Ve ne sarete accorti: è uno dei temi che tratto più frequentemente. Se vi va di scrivere racconti (brevi o lunghi, fa lo stesso) e poesie sull'argomento, accomodatevi.
Per un bambino la figura dei nonni è importantissima, anche se raramente i nipoti se ne rendono conto e spesso quando lo capiscono, è troppo tardi. Sono i nonni che, oltre ad accudirti, a preparare i tuoi piatti preferiti, a metterti a letto quando i genitori si prendono una "serata libera", ti viziano, ti coccolano , ti insegnano. "Nonno, ma a che ora ti sei alzato stamattina", chiedevo a mio nonno facendo colazione. Io il latte col cacao e lui la panzanedda, panne raffermo ammollato nell'acqua e condito con pomodoro, aglio, olio e sale. "Alle 5" mi rispondeva. "E che hai fatto alle 5? Fuori è buio alle 5" commentavo io, nonostante fossimo in estate. "Sono andato in campagna a raccogliere le melanzane che oggi la nonna cucinerà", e nel frattempo gettava un'occhiata a mia nonna che già stava preparando la salsa di pomodoro. "Buoneeee" urlavo entusiasta. "E poi ho piantato le viole del pensiero, quelle che ti piacciono tanto" aggiungeva nascondendo un sorriso. "E quando spuntano? E che colore sono? E dove le hai piantate?" Una raffica di domande tipicamente infantili a cui non veniva data risposta, una specie di gioco per solleticare ancora di più la mia curiosità. Io non stavo più nella pelle, ma tanto lo sapevo dove le aveva piantate, era sempre lo stesso posto, e per averne conferma andavo a controllare se la terra fosse stata smossa di recente. Poi i fiori spuntavano, erano viola e giallo, i petali erano di velluto e io con le mie piccole dita le accarezzavo rapita dalla meraviglia della natura. Era una specie di magia, tu prendi il seme, una specie di chicco di riso, scavi una buca, lo metti lì sotto, copri con la terra. Poi innaffi e dopo qualche giorno spuntano i fiori. Peccato che dopo un pò appassiscono. "Ne piantiamo altri" mi consolava mio nonno e io già pensavo ai nuovi fiori di cui avrei seguito la crescita. Le viole del pensiero erano dei fiori "semplici" da coltivare e si prestavano bene ai giochi di un nonno e una bambina. I fiori preferiti di mio nonno però non erano le viole bensì le rose. Quelle si che avevano bisogno di cure, innaffiature, potature periodiche. A me bambina non piacevano tanto le rose, troppo tempo per crescere, poi non ti potevi avvicinare e toccarle perchè rischiavi di pungerti, non capivo come si potessero preferire le rose alle viole! Ora che non sono più bambina però ho capito. Ho capito perchè le rose preferite di mio nonno erano le rose rosse.
L'infanzia pulita del racconto stride con lo sporco che imbratta parole, bocche, nasi e periferie. Anche i colori (presenti nel racconto di Pirsimona) sono banditi dal dipinto di SoleNuvole.
Kardiff saliva col mulo lungo il sentiero scosceso, un altro mulo, dietro di lui, era carico di bisacce e davanti il maestro sul terzo mulo. Era ormai l’imbrunire e il castello incombeva su di loro con le sue tre torri – Kardiff vai avanti, avverti del mio arrivo al castello – disse Idris, il maestro, e gli diede il sigillo di Ruggero. Il ragazzo svelto sorpassò il maestro tirandosi dietro il mulo coi bagagli e con un colpo di talloni aumentò l’andatura della cavalcatura tirando dolcemente il capestro dell’altro mulo, in dieci minuti fu alla porta sud del castello, c’era una sola guardia che lo fermò, - dove vai ragazzo?- - Il mio maestro Abù ‘Abd ‘Allàh Muhammad ibn ‘Abd ‘Allàh ibn Idrìs chiede ospitalità per la notte in questo castello – Ragazzo qui non c’è posto per tutta questa gente – disse ridendo la guardia, ma visti i due muli, i bagagli e la tunica di buon panno del ragazzo gli permise di entrare nella corte e chiamò l’ufficiale cui Kardiff esibì il sigillo del re. Questi si assentò un po’, poi ritornato dispose che il ragazzo fosse accompagnato da due servi alle stalle e quindi in un alloggio di fianco alla torre sud. Quando il maestro arrivò trovò Kardiff che attizzava il fuoco nel grande camino -Maestro, ma sono tutti cristiani?- No, non tutti, non ancora- disse il maestro – vai giù nei cortili, ci sono altri ragazzi come te, stai un po’ con loro, cerca di divertirti- Kardiff contento prese l’uscio per scendere, ma il maestro lo richiamò - Una cosa, non dire che credi in Allà.-
Per un bambino la figura dei nonni è importantissima, anche se raramente i nipoti se ne rendono conto e spesso quando lo capiscono, è troppo tardi. Sono i nonni che, oltre ad accudirti, a preparare i tuoi piatti preferiti, a metterti a letto quando i genitori si prendono una "serata libera", ti viziano, ti coccolano , ti insegnano.
RispondiElimina"Nonno, ma a che ora ti sei alzato stamattina", chiedevo a mio nonno facendo colazione. Io il latte col cacao e lui la
panzanedda, panne raffermo ammollato nell'acqua e condito con pomodoro, aglio, olio e sale. "Alle 5" mi rispondeva. "E che
hai fatto alle 5? Fuori è buio alle 5" commentavo io, nonostante fossimo in estate. "Sono andato in campagna a raccogliere le
melanzane che oggi la nonna cucinerà", e nel frattempo gettava un'occhiata a mia nonna che già stava preparando la salsa di pomodoro. "Buoneeee" urlavo entusiasta. "E poi ho piantato le viole del pensiero, quelle che ti piacciono tanto" aggiungeva nascondendo un sorriso. "E quando spuntano? E che colore sono? E dove le hai piantate?" Una raffica di domande tipicamente infantili a cui non veniva data risposta, una specie di gioco per solleticare ancora di più la mia curiosità. Io non stavo più nella pelle, ma tanto lo sapevo dove le aveva piantate, era sempre lo stesso posto, e per averne conferma andavo a
controllare se la terra fosse stata smossa di recente. Poi i fiori spuntavano, erano viola e giallo, i petali erano di velluto e io con le mie piccole dita le accarezzavo rapita dalla meraviglia della natura. Era una specie di magia, tu prendi il seme, una specie di chicco di riso, scavi una buca, lo metti lì sotto, copri con la terra. Poi innaffi e dopo qualche giorno spuntano i fiori. Peccato che dopo un pò appassiscono. "Ne piantiamo altri" mi consolava mio nonno e io già pensavo ai nuovi fiori di cui avrei seguito la crescita. Le viole del pensiero erano dei fiori "semplici" da coltivare e si prestavano bene ai giochi di un nonno e una bambina. I fiori preferiti di mio nonno però non erano le viole bensì le rose. Quelle si che avevano
bisogno di cure, innaffiature, potature periodiche. A me bambina non piacevano tanto le rose, troppo tempo per crescere, poi non ti potevi avvicinare e toccarle perchè rischiavi di pungerti, non capivo come si potessero preferire le rose alle viole!
Ora che non sono più bambina però ho capito. Ho capito perchè le rose preferite di mio nonno erano le rose rosse.
Bellissimo!
RispondiEliminaPirsi,
RispondiEliminaleggo il tuo bellissimo racconto e mi piace pensare di aver fatto da padrino alla sua nascita.
Bellissimo, Pirsimona. E commovente per tutti i ricordi che porta alla mente. Grazie
RispondiEliminaL'infanzia pulita del racconto stride con lo sporco che imbratta parole, bocche, nasi e periferie. Anche i colori (presenti nel racconto di Pirsimona) sono banditi dal dipinto di SoleNuvole.
RispondiEliminaKardiff saliva col mulo lungo il sentiero scosceso, un altro mulo, dietro di lui, era carico di bisacce e davanti il maestro sul terzo mulo. Era ormai l’imbrunire e il castello incombeva su di loro con le sue tre torri – Kardiff vai avanti, avverti del mio arrivo al castello – disse Idris, il maestro, e gli diede il sigillo di Ruggero. Il ragazzo svelto sorpassò il maestro tirandosi dietro il mulo coi bagagli e con un colpo di talloni aumentò l’andatura della cavalcatura tirando dolcemente il capestro dell’altro mulo, in dieci minuti fu alla porta sud del castello, c’era una sola guardia che lo fermò, - dove vai ragazzo?- - Il mio maestro Abù ‘Abd ‘Allàh Muhammad ibn ‘Abd ‘Allàh ibn Idrìs chiede ospitalità per la notte in questo castello – Ragazzo qui non c’è posto per tutta questa gente – disse ridendo la guardia, ma visti i due muli, i bagagli e la tunica di buon panno del ragazzo gli permise di entrare nella corte e chiamò l’ufficiale cui Kardiff esibì il sigillo del re. Questi si assentò un po’, poi ritornato dispose che il ragazzo fosse accompagnato da due servi alle stalle e quindi in un alloggio di fianco alla torre sud.
RispondiEliminaQuando il maestro arrivò trovò Kardiff che attizzava il fuoco nel grande camino
-Maestro, ma sono tutti cristiani?- No, non tutti, non ancora- disse il maestro – vai giù nei cortili, ci sono altri ragazzi come te, stai un po’ con loro, cerca di divertirti- Kardiff contento prese l’uscio per scendere, ma il maestro lo richiamò
- Una cosa, non dire che credi in Allà.-