venerdì 5 marzo 2010

Sapete, ogni tanto dipingo...


Sapevo che avrei fatto il disegnatore di fumetti già da piccolo. Ma il primo devastante colpo ai miei sogni di gloria lo sferrò un bambino più grande di me di un anno. Lui praticamente era un pre-adolescente, io un pre-pre-adolescente. Portava il mio stesso nome ed essendo brutto come la morte, magro, ma di una magrezza malaticcia e con la forfora che lo faceva somigliare a un cucuzzolo innevato, lo odiavo ferocemente. Ma in silenzio. Era manesco, quel sacco d’ossa incatenate e con la cute in perpetua desquamazione!
Gianni (lui) rise, anzi sghignazzò quando gli dissi che volevo fare il fumettista. Il suo teschio sembrava in preda a una crisi epilettica quando rideva e spruzzava saliva da quella voragine che probabilmente era la bocca. “I fumetti non si disegnano, si stampano!”.
Per un paio d’anni rimasi paralizzato di fronte alla consapevolezza crudele alla quale ero stato richiamato da quel dracula in sedicesimo, e cominciai a considerare seriamente l’ipotesi di fare il piccolo travet, come spesso mio padre lasciava intendere, visto che negli studi non ero brillante a causa di quella maledetta mania di scarabocchiare pupetti e soldatini e Capitan Miki e Grande Blek ovunque. Poi le cose andarono come sono andate, per fortuna.
Sapevo che avrei fatto il pittore quando ormai non potevo anagraficamente più dirmi giovanissimo: a quarant’anni suonati. Il colore, passione coltivata a lungo e nell’inconscio più profondo, esplose furiosamente e io non potevo farci niente. Era una vendetta che veniva dall’abisso della mia anima: io da bambino non sapevo colorare. Disegnavo ed ero autisticamente attratto dal segno. Che fosse Bic blu macchiosa o pennino sopraffino, la cosa poco importava. Anzi, era la frugalità dei mezzi che mi rendeva eroico. Un eroe a metà: perché quel mostro teschiuto non riuscii ad assassinarlo mai.
Feci la prima mostra dopo cinque mesi scarsi di pittura furibonda, quando la mia cervicale non si lamentava così tanto. Non c’era posto per le mollezze del corpo stanco. Dovevo dipingere e basta. E dipingevo: pesci rossi volanti a tempera su cartoni telati. Una follia di cui ancora oggi non capisco il senso. Fu la Libreria del Mare, a Palermo, che mi battezzò “pittore”. Provai a togliere le virgolette da “pittore”, subito dopo. Il critico d’arte che vide i miei quadri si soffermò su un giallo che reputava pennellato male. “Perché non continui a disegnare fumetti?”. Avrei potuto rispondere che i fumetti si stampano e i critici vengono uccisi. Tacqui. Sono un pacifista, purtroppo.
Non ho cittadinanza nella veste di pittore a Palermo, per farla breve. Ho esposto in gallerie di Milano, Scicli, Siviglia, Londra, Amsterdam. A Palermo solo in luoghi deputati ad altro.

Questo mio outing è stato pubblicato nel bel blog del mio amico scrittore e giornalista, Gery Palazzotto (www.gerypalazzotto.it), lo scorso anno, alla vigilia di una mia personale presso i locali palermitani di Banca Etica. E' passato circa un anno, e quello che racconto sopra è valido ancora oggi. I miei amici che non lo lessero allora, ora possono farlo.

12 commenti:

  1. ... però, che fascino, quei pesci!
    :)
    splash!

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  2. Quel giallo è bellissimo...

    grazie a Dio non ti sei fermato.

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  3. Ma tu ancora credi ai "critici d'arte"? Non lo sai che sono, come babbo natale, un'invenzione della coca-cola?

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  4. Anche quel critico, dipinto di giallo, sarebbe migliorato di molto.

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  5. Quando lo incontro un po' giallo diventa.

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  6. Secondo me diventa pure un po' verde...
    Concordo con Tanus (e con tutti gli altri): PER FORTUNA NON TI SEI FERMATO!
    Un sogno che si realizza a dispetto di tutte le critiche dei detrattori è tra le cose più belle del mondo!

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  7. Aver realizzato il tuo sogno a Palermo,in Sicila e' impresa, oltre che ciclopica, ancora piu' meritoria.Gia'sei un esempio per le "nuove generazioni" ma anche per quelle "vecchie" come la mia.

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  8. I critici, certi critici, diventano gialli. Invece io sto arrossendo!

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  9. gemma pensa:
    ... meno male che Gianni (quello giusto) c'è... e che continua a disegnare e a dipingere.
    ma l'altro Gianni l'hai più incontrato?
    ...
    che bello poter leggere le tue storie!
    ...
    che bello sarebbe vedere una "grande" mostra, anche se non a Palermo.

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  10. Gemma carissima, quanto mi piacerebbe essere dalle tue parti e non sotto il cielo plumbeo di Palermo (oggi un'uggia assai deprimente)! Quell'altro Gianni l'ho visto poi un paio di volte, è rimasto brutto come la morte ma si è ammorbidito, è meno spigoloso, non ho guardato se combatte la battaglia persa contro la forfora e mi è parso molto patetico. La "grande" mostra anche non a Palermo è una mia aspirazione: spero che presto si creino le condizioni perché possa realizzarsi. Salutami Bart, Scicli e tutta Donnalucata! Un grandissimo abbraccio.

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  11. maramà non lo sapevo. ma come ti capisco..!a me il colore è esploso tra i 29 e i 30 anni. per me tardissimo ..pure furibondo.a colate laviche.con sabbia dell'etna. e fu il primo vulcano.
    prima disegnavo di nascosto. tutte le cose più importanti le ho sempre fatte di "nascosto"..ma il colore era un lusso per una che rubava il tempo per la sua passione.perciò il colore esplode "dopo " il tratto.perchè vuole \ pretende gli interessi arretrati..

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