mercoledì 17 marzo 2010

Fiaba preistorica - 6


Quadro Sei

6 commenti:

  1. Non serve vedere con gli occhi. Me lo ha ripetuto Aria per consolarmi, ma ora so che è vero. L’ho capito stamattina, quando il vulcano ha cominciato il suo ruggito. Aria non era nella grotta con me e sono uscito a cercarla, urlando. Poi le mie urla sono state sopraffatte da altre urla: quelle degli uomini del villaggio. Poi le urla degli altri uomini sono state sopraffatte da un altro urlo: quello del vulcano. Forte, violento, infuocato. Così dev’essere Hal, l’inferno. So che molti uomini che mi erano accanto stamattina adesso ci sono, in Hal. Sono rimasto fermo mentre le voci attorno a me si fermavano, una ad una. Solo il ruggito del vulcano è rimasto, alla fine. So cosa è successo; non serve vedere con gli occhi.

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  2. Dopo la passeggiata con la sua nuova amica adesso Mosi si sentiva meno solo. Penda si era preoccupata non solo della sua salute ma anche del suo stato d'animo e questo lo rincuorava. Lo aveva anche aiutato ad esplorare i dintorni della caverna indicandogli ogni possibile pericolo e Mosi era riuscito a percorrere un piccolo tragitto lasciandole la mano. Bastava poco per perdere l'orientamento, ma era comunque un grande passo avanti per imparare a convivere con la propria cecità. Penda era poi tornata al lavoro dalle altre donne della tribù, promettendo a Mosi che il giorno dopo sarebbe andata nuovamente a trovarlo.
    Rimasto solo all'improvviso Mosi percepì delle lievi vibrazioni sotto i piedi e annusò nell'aria un vago odore di zolfo: adesso che non aveva la vista, gli altri sensi erano più ricettivi e gli suggerivano l'imminenza di un pericolo. Mosi ignorò questa sensazione e cercò di distrarsi ma ben presto le lievi vibrazioni si trasformarono in scosse vigorose ed esplose il boato del vulcano. Mosi aveva assistito ad un'altra eruzione molto tempo prima e ricordava lo spettacolo: lingue di lava rovente che si dirigevano a valle, dense nubi di fumo che impedivano di respirare e frammenti di roccia di tutte le dimensioni che precipitavano dal cielo come fossero pioggia. "Penda dove sei?" pensò istintivamente

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  3. Palla di fuoco era passato più volte sulle loro teste, lui ne sentiva il calore anche se non lo vedeva. A-ah, così la chiamava per via del suono argentino che emetteva, le era rimasta accanto, lo guidava e insieme erano andati a cercare bacche e acqua . Accanto a A-ah si sentiva stranamente tranquillo anche se da qualche tempo Grande Rombante emetteva cupi brontolii che facevano tremare la terra. Una mattina mentre cercavano, come sempre bacche sul pendio, un fragore assordante squarciò l’aria e massi enormi cominciarono a piovere dal cielo. Rombo di tuono si era svegliato e vomitava rabbioso tutte le pietre che aveva nello stomaco.
    Gronko cercò di ripararsi mentre attorno a lui sentiva correre e urlare e pietre che lo sfioravano . Cercò la mano di A-ah ma non la trovò…si sentì perso e il buio che lo avvolgeva divenne più fitto.

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  4. Un maledetto giorno la pietra si svegliò.
    Una pietra calda, fumante e rumorosa. Questa volta più potente e vicina delle altre.
    La terra tremava spesso in quella zona. Era una terra che infondeva calore però, quando ci camminavi sopra e quando ti distendevi a dormire. Non come quella fredda raccontata dagli uomini del nord.
    Questa volta il calore venne anche dall'alto. Cenere e pietre cadevano giù dal cielo dopo ogni tuono.

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  5. Nei giorni successivi Datro comincio' timidamente a camminare da solo.Vedeva con gli altri sensi e si senti'veramente parte della natura quando improvvisamente,come gli animali che cominciarono a far sentire i loro suoni tuttintorno,le piante che cominciarono ad ondeggiare,sferzate da un vento irregolare,sentì prima degli altri che stava per avvenire qualcosa di terrificante,
    la grande montagna stava per esplodere in tutta la sua devastante forza e questo avvenne.Enormi palle di fuoco,giganteschi massi scagliati ad incredibili distanze distrussero meta' del villaggio ma lui sembro' soltanto sfiorato da tutto cio'

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  6. Camminarono molto, Ghughu e Nereah... Ghughu all'inizio vacillava, inciampava, sbatteva. Ma trovava sempre la mano di Nereah a sostenerlo e a guidarlo. Arrivarono in un grande prato verde e Nereah, descrivendolo a Ghughu, gli lasciò la mano, e mi si mise a correre... Lo chiamava e Ghughu, tra le risa ed il fiatone la cercava, la toccava e poi scappava... Giocarono a lungo, poi, d'improvviso, un boato e delle voci lontane che dicevano di scappare... Ghughu non riuscì a capire cosa stava accadendo, chiamò Nereah e nessuno rispose. Corse perdendo l'orientamento e tutt'a un tratto senti scintille calde bruciargli la pelle: pioveva fuoco e lui era solo. Di nuovo.

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