La "trasfigurazione" è formidabile. Forse esplorando quel mondo hai capito che definire non è necessario, oppure impossibile, che le linee non sono marcate, che i contorni non sono precisi. Che è impossibile capire perché si nasce o si diventa scanazzati, che non si può dire se uno scanazzato è un buono o un cattivo. Che il suo mondo sfugge a ogni controllo, che la sua forza è difficile da pettinare. Mi viene in mente (soprattutto guardando i primissimi scanazzati) l'elogio di Franti, di Umberto Eco. Ecco, da che parte stanno i buoni? Qual è il confine oltre il quale il mondo cambia colore? Trasfigurazione è la parola giusta: si passa dal mondo che vediamo a quello che non possiamo vedere con gli occhi di umor vitreo, cristallino e retina. Un antipasto, un anticipo, un assaggio, ecco cos'è l'arte.
Trovo acutissima la tua analisi, Giovanni. E citando il Franti di Eco, hai fatto sì che io mettessi accanto a quello dei Ragazzi della Via Pal il tassello del Cuore deamicisiano. Da questo mix-immaginario (il mio primo libro è stato quello di Molnar, il secondo quello di De Amicis) è scattata la molla delle visioni vissute da bimbo: i ragazzini sporchi (ma non cattivi) osservati e un po' invidiati dal balcone di casa.
E' bello sentire citare un libro che abbia rappresentato una sorta di linea guida per molti ragazzi,principalmente in Ungheria(mia madrepatria),la sottoscritta non è una ecccezione.Vi consiglio anche film ma non saprei se hanno fatto la versione in italiano. Gianni,osservando i ragazzi dal balcone di casa hai avuto delle visioni, il resto è immaginario.Ma se fossi sceso....avresti 'oscurato' ancora di più,credo.
Io, in realtà, qualche amico con cui giocare, ce l'avevo. Angelok (se leggi latte psicosomatico vedrai che tipetto), Piero (altro tipetto), e c'era anche Mariella che dei film amava la parte in cui si baciavano. Lunghe sessioni di baci cinematografici, interrotti da sintomi dispnoici: prolungate apnee, per via di reale ignoranza tecnica... E c'era quel "nazista" di Giacomen... E poi il twist molto sensuale con Renata (si chiamava in realtà Rosalria...). Insomma, con le dovute cautele (talvolta eccessive) ero tra gli scanazzati anch'io. Ma scanazzati della picola borghesia. Quelli hard, quelli veri, erano inavvicinabili: troppo sporchi (sul serio) e parlanti uno slang (allora) per me inconmoprensibile.
La "trasfigurazione" è formidabile. Forse esplorando quel mondo hai capito che definire non è necessario, oppure impossibile, che le linee non sono marcate, che i contorni non sono precisi. Che è impossibile capire perché si nasce o si diventa scanazzati, che non si può dire se uno scanazzato è un buono o un cattivo. Che il suo mondo sfugge a ogni controllo, che la sua forza è difficile da pettinare. Mi viene in mente (soprattutto guardando i primissimi scanazzati) l'elogio di Franti, di Umberto Eco. Ecco, da che parte stanno i buoni? Qual è il confine oltre il quale il mondo cambia colore? Trasfigurazione è la parola giusta: si passa dal mondo che vediamo a quello che non possiamo vedere con gli occhi di umor vitreo, cristallino e retina. Un antipasto, un anticipo, un assaggio, ecco cos'è l'arte.
RispondiEliminaTrovo acutissima la tua analisi, Giovanni. E citando il Franti di Eco, hai fatto sì che io mettessi accanto a quello dei Ragazzi della Via Pal il tassello del Cuore deamicisiano. Da questo mix-immaginario (il mio primo libro è stato quello di Molnar, il secondo quello di De Amicis) è scattata la molla delle visioni vissute da bimbo: i ragazzini sporchi (ma non cattivi) osservati e un po' invidiati dal balcone di casa.
RispondiEliminaE' bello sentire citare un libro che abbia rappresentato una sorta di linea guida per molti ragazzi,principalmente in Ungheria(mia madrepatria),la sottoscritta non è una ecccezione.Vi consiglio anche film ma non saprei se hanno fatto la versione in italiano.
RispondiEliminaGianni,osservando i ragazzi dal balcone di casa hai avuto delle visioni, il resto è immaginario.Ma se fossi sceso....avresti 'oscurato' ancora di più,credo.
Io, in realtà, qualche amico con cui giocare, ce l'avevo. Angelok (se leggi latte psicosomatico vedrai che tipetto), Piero (altro tipetto), e c'era anche Mariella che dei film amava la parte in cui si baciavano. Lunghe sessioni di baci cinematografici, interrotti da sintomi dispnoici: prolungate apnee, per via di reale ignoranza tecnica... E c'era quel "nazista" di Giacomen... E poi il twist molto sensuale con Renata (si chiamava in realtà Rosalria...). Insomma, con le dovute cautele (talvolta eccessive) ero tra gli scanazzati anch'io. Ma scanazzati della picola borghesia. Quelli hard, quelli veri, erano inavvicinabili: troppo sporchi (sul serio) e parlanti uno slang (allora) per me inconmoprensibile.
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