lunedì 1 febbraio 2010

Due Amici - capitolo 3


Quadro Tre
Ci vuole un fisico bestiale anche per bere e per fumare, cantava un ispirato Luca Carboni. Ma anche andare in montagna non è certo uno scherzo da poco. Solo che il più spavaldo dei due amici ha sopravvalutato le proprie energie... Invece, di energie, ne hanno a bizzeffe i nostri narratori, che stanno scrivendo un pluri-racconto davvero bello. Qualcuno poteva forse dubitarne?

6 commenti:

  1. Di solito è una passeggiata di salute, la salita della Roccaforte. A me rilassa tanto e mi fa fare pace con me stesso e col mondo, mentre per Angelo è propedeutica a qualcosa di più grande: lo ricarica. Insomma, fa bene a tutt’e due: parliamo, progettiamo, definiamo dettagli che a tavolino ci sfuggirebbero. Anche perché per tenere Angelo fermo a un tavolino per più di un quarto d’ora ce lo devi legare. Solo che stamattina la Roccaforte – o chi per lei – ci ha ingannato. Forse abbiamo fatto troppo tardi ieri sera, forse Angelo ha esagerato con i budini , o con tutto il resto. Quando siamo in compagnia, e ci sono ragazze carine, non si sa trattenere: è un attore nato, gli piace che tutto gli giri intorno. Tiene le sedie sul mento, salta la sua gamba destra con la gamba sinistra (provateci, è impossibile), quando meno me l’aspetto mette la schiena contro la mia, si incastra ai miei gomiti e mi fa fare una giravolta. Poi, il gran finale: l’aspirazione del budino. Ne inghiotte decine, poggiandoci sopra le labbra e risucchiandoli con un sonoro slurp, proprio come Gassman. Adesso, sul sentiero della Roccaforte, sono questi budini a guidare una rivolta nello stomaco di Angelo. Tra i sediziosi ci sono anche litri di vino bianco gelato e tutta la cena di ieri sera, buona per sfamare una cordata di alpinisti. Mentre camminiamo Angelo impallidisce, si piega in due, strizza gli occhi ed erutta un’aspra colata di lava bruna.

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  2. Adesso che Alex stava facendo una pausa dai suoi viaggi in giro per il mondo, Renato voleva approfittare della sua compagnia.
    Questa volta lo avrebbe stupito e sarebbe stato proprio lui a proporre una gita in montagna. Certo l'organizzazione non sarebbe stata la stessa del famoso picnic al lago dei tempi del liceo, quindi lui non avrebbe chiamato tutti i compagni -nè soprattutto le compagne- però Alex sarebbe stato libero di estendere l'invito a chiunque volesse. In realtà, nel profondo del suo cuore, Renato sperava di passare una giornata solo con Alex, aveva così tante cose da raccontargli e la presenza di altre persone avrebbe rappresentato un motivo di distrazione per entrambi. Incredibilmente, Alex non solo fu entusiasta al pensiero della gita proposta da Renato, ma escluse la possibilità di coinvolgere altre persone. Nemmeno lui aveva voglia di fare baldoria, ma voleva godersi la passeggiata in montagna solo col suo vecchio amico. Avrebbero ascoltato il cinguettio
    degli uccelli, il fruscio del vento tra gli alberi e, se fossero stati abbastanza silenziosi e fortunati, magari avrebbero
    avvistato degli stambecchi. Il giorno prima della gita Renato non stava più nella pelle, aveva addirittura deciso di acquistare un paio di scarpe da trekking che avrebbero sostituito le sue vecchie e consunte Adidas, ed un paio di racchette per essere facilitato nei sentieri più impervi: sapeva che Alex aveva un fisico allenato e che non avrebbe avuto problemi ad affrontare la camminata senza sforzo, mentre lui necessitava di un aiutino tecnologico -se così si può chiamare un paio di scarponi e un paio di racchette da trekking!
    Quella mattina si videro molto presto. Renato era euforico, la sera prima era andato a letto presto per assicurarsi un adeguato numero di ore di sonno -doveva essere un leone quel giorno!- mentre Alex non era proprio in forma: aveva la sguardo stanco e appariva più pallido del solito. "Ti senti bene, tutto ok?" gli chiese Renato con preoccupazione. "Tutto a posto, non temere. Ieri sera sono uscito con un'amica e ci siamo attardati. Forse ho bevuto qualche birra di troppo, ma adesso camminando mi passerà tutto, vedrai!". E si inerpicarono per il sentiero che saliva verso il bosco. Renato procedeva spedito nonostante il suo scarso allenamento, mentre Alex appariva sempre più affaticato, non sembrava proprio che la camminata gli stesse facendo bene. Finchè, dopo un breve pendìo troppo ripido per le sue condizioni, restituì alla natura tutto quanto
    aveva mangiato (ma soprattutto bevuto) la sera precedente. Nonostante l'episodio fosse una conseguenza della bisboccia notturna di Alex con la sua amica, Renato ebbe subito un terribile senso di colpa: se lui non avesse organizzato quella gita, Alex quella mattina avrebbe dormito qualche ora in più, non si sarebbe stancato e non sarebbe stato così male. Renato pensò con amarezza che come al solito non ne combinava una giusta...

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  3. Giacomo ( scendendo verso il bosco )
    Andiamo in malga, Celso ci darà qualcosa di buono.
    Gianna
    Che bello! Non sono mai andata in malga, ma il formaggio non mi piace, cos’altro ci potranno dare?
    Giacomo
    Vedrai vedrai e sentirai.
    Amalia
    Berremo una tazza di brama
    Antonio
    Che cosa è la brama?
    Giacomo
    Sai, in malga Campon hanno deviato un po’ d’acqua dal Digon e con una canaletta aperta l’han fatta passare dentro la stalla; nella canaletta mettono i secchi del latte appena munto la sera e la mattina scremano il latte, ecco quella crema la chiamano brama e viene usata per fare il burro con le zangole, è buonissima anche se un po’ indigesta.
    Gianna
    Insomma è panna.
    Giacomo
    Si, ma non pastorizzata, e poi il latte è latte di montagna, di mucche che mangiano l’erba dei 2000 metri, è un’altra cosa, non è latte è nettare, scendiamo di qua, di là si va a Tamai.
    Amalia
    Dai andiamo
    ( si avviano attraverso il bosco e dopo una mezz’oretta sono in Malga. Trovano Celso, il malgaro. Che arrotola lentamente una sigaretta, seduto su una panca di scorze appena fuori dalle porte delle stalle. È un uomo anziano ma vigoroso )
    Celso
    Sani boccia
    Giacomo
    Sani, questi sono amici miei, ti presento Gianna Amalia e Antonio, gli Ho promesso una tazza di brama, posso contarci.
    Celso
    Anche se non c’eri tu gliela avrei offerta ugualmente, si onora sempre chi viene dalla montagna, ma prima accomodatevi.
    ( Celso si allontana un attimo e torna con un salame, una caraffa e del pane di segale, li posa sul tavolo )
    Celso
    Forza ragazzi
    ( comincia ad affettare il pane e il salame, va a prendere quattro tazze di terraglia e vi versa la brama. I ragazzi cominciano a bere e a mangiare )
    Giacomo ( bevendo avidamente )
    Ho anche sete, è buonissima
    Celso
    Mangia qualcosa prima, lo sai che la brama può avere brutti effetti, anche voi mangiate qualche cosa e bevetela a sorsi, non vi strafogate come Giacomo.
    Gianna
    Allora Antonio riprendiamo dai numeri primi.
    Antonio
    E’ una storia lunga, c’entrano i logaritmi, un numero immaginario e uno spazio quadridimensionale chiamato teta. In uno spazio quadrimensionale, l’equivalente di una retta è un piano; se non ho capito male, un matematico ha sospettato che i numeri primi sono i numeri i cui logaritmi ricadono su questo piano, ma nessuno, fin’ora è stato in grado di dimostrarlo. Giacomo, ti vedo pallido
    Giacomo
    Ho paura di star male, la brama, ne ho bevuta troppo, Oddio ( Giacomo vomita e a quella vista anche agli altri comincia a muoversi lo stomaco )

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  4. Le amiche non erano rintracciabili e Damiano tirò, di nascosto, un sospiro di sollievo. Non aveva voglia di vedere nessuno e si era pure pentito di essersi lasciato convincere dall’amico a partecipare a quel colloquio. Era pensieroso e, un ricordo tira l’altro, gli venne in mente un altro episodio vissuto con Lorenzo. Anche questa volta si trattava di una gita. Un’escursione, sempre organizzata dall’esuberante e irrequieto Lorenzo. Anche quella volta Lorenzo ne aveva fatte di tutti i colori. Si era esibito in tutti i modi. Troppi modi. E spesso mettendolo a disagio.
    Damiano cominciò a vergognarsi dei suoi pensieri. Aveva la sensazione che, senza motivo apparente, stesse facendo un processo a Lorenzo. Lo aveva sempre considerato un amico. Perché ora gli venivano in mente quei ricordi? Perché si stava insinuando in lui il sospetto che quella di Lorenzo non fosse una amicizia vera ma che stesse con lui solo per la voglia di apparire più bravo e capace di lui? Provava un certo disagio mentre passeggiava con Lorenzo. Non poteva fare a meno di pensare a quella volta quando Lorenzo, dopo tante “bravate” che avevano divertito tutti e tutte, dopo aver mangiato e bevuto a crepapancia vantandosi della sua capacità di reggere l’alcol.
    -Non sono come Damiano io, che è delicato come una fiore- diceva, e per ravvivare la giornata e smaltire “il pranzo” propose una sorta di gara: a coppie dovevano scegliere un percorso, il più rapido possibile per arrivare in cima alla collina.
    Toccò a lui, come sempre, fare coppia con Lorenzo.
    Il gruppo ben presto si sparpaglio e iniziò la salita e fu a quel punto che Lorenzo, lontano da occhi indiscreti che Lorenzo si appartò e iniziò a vomitare.

    -Sto veramente male- confessò tra le lacrime e gli sputi. Non dirlo in giro però…mi raccomando!

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  5. Alla fine si arrivò alla discesa anche quella volta. Fu una notte molto “appassionante”. Sergio e Dora passarono la notte a parlare di libri, politica, filosofia. Si instaurò un certo feeling tra di loro. Il primo bacio venne all’alba, ma fu anche l’ultimo, almeno per quella volta. Eli entrò nella stanza e li interruppe, aveva gli occhi cerchiati, ballonzolava un po’ di qua e di la, ma su di un aspetto fu molto lucida.
    -Dora, preparati. Il pullman parte tra 30 minuti, io vado a finire le valige… se ce la faccio.
    -D’accordo. Arrivo tra 5 minuti.
    Poi si rivolse verso Sergio. – Grazie Sergio. Non stavo così bene con un uomo da tanto tempo ormai. Ci rivediamo in città?
    -Certo Dora. Noi dobbiamo continuare la scalata. Torniamo domenica prossima. Ti chiamo senz’altro.
    Si baciarono sulla guancia e Sergio uscì per raggiungere Marco.

    Marco non era al massimo della forma quella mattina. Più che parlare e filosofeggiare, lui e Dora si erano dati all’alcol e al sesso sfrenato. Dora era stata particolarmente ostica per Marco, non era mai sazia, ne di alcol ne di lui. Marco ce l’aveva messa tutta per soddisfarla e a quanto pare c’era riuscito. Anche lei al momento non sapeva bene dove si trovasse, capiva di essere in montagna solo perché vedeva, o almeno credeva di vedere, le nubi sotto i suoi piedi. Ma forse erano solo i fumi dell’alcol, o la quantità spropositata di sigarette che avevano fumato, lei e Marco.

    Sergio e Marco uscirono fuori dopo mezz’ora. Giusto in tempo per salutare le due nuove amiche e per attaccare la parete di roccia che sovrastava il rifugio.
    Sergio si diresse in cucina per farsi preparare una colazione al sacco. Dopo un po’ iniziarono a percorrere il sentiero della forestale, senza parlare. Dopo un’ora, erano già le 9.30, Sergio si fermò.
    -Marco. Fermiamoci un attimo a fare colazione. A proposito come stai? Ti avevo detto che per oggi avremmo potuto rinunciare. Non capisco perché hai insistito per andare ugualmente. Anch’io non è che abbia dormito molto…
    -Sergio. Tu ci tenevi tanto, non volevo toglierti questo piacere. Sono abituato, non preoccuparti. Un po’ d’aria fresca mi rimetterà in sesto. Poi arriveremo al campo in un paio d’ore… si può fare. Riposeremo lì tutto il pomeriggio e la notte, prima di riattaccare la parete. Nessun problema dunque. Che io sappia non ci sono donne lì.- E scoppiò in una risata.
    La risata non durò molto, voltandosi verso Sergio notò che addentava un panino al salame, accompagnato con del latte freddo. Si rivoltò dall’altra parte e contemporaneamente rivoltò il suo stomaco.

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  6. Non poteva farci niente: la presenza delle due ragazze lo aveva irrimediabilmente messo di cattivo umore. Non riusciva a capire se lo disturbava più il vocìo cantilenante di Mirella e Claudia, o il fatto che Giacomo avesse preferito la compagnia delle due, alla sua.
    Intanto lui aveva allungato il passo mentre quelli scherzavano e ridevano. Si voltava solo quando le risate dei tre stuzzicavano la sua curiosità, oppure quando non riusciva più a sentire loro passi dietro i suoi. Così tornava indietro e li trovava fermi a bere, a chiacchierare, a mangiare qualcosa.
    Enrico si sentiva strano: avrebbe tanto voluto unirsi a quel trio... Avrebbe voluto ridere e scherzare con loro, avrebbe voluto essere sciolto, fare i complimenti a Mirella per i suoi occhi, tenerle la mano, magari... Ed invece non riusciva neppure a rivolgerle la parola. La guardava mentre giocava con una ciocca di capelli: la arrotolava su due dita e poi la lasciava libera di arricciarsi nell'aria... Poi notava gli occhi di lei indugiare in quelli di Giacomo, e si rabbuiava nuovamente. -Andiamo, che è tardi e ancora non siamo neppure a metà del cammino- borbottò riabbassando gli occhi.
    -No, aspetta noi ci fermiamo qua... Siamo stanche. Torniamo al rifugio, magari ci vediamo stasera...-
    Enrico sentì il cuore sobbalzare, si voltò sorridendo e si avvicinò alle ragazze trovando il coraggio di salutarle con un bacio sulla guancia. Giacomo lo guardò stupito e sorrise: dopotutto Enrico aveva ragione, avevano deciso di fare quel fine settimana in montagna per stare in pace, solo loro due, ed invece lui si era lasciato tentare dalle curve di Claudia e dallo sguardo di Mirella. In certi minuti aveva anche desiderato che Enrico non fosse così... Antipatico. Lo metteva in imbarazzo e avrebbe preferito che non ci fosse affatto... Non ebbe il tempo di finire quel pensiero che, come una punizione, sentì un lampo di dolore allo stomaco. La nausea lo stordì costringendolo a piegarsi per vomitare la colazione della mattina e quei pensieri indegni di un vero amico.

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