
Ci sono libri che sei costretto a leggere tutti d'un fiato: non hai scelta, è il ritmo dello scrittore che entra nel tuo respiro. Ma di solito riesco a non avere crisi dispnoiche, per cui sono io a dare la cadenza alla lettura: dieci pagine, mezz'ora, prima del telegiornale, eccetera. Con l'ultimo romanzo di Paul Auster, "Invisibile", è stato l'autore ad impormi i tempi: serrati, ingordi. Quando ho capito che stavo per girare la boa e avviarmi alla fine, ho deciso con grande determinazione di frenare per evitare quello che non desideravo: che il libro finisse. Allora, ho trovato mille modi per leggerne solo un paio di pagine al giorno per una settimana. Una corsa ad ostacoli, lenta e tortuosa. L'ho finito oggi. Bello, bellissimo. Alla fine, per motivi che non vi dico neanche sotto tortura (detesto chi mi racconta la trama dei film e dei libri: non vedo perchè dovrei farvi ciò che spero nessuna mi infligga) ho avuto la sensazione di aver letto due romanzi, entrambi incantevoli.
Di Auster ho letto solo una raccolta di racconti che ha curato. Forse non è mai stata tradotta in italiano: peccato, perché ci sono grandi invenzioni e bei momenti lirici. Non conosco però questa sua capacità di acchiappare il lettore. Voglio rimediare al più presto.
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