Ciao Yorick! Da bambino non potevo parlare in dialetto: a casa mia era proibito. Non lo parlavo, ma lo ascoltavo e dopo qualche anno di "tirocinio" (semplice uditorio) finii pure per capirlo. Ancora oggi mi astengo dal pronunciare frasi in dialetto: sarei ridicolo. Però nei quadri realizzati nel 2000-2001, slang e vernacolo sono molto presenti. E quando parlo di dialetto non mi riferisco a quello aulico siciliano: ma esiste? Faccio riferimento allo sguaiatissimo palermitano, lontano svariati anni luce dal camillerese, per esempio. Sugnu 'cca, picciuoatti!
Nel palermitano c'è uno sciupio di vocali: azzarderei che sono abbondanti come lo zucchero nella cassata. Per me invece l'italiano è stata una lingua straniera: l'ho imparato nel tempo, con gli anni. Tuttora ci sono parole che non so tradurre ("acchianà lu vugghiu", quando la pentola "si iecca di 'ncapu", oppure "lu cuttuneddu", quei minigomitoli di polvere in giro per casa...). Ricorro a giri di parole e alla fine cedo: prima o poi lu vugghiu acchiana e lu cuttuneddu affaccia.
SoleNuvole... Pure io sono una schiappa totale col dialetto, e mi dispiace moltissimo. A casa non lo parlava nessuno, e a scuola era severamente proibito prunciare una sola sillaba che non fosse assolutamente italiana. A scuola no... Ma fuori da scuola la maggior parte dei miei compagni utilizzava quasi esclusivamente il dialetto per comunicare... Non capire che accidenti stessero dicendo, non poter partecipare alle loro discussioni, mi rendeva enormemente triste. Fino a quando ho imparato a decifrare quel codice sconosciuto. Ho imparato ad ascoltare e capire, ma non parlare. Ci ho provato qualche volta, ma mi hanno consigliato di tornare all'Italiano. Effettivamente l'esperimento ha avuto un esito esilarante: non riesco a pronunciare una serie di suoni che sono parti fondamentali del dialetto e quindi le mie frasi diventano traduzioni molto approssimate e ridicole. E va be'... Ho ancora un sacco di tempo per imparare! :)
Bentornato, SoleNuvole!! Da queste parti tutto (più o meno) bene!
RispondiEliminaCiao Yorick!
RispondiEliminaDa bambino non potevo parlare in dialetto: a casa mia era proibito. Non lo parlavo, ma lo ascoltavo e dopo qualche anno di "tirocinio" (semplice uditorio) finii pure per capirlo. Ancora oggi mi astengo dal pronunciare frasi in dialetto: sarei ridicolo. Però nei quadri realizzati nel 2000-2001, slang e vernacolo sono molto presenti. E quando parlo di dialetto non mi riferisco a quello aulico siciliano: ma esiste? Faccio riferimento allo sguaiatissimo palermitano, lontano svariati anni luce dal camillerese, per esempio. Sugnu 'cca, picciuoatti!
Nel palermitano c'è uno sciupio di vocali: azzarderei che sono abbondanti come lo zucchero nella cassata. Per me invece l'italiano è stata una lingua straniera: l'ho imparato nel tempo, con gli anni. Tuttora ci sono parole che non so tradurre ("acchianà lu vugghiu", quando la pentola "si iecca di 'ncapu", oppure "lu cuttuneddu", quei minigomitoli di polvere in giro per casa...). Ricorro a giri di parole e alla fine cedo: prima o poi lu vugghiu acchiana e lu cuttuneddu affaccia.
RispondiEliminaritemprato?
RispondiEliminaBentornato Gianni.
RispondiElimina: )
RispondiEliminalò dei vulcani
RispondiEliminaeccoti !
Ciao a tutti!
RispondiEliminaMa che bello, ci siamo tutti, quasi tutti. Ben tornati!
RispondiEliminaCiao Gianni bentoirnato!
RispondiEliminaSoleNuvole... Pure io sono una schiappa totale col dialetto, e mi dispiace moltissimo.
RispondiEliminaA casa non lo parlava nessuno, e a scuola era severamente proibito prunciare una sola sillaba che non fosse assolutamente italiana.
A scuola no... Ma fuori da scuola la maggior parte dei miei compagni utilizzava quasi esclusivamente il dialetto per comunicare... Non capire che accidenti stessero dicendo, non poter partecipare alle loro discussioni, mi rendeva enormemente triste. Fino a quando ho imparato a decifrare quel codice sconosciuto. Ho imparato ad ascoltare e capire, ma non parlare. Ci ho provato qualche volta, ma mi hanno consigliato di tornare all'Italiano. Effettivamente l'esperimento ha avuto un esito esilarante: non riesco a pronunciare una serie di suoni che sono parti fondamentali del dialetto e quindi le mie frasi diventano traduzioni molto approssimate e ridicole. E va be'... Ho ancora un sacco di tempo per imparare! :)