domenica 25 aprile 2010
Baci e guerra
Angelo e Mariella. Compagni di gioco. Per motivi diversi. Il primo, una furia selvaggia, peste irrefrenabile. La sorella, appassionata di film romantici. Io appassionato di film. Di guerra, indiani e cow boys. E già da bimbo non certo di bocca buona.
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Che infazia ricca e tribolata! Sei stato un bambino fortunato
RispondiEliminaMi è mancato un pizzico di pragmatismo, però.
RispondiEliminaQuello si, ma per fortuna, direi.
RispondiEliminaCon il senno di poi, molto poi, un pizzichino non sarebbe stato malaccio.
RispondiEliminaMa no... se no che infanzia è? E poi, le risposte che davi alla signora Franca quando cercava Angelok sono pragmaticissime. La storia è delicata e lirica, mi piace questa leggerezza.
RispondiEliminaGrazie, Giovanni. Sono contento che questa strana graphic novel, ma la chiamerei "brogliaccio grafico", ti stia piacendo.
RispondiEliminaL'infanzia scevra da pragmatismo è una bella infanzia. L'età adulta senza una parvenza minima di sano pragmatismo è una estenuante lotta contro i mulini a vento. (Temo di aver enfatizzato il pragmatismo nella sua accezione peggiore).
A volte do ai miei bimbi delle spiegazioni razionali di alcuni eventi che li hanno incuriositi Poi me ne pento, però: forse è più giusto lasciare qualche dubbio, o comunque dare risposte aperte che possano mettere in moto la fantasia. Chissà qual è l'età buona, quella in cui il pragmatismo può prendere il sopravvento senza sembrare cinismo.
RispondiEliminaMa più che pragmatico, incapace di dire bugie, il protagonista del brogliaccio. L'esempio buono non può certo essere Natale, pragmatico all'ennesima potenza e bugiardo impenitente. Ma non so se cinico: a occhio e croce, direi di no. Un anarchico individualista?
RispondiEliminaMeno male che il bimbo che eri non ha detto le bugie: essendo informata delle avventure del figlio, la mamma avrebbe avuto l'occasione per riportarlo in carreggiata.
RispondiEliminaIn Natale, invece, l'anarchia ci sta tutta: diffida delle istituzioni, anche di quelle casalinghe. In compenso, essendo completamente da solo, ha dovuto imparare per forza a chiamare per nome le sue paure.