domenica 16 maggio 2010

Diario della pioggia - 15, 16, 17, 18, 19






Tavole: Quindici, Sedici, Diciassette, Diciotto, Diciannove

4 commenti:

  1. L’indomani Franco fu raggiunto in ufficio da una telefonata che non si aspettava; era Bina, quindi sapeva chi era, forse meglio di lui. – Ricordi –disse Bina – ieri ti avevo parlato di un mio amico Rom, ieri è stato aggredito da quattro uomini armati di coltello, lo hanno pestato, poi sono intervenuti dei poliziotti, gli aggressori sono fuggiti, lui pensando che i poliziotti lo volessero aiutare, non è fuggito, risultato, lo hanno arrestato perché se in una rissa è coinvolto un Rom per i poliziotti italiani è sempre il colpevole. Spero che non sia anche tu come gli altri, può anche esserti utile perché ho il sospetto che Omar lo hanno aggredito perché lo hanno collegato a me, e tu sai qualcosa di me, altrimenti non mi avresti agganciata, del resto anche io so qualcosa di te, quindi, almeno parzialmente, scopriamo entrambi le carte. Omar non c’entra niente, non sa chi sono ed è stato aggredito per dare un avvertimento a me. Fai qualcosa e non te ne pentirai. Stamattina sono stata minacciata da un personaggio che conosci, un americano, ma non so ancora che ruolo ha nella storia.-
    -Ho capito, ma devi dirmi cosa c’entri col dott. Wu e chi è l’americano che conosco-
    -Ho solo il compito di sorvegliarlo, non di nuocergli, l’americano è quello ferito da Scott-
    - Ho capito, vado a parlare col tuo Omar, ma dobbiamo vederci, mi devi raccontare quacos’altro.-
    Franco mise giù il telefono ancora perplesso, ma era tentato dal credere a Bina.
    Fare uscire Omar non fu difficile e nel colloquio che ebbe con lui si convinse che era soltanto un meccanico e che non aveva idea di chi fossero i suoi aggressori. Adesso era di nuovo a un tavolo con Bina, lei sorbiva il suo solito te, ma sembrava meno sicura della sera prima.
    -Omar non c’entra niente, ma io sono stata diffidata dal continuare a vederlo, addirittura in via quasi ufficiale, con una lettera, diciamo, dei miei superiori, ovviamente nulla di esplicito, hanno paura che se mi umanizzo un po’ divento meno affidabile ed efficiente, si, i miei superiori sono degli imbecilli, non avrebbero potuto trovare metodo migliore per aiutarmi a diventare più umana- Bina lo disse con un sorriso un po’ tirato, ma incantevole, Franco le credeva ancora, e questo lo irritava.
    -Omar è andato in officina, voglio aspettarlo a casa per vedere se riesce a descrivermi gli aggressori, ma credo che non servirà a nulla, saranno stati dei picchiatori assoldati, ti farò sapere-
    Franco pensò che non si sarebbero limitati a parlare dell’aggressione e anche lui sorrise.

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  2. Bello il tuo racconto, Salvatore. Conto di seguirti presto e di recuperare gli arretrati!!

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  3. tav 15
    -Ma sbagliavamo, continuò Sophie, sulla strada del ritorno Bogdan fu aggradito da tre uomini armati di coltelli e di bastoni.

    tav 16
    Io guardavo dalla finestra, era chiaro che lo volevano ammazzare.
    Chiamai la polizia ma non diedi il mio nome. Sai com’è!

    tav 17
    - Bogban si difendeva con le mani e con i piedi ma erano tre contro uno. Riuscirono a ferirlo in viso e se non fosse arrivata la polizia non so come sarebbe finita.

    tav 18

    -All’arrivo dei poliziotti, i tre si dileguarono in un baleno. Bogdan invece fu portato in cella. Ma ne uscì l’indomani. In fondo era lui l’aggredito.
    -Ti chiederai perché ti ho chiamato. Qualche sera dopo ne parlai con il mio principale che si arrabbiò moltissimo, fino a schiaffeggiarmi e mi fece promettere di non parlare con nessuno della cosa.

    tav 19
    -E’ adesso sono già tre giorni che non vedo più Bogdan, disse la ragazza. Due lacrimoni le scivolarono giù per le guance paffutelle.
    - Ho chiesto pure al suo capo-officina e neanche lui ha notizie. Tre giorni fa, appunto, gli diede una macchina da consegnare e da allora non l’ha più visto

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  4. «Una sera, all’uscita dall’officina, c’erano tre uomini armati ad aspettarlo. Uno di loro era Matranga, lo conosci? Gregorio si difese come poteva. Buio, pioggia, uno contro tre armati, per giunta. Fu anche colpito in pieno viso da una coltellata, ma stava quasi per disfarsi dei tre. Sai qual è la beffa della sorte? Che arrivarono due poliziotti, chiamati da chissà chi, e presero proprio Gregorio. Dal carcere lui chiamò me e io raccontai tutto a mio marito».

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