mercoledì 30 giugno 2010
La luce e i morsi
Femmine che non saranno esposte da Nzocchè, ma solo perché esposte alla parete di una carissima collezionista.
Cartoline da Barcelona - Lo sbarco
Foto e testo di
Francesca Martinico
26 GIUGNO 2010
Questa storia che voglio raccontarvi parte più o meno a settembre, da un'idea lanciata quasi per scherzo tra amici: perchè non si organizza uno sbarco dei mille dall'estero, per tornare in Italia e rivendicare i diritti di un paese civile?! Quell'idea fu lanciata da Andrea, un insegnante della scuola italiana di Barcellona. Dopo 9 mesi (come se fosse davvero un parto) la "nave dei diritti" è partita da Barcelona per approdare al porto di Genova, dove gli "auto-esiliati" (non 1000 ma circa 500) provenienti dalla Spagna, ma anche da Bruxelles e da Londra sono stati accolti con un cartello che diceva "Ci siete mancati". Io c'ero. Mi sono commossa a leggere quel cartello e a sentire la gente che ci diceva "grazie". A me? A noi? Semmai dovrebbe essere al contrario: noi dovremmo ringraziare voi che siete rimasti!
Su quella nave dei diritti c'erano tante storie di ragazzi, di donne e di uomini e di bambini (tanti bambini), storie diverse tra di loro, ma uniti dall'amore verso il proprio paese. Storie che hanno portato giovani di 20-30 anni a riempire una valigia di speranza e separarsi dalla propria terra, dai propri cari, per andare lontano, con tutte le difficoltà che questo comporta.
Ho provato delle emozioni che -credetemi- è davvero difficile da spiegare a parole. Vorrei trasmettere a tutti quelli che leggeranno questo mio post, il calore che mi è stato donato da tutti i miei coetani sparsi per l'Europa che vorrebbero tornare a casa, ma che non possono perchè non sono più disposti a scendere a compromessi o a vivere nel medioevo oscuro in cui è sprofondata l'Italia e l'abbraccio che mi è stato regalato da tutti gli italiani che nonostante tutto restano e lottano.
Chiudo con il messaggio che ci ha lasciato Saramago prima di morire: «Ciò di cui ha più bisogno il popolo italiano, di questi tempi, è il rispetto di se stesso»
Taxi driver alla bolognese
martedì 29 giugno 2010
Elisabetta-Fedra
"Fedra" (Ippolito portatore di corona) di Euripide, nella traduzione rigorosissima e filologica di Edoardo Sanguineti, non è una tragedia di tutto riposo: per definizione le tragedie sono oltremodo impegnative. Accanto a me, a sinistra mia moglie quasi in apnea (come me, per non perdere una parola, un sussulto, un alito), a destra invece una brunetta occhialuta che è arrivata a sbuffare e a dire "Che palle!". L'ho odiata quanto basta, in silenzio. "Fedra" tesa, affilatissima ed anche ostica: al punto che gli spettatori eterogenei del Teatro Greco non sospettavano prima di pagare il biglietto. Poi, un discreto passaparola, ha fatto sì che la vulgata fosse in definitiva la dicotomia di giudizio: bella Aiace, difficile (ma si sprecano gli eufemismi) Fedra. Io ho assistito ad entrambe. Aiace è stata lava pura-incandescente fuoiruscita dal talento di Maurizio Donandoni, Fedra è stata il trionfo sofisticato e molto sofferto di Elisabetta Pozzi. L'Eros malato (sempre per i capricci dei dispettosi demoni: gli dei secondo il grande Sanguineti) che cede il posto a Thanatos attraverso tutte le parole che il poeta di recente scomparso ha raccolto come sassi, talvolta come macigni. L'amore e i sensi cristallizzati nella roccia. Una roccia dura, intrisa di sentimenti da osservare e talvolta da decriptare. La Pozzi, secondo me (ma sono in buonissima compagnia in questo giudizio) è la più grande attrice teatrale in Italia. Almovodar, il grande regista spagnolo, l'ha chiamata per il suo film: sarà una madre. Brava, Elisabetta, bravissima!
La città sgrammaticata - Aerosol art
Foto e testo di
Gigliola Siragusa
Qualche tempo fa ho passato un pomeriggio entusiasmante in compagnia di questo gruppo di ragazzi che ha fatto dell'Aerosol art un modus vivendi.
"L'Aerosol Art è la naturale evoluzione di un movimento nato nella subway di New York circa 30 anni fa, ad opera di giovani di tutte le etnie, principalmente afro-americani e ispanici. Essa si basa sull'utilizzo di bombole spray esclusivamente a mano libera, su qualsivoglia superficie."
Se ben indirizzata questa forma d'arte può valorizzare i muri anonimi o degradati della nostra città, quindi niente multe, per favore, a chi si esprime con arte. Le multe riserviamole a chi imbratta monumenti, segnali stradali o edifici di rilevanza pubblica.
lunedì 28 giugno 2010
Diario della pioggia - 57, 58, 59
domenica 27 giugno 2010
Il più bello di tutti
Tra gli scanazzati dipinti freneticamente tra il 2000 e il 2001 è questo il più bello di tutti. Si chiama "Il giocatore dell'Albergheria". Non andrà in trasferta al Borgo Vecchio (da Nzocchè). Rimarrà a casa accanto ad altri acrilici inalienabili. Guardatelo qui, se vi accontentate. "Primavera tardiva", altra tela che rientrava nella categoria degli invendibili, sarà invece in mostra. Le cose cambiano. Poco, ma cambiano.
sabato 26 giugno 2010
venerdì 25 giugno 2010
Tu adesso mi vedi così
"Tango" è il titolo di questo acrilico realizzato nel 2000. Lo vedrete dal vero da "Nzocchè" a partire da venerdì 9 luglio (inaugurazione alle ore 19). La mostra, lo sapete già, si chiama "Femmine e Scanazzati" ed è una selezione di acrilici su tela del periodo 2000-2001: in quel frangente dipingevo (o forse raccontavo) femmine dalle anatomie irregolari, dotate di pathos, thanatos e soprattutto eros. Ma c'erano, prepotenti e sguaiati, sporchi e mezzi nudi, anche gli "Scanazzati" che guardavano obliqui e imparavano anzitempo l'ars amandi.
Ricominciare da zero
Anche voi come me di sinistra?
Sembra ieri
Racconto di Fara
Foto di Gigliola Siragusa
Avevo 7-8 anni non di più e in campagna, da mio nonno, veniva una famiglia, padre madre e una decina di figli. Non saprei dire quanti anni avessero. L’unica cosa che capivo è che erano poveri. E i poveri non hanno età. Venivano per raccogliere le mandorle e per sgusciarle. Li trovavo al lavoro a mezza mattina, quando mi alzavo. I bambini e la madre seduti sotto il banano che sgusciavano le mandorle e il padre e i figli più grandicelli che raccoglievano e versavano i canestri nel mucchio.
A mezzogiorno mia nonna preparava una “quararata” di pasta con sugo e tanto olio “mi raccumannu, mettici ogghiu assai” diceva mio nonno, un fiasco di vino e una forma di pane tondo grande come una ruota di carretto. Acqua no, bevevano “a cannolo” l’acqua del pozzo.
Mangiavano e ricominciavano a raccogliere e sgusciare mandorle. Al tramonto mio nonno chiamava il padre famiglia e gli dava qualche lira. "Voscienza binirica" diceva rinculando...
Sarebbero tornati l’indomani.
Forse è per questo che crescendo sono diventata "di sinistra".
Ecco, a me pare che Marchionne, Marcegaglia e anche qualche vicino di casa divenuto nel frattempo "padroncino" vogliamo ritornare ad avere questo tipo di lavoratori: "servi riconoscenti".
giovedì 24 giugno 2010
mercoledì 23 giugno 2010
Sole e Nuvole: Sergio Algozzino
Ecco l'omaggio di Sergio Algozzino al blog solenuvoloso. Sergio non ha bisogno di presentazioni, ma per i numerosi frequentatori che non frequentano fumetti e affini, ecco due righe esplicative. E' un giovane autore palermitano che coraggiosamente ha deciso (almeno, fino a questo momento) di spendere il suo grande talento in questa città bella e morente. Sergio è anche musicista, ma è soprattutto l'anima fumettistica di Palermo e dintorni. Non c'è evento culturale e editoriale che non lo veda protagonista, in prima fila. Cultore della comic art, ne sa più lui che un'enciclopedia intera. Disegna benissimo, scrive benissimo, insegna benissimo: scuola del fumetto (a Palermo). Tra i suoi lavori recenti, le graphic novels: "Pioggia d'estate" (uscito prima in Francia e poi in Italia), "Ballata per Fabrizio De Andrè", "Comix Show". E poi c'è "Epictete", poetica strip che pubblica in Francia... Sergio Algozzino e Claudio Stassi, per me, sono le punte di diamante del fumetto a Palermo. Ve lo garantisco.
Muri parlanti - Pleonasmo
Anarchia
Per me, quando dipingo, nessuna regola. Amo questa dicotomia tra vita e arte. Non mi hanno mai affascinato (forse solo un po' da adolescente) il genio e la sregolatezza: ossia la perfetta identificazione tra creazione artistica e vita quotidiana (per moltissimi artisti la follia creativa non ha soluzione di continuità con la vita di tutti i giorni che percepiscono come capriccio esistenziale: che non guarda in faccia nessuno e calpesta tutto e tutti). Però, quando dipingo, vige tra me e la tela la libertà più assoluta. Chiamatela pure anarchia. Un'utopia che si realizza nel momento esatto in cui il pennello sfiora la superficie bianca.
martedì 22 giugno 2010
Sole e Nuvole: Luigi Bicco
Ricevo da Luigi, amico di recentissima acquisizione (ma ho come la sensazione di conoscerlo da anni), una lettera e un disegno che trovo bellissimi.
Ehilà, Gianni!
Ho scelto di ritrarre due dei pirati che sono presenti nella testata del tuo blog nonostante fosse stato già fatto da altri. Questo perchè quei due pirati mi sono simpatici. Soprattutto quello con il barbone e con tutti e due gli occhi (particolarità inusuale per un pirata che si rispetti). Ma lui, il barbone appunto, è più di un pirata. Lui gioca allo stesso tempo coi coltelli e con i sogni. Quella barchetta di carta che stringe tra le mani la dice lunga. Ed è così che vedo il tuo blog. Capace di raccontarsi attraverso gli aspetti più differenti. Riflessioni profonde e taglienti velate da un disincanto mai forzato o rassegnato. E contemporaneamente colori e contrasti forti, come quelli dei tuoi dipinti, che riportano alla mente giorni e notti dalle atmosfere marziane, che probabilmente non abbiamo e non vedremo mai. Quel pirata lì, con quella barchetta tra le mani, se le racconta da solo, le storie. E quando ha voglia, ne racconta una anche al biondino dietro di lui. Ecco cosa vedo.
Di me ti dico poco o nulla. Anche perchè non so granchè di me stesso.
So che lotto come tutti, novelli Don Chisciotte della Mancia, per tenermi a galla e non affondare. E menando fendenti a destra e sinistra sui mulini a vento, cerco ogni tanto di tirare su la testa per qualche momento. Ma pure Sancho Panza e il mio destriero, guardandomi dabbasso, si chiedono se io non sia solo un fesso. Io li guardo e, con la loro più intima approvazione, sorrido. Chi, al mondo, può dire di essere un fesso?
Felloni. Quando scendo avrete di che pentirvi.
Madonna mia. Appena toccherò suolo, saranno mazzate.
Luigi
Ancestrale
Non sarà in mostra, ma questo acrilico forse qualche dritta la fornisce a proposito di eros (solo dei sensi). Un eros scevro dal condizionamento del super-io. Con il quale posso identificarmi in qualità di pittore e dal quale prendere viceversa le distanze in quanto uomo erotico e sentimentale.
lunedì 21 giugno 2010
La città sgrammaticata - Smoke in your eyes
Foto e testo di
Gigliola Siragusa
Devo confessare che la mia passione più grande è il ritratto. Palermo offre un'infinità di volti caratteristici che si prestano ad essere fotografati. Lo zio Tonino, per esempio, si è fatto immortalare con il suo amore più grande: la sigaretta. Alla bella età di settantotto anni, infatti, continua a fumare imperterrito, assaporando la sigaretta con estrema voluttà. E poi scrivono sui pacchetti di sigarette "Il fumo nuoce gravemente alla salute"! Chiedetelo allo zio Tonino...
domenica 20 giugno 2010
Aiace
L'Aiace interpretato da Maurizio Donadoni è una furia selvaggia, un vulcano che esplode, un oceano in tempesta, una diga che rompe gli argini. Aiace perde il senno e trova la lucida follia per ribellarsi ai "dispetti" degli dei. L'uomo che per riconquistare l'onore perduto preferisce perdere la vita. Aiace era secondo solo ad Achille. Donadoni-Aiace non è secondo a nessuno.
Foto di Roberto Cibella
Anima di carne
Questo acrilico è stato per un po' candidato ad immagine della cartolina-invito. Non l'ha spuntata, però. Lo consolo pubblicandolo oggi. Lo vedrete in mostra da Nzocchè.
sabato 19 giugno 2010
Oversize
Questo acrilico è di dimensioni decisamente grandi e non potrà essere esposto da Nzocchè venerdì 9 luglio p.v. nella personale "Femmine e Scanazzati" del vostro affezionatissimo. Però lo mostro qui.
venerdì 18 giugno 2010
giovedì 17 giugno 2010
Sole e Nuvole: Badit
Riceviamo e volentieri pubblichiamo una lettera e un acquerello di Giovanni Lo Re, in arte e per il blog, Badit.
Caro Gianni, ti scrivo, da tempo medito di farlo, per parlarti un po' di me. "Sento"
che anche tu avresti voluto sapere qualcosa in più di me e penso che il senso della "riservatezza", del "rispetto" siano stati i motivi della nostra "inerzia". Finalmente ieri ho tolto gli anelli ed ho iniziato la fisioterapia (a volte mi ritrovo a sorridere pensando a me e a Yorick che vestiti da indiani danziamo, cantiamo e suoniamo attorno al falò!). Dunque, immagina cosa provo, da dove iniziare? Dall'inizio. I miei genitori "emigrano" dalla splendida "Polizzi Generosa", mio padre trova lavoro come portiere in via F. Parlatore e mia madre fa la casalinga/sarta. Nasco io e ben presto mi accorgo di essere "circondato" da due meravigliosi genitori, ma da ben poco altro. La mia "stanza" è un divano/letto all'ingresso ma anche stanza da pranzo/salotto! Anyway, leggo fumetti già nella culla e disegno appena scesone. Faccio il liceo artistico e poi architettura per due anni, nel frattempo lavoro in varie librerie (Europa, Cavour,l'Aleph, a fine mese non rimane nulla della paga già spesa per libri, 33 giri e fumetti!) e cerco di un mio personale spazio artistico in questa città, sigh: sì, riesco a vendere qualche quadro, qualche vignetta, lavoro in una ditta come grafico, ma ho un solo chiodo fisso, trovarmi uno spazio,una casa dove VIVERE. E così, a 22 anni, proprio 30 anni fa, trovo, grazie ad un caro amico che lavora nel settore turistico, questa mansarda che sto per lasciare. Sempre lui mi propone di lavorare al ricevimento grazie alla mia discreta conoscenza delle lingue. Insomma, finalmente riesco ad avere una casa e di conseguenza un affito, le bollette, etc. Lavoro saltuariamente in Sicilia e fuori, nel 1987 sono a Milano e ne approfitto per far vedere delle tavole alla "mitica" Fulvia Serra, che si complimenta e mi sprona a continuare. Da qualche anno lavoro come segretario nell'hotel Principe di Villafranca, un piccolo hotel 4 stelle dove, almeno, per fortuna, si respira quotidianamente un'atmosfera cosmopolita/culturale. Incontro giornalmente persone di tutte le parti del mondo, dall'Australia alla Cina, dalla Scandinavia alla Spagna, etc. e sono di casa Camilleri, Noa, Achille Bonito Oliva, Sgarbi, Arbore, Wim Wenders (che ha trascorso in hotel 3 mesi), Patti Smith, Vincenzo Consolo, Ficarra e Picone, i comici di Zelig. Sia ben chiaro che non nutro alcun fascino reverenziale verso i cosidetti vip, anzi, di tutti quelli incontrati, ho solo una dedica del grande Andrea Camilleri.
Adesso, caro Gianni, non so più che dire, mi sento un po' stanco e un po'
stupido, e poi non voglio annoiarti più di tanto.
P.S. Ieri ho ritrovato questo acquarello senza titolo, del 1994. Ho pensato subito al tuo blog e cosi l'ho chiamato Il Sole e le Nuvole. Se sei d'accordo, lo vorrei dedicare al blog.
Ciao
L'Isola di Gery, Giacomo e Raffaella
Domani, venerdì 18, nel pomeriggio, alla Feltrinelli di via Cavour a Palermo, presentazione di "Salina-La sabbia che resta" (Dario Flaccovio Editore), romanzo concepito da tre scrittori uniti da una grande amicizia: Giacomo Cacciatore, Raffaella Catalano e Gery Palazzotto.
Il collage è un mio piccolo omaggio, realizzato poco fa.
Ecco l'incipit del libro:
Quello che rimane è un buio sereno. Dopo gli arrivi,
dopo le voci, dopo gli spruzzi e il sudore.
Una nave cisterna sprofondata in un sonno apparente,
come una madre minuscola che nutre un mastodontico
figlio, irrora d’acqua le viscere dell’isola. Man mano
che si svuota attraverso il cordone ombelicale che la collega
alla terra, il suo ventre di ferro riemerge dal mare. Il
borbottio dei motori è gentile nella sua monotonia. Non
disturba il sonno di nessuno. Nemmeno di quei quattro
o cinque che dormono sul molo, in mezzo ai sacchi della
mercanzia che l’indomani sperano di vendere. Ecco quello
che resta. Dopo gli arrivi, dopo le voci, dopo gli spruzzi
e il sudore.
Calci e baci - Doppia coppia
Foto e testo di
Gigliola Siragusa
Siamo im piena fase "Mondiali", la Coppa del Mondo quest'anno in africano suona pressappoco così: "FIFA Sokker-Wèreldbekertoernooi in 2010". Poi c'è Waka-waka (This time for Africa) con la bella Shakira che canta attorniata da un gruppo colorato di ballerini. Poi ci sono le squadre, tra queste la nostra Italia, poi ci sono i tifosi, poi c'è la Lega nord che tifa Paraguay: speriamo almeno che non ci siano arbitri Moreno.
mercoledì 16 giugno 2010
Sole e Nuvole: Loredana Salzano
Ecco l'omaggio grafico al blog del vostro affezionatissimo da parte di Lò, pittrice, scultrice, fotografa, reporter dalle Eolie e in particolare da Lipari. Un talento a 360 gradi, senza requie e senza tentennamenti. Una vera Signora dei Vulcani. Non solo un disegno, anche un breve testo: eccolo.
Gianni, ti vedo come vedo il tuo blog. Un vulcano-di cuore (io differenzio i vulcani di cuore, quelli di testa e quelli di pancia)- ma uno non esclude l'altro. Gianni tra il sole e le nuvole. L'occhio però è verso il sole. Le nuvole sono alle spalle.
Autobus news - Il mio posto è qui
Foto e testo di
Giuseppe Scuderi
Chi può negare che una bambina di un anno circa sia un "soggetto a ridotta capacità motoria"? e che sia proprio lei a dirlo, leggendo come in un fumetto la "nuovoletta" affissa alla parete del bus? Chi non può non apprezzare i suoi capelli colorati e rallegrati dai batuffolosi elastici messi dalla sua mamma? Chi non può leggere nella sua espressione una contentezza di essere lì, come la sua mamma che le è seduta di fronte, e di sentirsi grande, importante, come quella sua forse ideale parente, la signora Rosa Parks di Montgomery, Alabama, che il 1 dicembre 1955 si rifiuta di cedere il posto da lei occupato su di un autobus ad un uomo bianco?
E purtroppo, chi non può anche non aver ascoltato qualche voce che, nella cattiveria che troppo spesso marca Palermo: "ma a picciridda picchi un'sa mette 'mrazza e lassa 'u posto a quacchinautro?"
martedì 15 giugno 2010
Scanazzati
E' tra gli acrilici che vorrei mostrare da Nzocchè ma è di dimensioni medio-grandi e rischia di prendersi una parete intera. A Emma Dante piacque molto (apprezzò anche il titolo, Talè) e ancora oggi è tra i miei preferiti.
lunedì 14 giugno 2010
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