Ma continuava a piovere, la gente si ammassava sugli argini rinforzati del fiume, e questo, ancora gonfio , scorreva tumultuoso fra di essi. Due giorni prima, in alcuni quartieri aveva tracimato,adesso minacciava di nuovo di tracimare. Il prof. Pellegrini, adesso che i lavori del dipartimento erano iniziati, cominciava a riflettere, non era soltanto una questione di faglia geologica, ma ora il pericolo veniva anche dal fiume, non se la sentiva più di coprire il rischio; telefonò al ministro per raccontargli la storia, si assunse le sue responsabilità e il ministro lo ringraziò cortesemente assicurandogli che adesso poteva stare tranquillo perché avrebbe preso la cosa nelle sue mani. - Quell’imbecille di Pellegrini se parla può rovinare tutto – Pensò il ministro posando il telefono, la questione non era il padiglione, ma il piano edilizio che il padiglione doveva favorire, bisognava mettere il prof. In condizione di non nuocere. Il prof. Pellegrini, sempre più preoccupato salì sulle colline, il tempo peggiorava sempre di più, il cielo era nero di nembi, sembrava un cerbero gelato che puntava il suo pasto, e questo era la città. Pellegrini adesso era sconvolto, il ministro se lo vide arrivare nel suo ufficio, aveva forzato il filtro della segretaria e adesso gridava buttandogli in faccia l’incartamento della perizia geologica. Il ministro fu rapido a fare sparire l’incartamento e all’arrivo della sicurezza si vide un ministro aggredito da un prof. Esagitato, ce ne era abbastanza per fermare il professore, ma ormai si capiva bene, sottolineò il ministro, il povero professore non era in se, aveva bisogno di cure.
Mentre il sindaco gioca a Monopoli col plastico di Zambrotta, la collina vomita fango. È un flusso inarrestabile quello che si porta a valle copertoni, lattine, e avanzi di umanità. Belleli vede la fiumana che cala a valle e chiama il sindaco. Fuori stanza. In riunione; sta ricevendo gli assessori; la richiamerà. Belle e varie le risposte dei tirapiedi, che si potrebbero riassumere così: il sindaco se ne fotte di lei, caro Belleli, e la sua amata idrogeologia se l’appende al membro virile. Belleli va a vedere di persona se può salvare il salvabile. Si inerpica sulla collina di fronte Zambrotta, inzuppandosi di acqua e sprofondando nel fango. Il quartiere nuovo sembra piccolo e saturo di pioggia. Poi la nuvola dietro la collina si anima e prende forma: gli pare una bestia pronta a mangiarsi tutto. Un paio di lampi e la bestia sembra viva: Belleli non sa se glielo fanno chi occhi o se è arrivato il suo momento. Allora si gira, corre e cade, scivola e si infanga, si rialza e corre. Arriva al Comune, butta via l’impermeabile e si fa strada verso l’ufficio del sindaco. «Sta uccidendo i suoi concittadini, lo sa?», esplode Belleli, prima di essere portato via dai vigili. Quello che deve sapere, il sindaco lo sa.
Ma continuava a piovere, la gente si ammassava sugli argini rinforzati del fiume, e questo, ancora gonfio , scorreva tumultuoso fra di essi. Due giorni prima, in alcuni quartieri aveva tracimato,adesso minacciava di nuovo di tracimare.
RispondiEliminaIl prof. Pellegrini, adesso che i lavori del dipartimento erano iniziati, cominciava a riflettere, non era soltanto una questione di faglia geologica, ma ora il pericolo veniva anche dal fiume, non se la sentiva più di coprire il rischio; telefonò al ministro per raccontargli la storia, si assunse le sue responsabilità e il ministro lo ringraziò cortesemente assicurandogli che adesso poteva stare tranquillo perché avrebbe preso la cosa nelle sue mani. - Quell’imbecille di Pellegrini se parla può rovinare tutto – Pensò il ministro posando il telefono, la questione non era il padiglione, ma il piano edilizio che il padiglione doveva favorire, bisognava mettere il prof. In condizione di non nuocere.
Il prof. Pellegrini, sempre più preoccupato salì sulle colline, il tempo peggiorava sempre di più, il cielo era nero di nembi, sembrava un cerbero gelato che puntava il suo pasto, e questo era la città.
Pellegrini adesso era sconvolto, il ministro se lo vide arrivare nel suo ufficio, aveva forzato il filtro della segretaria e adesso gridava buttandogli in faccia l’incartamento della perizia geologica.
Il ministro fu rapido a fare sparire l’incartamento e all’arrivo della sicurezza si vide un ministro aggredito da un prof. Esagitato, ce ne era abbastanza per fermare il professore, ma ormai si capiva bene, sottolineò il ministro, il povero professore non era in se, aveva bisogno di cure.
Mentre il sindaco gioca a Monopoli col plastico di Zambrotta, la collina vomita fango. È un flusso inarrestabile quello che si porta a valle copertoni, lattine, e avanzi di umanità. Belleli vede la fiumana che cala a valle e chiama il sindaco. Fuori stanza. In riunione; sta ricevendo gli assessori; la richiamerà. Belle e varie le risposte dei tirapiedi, che si potrebbero riassumere così: il sindaco se ne fotte di lei, caro Belleli, e la sua amata idrogeologia se l’appende al membro virile. Belleli va a vedere di persona se può salvare il salvabile. Si inerpica sulla collina di fronte Zambrotta, inzuppandosi di acqua e sprofondando nel fango. Il quartiere nuovo sembra piccolo e saturo di pioggia. Poi la nuvola dietro la collina si anima e prende forma: gli pare una bestia pronta a mangiarsi tutto. Un paio di lampi e la bestia sembra viva: Belleli non sa se glielo fanno chi occhi o se è arrivato il suo momento. Allora si gira, corre e cade, scivola e si infanga, si rialza e corre. Arriva al Comune, butta via l’impermeabile e si fa strada verso l’ufficio del sindaco. «Sta uccidendo i suoi concittadini, lo sa?», esplode Belleli, prima di essere portato via dai vigili. Quello che deve sapere, il sindaco lo sa.
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