lunedì 12 aprile 2010
Cartoline da Barcelona - El català
Foto e testo di
Francesca Martinico
Chi vive o chi semplicemente passa da Barcelona e dalla Catalunya, sa che in questa regione esiste il bilinguismo, cioè si parla sia il castellano (che è quello che tutto il mondo conosce come lo spagnolo) che il catalano, ovvero la lingua ufficiale della regione catalana. Molti mi chiedono: ma che differenza c'è con lo spagnolo? La mia risposta è: il catalano è un'altra lingua, con una sua grammatica e un suo vocabolario, quindi i due idiomi si somigliano come si potrebbero somigliare l'italiano e lo spagnolo, essendo comunque lingue di ceppo latino.
A Barcelona, però, non si applica tanto la regola "tu sei a casa mia e devi parlare come dico io"... quanto la prospettiva "tu sei a casa mia, mi piacerebbe che parlassi anche la mia lingua: ti metto a disposizione tutta una serie di mezzi e strumenti per poter apprendere il catalano". Per questo esiste "el Consorci per la normalitzaciò linguistica", che organizza corsi di lingua di tutti i livelli (dal basico, all'intermedio, all'avanzato) e in svariate modalità (presenziale, semipresenziale, intensivo, con CD-ROM...) per andare incontro alle diverse esigenze delle persone che vogliono apprendere il nuovo idioma.
Se ciò non bastasse, esiste un gruppo di volontari che organizza gite, escursioni, visite itineranti per la città o per i musei, in modo da creare occasioni per conoscere meglio la città e per migliorare la fluidità del nuovo idioma. Oggi per esempio sono stata al "Museo d'Historia de la Catalunya", insieme a un bel gruppo di persone di tutte le età e di diverse nazionalità. Questo è, secondo me, un buon esempio di accoglienza e di buona convivenza.
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L'iniziativa descritta è una gran bella cosa, e fa riflettere sul fatto che basta veramente poco per fornire ai cittadini (soprattutto a quelli stranieri) degli strumenti per ambietarsi e per conoscere la città in cui vivono. Purtroppo faccio il paragone con Palermo che, nonostante si trovi più o meno sullo stesso parallelo di Barcellona, è lontana mille anni luce dalla bella città spagnola. Altro che iniziative per visitare musei... Voglio però spezzare una lancia in favore di Palermo, visto che sto facendo il paragone con Barcellona: ci sono meno turisti assatanati e il mare è molto ma molto più bello (nonostante le nostre spiagge trascurate)
RispondiEliminaSai Francesca, fino a poco tempo fa non sapevo che in Spagna ci fosse questo bilinguismo. Mi sembra la variante umana del padano obbligatorio...
RispondiEliminaSembrano i leghisti spagnoli, Yorick ma c'è una differenza FONDAMENTALE, la Catalunya non è un paese inventato come lo è la "padania"
RispondiEliminaC'è anche un'altra differenza fondamentale, il catalano è una lingua e il padano no, nella cosiddetta padania si parlano almeno tre dialetti di ceppi diversi e due lingue, il patuan e il ladino, ridotte in ristrettissime enclavi, in ogni caso la lingua non ha mai costituito l'essenza di un paese, quasi tutte le grandi nazioni non sono mono lingua, e una lingua diversa, se nessuno ci specula sopra per ben altri fini, non ha mai inpedito la pacifica convivenza. A proposito il Catalano è ben presente anche nel siciliano dove almeno per un paio di secoli si parlava nella corte aragonese
RispondiEliminaPirsi, diciamo anche che i turisti sono anche in fuga: troppa troppa munnizza.
RispondiEliminaHo esagerato con gli "anche":
RispondiEliminaEcco a cosa serve la munnizza, a spaventare le flotte di turisti assatanati! Così i palermitani stanno più tranquilli e non si devono sforzare di capire un'altra lingua...
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