Talè: Guarda. E' lo stupore di certi ragazzini a cui è stata rubata l'infanzia. Noi, che siamo più fortunati, spesso quello stupore, quegli occhi incantati, non ce li abbiamo.
A proposito dello stupore... Una volta mi capitò di partecipare ad una giornata di volontariato: era estate, e portammo i ragazzini al mare. Quaranta minuti da casa nostra, e sembrava che si fossero aperte davanti ai loro occhi le porte di un mondo sconosciuto... Stavano attaccati al vetro incapaci pure di parlare. Non avevano mai visto il mare.
Il quadro di Gianni mi ha ricordato un altro sorriso che ho visto in una fotografia. Faceva parte di una mostra sui bambini reclusi a Rebibbia insieme alle madri. Ogni tanto arrivavano dei ragazzi volontari che li portavano fuori, a vedere il mondo. Uno di questi bimbi aveva un sorriso gigantesco, totale. Chissà cosa aveva visto.
Fino lì non c’era arrivato mai, Totò. Eppure camminava tanto, a volte al punto da dimenticarsi da dove doveva prendere per tornare a casa. Però quella strada non l’aveva mai vista: un fiume di macchine in mezzo, e sui marciapiedi, gente elegante che camminava, chiacchierava, telefonava. Ma la cosa più bella erano le luci: illuminazioni colorate e vetrine abbaglianti. Si sentiva lontanissimo dalle strade che conosceva. Avrebbe voluto essere con Vicenzo, magari per dirgli “Talè” e vederlo in faccia, per capire la faccia che faceva lui stesso. Talè, cammini un poco e passi dal buio alle illuminazioni che pare che gridano, dalla puzza di broccolo al profumo che si lasciavano dietro questi signori. “Se ci fosse Vicenzo”, pensava Totò, e abbracciò la vetrina più lucente di tutte, quella dei giocattoli. Appoggiò le mani al vetro fresco e guardò dentro fino a quando la vetrina si annebbiò di respiro. La signora Maddalena sbuffava: due vecchiette camminavano come se fossero padrone del marciapiede. Meglio attraversare, allora. Però si bloccò a guardare quel bambino a braccia larghe davanti a un presepe un po’ pacchiano.
bello gianni.
RispondiEliminaGrazie, Mauro!
RispondiEliminaA proposito dello stupore... Una volta mi capitò di partecipare ad una giornata di volontariato: era estate, e portammo i ragazzini al mare. Quaranta minuti da casa nostra, e sembrava che si fossero aperte davanti ai loro occhi le porte di un mondo sconosciuto... Stavano attaccati al vetro incapaci pure di parlare. Non avevano mai visto il mare.
RispondiEliminaIl quadro di Gianni mi ha ricordato un altro sorriso che ho visto in una fotografia. Faceva parte di una mostra sui bambini reclusi a Rebibbia insieme alle madri. Ogni tanto arrivavano dei ragazzi volontari che li portavano fuori, a vedere il mondo. Uno di questi bimbi aveva un sorriso gigantesco, totale. Chissà cosa aveva visto.
RispondiEliminaFino lì non c’era arrivato mai, Totò. Eppure camminava tanto, a volte al punto da dimenticarsi da dove doveva prendere per tornare a casa. Però quella strada non l’aveva mai vista: un fiume di macchine in mezzo, e sui marciapiedi, gente elegante che camminava, chiacchierava, telefonava. Ma la cosa più bella erano le luci: illuminazioni colorate e vetrine abbaglianti. Si sentiva lontanissimo dalle strade che conosceva. Avrebbe voluto essere con Vicenzo, magari per dirgli “Talè” e vederlo in faccia, per capire la faccia che faceva lui stesso. Talè, cammini un poco e passi dal buio alle illuminazioni che pare che gridano, dalla puzza di broccolo al profumo che si lasciavano dietro questi signori. “Se ci fosse Vicenzo”, pensava Totò, e abbracciò la vetrina più lucente di tutte, quella dei giocattoli. Appoggiò le mani al vetro fresco e guardò dentro fino a quando la vetrina si annebbiò di respiro. La signora Maddalena sbuffava: due vecchiette camminavano come se fossero padrone del marciapiede. Meglio attraversare, allora. Però si bloccò a guardare quel bambino a braccia larghe davanti a un presepe un po’ pacchiano.
RispondiEliminaErrata corrige: seconda riga, "al punto DI dimenticarsi"... grrr.
RispondiElimina@Yorick: Molto poetico, bello!
RispondiEliminaGrazie, SoleNuvole!
RispondiElimina