sabato 20 febbraio 2010

La partita


Saetta contro Fulmine. Non era un temporale, ma una partita tempestosa. La Fulmine comprendeva sette ragazzi tutti ben piantati e veloci. Solo il tarchiato e rossiccio Salvuccio era velocissimo e dribblava davvero bene. La Saetta era la mia squadra improvvisata. Nata da due giorni. Io ero il capitano. Veloce, non velocissimo, buon dribblatore, regista, ma allergico ai contrasti troppo pesanti. Il mio idolo era Rivera, che per tutti era poco più di una ballerina. Ma potevo contare su Enzo, robusto e veloce (peccato però che la sua visione di gioco fosse pressoché nulla), Giampiero, scattante e inafferrabile, un'ottima ala destra. Benedetto, lento ma con buoni doti di interdizione, era il baluardo della difesa... Entrai in area di rigore col pallone incollato al destro. Pronto a silurarlo col sinistro. Una gamba sbucò dal nulla e si infilò tra le mie. Ma non caddi come corpo morto cade. Piuttosto come nei cartoni animati: a pesce. Direttamente con la faccia senza che le braccia e le mani potessero evitarmi o ridurmi l'atterraggio traumatico. Masticai terra umida e sputai sangue e fango. Perdevamo 8 a 7...
L'ideale sarebbe un testo di 10 righe, ma chi sentisse la necessità di andare oltre, scriva pure quanto desidera, in alternanza con gli altri scrittori che interverranno numerosi.

6 commenti:

  1. Troppi bambini Gianni, io non posso seguirti su questa strada. Ho cancellato la mia infazia ludica. Le femminucce non mi volevano e i maschietti non mi consideravano. Forse ero ...troppo o troppo poco, per entrambi

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  2. Peccato, potevi raccontare in modo fantasioso questo tuo "gap", utilizzando fantasiosamente il pretesto della partita tra bimbetti (maschi: ma non è detto che qualche femminuccia non si fosse intrufolata... )

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  3. Mi rialzai sanguinante e con l'intento di fulminare (almeno con lo sguardo) l'autore del fallo,ma gia' si era creata una rissa furibonda,e addirittura si negava il rigore,ma
    fu sufficiente l'arrivo di quell' armadio a 2 ante di Benedetto a placare gli animi.Prese il pallone e lo posiziono'sul dischetto,guardo'Giampiero che a sua volta guardo' me,non me la sentivo di batterlo ma l'occasione era troppo ghiotta cosi'decisi...

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  4. Avrei potuto pareggiare. Non solo: ero certo che quello era l'unico modo per fare giustizia. Per ristabilire l'equilibrio di tutto il mondo, dopo la cattiveria pura che avevo subito, che mi faceva ancora tremare le gambe di adrenalina mal digerita. Tra i denti avevo grani minuscoli di terra, sulla lingua il sapore del sangue. Dovevo battere io e dovevo anche segnare. Cercavo di riordinare le idee, ma mi sentivo addosso un peso incredibile. Due passi di rincorsa e tirai d'istinto.

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  5. "che quello fosse l'unico modo per..."! Be', la biscardata segna la vendetta del pallone. Sarà che da ragazzino ero proprio una mezzasega... anzi, detestavo lasciare le cose a metà.

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  6. Il tempo sembro'fermarsi mentre il pallone rotolava lentamente verso la porta,Fabio il portiere avversario intui' la direzione ma il
    tiro era cosi' angolato che la palla sbatte'sul
    palo interno ed entro' in porta.Goool senti urlare dai miei compagni ancora prima di esultare e me li ritrovai sudati e felici tutti intorno a me.8a8 e mancavano 5 minuti alla fine,quel pomeriggio caldo e assolato come tanti sembrava diventare "epico" , la tensione era salita ,naturalmente nessuno ci
    stava a perdere

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