lunedì 28 giugno 2010

Diario della pioggia - 57, 58, 59




Tavole: 57, 58, 59
Si chiude il settimo capitolo. Ne resterebbero da disegnare cinque. Intanto il Diario della pioggia, incompiuto, va in letargo. Splende il sole. Niente nuvole e soprattutto, niente pioggia.

5 commenti:

  1. Cinque capitoli su 7 pronti?
    Quindi stiamo parlando, nelle intenzioni,
    di un volume di almeno 140 pagine?
    Ah! Spero vivamente che il letargo finisca
    presto e che si possano vedere presto
    cose nuove.

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  2. No, Luigi, mi sono spiegato male: questi apparsi nel blog sono 7 capitoli, una sessantina di tavole. Per completare l'opera occorrono altri 5 capitoli, una quarantina di pagine. Alla fine dovrebbero essere dodici capitoletti. Ma la spinta propulsiva si è eaurita. Ho provato a cominciare il cap.8. Solo due tavole pronte, poi il grande sonno: forse non mio... Direi, ecco, la grande indifferenza editoriale. Ti ringrazio per la stima e l'attenzione. Le apprezzo moltissimo, ciao!

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  3. Ero indietro di dieci tavole, vorrei pubblicare tutto qui, in una botta sola. Gianni, la tua storia per immagini è appassionante, con personaggi a tutto tondo, dalla personalità ben disegnata. Spero anch'io che tu possa riprendere a lavorare per il Diario. Grazie per averci invitato a giocare!

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  4. La sera, a cena insieme, lo zio Nonò parla del tempo, della pioggia. Infine chiede: «Ma lo sapete cosa vuol dire Nonò?». Gregorio smette per un attimo di bere, chiede cosa vuol dire solo con un movimento delle sopracciglia. «Vuol dire Noah. Noè, se preferite. Insomma – ridacchia dando una pacca sulla spalla di Gregorio – alla pioggia ci sono abituato, pure a quella che non smette mai».
    Giorgio continua a raccogliere un diluvio di parole. È lo zio Nonò che racconta. Noè. Un Noè che non ha costruito in tempo la sua arca. «Gregorio e Lara uscivano insieme, si volevano bene. Avevamo appena chiuso l’officina, ero in macchina. Sotto la pioggia, tanto per cambiare. Ah, era la prima sera di Hanukkah. Magari non vuol dire niente, ma per me è una sera speciale. Per questo voglio descriverti le persone che ho incontrato, Giorgio. Sono sicuro che c’è un legame tra tutte. Ad accendere le luci di Hanukkah devi pensarci tu. Allora, ho visto un uomo con un cane bianco, seduto sotto i portici. Una donna vestita di scuro, con i capelli lisci, neri. Mentre la seguivo ho incontrato un uomo rotondetto, con gli occhiali».
    «La donna – continua lo zio Nonò – l’indomani, secondo giorno di Hanukkah, è venuta all’officina Mi ha chiesto di Gregorio, mi ha detto di riferirgli un appuntamento. Tra dieci minuti, davanti al parcheggio. Non mi piaceva e l’ho detto a Gregorio. Per niente. Gli ho consigliato di non andarci. Lui si è fatto serio, ma è partito. Io li vedevo parlare, da lontano. Lei nel fascio di luce del lampione, neanche sembrava di questa terra. Poi ha sparato. È stato un attimo: io ho visto tutto. Il colpo, il lampo, Gregorio che si piegava e cadeva a terra. Lei ha sparato ancora. Io sono corso da Gregorio, l’ho preso tra le braccia. Mentre lo stringevo si è abbandonato, come un bambino che si addormenta».

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