mercoledì 16 dicembre 2009
Sciarra chitarra musica e battaglia...
Le ottime prove di scrittura relative ai post precedenti (nate per caso, per gioco) mi indicano con chiarezza ciò che occorre fare: proseguire. Forse è solo il puro divertimento a offrire frutti assai succosi. Chissà... Ecco, intanto, il nuovo input, l'immagine da cui partire. Vorrei mettervi un po' di soggezione, un tantino di strizza: questo acrilico su tela risalente al 2004 è stato il quadro che Roberto Alajmo ha "illustrato" con un suo testo (all'interno del progetto "Scorci e squarci" di cui ho detto qualche giorno fa). E presto ve lo farò leggere. Poi, un giorno, invertiremo la rotta: voi scriverete e io illustrerò a corredo. Ma ora scatenatevi!
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Era la più bella del quartiere. Una bellezza cubana, africana. Carica di profumo di madre natura, di morbidezze sinuose e prorompenti schiumose onde fra i capelli corvini. Aveva un figlio, ma nessuno lo considerava un difetto. Lo amava come sa amare una madre - senza ritegno, più della propria vita, più della sua libertà. La casa era frequentata da diversi "zii". Un giorno accidentalmente due "zii" si incontrarono. Vennero fuori i coltelli, il duello rusticano. Mariolino disse a sua madre preoccupato: Mamma gli zii... cosa fanno?
RispondiEliminaLa madre: Niente Mariolino, affacciamoci, senti questa melodia struggente che stanno suonando.
Mariolino: Mamma, gridano e litigano...
La madre: Non preoccuparti... ascolta la musica... ricorda questo momento... stai per avere finalmente un padre.
Donne e bambini, unico futuro possibile, ci insegnano a voltare le spalle alla violenza. La bellezza e l'armonia sono la strada, la via d'uscita.
RispondiElimina@Antonella: Bellissimo il tuo flash. Quando vorrai e se lo desideri, mi piacerebbe illustrare un tuo scritto su questo tema (a me carissimo) su questo piccolo blog.
RispondiElimina@Tanus: Non è che tu e Yorick avete deciso di distanziare gli immediati inseguitori?
Posso cambiare genere? Ho immaginato la canzone della serenata: il poeta(stro), miope, che canta d'amore ma non capisce granché della realtà. Ma poi, qual è la realtà?
RispondiEliminaAffaccia bedda rosa maiulina
RispondiEliminaSì propriu tu ’u suli ch’iu vulia
Sì ’u primu me pinseri d’a matina
Tuttu ’u iornu staiu pinsannu a tia.
Rosa chi nuddu ’o munnu ha mai cugghiutu
Sì pura comu l’acqua di sorgiva
Tu ispiri ’u pinseri chiù pulitu
Fogghia di vigna, pampina d’aliva.
Sì duci di ducizzi senza fini
Cu tia mi veni forza pi’ cantari
Li to biddizzi allegranu ’a vista
Facissi ’a to fiura comu tronista
Si tu ora mi vulissi maritari
Cercu travagghiu e vegnu a manu chini.
Chi è che ci insegue....
RispondiElimina;-)
Non guardare, che queste non sono cose per te. Vieni, usciamocene a balcone, che turiddu sta cantando quella canzone napoletana che mi piace.
RispondiEliminaLo tira per il braccio, mentre Saro invece vorrebbe girarsi per vedere, vorrebbe voltare la testa verso suo padre che adesso sta infilando la lama del coltello grande, quello che sua madre usa per tagliare la carne, nel fianco di quello sconosciuto venuto a casa a prendersi un caffe'... Almeno cosi' aveva detto aveva detto...
Saro lo sente gridare, e si volta, scioglie la mano dalla morsa in cui la tiene quella di sua madre, la grande matrona Indifferenza, e scappa giu' per le scale, fino al cortile. Ha bisogno di aria, che sia pulita pero', non puzzolente come quella che si respira a casa sua.
Non vuole piu' chiudere gli occhi. Da' le spalle a casa sua, e si dirige verso la stazione di polizia piu' vicina.
Rosa Balisteri sarebbe felice e Emma Dante potrebbe cogliere moltissimi spunti. Fortunato io che pubblico tanta generosa fantasia!
RispondiEliminaPer adesso è una corsa a tre. A rotta di collo o a perdifiato?
Tanus! Ma che è, mi vuoi abbandonare per le galassie...? :P
RispondiEliminaChi sei?!?!
RispondiEliminaFatti riconoscere!!!
Un fiorino...!!
;-)
ahahahahahah!!!!!!! Ecco qui un altro dei film che non mi stancherei mai di rivedere! :)))
RispondiEliminaMa se off topic deve essere, almeno esplicitate i titoli, suvvia: non è che tutti vanno al cinema con la vostra frequenza!
RispondiEliminaaahh!!!
RispondiEliminaChi siete!
dove andate!
cosa portate!
un fiorino...!
da "Non ci resta che piangere"
Si, me lo ricordo il commento di Alajmo, gli sono debitore di due pagine bellissime in “E’ stato il figlio”, quelle sulla morte della bambina, ma questo commento mi lascia un po’ freddo; ho l’impressione che i palermitani si prendano troppo sul serio. Per me è una storia di vicolo e nel vicolo non ci scappa sempre il morto, ci sono anche cose che appartengono alla commedia.
RispondiEliminaDue ragazzi provano un pezzo con la chitarra, un po’ per gioco e un po’ sognando un improbabile riscatto, improbabile, ma anche l’improbabile a volte succede, la donna al balcone si gode le note strimpellate e la canzone ( “Vitti na crozza” può essere? ) ha vicino il figlio più piccolo mentre i due più grandi, dentro la stanza, rompono le palle assaltandosi con dei coltelli giocattolo.
Per quanto riguarda lo stuoino non è da mettere dentro, ma da non mettere affatto, tanto sporcizia e pulizia stanno dentro e fuori in egual misura e la sporcizia sia dentro che fuori è egualmente nascosta. I coltelli veri, che ci sono, sono esibiti di rado
@Salvatore: Devo far notare a Roberto, dovessero sfuggirgli, le tue osservazioni.
RispondiEliminaIn un piccolo paesino spagnolo, abitato da poche persone, quasi tutti artisti e musicisti, vive una famiglia un pò originale, una famiglia di artisti che si diverte a dipingere sui muri. Nel quadro sono affacciati a balcone mamma e figlio ciò che si vede dietro è una delle tante rappresentazioni figurative, ci si chiede perchè si rappresenta sempre tanta violenza....
RispondiEliminaAnnalisa
Annalisa, originale la tua interpetazione: e mi piace anche la trasfigurazione spagnola.
RispondiEliminaCaro SoleNuvole, dopo la strizza, la curiosità: pubblichi il racconto di Roberto?
RispondiEliminaVogliamo prima aspettare qualche altro racconto? Ma sì. (Onestamente di strizza e soggezione ne ho visto zero).
RispondiEliminaTroppa voglia di giocare, e Roberto troppo poco baronale...
RispondiEliminaEd ecco, infine, il testo di Roberto Alajmo che scrisse per il progetto "Scorci e squarci" e nella fattispecie per l'acrilico che illustra questo post:
RispondiElimina"Non so veramente perché lo stuoino delle case di Palermo venga messo fuori dalla porta. Dentro dovrebbe stare. Dentro. Di modo che ci si possano pulire le scarpe quando si esce, non quando si entra. La lordia che si porta dentro è niente, al confronto di quella che si porta fuori. In fondo è per questo motivo che si mette una striscia di tessuto, certe volte, sulla ringhiera dei balconi: in modo che non si vedano le gambe delle donne quando si affacciano e, in senso lato, venga nascosta allo sguardo la casa nella sua interezza. Perché è nella casa, nel cuore nero della casa, che si coltivano i peggiori istinti."
Non sono palermitano, ho vissuto a Palermo solo per qualche mese a poco più di diciotto anni. Annusavo la città, cercavo di conoscerla, ammirato e impaurito. Strizza e soggezione, in quel caso sì, descrivevano bene. Non me ne sono fatto un'idea, altre cose della vita mi hanno portato in un'altra città più "comoda" e decifrabile di Palermo. Mi ha turbato il testo di Roberto Alajmo: ha riacceso in me le paure dei diciott'anni. Del tuo quadro colpiscono i colori vivaci, accesi, che fanno pensare più alla luce di Palermo. Quello che capita in casa è un elemento di disturbo, una dissonanza che volentieri faresti finta di non vedere. Per questo molti di noi, provando a scrivere le impressioni su questo quadro, hanno addolcito la scena cruenta. Io non l'ho neanche voluta vedere, ad esempio, un po' perché ero gigionescamente tentato dall'ironia sofoclea, ma ancora di più perché mi faceva troppa paura quel coltello.
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