venerdì 7 maggio 2010

Diario della pioggia - 1


Si comincia, ragazzi. Fate liberamente: ma ricordate, è un romanzo a fumetti o graphic novel, se preferite.
Tavola Uno

7 commenti:

  1. “Piove,dalla finestra vedo la città che si lava, ma non basterà a togliere la patina grassa di sudiciume, ma cosa penso? La città è solo cemento, metallo, vetro, una bella pioggia pulisce un po’, ma noi, chiusi in casa con la scusa della pioggia, per noi una pioggia non basta a pulire i pensieri.”
    Franco ha scritto queste tre righe sul computer e adesso le guarda, poi guarda la finestra, la pioggia che bagna la città, “fesserie, la pioggia non c’entra è la noia, la noia la vera nemica. Trentanni e neanche un progetto, neanche un amore vero, una passione”.
    Si alza di colpo, infila il giubbotto ed esce ,sotto la pioggia

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  2. Una pioggia fitta e incessante aveva colorato di grigio il paesaggio che riuscivo a vedere dalla finestra.
    Decisi di mettere un po'di ordine nei miei pensieri e da sempre conoscevo un solo modo,
    dargli forma con l'inchiostro

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  3. Su questi scatoloni di cemento, buttati in periferia da palazzinari ammanicati bene, oggi non c'è il sole che regna sempre in Google Earth. In giornate come queste, a Giorgio va di fare due cose: la prima è un decollo rapido al computer, con la visuale del suo palazzo che si solleva vertiginosamente fino perdersi nel totale del globo terrestre. Passatempo particolarmente indicato in giornate di pioggia o di malumore: Giorgio può dire a se stesso che il suo malumore non è che un microbo infinitesimale del cosmo, e che la pioggia che si prende tutta la città è poco più grande del microbo. Seconda cosa: sfogliare il diario per dare una forma più compiuta alle note prese negli ultimi giorni, per poi regalare al computer un po’ della sua memoria di uomo. Così, col tempo, potrà decollare da malumori e ricordi fino a farli diventare un puntino blu sotto di lui.

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  4. La pioggia scendeva fitta e aveva fatto buio prima ancora che calasse la sera.

    Jean, solo nel suo studiolo non la sentiva nemmeno battere contro i vetri, intento com’era a scrivere sul suo taccuino

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  5. La pioggia scendeva fitta fitta e s'era fatto buio prima ancora che calasse la sera.
    Jean, solo nel suo studiolo non la sentiva nemmeno battere contro i vetri, intento com’era a scrivere sul suo taccuino

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  6. Un consiglio, un suggerimento: per evitare di doversi poi arrampicare sugli specchi, limiterei il testo a quello che accade nella tavola in questione. Immaginare quello che avverrà dopo potrebbe risultare incongruo. Ma comunque, chi se ne frega: va bene lo stesso.

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  7. Era il primo temporale dopo quella estate lunga e torrida. Finalmente le gocce d'acqua cadevano fitte, accumulandosi sui tetti delle case per poi scorrere attraverso le grondaie e finire in strada.
    L'estate scivolava via, trasportata dalle
    grosse gocce limpide. L'aria aveva un buon profumo di terra bagnata e respirare quell'odore fece tornare a Giacomo il
    desiderio di continuare a scrivere il suo libro. Si sedette davanti al pc e le parole iniziarono a fluire rapide e fitte come le gocce di pioggia.

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