martedì 16 marzo 2010

Fiaba preistorica - 5


Quadro Cinque

7 commenti:

  1. Il quadro 4 mi spiazza ; il problema è la ciotola. Va bene che a immaginare e raccontare la storia è una donna, più interessata a dar forza al mito della grande madre, che al rigore storico, va bene che la zanzara tigre continua a infastidirla, ma una ciotola in mano a degli ominidi che hanno quasi quattro milioni di anni è dura da immaginare. Certo che di quegli ominidi non si sa veramente nulla tranne che avevano piedi come i nostri e camminavano come noi, erano un po’ più piccoli, ma per il resto i paleontologi non hanno trovato null’altro che si riferisca a loro, se non quei passi sotto il vulcano lasciati all’alba dei tempi, almeno di quelli umani. Allora mettiamola così, fantasia per fantasia unificando il quadro 4 con il cinque:
    “La femmina portava in una corteccia concava dell’acqua fresca, Urk sentì la frescura sugli occhi e ne ebbe sollievo, ma il buio restava, bevve aiutato da Eva ( chiamiamola così perché continuare a chiamarla femmina mi infastidisce ), poi seguì la sua mano verso l’odore della grande acqua, cominciò a entrare con i piedi, ma non era fresca come aveva immaginato e come quella che aveva bevuto, portava in se l’odore della montagna di fuoco, si allontanarono di qualche passo lungo il fondo fangoso che risucchiava i loro piedi, e tornò il fresco, ora molle e viscido qualcosa gli carezzava le gambe, ma non ne ebbe paura.”

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  2. Aria è sicura come la brezza di aprile. Allontana i miei pensieri di morte soltanto con le sue parole che come la brezza d'aprile non si fermano mai e che sento come suono e come respiro profumato vicino alla mia bocca. Mi dice che non devo morire. Mi dice che non devo stare solo; che lei vuole prendersi cura di me; che vuole guidarmi, ora che non potrò cacciare da solo. Che vuole vedermi ridere ancora; che non vuole vedermi più triste; anzi - mi chiede perdono - che non le interessa di vedermi, ma vuole sentirmi ridere e sapermi felice. Mi dice che non serve vedere con gli occhi. Mi dice che mi ama.

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  3. Con lo stomaco pieno Mosi si sentì meglio, adesso aveva ripreso nuove energie. Penda dovette capirlo e gli propose di uscire dalla caverna per sgranchirsi un po'. Ma lui non voleva, era spaventato. Là fuori sarebbe stato tutto nuovo, come avrebbe fatto a camminare senza inciampare o ad accorgersi della presenza di belve feroci pronte ad attaccarlo? Penda lo prese per mano e il calore della sua pelle gli infuse coraggio. Mosi sentì di potersi fidare di quella giovane donna, lo percepiva dal calore di quella mano... Come poteva essere così liscia la sua pelle nonostante i lavori manuali che
    le donne della tribù praticavano giornalmente? Preso da questi pensieri non si rese nemmeno conto di essere già uscito dalla caverna. Respirò a pieni polmoni l'aria fresca e il profumo della fanciulla accanto a lui

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  4. Buono! Era buono! Sì, era buono il cibo ma ancora più buono era l’odore. Girò i suoi occhi ciechi verso quell’odore fresco e afferrò la mano che lo sfiorava. Si alzò e, come un cucciolo seguì quella scia. Forse non era ancora arrivato il tempo del grande sonno. Gronko mugolò interrogativamente, voleva capire chi ci fosse accanto a lui ma come risposta ebbe solo un suono dolce, una cascatella argentina .
    Lei, si perché Gronko l’aveva capito che era una lei, si affidò a quella mano, a quell’odore e a quel suono argentino, cominciò a muoversi e per la prima volta dopo tanto tempo, sorrise. Uscì dalla caverna, mano con la mano con Lei, e respirò l'aria fresca. C'era ancora nel cielo Palla di fuoco, lo sentiva sulla pelle...

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  5. Datro sentì sparire, oltre la fame, anche
    la tristezza che lo aveva avvolto.Era sempre stato un ragazzo pieno di energie.Orea lo intuì
    ,lo prese per la mano e lo condusse fuori a
    respirare la buona aria del mattino.I primi passi furono incerti,poi comincio'quasi a correre,senza timori,pieno di fiducia in quella piccola mano

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  6. Lila si prese cura di Nderi.
    Un rapporto molto strano. Comprendeva l'amore filiale, fraterno e quello del richiamo pruriginoso.
    Lila portava ogni giorno con se Nderi, nelle sue scorribande alla ricerca di cibo, all'ombra del dio vulcano.
    Lo teneva per mano, gli raccontava la strada.
    Nderi vedeva attraverso le mani e la voce di lei.
    Un giorno lui le chiese - Perchè lo fai? -
    Lei semplicemente rispose - Perchè non dovrei farlo? -

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  7. -Non guardarmi... Non guardarmi, io non posso vederti!- disse Ghughu coprendosi il volto con le mani sporche di quel sangue ormai rappreso fuoriuscito dai tagli.
    -Non aver paura- disse Nereah, -Vieni, avvicina le tue mani al mio volto, toccami, e guardarmi attraverso le tue dita...-
    Timidamente, Ghughu tese le braccia in avanti e Nereah gli si avvicinò, lasciandosi sfiorare. Rimasero in silenzio a guardarsi.
    Poi Nereah gli prese un polso e gli disse -dai, vieni con me- e senza aspettare risposta uscì tirandolo per un braccio.
    Ghughu non oppose resistenza e si lasciò trascinare fuori dalla caverna.
    Un sole caldo di una luce che immaginò bianca gli scaldò il corpo ed il cuore.

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