domenica 25 aprile 2010

Baci e guerra









Angelo e Mariella. Compagni di gioco. Per motivi diversi. Il primo, una furia selvaggia, peste irrefrenabile. La sorella, appassionata di film romantici. Io appassionato di film. Di guerra, indiani e cow boys. E già da bimbo non certo di bocca buona.
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9 commenti:

  1. Che infazia ricca e tribolata! Sei stato un bambino fortunato

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  2. Mi è mancato un pizzico di pragmatismo, però.

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  3. Quello si, ma per fortuna, direi.

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  4. Con il senno di poi, molto poi, un pizzichino non sarebbe stato malaccio.

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  5. Ma no... se no che infanzia è? E poi, le risposte che davi alla signora Franca quando cercava Angelok sono pragmaticissime. La storia è delicata e lirica, mi piace questa leggerezza.

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  6. Grazie, Giovanni. Sono contento che questa strana graphic novel, ma la chiamerei "brogliaccio grafico", ti stia piacendo.
    L'infanzia scevra da pragmatismo è una bella infanzia. L'età adulta senza una parvenza minima di sano pragmatismo è una estenuante lotta contro i mulini a vento. (Temo di aver enfatizzato il pragmatismo nella sua accezione peggiore).

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  7. A volte do ai miei bimbi delle spiegazioni razionali di alcuni eventi che li hanno incuriositi Poi me ne pento, però: forse è più giusto lasciare qualche dubbio, o comunque dare risposte aperte che possano mettere in moto la fantasia. Chissà qual è l'età buona, quella in cui il pragmatismo può prendere il sopravvento senza sembrare cinismo.

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  8. Ma più che pragmatico, incapace di dire bugie, il protagonista del brogliaccio. L'esempio buono non può certo essere Natale, pragmatico all'ennesima potenza e bugiardo impenitente. Ma non so se cinico: a occhio e croce, direi di no. Un anarchico individualista?

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  9. Meno male che il bimbo che eri non ha detto le bugie: essendo informata delle avventure del figlio, la mamma avrebbe avuto l'occasione per riportarlo in carreggiata.
    In Natale, invece, l'anarchia ci sta tutta: diffida delle istituzioni, anche di quelle casalinghe. In compenso, essendo completamente da solo, ha dovuto imparare per forza a chiamare per nome le sue paure.

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