martedì 23 marzo 2010

Fiaba preistorica - 12


Quadro Dodici
Penultimo capitolo di questa lunghissina favola cavernicola.

9 commenti:

  1. Il viso di Aria non è più color vivo, rosso e bianco. La febbre mi ha lasciato solo il guscio vuoto, Aria è volata via. Mi rimane questa conchiglia ingiallita: dentro non c’è respiro, calore, risata, parola. Devo sforzarmi per pensare che conteneva la mia Aria. Mi sembra un sogno brutto, come quando rimasi nel buio. Mi sembra che in un attimo possa ripetersi quello che non so raccontare: che il vulcano si infuri, che il mondo possa spegnersi per riaccendersi com’era prima. Nuvola si prende cura dei piccoli e di me. È buona, Nuvola.

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  2. Gianni! Mi stai spiazzando con gli ultimi due quadri. Non voglio mollare, ma devo stabilire a chi appartengono questi bambini e il ruolo delle donne. Non posso scrivere niente, devo vedere il quadro successivo! Ora capisco perchè hai scritto che la fiaba preistorica sarebbe stata impegnativa... Yorick, non sono d'accordo col fatto che Aria sia la donna dai capelli lunghi!

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  3. E' vero Pirsi, pensavo che fosse la stessa ragazza, e che si fosse lasciata crescere i capelli negli anni. Però spero di riuscire nella nobile arte dell'arrampicata libera sugli specchi, facendo impallidire il ricordo dell'uomo ragno e di Capezzone!

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  4. Ve l'avevo detto di non sbilanciarvi troppo...

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  5. Più che altro sono stato incauto (Gigi Proietti userebbe un'altra parola): mi sono lasciato prendere dalla mia prima impressione e non ho pensato ad altri personaggi femminili.

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  6. Un'estate Lith ebbe un calore che le nasceva dentro. Scottava più delle nere pietre laviche sotto il sole a picco.
    Fu la stessa estate che riapparve Lila. Era stata portata via durante l'eruzione da cacciatori nomadi. Lei come le altre donne al fiume. Adesso si erano rincontrati. Forse era il caso, forse era stato il dio vulcano.
    Lith spariva e Lila riappariva.
    Lila versò una lacrima per il suo amore, un'altra per i suoi figli.
    Lith versò il suo ultimo respiro.

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  7. Troppo bello per essere vero e il brutto giorno arrivò puntuale. Ella, come sempre capitava ogni 12 lune faceva un cucciolo nuovo. Ma questa volta non era come le altre volte. Stava male Ella e non riusciva a compiere lo sforzo finale.
    Gronko era disperato. Non sapeva che fare. Uscì fuori e fece il richiamo con tutto il fiato che aveva.
    Era un richiamo disperato, pieno di angoscia e di paura per se, per Ella e per i cuccioli. Sperava che qualcuno sentisse e accorresse. Quando lui era solo e sofferente qualcuno aveva risposto al suo richiamo e lo aveva aiutato. Anche stavolta il suo grido disperato fu accolto.
    Una "odorosa di muschio" si avvicinò alla sua caverna, accarezzò Ella, già fredda, e prese i cuccioli allontanandoli da quella caverna ormai fredda e senza fuoco.

    Gronko era stranito: A-ha, sussurrò...

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  8. Un giorno Chanya non si recò al fiume durante la mattina e questa sua assenza provocò a Mosi una strana sensazione di inquietudine.
    Tornato dalla caccia il giovane non riuscì a smettere di pensare che poteva essere capitato qualcosa di brutto a Chanya e magari
    lui avrebbe potuto aiutarla in qualche modo. Si allontanò dal fuoco attorno al quale era seduto con Penda e suo figlio e si diresse verso la caverna di Chanya, dove purtroppo ebbe conferma dei suoi presentimenti. Chanya era distesa nel suo pagliericcio, era molto pallida e la sua fronte scottava. Chissà da quanto tempo era rimasta lì senza cibo nè acqua, pensò Mosi.
    Avrebbe pensato lui a vegliarla durante la notte, le avrebbe dato da bere e poggiato sulla fronte pezze umide. Si girò per
    procurarsi dell'acqua e si rese conto di non essere solo nella caverna di Chanya: Penda lo aveva seguito e aveva capito che quella notte Mosi non avrebbe fatto ritorno da lei e dal bambino a dividere il loro giaciglio. Se ne andò senza dire una parola ma con grosse lacrime che le solcavano le guance

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  9. Il viaggio fu' lungo e faticoso,l'ottima conoscenza del territorio consentì a Datro e alla sua famiglia di aggirare le insidie del tragitto.La caverna che dovevano raggiungere lui la conosceva bene,lì aveva vissuto la sua storia d'amore con Orea e il suo periodo "buio".Dopo,in seguito all'eruzione della montagna di fuoco,la caverna era stata abbandonata.O almeno così pensava.E in effetti,
    quando Datro,Adia e i loro figli ne presero possesso,la caverna era vuota,ma,un cumulo di brace ancora viva,un giaciglio ed alcuni monili lasciavano intuire che qualcuno l'abitava.Adia si lascio' cadere per terra,stremata dal viaggio,Datro la sistemo'sul giaciglio e comincio' a organizzare gli spazi per i figli quando,come un déjà vu ,sentì dei passi e odore di latte,guardo'l'ingresso e non credette ai suoi occhi quando vide Orea e un ragazzo che beveva del latte da una ciotola.Gemiti,urla,pianti furono l'effetto delle emozioni di quell'incontro,nel suo racconto Orea rivelo' a Datro che quel ragazzo era suo figlio.Disse anche che doveva andare via,adesso lui aveva un'altra famiglia.Piangendo prese suo figlio tra le braccia e fece per andare via,quando Adia,dal suo giaciglio ,con un filo di voce disse:rimanete qui con noi.

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