lunedì 21 dicembre 2009

Spy story





Cambiamo registro, amici scrittori-lettori. Che ne dite di una bella spy story, un giallo, un noir, un thriller o quello che vi pare con morti ammazzati, misteri e torbide passioni? Ma sì. Se volete potete trarre spunto dalle immagini. Anzi, dovete! Il racconto può prescindere dall'ordine cronologico dei "quadri" (sparigliateli, pure) ma andrebbe cucito addosso ad ogni immagine...

28 commenti:

  1. Mi sa che l’ho presa da lontano comunque intanto ci sono le gocce poi vedremo.
    _____ o ____

    La camicia era stata bianca, ma adesso era inzuppata di sangue, come se un fiotto fosse uscito di colpo precipitandosi verso l’esterno al di là del letto, sul pavimento un rivolo era colato allargandosi in una pozza bruna, ormai rappresa, appena più in là tre stelle di sangue, gocce cadute da un’altezza che Sara stimò di circa un metro e mezzo, quindi non dal letto.
    Cominciarono a rimuovere la camicia, pulirono intorno alla ferita, che era piccola e netta, circa tre centimetri, l’arma doveva essere affilata, ma non sottile,era stata rimossa quasi subito dopo aver colpito il cuore,il ventricolo sinistro, forse; dall’arma rimossa erano cadute tre gocce di sangue da un’altezza di un metro e mezzo, l’assassino doveva essere alto ed era balzato indietro togliendo l’arma per non essere colpito dal fiotto di sangue ancora in pressione. Da questa prima ricostruzione il morto o dormiva o era stordito, comunque non aveva reagito, in ogni caso la morte doveva essere stata rapidissima, il viso era deformato da uno spasmo, il dolore intenso della lesione cardiaca. Bisognava trovare l’arma e fare l’autopsia. – portatelo in obitorio, vedremo domani- disse Sara per quella sera ne aveva avuto abbastanza.
    Fuori c’era un freddo cane, stava salendo in macchina quando si sentì chiamare – dottoressa Sparti mi dice qualcosa?- commissario buona sera, domani farò l’esame necroscopico, per il momento direi che il cadavere è stato ucciso con un colpo d’arma bianca al cuore, forse lanciata, l’arma non è stata estratta immediatamente, ma dopo qualche secondo, per altre cose bisogna che aspetti domani.-
    Sara salì in macchina e partì; il commissario Gafà restò a guardare l’auto che spariva imboccando una curva. - come farà- pensava – a guardarla sembra una commessa di un negozio elegante di via Montenapoleone e invece è un anatomopatologo, mai fidarsi delle apparenze.- Dietro di lui, dal portone Giusy La Palma guardò il commissario e questi vedendola disse – nulla che non sapevamo già anzi una cosa, secondo la dottoressa l’arma è stata lanciata e poi ripresa- come fa a dirlo, l’ha spiegato?- No- disse il commissario e si volse per rientrare.

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  2. Ueila, Salvatore! Atmosfera e personaggi funzionano e filano che è una maraviglia. Urge seguito. (Sbaglio o hai cucito il racconto sul primo quadro?)

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  3. Si, ma non ho idea di come continua ciao

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  4. Vediamo allora se questo giallo diventa il frutto della collaborazione a distanza di più scrittori: chi si candida per il secondo quadro tenendo conto delle "gocce" del primo?

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  5. @Yorick: Sono sicuro che scriverai qualcosa di galattico!

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  6. La sera prima...

    La visita in città sarebbe durata due settimane. L'Organizzazione gli aveva procurato quell'appartamento - decisamente comodo per il lavoro che doveva svolgere -, convincendo i proprietari che avevano vinto tre settimane di vacanza in Trentino e naturalmente spedendoceli. Forzare quella vecchia serratura era stato poi un gioco da ragazzi.
    Era un palazzo degli anni trenta, con un grande androne, di quelli che nelle torride giornate d'estate ti fanno ringraziare di essere tornati a casa. Un vecchio ascensore era installato nella tromba delle scale, uno di quelli vecchi, aveva almeno quarant'anni. Il legno delle pareti era inciso e scarabocchiato, puzzava di muffa, a mezza altezza i vetri erano luridi e opachi. L'appartamento era al terzo piano, ripieno di paccottiglia e quadri anonimi, decisamente grande e con alti tetti a volute simil-affrescate. Era su tre esposizioni, di cui una sulla via principale, dalle finestre poteva perciò controllare tranquillamente il suo obiettivo.
    L'obiettivo... già...
    L'aveva vista in foto che non le rendevano giustizia, se ne accorse quando la vide camminare per casa, attraverso la finestra. Era già una settimana che la studiava, si accorse subito che aveva la buona – per lui - abitudine di lasciare le tende aperte.
    Quella sera la vide preparare dei vestiti, trotterellava allegramente tra l’armadio e quello che doveva essere uno specchio. Armeggiò per circa mezz’ora, poi decise e poggiò sul letto un tubino nero, un completo intimo anch’esso nero e si diresse nuda verso il bagno, dove fece una doccia veloce. Sembrava stesse per uscire, per la prima volta in una settimana. Frank ebbe il tempo di prendere la giacca e scendere in strada, non prima però di averle visto indossare il suo intimo, completato da calze nere con guepiere e dal tubino.
    Appena uscì dal portone cominciò a seguirla, fino ad un wine bar dove lei entrò, appena due traverse più giù. Il freddo arrossava il viso, decise di entrare anche lui e sedersi in disparte. Lei era seduta sullo sgabello al bancone, le lunghe calze fasciate di nero e tacco 12 d’ordinanza, le rotondità femminine ben in evidenza dentro il tubino. Rimase però sola per tutto il tempo. Frank decise allora che era sola, era uscita solo per distrarsi. Capì anche perché nessuno abbordava la ragazza quando vide due uomini baciarsi in fondo al locale – era un bar gay. Fece quello che non aveva mai pensato di fare, andò a conoscere la sua futura vittima, forse anche per evitare che qualcuno abbordasse lui.

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  7. @Tanus: Fortissimo! Sono contento che il cambio di genere e registro non vi abbia messo in difficoltà: anzi, osservo, che l'incremento degli ostacoli rende più arguta la fantasia.

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  8. Si sedette li vicino a lei e le disse – Ciao, mi chiamo Giorgio. Mi sono accorto solo dopo essere entrato che è un locale gay. Nulla in contrario se ti sto seduto accanto?
    -Non sarai mica razzista?
    -No, assolutamente. Solo non sapevo come abbordarti…
    Lei fece un sorriso storto – Mi chiamo Anna, e apprezzo la tua sincerità… non male.
    Stettero un’ora a bere e parlare, poi finirono nell’appartamento di lui.
    Appena furono in casa lei disse – Dov’è il bagno? Ho bevuto troppo, ho bisogno di rinfrescarmi il viso.
    -E’ lì, di fronte la stanza da letto.
    Lei lo prese per mano, lo accompagnò sulla soglia della stanza da letto e gli disse – Aspettami qui, faccio presto. – Lasciò la porta del bagno aperta, lui la vide spogliarsi riflessa nello specchio. Si tolse tutto, lasciò solo le calze, il reggicalze e le scarpe tacco 12.
    Si appoggiò alla porta e cominciò a soddisfare la sua voglia da sola, amava farsi guardare mentre lo faceva. Arrivò fino alla fine, lui si sedette sul letto, la guardò e non disse niente. Si diresse allora verso di lui, ancora vestito. Lo distese sul letto e gli accarezzò il petto sotto la camicia bianca immacolata. Lui socchiuse gli occhi. Lei si sfilò la scarpa, alzo il braccio e lo fece cadere con tutta la forza che gli era possibile - trafisse il suo cuore. Lo stiletto metallico penetrò senza difficoltà la camicia e il petto dell’uomo. Lei guardò per un attimo il suo sguardo attonito, sfilò lo stiletto e balzò indietro per evitare le ultime pompate di sangue che il cuore gli stava regalando. Tre gocce caddero sul pavimento, quasi ai suoi piedi, tre piccole stelle rosse. Pulì lo stiletto con il lenzuolo e soddisfatta andò a rivestirsi.

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  9. Scritto in poco tempo, sicuramente migliorabile.
    Per il seguito penso dovrai aspettare domani...

    Grazie Gianni, sei troppo buono con noi poveri artisti Bohemienne.
    ;-)

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  10. @Tanus: Trovo perfetta l'interazione con il racconto di Salvatore: so che vi state scatenando e io non posso fermarvi... E ancora mancano Yorick ed Eluz, e chissà che Fara non si cimenti. E chi altri?

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  11. nel primo:
    le lunghe calze fasciate di nero = le lunghe gambe sottili fasciate di nero

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  12. Gli altri due quadri, per fortuna lasciano più libertà - io ho già qualche idea.
    Era un po difficile legare il primo al quarto, ma è andata...

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  13. Lo so, li ho messi lì con una punta di sadismo: ma visti gli esiti, potevo spingermi di più...

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  14. Mi sto appassionando troppo alla lettura per pensare di metterci le mani.... però anch'io ho una grande voglia di giocare al giallo! Spero di farmi vivo (visti i precedenti, meglio farsi vivi con stile che morti con stiletto) domani....

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  15. Scusate la putt... ehm, la fesseria: a volte sono proprio incontinente.

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  16. Taunus questo è un brutto tiro, mi costringi a un salto mortale con doppio avvitamento
    _____________ o ________

    - Un Martini?- Perché no – due chiacchiere e fu presto chiaro che la signora aveva voglia di distrarsi, per lei, in quel bar, lui era l’articolo migliore.
    Chiacchierarono, lui le disse che era un uomo d’affari, che sarebbe rimasto solo due giorni a Trieste; lei pensò che un’avventura senza cerniera era quel che ci voleva per rilassarsi, perché no?
    Uscirono insieme su viale XX settembre, il Wine Bar era appena dietro l’Aurora, risalirono il viale fino a una vicina traversa , appena imboccata la donna si fermò davanti a un portone, lo guardò sorridendo – Un drink?- Frank abbozzò, non aveva intenzione di eseguire il contratto, troppo pericoloso, impronte fluidi tutte cose da evitare, ma ormai si era messo in ballo, poteva comunque sfruttare la cosa per creare l’occasione giusta.
    Salirono, l’appartamento era simile al suo,ma non era degradato, la tappezzeria era integra, anche i medaglioni sulle volte sembravano rinfrescati, Frank appoggiò la giacca su una sedia nell’ingresso.
    Lei lo fece entrare in una camera dove c’era un grande letto, uno specchio, due poltrone, lo fece accomodare su una poltrona e – scusa un attimo – disse e uscì; Frank si alzò ed ebbe l’idea di distendersi sul letto, aveva pensato addirittura di spogliarsi, poi che non era ancora il momento. Era un letto comodo, ampio, rilassante.
    La donna che avventura o non avventura, era comunque per indole prudente e preferiva stare un passo avanti, nell’ingresso frugò la giacca di Frank, nella tasca interna trovò una foto, era lei, un’istantanea scattata a sua insaputa mentre usciva dal portone di quella casa, quindi al massimo di due giorni prima, dietro l’indirizzo. Un contratto pensò con un brivido; dal cassetto prese una spece di coltello, era un aggeggio strano a metà fra un pugnale e la punta di una lancia , aveva un corto manico fatto da una palla di ferro, si, sembrava proprio la punta di un cancello, ma ai bordi era affilato con cura. -Meglio farlo subito- pensò, si spogliò con cura e nascondendo l’arma dietro la schiena entrò in camera,-perfetto – pensò – è già disteso- si avvicinò sorridendo e d’un tratto l’arma saettò colpendo Frank al cuore con precisione chirurgica, un dolore lancinante un repentino inarcarsi della schiena poi il corpo ricadde sul letto e Frank non c’era più. Lei estrasse l’arma con uno strappo e un ampio arco del braccio mentre si spostava indietro, un fiotto di sangue uscì dal petto di Frank, poi continuò a fluire.
    -Ora bisogna sparire- pensò,- cancellare ogni traccia di me- il cadavere darà da pensare, l’unico problema è il wine bar-.

    ______________ o _______

    Taunus mi ha bruciato sul tempo, però devo riconoscere che il suo pezzo è migliore del mio, forse l’arma del delitto cui avevo pensato è più vicina al quadro comunque ci stiamo divertendo come bambini

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  17. @salvatore:
    taunus mi sà di ford
    tanus sà più di gaetano ;-)

    Il tuo pezzo cura bene l'incontro, che io ho tralasciato per brevità e fretta.
    Riguardo l'arma, già nel primo pezzo sembra non essere una lama classica. L'idea del tacco mi appassionava di più(lo stiletto era il tacco/stiletto, forse sono stato poco chiaro in questo), come arma impropria.
    Come appartamento direi quello di Frank/Giorgio invece, ma non deve essere detto, in quanto ritenevo l'appartamento di Anna da non compromettere, almeno direttamente.
    L'ideale sarebbe dividersi a priori i quadri ed essere più esaustivi.
    @eluz:
    aspettiamo te...

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  18. I vostri racconti sono bellissimi, e purtroppo io non sono riuscita a mantenere teso il filo delle vostre narrazioni. Ho proceduto scrivedo la storia che i disegni de Il Sole e Le Nuvole mi hanno ispirato... Ed è venuta fuori una cosa lunghissima che non ho ancora capito se mi convince o meno. Eccola qui

    Alfred si solleva dalla sua posizione inginocchiata. Sembra quasi stia pregando sul cadavere dell'uomo che ha appena ucciso. Sente un fastidioso formicolio alla guancia, e si passa il dorso della mano destra, che ancora impugna il coltello, sul viso, in un gesto di stizza e sollievo. Come se non fossero le sue, si porta davanti agli occhi le mani, osservandole. Quasi stupito. Poi lo stupore lascia il posto allo sconforto:
    -Ecco, lo sapevo. Finirò per sporcare tutto, finirà che mi prenderanno, finirà che mi chiuderanno dentro e non mi faranno più uscire- Pensa questo, Alfred mentre guarda ancora il coltello insanguinato.
    -Adesso basta- si dice. Prende un fazzoletto dalla tasca e prova maldestramente a pulire le mani, e l'impugnatura dell'arma. Ma il sangue ha già iniziato a rapprendersi, e attaccandosi a tutte le superfici con cui è venuto in contatto, sembra voglia lasciare una traccia indelebile del suo passaggio.
    Alfred adesso è spaventato: sa che nessuno busserà alla porta di quella casa, ma lui ha fretta, deve sbrigarsi, deve tornare da LEI. Ha paura però. E non sa come lavar via tutto quel sangue. Calma Alfred... Calma...Alfred...
    -ALFRED! Cosa c'è, Alfred? Non mi dirai che che non immaginavi che potesse uscire tutto quel sangue! Non mi dirai che ti stai facendo impressionare da quattro gocce di sangue... NON MI DIRAI CHE HAI PAURA, VERO, ALFRED-?
    Lui si guarda intorno: non c'è nessuno ma quelle parole ed il ghigno di quella voce, gli arrivano forti e nitide.
    -Sto diventando pazzo. E' così, lo so, lo sento.-
    -No Alfred, non sei pazzo. Guardami-
    Alfred alza la testa, e si ritrova davanti la sua immagine riflessa nello specchio: gli occhi lucidi, uno strano sorriso che gli inasprisce il viso, una stricia rosso sangue a segnare la guancia. La sua immagine è incorniciata da quadri preziosi, foto, e da tutti quei segni che indicano l'evidente benessere matariale di quella casa. - E' una bella e ricca casa- pensa Alfred. -C'è però come una patina di polvere a ricoprire ogni cosa. Come se nessuno vivesse più lì da tanto tempo. E' bella sì, ma di una bellezza fredda, che non ricorda affatto il calore di una casa abitata e vissuta intensamente-
    Pensa questo, Alfred, e posa di nuovo il suo sguardo su quell'immagine che conosce tanto bene ma che oggi gli pare estranea. E sente di nuovo quella voce:
    -Alfred, fa' presto, non abbiamo tempo da perdere, pulisci in fretta e torna a casa-
    Ecco, adesso è chiaro: sì, è la sua voce quella che gli arriva orecchie, le parole però sono di Isabell. E' Isabell che gli parla. Dannatissima Isabell. E' per lei che ha combinato 'sto casino. Per lei... Che si è impossessata prima del suo corpo e poi della sua mente e del suo cuore.

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  19. bello e interiore.

    Particolare... per eluz l'assassino è uomo.

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  20. L'aveva conosciuta qualche anno prima, in un locale. Stava lì con un'amica, e lui notò subito quanto lei stonasse con l'ambiente circostante. Tutto intorno era pacato, luccicante, allegro, colorato. Lei invece sembrava grigia: piangeva, teneva la mano della sua amica e scuoteva la testa. Passava poi a scatti di riso improvvisi, scroscianti ed esagerati, riversando indietro il capo (lui adorava quel gesto!), mentre le righe di rimmel sulle guance facevano strani disegni su quel viso di una bellezza instabile.
    Alfred non lo sa se quella di Isabell potrebbe definirsi bellezza, di certo sa che quella donna emanava un'aura di fascino carnale che lo eccitava e lo catturava ogni istante di più.
    Disse al cameriere di portare da bere alle due ragazze. Quando arrivò la bottiglia le due donne sorrisero ad Alfred, e brindarono alla sua.
    Dopo tre o quattro bicchieri, l'amica lasciò Isabell, che senza pensarci troppo andò a sedersi al tavolo di Alfred con una disinvoltura che quasi lo imbarazzò. Lui ordinò ancora da bere, mentre pensava che forse sarebbe stato giusto andare via, tornare a casa da solo: quella donna gli piaceva e lo intimoriva al tempo stesso.
    Ci misero poco a terminare anche la seconda bottiglia, e quando anche l'ultimo sorso fu bevuto, lei si avvicinò al suo orecchio sussurrandogli -Andiamo via-?
    Alfred le cinse le spalle, pagò e uscirono insieme, avvolti e inebriati dall'odore del vino. Isabell gli disse che non era il caso di andare da lei, che sarebbe stato meglio andare da lui: d'altronde Alfred aveva già svelato di vivere da solo. Salirono le scale strusciando i loro corpi già caldi di desiderio. Alfred non vedeva l'ora di spogliarla e possederla. Ma una volta a casa, fu lei a dettare le regole del gioco: lo fece sedere sul bordo del letto, gli allentò un po' il nodo della cravatta, si piazzò in piedi davanti a lui, ed iniziò a spogliarsi in un lento streaptease mentre lui sudava e la stanza intorno iniziava a girare. Rimase nuda, e negando alla mano di lui la gioia di toccarla, iniziò a fare scorrere la propria sui seni, sul ventre, ed infine fra le gambe... Al culmine del piacere, lui la vide ancora fare quel gesto che tanto gli era piaciuto: riversò indietro il capo, in un lungo sospiro di piacere, mentre lui, sfinito da quell'attesa, si buttò su di lei baciandola ovunque.
    Iniziò così la loro storia.
    Quella notte stessa lei gli disse d'essere sposata con un uomo freddo, per cui non provava il minimo accenno d'affetto. Ma i particolari sulla vita di Isabell, Alfred li scoprì col tempo. Lei era sempre restìa a parlare della sua vita.
    Spesso Isabell scompariva senza lasciare traccia, senza dare notizie di sé, ed ogni volta era, per Alfred, un dolore nuovo e vivo che gli trafiggeva il petto come una lama appuntita. Quando Isabell tornava era assalita dalle domande, dalle lacrime, dalle gelosie paranoiche che Alfred non riusciva più a trattenere, ma che lei sapeva bene come placare. Bastava spogliarsi, e lui si tranquillizzava sentendola di nuovo totalmente sua.

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  21. Tanus, ma che ci fai sveglio?! Io crollo... Domani il seguito... E' già abbastanza chiaro nella mia assonnatissima mente.
    'Notte!

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  22. Siete fenomenali. State perdendo il sonno ma non la fantasia, vedo. Nella domanda di un post di qualche giorno fa chiedevo se il giallo era gradito: direi proprio di sì!
    Eluz, Tanus (o Taunus...), Salvatore: che scrittori di gialli siete! Yorick non farti intimidire. Non è da te. So che tu lavori di giorno, o no?

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  23. Tanus, mi metti in difficoltà, ieri Silvana mi ha preso in giro per tutta la sera con la storia della Taunus
    Dopo aver letto la storia di Eluz ( aspetta, controllo di aver scritto giusto, non voglio correre rischi)sono in attesa del seguito, mi piace sopratutto questa dilatazione del tempo dell'azione. l'accento sull'intimo piuttosto che sulla storia è più caratteristico delle donne,sostiene Silvana, ma anche gli uomini quando sono ispirati non scherzano, pensate alle madeleine di proust; per quanto riguarda l'assassino donna, sono innoccente, mi ci ha costretto Tanus.

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  24. Salvo,
    il fatto che in questo periodo, tra Escort e Transit non vorrei confondervi le idee con la Taunus.
    ;-)

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  25. E' che mi sono incantato a leggere e a guardare le immagini!

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  26. Ma pensavo... Avendo già svelato chi è l'assassino, che giallo è???????
    Va be', avendo sbagliato tutto, trasformoil mio pseudo giallo in una storiella normalissima che spero vi piaccia comunque.
    Mi auguro di potervi scrivere nel pomeriggio... Sono giorni concitati, questi!
    Se non dovesi farcela... AUGURISSIMISSIMI a tutti voi, amici e compagni di viaggio passeggeri di questa splendida navicella. Sento già di volervi bene :)
    Un abbraccio,
    Eluz/Eliana

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  27. Grazie Eluz!! Un abbraccio natalizio a tutti voi: e ricordiamoci sempre che l'amore trionferà!!!
    Giovanni/Yorick

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