondo alla caverna. Poi ritornò alla luce e cercò l’ “odorosa di muschio” che aveva allontanato i suoi cuccioli dalla fredda Ella .
    La vide subito. Era là, all’ingresso della caverna. Giocava con i cuccioli. “A-ha”- disse - ma lei si girò a guardarlo interrogativamente. Solo allora Gronko si rese conto che non era A-ha. Non poteva essere A-ha. "Quella" A-ha che lui non aveva mai visto ma aveva solo “sentito”. “Palla di fuoco” aveva compiuto il suo viaggio troppe volte ormai e A-ha non era mai tornata dal giorno che Grande rombante aveva scatenato la sua ira.
    Battè la sua mano sul petto: “Gronko” –disse- e poi la batte sul petto di lei. Lei rispose , battendo la sua mano sul suo petto : “Mahaa”.
    Rimasero insieme e la loro tribù crebbe velocemente.
    Gronko non seppe mai da dove venisse Mahaa e Mahaa sapeva soltanto che Gronko era un "eretto" odoroso solo e con tanti cuccioli.
    Ma è così che continua la vita...

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  4. ps
    E che cavolo! i finali non possono essere sempre Holliwoodiani! Mi hai fatto fare una faticaccia immane per tentare di non essere melensa!
    Comunque, ora voglio un premio da dividere con gli altri maratoneti

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  5. Yorick, mi sembra che l'arrampicata sugli specchi sia andata più che bene :-)
    Complimenti per il finale, mi è piaciuto molto!

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  6. Troppo buona, Pirsi! Ruberò il lavoro a Capezzone, allora...

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  7. E così Orea e suo figlio rimasero.Con il passare degli anni l'iniziale simpatia tra Orea E Adia divenne una sincera e profonda amicizia,Datro andava spesso a caccia con i figli piu' grandi e loro passavano gran parte delle giornate insieme.Le condizioni di salute di Adia con gli anni cominciarono a peggiorare,il male oscuro era diventato insopportabile e un giorno lei chiese a Orea di mettere fine alle sue atroci sofferenze.Orea sapeva ricavare veleni da pian te e animali e così accetto' di dare alla sua amica una morte dolce.Si addormento' per sempre con un dolce sorriso.
    In quei lontani anni dei "cavenicoli" sul Monte Padura avevano affrontato,senza neanche rendersene conto,temi come la "coppia" " la famiglia" "l'eutanasia" con il buon senso e l'amore,milioni di anni dopo degli umani riuniti in una grande caverna chiamata Monte Citorio sugli stessi temi non riuscivano a venirne a capo.Grunt.

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  8. Chanya non superò la notte, la sua anima volò via da quel corpo sofferente e ammalato.
    Come accadeva ogni volta che guardava in faccia la morte, Mosi rimase smarrito e impotente di fronte alla forza superiore della Natura che non poteva essere domata
    e controllata. Cercò però di non abbattersi per la perdita di Chanya, doveva farsi forza e pensare invece ai figli della donna che, rimasti soli, avevano bisogno di un nuovo punto di riferimento. Penda fu d'accordo con lui nell'accogliere nella loro caverna i tre piccoli orfani, lei e Mosi avrebbero così dato dei fratellini al loro bambino.
    Non se ne rendevano ancora conto, ma Mosi e Penda stavano gettando le basi per l'istituzione sociale della famiglia, un gruppo di individui in cui si avvicendano le diverse generazioni e in cui le esperienze degli adulti si trasmettono ai più piccoli per formarli ed educarli nella crescita

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