La gente, là fuori, sembrava impazzita. File di persone sotto gli ombrelli sgocciolanti, affollavano le farmacie e i venditori di ombrelli a due euro erano assaliti da torme di gente zuppa di pioggia e smoccolante. Jean tornò alla scrivania, riaprì il suo taccuino e scrisse a inizio pagina: “Pioggia” . Era turbato.
Scrivere era quasi automatico, in un inverno come quello. Una legittima difesa, come se la pioggia di lettere potesse sopraffare quella vera. Scrivere era necessario, in un inverno come quello. La minaccia della nuova influenza si stava facendo reale. O almeno era quella la sensazione, a giudicare dalle file davanti alle farmacie. Oltre ai vaccini e al gel disinfettante per le mani, altri articoli andavano a ruba, in quell'inverno zuppo di pioggia: gli ombrelli. Gli stessi ambulanti che venivano scansati con un sorriso di finta circostanza erano considerati benefattori e presi d'assedio come star. Era l'inverno della nuova peste e scrivere era necessario: un giornale di bordo avrebbe aiutato a capire. E poi, raccontare è sempre necessario.
Ah! Il diario, mai passare un intero giorno senza un’annotazione, c’è il rischio di perdersi un pezzo di passato, allora vediamo, gli ombrelli aperti nascondono i passanti, è normale, ma non è che una conseguenza, bisogna annotare l’evento, anche se non eccezionale, in mancanza d’altro, perché oggi, a parte che non mi è ancora arrivata posta, una sola cosa ho notato senza ombra di dubbio, scriviamola, ecco fatto “piove”.
Difficile iniziare un racconto sulla pioggia proprio adesso che siamo in primavera! Pensavo di avere svernato e invece... mi sa che dovrò ritardare il cambio stagione dell'armadio! Comunque, stanotte medito e vediamo se riesco a cimentarmi anche io con questo racconto
La pioggia battente e la finestra chiusa non erano sufficienti a coprire il brusio che proveniva dalla strada.Si era formata una lunga coda all'ingresso della farmacia e dalla vicina stazione arrivavano le urla della folla inferocita che cercava di accaparrarsi gli ultimi ombrelli.Nel silenzio dello studio tutto mi arrivava come filtrato,decisi di scrivere il diario della pioggia
La gente, là fuori, sembrava impazzita. File di persone sotto gli ombrelli sgocciolanti, affollavano le farmacie e i venditori di ombrelli a due euro erano assaliti da torme di gente zuppa di pioggia e smoccolante.
RispondiEliminaJean tornò alla scrivania, riaprì il suo taccuino e scrisse a inizio pagina: “Pioggia” .
Era turbato.
Scrivere era quasi automatico, in un inverno come quello. Una legittima difesa, come se la pioggia di lettere potesse sopraffare quella vera. Scrivere era necessario, in un inverno come quello. La minaccia della nuova influenza si stava facendo reale. O almeno era quella la sensazione, a giudicare dalle file davanti alle farmacie. Oltre ai vaccini e al gel disinfettante per le mani, altri articoli andavano a ruba, in quell'inverno zuppo di pioggia: gli ombrelli. Gli stessi ambulanti che venivano scansati con un sorriso di finta circostanza erano considerati benefattori e presi d'assedio come star. Era l'inverno della nuova peste e scrivere era necessario: un giornale di bordo avrebbe aiutato a capire. E poi, raccontare è sempre necessario.
RispondiEliminaAh! Il diario, mai passare un intero giorno senza un’annotazione, c’è il rischio di perdersi un pezzo di passato, allora vediamo, gli ombrelli aperti nascondono i passanti, è normale, ma non è che una conseguenza, bisogna annotare l’evento, anche se non eccezionale, in mancanza d’altro, perché oggi, a parte che non mi è ancora arrivata posta, una sola cosa ho notato senza ombra di dubbio, scriviamola, ecco fatto “piove”.
RispondiEliminaDifficile iniziare un racconto sulla pioggia proprio adesso che siamo in primavera! Pensavo di avere svernato e invece... mi sa che dovrò ritardare il cambio stagione dell'armadio!
RispondiEliminaComunque, stanotte medito e vediamo se riesco a cimentarmi anche io con questo racconto
Ci conto, Pirsi. Ma se vado avanti con le tavole, non sentirti sopraffatta. Non ci sono scadenze. Procedi, quando vorrai, secondo i tuoi tempi.
RispondiEliminaLa pioggia battente e la finestra chiusa non erano sufficienti a coprire il brusio che proveniva dalla strada.Si era formata una lunga coda all'ingresso della farmacia e dalla vicina stazione arrivavano le urla della folla inferocita che cercava di accaparrarsi gli ultimi ombrelli.Nel silenzio dello studio tutto mi arrivava come filtrato,decisi di scrivere il diario della pioggia
RispondiEliminaGianni ho postato sulla tavola tre ma non si vede,mi dice 6 commenti poi aprendo se ne leggono 5
RispondiEliminaok adesso c'e'
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