domenica 28 febbraio 2010
Invincibile
In un post di qualche tempo fa scrissi un elogio preventivo dell'ultimo film di Clint Eastwood. Era un pretesto per dire da questa sede che Eastwood è, in my opinion, il più grande regista vivente. Ieri ho visto "Invictus". E tutte le certezze e aspettative sono state pienamente confermate e soddisfatte. La grandezza di Clint consiste nel maneggiare ciò che in genere non conviene sfiorare nemmeno se non si conosce più che bene la materia. L'epica sportiva e la retorica dell'uomo reduce da trent'anni di carcere sono perlomeno materia ostica, scottante, da evitare accuratamente se non sai come si toccano i fili: in genere chi osa farlo resta fatalmente fulminato. Invece Clint tocca quello che gli pare e fulmina noi. Come sempre.
sabato 27 febbraio 2010
Palermo è perduta
Eravamo sudatissimi
Giocavamo otto ore al giorno, almeno. In piena estate e sotto un sole implacabile. Dalle 9 del mattino (qualcuno però si allenava col pallone contro il muro già dalle 8) fino alle 13. Pausa pranzo e si riprendeva alle 15, fino alle 19: ma se eravamo in parità (tipo 15 a 15) si andava ad oltranza. Io sudavo come tutti, più di tutti. Portavo con me un fazzoletto di cotone per detergermi la fronte: i goccioloni scorrevano dalla cima della testa (la mia era biondo platino per via del sole feroce) fino ai piedi (che cuocevano e talvolta friggevano), come ruscelli. Il sale dentro gli occhi mi accecava. Finita la partita ero una fontana e bevevo come un cammello. Una volta contai i bicchieri d'acqua. Ne bevvi venticinque.
venerdì 26 febbraio 2010
Ritratti italiani
giovedì 25 febbraio 2010
Book of love
In questi terribili giorni, i telegiornali, i giornali, la rete, la strada ci mettono addosso un'ansia spaventosa. Concediamoci tre minuti di relax e di beata estasi. Ascoltiamo "Book of love" del Maestro Peter Gabriel.
mercoledì 24 febbraio 2010
America
Quando ho deciso di aprire il blog "Il Sole e Le Nuvole" questa illustrazione per un istante ha fatto la concorrenza a quella che è il logo-immagine. Mi piace proporvela come spunto per un vostro racconto epico. Epico, a mio avviso, non significa necessariamente lungo. Bastano dieci righe. Naturalmente chi ha in mente testi dal respiro ampio non si lasci intimorire.
martedì 23 febbraio 2010
Viva la Mamma!
Tra qualche giorno sarà disponibile il n.4 di "Mamma!", periodico di satira al secondo numero cartaceo (si è cominciato o "ricominciato" da 3...). Questo è un consiglio per gli acquisti prezioso, perché preziosa è la forma di giornalismo che la satira ha sempre rappresentato e che rappresenta soprattutto in questo momento storico molto difficile per la nostra malata democrazia. Se fate una visitina alla colonna dei link troverete "Mamma! e dando uno sguardo finirete per sapere come abbonarvi per procurarvi i due o tre numeri annuali: pochi ma buoni, anzi eccellenti. Se la campagna abbonamenti non dovesse fornirvi quei lumi per capire come ottenere comodamente a casa questa carta pregiata, fatemi sapere che vi dirotto su Mauro Biani, giovane e brillante satirico che dirige con Ulisse Acquaviva il giornale. Presente un nutrito drappello di autori giovani, freschi e pieni di idee. Ma troverete anche autori di lungo corso come i grandi Staino, Laura Ellekappa, Maramotti, Bertolotti e De Pirro. E vi imbatterete finanche nel sottoscritto, vostro affezionatissimo.
Ma sempre bambini?
Secondo me se ne parla sempre poco e con scarsa efficacia. Mi riferisco soprattutto a quei bambini che un'infanzia non ce l'hanno o non l'hanno mai avuta. Costretti, loro malgrado, a fare i conti con la strada e gli adulti in età non adeguata. Quei bambini che bambini non possono esserlo nei fatti. Parlo di quelle creature che vengono procreate, usate, molestate, tormentate e poi "buttate". Sono i bambini "usa e getta" che affliggono la mia anima e contorcono le mie viscere.
Cartoline da Barcelona - Onomastica
Foto e testo di
Francesca Martinico
Da dove proviene il nome Barcelona? In realtà esistono svariate versioni sull'origine, alcune delle quali rientrano a pieno titolo nella categoria "leggenda". Si dice, per esempio, che il nome antico Barcino derivi dal cartaginese Amilcare Barca (padre di Annibale), anche se non esistono prove di un periodo punico della città. Al contrario, il passaggio dei Romani è evidente: ancora oggi, passeggiando per il centro di Barcelona ci si può trovare dinanzi a una colonna augusta o di fronte ai resti di alcune mura romane rimaste in piedi. Per non parlare dell'organizzazione antica delle strade, che è ancora visibile nelle cartine del centro storico. La città fu battezzata dai Romani con il nome di Colonia Iulia Augusta Faventia Paterna Barcino.
Al di là dell'origine storica del nome, quello che mi diverte di più è il nome che si è diffuso negli ultimi anni, che fa riferimento alle tre sillabe che compongono il nome Barcelona: Bar - Cel (cielo) - Ona (onda).
lunedì 22 febbraio 2010
La città sgrammaticata - Stop child labour
Foto e testo di
Gigliola Siragusa
(da Palermo)
A Palermo capita sempre più spesso di vedere bimbi in età scolare a spasso la mattina, soprattutto nei quartieri più problematici. Mi chiedo: ma se un bambino non va a scuola, lo Stato se ne accorge? Anche se la scuola è carente sotto molti aspetti, rimane sempre e comunque un luogo di riferimento importante per il bambino: ed è certamente meglio "lavorare" in classe piuttosto che essere risucchiati sin da piccoli nel vortice della vita di strada. (Nella foto una bambina gitana).
domenica 21 febbraio 2010
Non fate arrabbiare gli orchestrali
Gli orchestrali si non arrabbiati, anzi, si sono incazzati di brutto: hanno strappato gli spartiti. In finale due canzoncine lacrimevoli su dove far l'amore (dappertutto e in vicinanza dei laghi, mi pare di aver capito) e su come far credere di essere David Bowie mixato con Freddie Mercury ma con argomenti nulli. Due canzoncine assolutamente inutili e svenevoli assieme ad una idiozia patriottarda e pseudonazionalistica. Il televoto è l'espressione della nostra democrazia. Malatissima e spaventosamente ignorante. E questo gli orchestrali non l'hanno sopportato. Si salva solo Antonella Clerici. La conosco poco, a parte la famigerata gaffe, ma è decisamente simpatica. Di questo Sanremo resterà solo lei. E quel timido gesto risorgimentale degli orchestrali.
Dark baby
Da bambina ero una bambina terribile. Una di quelle che le altre femminucce evitano perché temono per le sorti delle loro stupide bambole: ne ho sventrate almeno una dozzina. Ma anche i maschi mi mettevano spesso in un cantuccio. Non sopportavano che sapessi più parolacce di loro...
Raccontate la storia di questa dark lady alternandovi con le solite dieci righe.
sabato 20 febbraio 2010
La partita
Saetta contro Fulmine. Non era un temporale, ma una partita tempestosa. La Fulmine comprendeva sette ragazzi tutti ben piantati e veloci. Solo il tarchiato e rossiccio Salvuccio era velocissimo e dribblava davvero bene. La Saetta era la mia squadra improvvisata. Nata da due giorni. Io ero il capitano. Veloce, non velocissimo, buon dribblatore, regista, ma allergico ai contrasti troppo pesanti. Il mio idolo era Rivera, che per tutti era poco più di una ballerina. Ma potevo contare su Enzo, robusto e veloce (peccato però che la sua visione di gioco fosse pressoché nulla), Giampiero, scattante e inafferrabile, un'ottima ala destra. Benedetto, lento ma con buoni doti di interdizione, era il baluardo della difesa... Entrai in area di rigore col pallone incollato al destro. Pronto a silurarlo col sinistro. Una gamba sbucò dal nulla e si infilò tra le mie. Ma non caddi come corpo morto cade. Piuttosto come nei cartoni animati: a pesce. Direttamente con la faccia senza che le braccia e le mani potessero evitarmi o ridurmi l'atterraggio traumatico. Masticai terra umida e sputai sangue e fango. Perdevamo 8 a 7...
L'ideale sarebbe un testo di 10 righe, ma chi sentisse la necessità di andare oltre, scriva pure quanto desidera, in alternanza con gli altri scrittori che interverranno numerosi.
venerdì 19 febbraio 2010
Isole brade - La pietra nera
Foto e testo di
Loredana Salzano
(dalle Eolie)
Credo che uno degli aspetti più belli e peculiari delle Eolie sia l'architettura delle case. Lo stile eoliano caratterizza soprattutto le case di campagna. In tutte troverete il "bagghiu" (terrazzo), le "pulere" (colonne tondeggianti con nicchia incorporata per candele), i "bisoli" (panchine in pietra rivestite di maioliche e calce). All'esterno di queste case c'è sempre una pietra lucida e nera. Spesso incastonata nel corpo stesso della casa e quasi sempre posta all'ingresso. Si tratta di ossidiana. Il vetro nero di origine vulcanica di cui le Eolie, e Lipari in particolare, sono ricche. Questa pietra nera è il portafortuna delle abitazioni eoliane. Quella della foto è una casa di Ginostra, frazione di Stromboli, nella quale ho trascorso tre giorni meravigliosi.
giovedì 18 febbraio 2010
Il fratellino
mercoledì 17 febbraio 2010
L'uomo nero
Questa è la storia dell'uomo nero, o meglio, questa è l'illustrazione della storia che mi piacerebbe scriveste. Estenderei il formato, vista l'irrequietezza di taluni, da quattro a dieci righe (max 10: perché se qualcuno vuol scrivere meno, può farlo serenamente). Mi concedo di nuovo un lusso: l'incipit.
Era stata una partita bellissima. Avevamo vinto 12 a 9. Tutti sudati, felici e spompati. Assetati e senza un milligrammo di forza nelle gambe. Salutai Giampiero. Lui andava dritto e io imboccavo il vialetto alberato. Spuntò improvvisamente. Il cuore si fermò. No, accelerò a mille. Mi sentii morire. E invece di morire cominciai a correre. Era magro, bruttissimo, segaligno, scuro, le sue dita ossute e unghiute erano a un millimetro da me.
La città sgrammaticata - Bugie
Foto e testo di
Gigliola Siragusa
A carnevale ogni scherzo vale, ma mi raccomando, non dite troppe bugie perché potreste diventare degli ottimi politici.
martedì 16 febbraio 2010
Il sognatore
Io sogno grandi sogni. Io volo veloce pur restando comodamente nel tepore della mia cameretta. E mi basta dare uno sguardo al mappamondo per ritrovarmi in avventure più eccitanti di quelle scritte da Salgari. Non chiudo gli occhi, non voglio perdermi neppure un fotogramma dei miei grandi sogni.
Quattro righe, come nel racconto di prima, alternandosi con gli altri scrittori. Il drappello dei creativi di questo piccolo blog aumenta ogni giorno di più e non bada a spese.
FotoRacconto - La mia seconda casa
Foto di Paolo Beccari, Testo di Eluz
Che ci posso fare io, eh?
Ho quarantasette anni, ma pare che ne abbia settanta. Due mesi fa mi hanno licenziato. E' stata una scenetta lunga: prima la cassa integrazione, poi le minacce, le promesse, gli scioperi e alla fine la chiusura della fabbrica. Che ci posso fare io?
Sono su questa strada che da un mese è la mia seconda casa, per chiedere l'elemosina alla gente che ha ancora il coraggio di guardare.
Mi pare di somigliare sempre di più al muro alle mie spalle. Grigio. Con la faccia spaccata dal vento e dalla pioggia invisibile.
Quasi nessuno ci guarda più. Quelli che passano tengono gli occhi fissi davanti a loro. Non li abbassano per paura di inciampare sul mio sguardo, o sulle mie scarpe malandate.
Ma che ci posso fare io?
Ieri una bambina mi ha regalato un panettone. Sicuro gli è avanzato dal Natale. Mi pare ancora buono. Io l'ho ringraziata quasi in lacrime, commosso dall'innocenza dei suoi occhi.
Stasera lo porterò a casa e avremo ancora un motivo per sorridere insieme.
lunedì 15 febbraio 2010
Bambini
Ve ne sarete accorti: è uno dei temi che tratto più frequentemente. Se vi va di scrivere racconti (brevi o lunghi, fa lo stesso) e poesie sull'argomento, accomodatevi.
FotoRacconto - Nonno Andrea
Foto di Paolo Beccari, Testo di Tanus
Nonno Andrea cala a Palermo due volte l'anno. Vive a Roma da secoli. Prende l'aereo del venerdì. Papà lo va a prendere all'aeroporto e viene a dormire da noi. E' un nonno sprint, viaggia con un trolley ed uno zainetto sulle spalle. E' il suo zainetto dei ricordi. Lo vedo arrivare con lo zainetto sempre vuoto, solo una foto dentro, quella della nonna che non c'è più.
-Nonno... ma il tuo zainetto è vuoto, perché lo porti appresso- gli dissi una volta. E lui, con la sua voce roca di alfa senza filtro -Vedi, caro nipote, io vivo a Roma. Non ho ricordi lì da portarmi appresso. Ho solo la nonna, che è sempre qui nel mio cuore. Porto quella foto solo perché sia lei a ricordarsi di me. Ogni tanto la guardo, ma in realtà sono io che mi faccio guardare dai suoi occhi neri e pizzuti. Perché lei mi ricordi ancora quando la raggiungerò-.
Io lo guardo stupito. Stupito di tanto amore e tanta dolcezza.
La domenica mattina la passiamo al mercatino di piazza Marina, lo zainetto sulle mie spalle. Lui osserva, soppesa, ciara, contratta. Cerca ricordi, ricordi di gente della sua terra, di gente del suo tempo. Passeggiamo tra le bancarelle e racconta, incessantemente. Un oggetto è un vecchio ricordo, una foto invece un vecchio amico oppure un luogo dimenticato. L'ultima volta si ricordò della sua prima comunione, complice un orologetto da poche lire. Lo comprò insieme ad un servizio da toilette da donna in argento, che gli ricordava sua madre. Mise tutto, accuratamente avvolto in carta da giornale, dentro lo zainetto.
Mio nonno, quando riparte, ha sempre lo zainetto pieno di ricordi. E' fatto così, dice che gli servono per tirare avanti qualche mese senza la sua Sicilia.
Una volta gli chiesi quale era il ricordo più importante - a parte la nonna - dentro il suo zainetto.
-Quando arrivo a casa ed apro lo zainetto, il ricordo più importante è la domenica passata con te. Passata a cercare scuse per raccontarti i miei ricordi, per essere parte della tua vita. Solo perché tu mi possa guardare e domani, passando per un mercatino e vedendo un vecchio oggetto senza valore, possa ricordarti dei tuoi nonni parlandone a tuo figlio-.
domenica 14 febbraio 2010
Sono una donna spregiudicata
Alla maniera dei Dada: un racconto a pezzi, per indizi, in successione rapida. Quattro righe (non una di più) per volta: le regole del gioco vanno rispettate, altrimenti non è valido. Non barate! Gli autori possono intervenire tutte le volte che desiderano ma solo alternandosi con gli altri scrittori. Esempio: se X ha già scritto il suo "pezzo", prima di inserire un altro testo dovrà attendere che Y scriva il suo: non prima. Sarebbe bello se stavolta partecipassero, oltre ai consueti e inesauribili scrittori, anche coloro i quali hanno sin qui taciuto per pudore, ma che sono pronti, almeno oggi, a dire in quattro righe la loro. Partecipo anch'io. Addirittura con l'incipit. Un privilegio che mi concedo, una tantum. Un modo per festeggiare la ricorrenza degli innamorati. Non cioccolatini ma un raccontino.
Io non mi sono mai piaciuta particolarmente. Bella dentro, forse. Ma gli uomini mica ti guardano l'anima. Però stamane allo specchio ho visto l'immagine di un pezzo di donna irresistibile. Mi sono vista bellissima e sensualissima. Un pezzo di donna irresistibile... Ora esco e spacco tutto. Sono una bomba sexy, oggi.
Si può scrivere-giocare entro la mezzanotte di oggi. Questo è il racconto di San Valentino de Il Sole e le Nuvole...
FotoRacconto - La panchina
Foto di Paolo Beccari, Testo di Salvatore
- Tu dici che la nonna l'ha capito, sembra così serena? - sussurrava Giovanni al padre. Il padre allargò le mani e alzò gli occhi al cielo, si girò verso la madre e le sorrise.
La signora Lina si accorse del sorriso, ma continuò a parlare con la moglie del nipote.
- Mi raccomando, i centrini del salotto li ho promessi all'Adalgisa, daglieli, per quanto riguarda il resto non mi importa di nulla, fatene quel che volete, ma il comoncino, sai, quello che tengo nella mia camera da letto, mi piacerebbe che lo tenessi tu. -
- Ma cosa dici nonna, è solo per un mese, fra un mese torni a casa e facciamo una bella festa, con tutti i parenti. -
- Dici? Io non ci credo e ti confesso che tutta questa voglia di ritornare a casa non ce l'ho, sai, nella vita ci sono delle tappe, ognuna è diversa, è meglio chiudere la precedente quando si apre la nuova, e sai che ti dico? Le novità non mi sono mai dispiaciute. Bene, adesso andiamo. -
E la signora Lina si alzò dalla panchina cercando di stare ben dritta, -andiamo- ripeté.
Nino
Senza questo piccolo annuncio, forse, il prequel di Eluz giunto alla chetichella, nottetempo, passerebbe inosservato. E sarebbe un peccato perdersi il racconto appassionato dell'infanzia forsennata di Nino, che va a rotta di collo verso una vita spericolata. Ma non alla maniera stucchevole e retorica di certe rock star patetiche e imbolsite che farfugliano e cantano e bevono whisky in qualche bar. Qualcuno dovrebbe (nel caso del racconto di Eluz, avrebbe dovuto) fare qualcosa e subito per Nino e per gli altri numerosissimi Nino, Salvo, Calogero, Filippo, Carmelo che hanno solo una maestra: la strada. Quella lercia delle periferie di Palermo che pullula di pusher e malfattori di ogni risma. Fate un salto a ritroso e andate a leggere "Crudeli innocenze" facendo clic sul tag "Un racconto al giorno".
sabato 13 febbraio 2010
Vado a rileggere subito Il Gattopardo!
Il Prof. Centorrino, in quota Pd e dentro il governo Lombardo, l'ha sparata grossa. Dice che autori come Tomasi di Lampedusa, Sciascia e Camilleri portano sfiga (sic!!!). Ma a chi? Al Pd, immagino. Restando in modo convinto a sinistra, rileggo "Il gattopardo" tutte le volte che voglio (mi piace molto e mi piace moltissimo il film di Visconti)e non voto Pd.
Isole brade - San Bartolomeo il Temuto
Foto e testo di
Loredana Salzano
(dalle Eolie)
Sì, è lui. L'ho riconosciuto stamattina dal botto poderoso delle nove. Oggi, 13 febbraio, è San Bartolomeo Martire, Patrono di Lipari. E fin qui niente di strano. Lo "strano" semmai è che tutte le volte che durante l'anno sentirete botti e festeggiamenti, sappiate che è quasi sempre in onore di San Bartolomeo. Qui al patrono ci tengono assai. E per non sbagliare lo festeggiano almeno quattro volte. A febbraio (San Bartolomeo dei pescatori), a marzo (dei contadini), ad agosto (festa grande e ufficiale della chiesa) e infine (?) a novembre (dei terremotati).
Ho scoperto che San Bartolomeo è un santo temutissimo. Gli "intervistati" (gente dai trenta ai cinquant'anni e passa) mi hanno risposto che avevano paura del santo. Temevano, da bambini, che l'amato patrono, a seguito di qualche loro marachella, venisse nottetempo a punirli tagliando loro la lingua con il suo affilatissimo coltello...
FotoRacconto - Il rabbino Saul
Foto di Paolo Beccari, Testo di Pirsimona
Era stata una giornata intensa per il rabbino Saul. Quel giorno all'interno della sinagoga aveva officiato la cerimonia della semikhà, l'investitura tramite cui aveva designato il suo successore. Tale cerimonia era necessaria affinché il nuovo rabbino, suo nipote Geremia, potesse esercitare la funzione di capo riconosciuto della comunità ebraica. Era fiero di avere potuto investire il nipote di quell'incarico e per questo aveva lavorato sull'insegnamento del ragazzo fin da quando Geremia era un bambino. Allo stesso tempo però Saul non riusciva a liberarsi dall'inquietudine che lo turbava: essere un rabbino non era un ruolo facile in un momento di contrasti religiosi come quello che stavano vivendo, e inoltre i rapporti tra loro e le comunità cristiane non erano mai privi di tensioni e incomprensioni. Sperava che Geremia avesse raggiunto una forza morale adeguata alle prove che avrebbe dovuto affrontare giorno per giorno e si augurava che tenesse sempre a mente i suoi insegnamenti sul rispetto della creazione, degli altri uomini e del rapporto con Dio.
venerdì 12 febbraio 2010
Il libro (di carta) di Gian Mauro Costa
Dopo nove anni (ma sembra ieri) dall'uscita di "Yesterday" torna in libreria, ancora per Sellerio, Gian Mauro Costa, con un romanzo bello e intrigante, "Il libro di legno".
Gian Mauro ed io abbiamo militato a lungo per il glorioso giornale del pomeriggio di Palermo, "L'Ora". Lui, giovane redattore, io giovane vignettista. In seguito ci siamo incontrati nuovamente sulle pagine di "Linus", e spesso i suoi articoli effervescenti su Palermo e dintorni sono stati corredati dalle mie vignette furiosamente antimafiose. Poi ci siamo persi di vista, peccato. Ma sono sicuro che un progetto potrebbe riunirci ancora: magari un libro da realizzare assieme. Di carta.
Domani, 13 febbraio alle 18 presso il Kursaal Kalhesa (Foro Umberto I, Palermo) si presenta "Il libro di legno". Ecco l'incipit.
Quella mattina di marzo la signora Margherita era di buonumore. E quindi cantava senza ritegno, dondolando il corpo imponente e la testa al ritmo del mocio grigio che scivolava leggiadro sulle mattonelle. Ma stavolta Enzo non era infastidito. Si era abituato ad avere a casa, tre giorni alla settimana, una signora delle pulizie selvaggia e quasi analfabeta che andava pazza per Paolo Conte e conosceva a memoria tutte le strampalate parole delle sue canzoni. Le ascoltava con un mangiacassette rabberciato con lo scotch che portava con sé nel sacchetto dei detersivi.
FotoRacconto - Emigranti
Foto di Paolo Beccari, Testo di Fara
E' proprio una brava persona ziu Cicciu - pensa Abubakir nella sua lingua, mentre lo ascolta. Ziu Cicciu scendeva quasi ogni mattina a fare la passeggiatina e sempre si fermava a parlare un po' con lui che passava la giornata a guardia del suo mercatino personale. Gli raccontava di Petrosino, ammazzato dalla mafia proprio lì, della Vicaria che c'era una volta lì vicino, ma soprattutto ziu Cicciu gli raccontava di quando lavorava in Nigeria, con l'ENI come operaio. Aveva fatto l'emigrante pure lui e gli piaceva parlare dell'Africa con Abuba.
Una cosa ad Abuba dispiaceva. Ziu Cicciu non gli aveva mai stretto la mano.
giovedì 11 febbraio 2010
FotoRacconto - Gente di mare
Una nuova rubrica: una foto di Paolo Beccari, grande talento fotografico, raccontata in poche righe dagli scrittori de Il Sole e Le Nuvole. E' la volta di Yorick.
Foto di Paolo Beccari, Testo di Yorick
"E' che sono gente di montagna. Muntagnisi", ridacchiava lo zio Vincenzo guardando cosa si erano avventurati a ordinare due turisti tedeschi, seduti al tavolino del bar davanti al porto. Birra e cappuccino insieme. Non è che li prendesse in giro, anzi, gli piaceva scoprire che qualcuno la pensasse diversamente dai frequentatori abituali di quelle quattro strade. Glielo aveva insegnato il mare ad accettare qualsiasi idea degli altri, per quanto strana dovesse sembrare all'inizio. Due mesi prima si era sentito fratello di quei poveracci in barca sotto Lampedusa. I consigli che gli avevano dato per radio non gli erano piaciuti. Allora aveva spento tutto e aveva fatto di testa sua. "Gnaziè!", chiama. "Portami 'na birra puru a mia. Talè, fammi un cappuccinu". Solleva il cappello con due dita e saluta i suoi vicini: "Gutenabbent, cumpari me".
I Due Amici- La Copertina
Eccola, finalmente. Riconoscimento meritatissimo agli scrittori che hanno scritto questo racconto plurimo: che vi invito a rileggere (o leggere se capitate per la prima volta) andando al "tag" intitolato "Due amici". Ma qui, in questa frizzante sede, di amici ce ne sono molto più di due, lo vedete benissimo!
Grazie di cuore a Maurizio Clausi che ha titolato e digitalizzato un mio disegno facendolo diventare copertina.
mercoledì 10 febbraio 2010
La città sgrammaticata - La grande bouffe
Foto e testo di
Gigliola Siragusa
(da Palermo)
L'uomo è quello che mangia, scriveva il filosofo tedesco Feuerbach in un saggio del 1862 (Il mistero del sacrificio o l'uomo è ciò che mangia). Egli sosteneva, in questo trattato, che esiste un'unità inscindibile fra psiche e corpo: per pensare meglio dobbiamo alimentarci meglio. Dunque, stando a queste affermazioni, attraverso il cibo che scegliamo e mangiamo, sveliamo la nostra personalità. Io aggiungerei che anche il modo in cui mangiamo esprime la nostra identità ed il nostro rapporto con il mondo circostante.
Qui le sovrastrutture alienanti della cosiddetta "civilizzazione" non esistono. Significativa la maestria della signora nell'utilizzo del coltello.
martedì 9 febbraio 2010
Una storia d'amore in dieci righe
La sfida consiste nello scrivere un breve testo, non più di dieci righe, che racconti una storia d'amore. Eccezionalmente saranno ammesse anche le poesie a patto che siano contenute entro i limiti del formato indicato per i brani di narrativa (10 righe 10). E' proprio questa la scommessa: poche parole per un grande storia. Amore anche nell'accezione erotica, naturalmente. Lo spunto visivo lo fornisce questo acrilico realizzato nel 1998 ("Un raggio verde") che doveva far parte del corpo della mostra poi esposta l'anno successivo ai Cantieri Culturali della Zisa di Palermo. L'acrilico, poi, per motivi che non ricordo, fu scartato. Non fu mai mostrato in altre occasioni. E' un inedito, che dunque "appare" per la prima volta. Purtroppo, però, questa tela non è più in mio possesso.
lunedì 8 febbraio 2010
Da grande avrei voluto fare...
Isole brade - Marina Corta fa la differenza
Foto e testo di
Loredana Salzano
(dalle Eolie)
Lipari è la "capitale" delle Eolie. Location: Piazzetta di Marina Corta che è un po' il simbolo di Lipari. Ecco cosa vedo dal balcone di casa mia. D'estate come di inverno. La chiesetta della foto è sempre la stessa. Ha però tre nomi e tutti e tre, incredibilmente, in corso d'uso: Chiesa delle Anime del Purgatorio, Chiesa dei Santi Cosma e Damiano, Chiesa della Madonna della Neve (!)... A seconda della stagione, insomma. Una foto è stata scattata in luglio, l'altra in gennaio. Pare quel gioco della settimana enigmistica: trovate voi la differenza.
domenica 7 febbraio 2010
mercoledì 3 febbraio 2010
Arrivederci
Due Amici - capitolo 5
La città sgrammaticata - Materassi Street
Fotoreportage di
Gigliola Siragusa
(da Palermo)
Testo di Isidoro La Lumia
(Storico e patriota
palermitano,
1823-1879)
"Regolamenti di polizia urbana difettavano del tutto o giacevano trasandati da un pezzo; il suolo pubblico reso libero campo a chi volesse ingombrarlo, con illimitata licenza concessa ad ogni maniera di abusi, nessun sistema ordinato di spazzatura delle strade, quasi queste dovessero spazzarsi da sé, o bastasse affidare tal cura al vento e alla pioggia..."
martedì 2 febbraio 2010
"Tra esitazione e certezza, tra casa e futuro"
di Daniela Vaccaro
Questo odore di biscotti sa di casa
Il burro e le uova impastano certezza
Bella è la via conosciuta
E oscura all'improvviso quella nuova
Dove i colori si confondono nell'esitazione
E fanno tremare i polsi di futuro
Come una porta sul buio è il futuro
Andare lontano da casa
Non può che trasmettere esitazione
Laddove adesso hai bisogno di certezza
E hai paura di una gioia nuova
Che oscuri del cuore la parte conosciuta.
Io mi chiedo, invece, se avessi conosciuta
La rapida curva che avrebbe preso il futuro
Mi sarei negata felicità nuova
Avrei scelto di non aprirti la mia casa
Per rimanere nel freddo grembo della certezza
Che mi avrebbe risparmiato l'ansia di ogni tua esitazione?
No, rispondo, senza esitazione.
Ogni goccia andava conosciuta
In me è assoluta certezza
Anche se è oscuro il futuro
Ti ho aperto la mia casa
E tu hai portato aria nuova
Anche questa eco non è nuova
Il silenzio della tua esitazione
Risuona nelle stanze della mia casa
E' una sensazione conosciuta
Eppure non ho paura del futuro
perché mi accompagna la mia certezza
Quello che provo, è la mia certezza
Questo mi fa sentire comunque nuova
Pronta ad afferrare il futuro
Nella malinconia non c'è esitazione
La forma del mio cuore mi è conosciuta
Il mio cuore è la mia casa
Ricorda: tra esitazione e certezza
Tra casa e futuro
Oltre la via conosciuta, ci sono io, NUOVA.
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