lunedì 27 dicembre 2010

Vinca il caffè migliore!


Per bere un buon caffè letterario servono delle belle tazzine, si sa. Ma non mettete lo zucchero. E se proprio non riuscite a prenderlo amaro, anziché il solito edulcorante, adoperate un racconto scritto da voi! Sette tazzine, con sette dettagli. Ogni dettaglio, un capitolo. Per una detective story più forte di un caffè ristretto.
Concorso:
Scrivete e postate in questa sede la vostra storia (sette capitoli di 10 righe ciascuno, non di più) ispirata ai sette frammenti dell'illustrazione. Fate pervenire gli elaborati entro e non oltre sabato 29 gennaio 2011. La detective story più bella sarà stampata e farà compagnia al cofanetto di tazzine. Il vincitore, oltre alla gloria e alla enorme soddisfazione di vedere il proprio testo accanto alle splendide tazzine, avrà in premio il set di tazzine, un caffè e un aperitivo da degustare presso TorrePali Webcafè che sponsorizza l'iniziativa. Anche per gli altri partecipanti è previsto uno spazio che valorizzi il proprio talento. Questo è il primo dei tasselli di Buy a Comic, di cui sentirete parlare presto... Buon lavoro. Buona caffeina letteraria. Scrivete in tanti e vinca il migliore!

53 commenti:

  1. No, credo che i nostri amici stiano meditando attentamente su cosa scrivere: sono in gamba, è cosa nota a tutti!

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  2. Philippe aveva tutto:fascino,successo,energia,carisma,astuzia.
    Sì,era proprio una volpe astuta,La Volpe di Francia.Così lo chiamavano in Italia, nei sobborghi milanesi.
    Lui chiedeva,chiedeva sempre tutta te stessa. Sapeva lusingarti,manipolarti, finché un giorno...un giorno qualcuno si ribella.

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  3. Primo
    Non c'era altro in quel bar. Occhi, i loro. Si cercavano e escludevano ogni altro particolare. Luca pensò che la cosa più sexy del mondo, il miracolo durante il quale potresti anche morire senza perdere il sorriso, ancora superiore a un corpo bellissimo e generosamente nudo, è la visione della pupilla che si ingrandisce. La pupilla di Marina si ingrandiva per lasciarlo entrare tutto, escludendo la visione di tutto il resto.

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  4. Secondo
    Gioia, voglia di saltare e gridare, come tanti anni prima quando si era innamorato per la prima volta, come poche altre volte (due? tre?) di cui non si ricordava più, però. Il libro era primo nella classifica delle vendite. Alessandro era felice perché non aveva tradito quello che pensava; aveva potuto dire quello che doveva dire. E perché finalmente poteva vivere da uomo libero, grazie alle sue parole.

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  5. Terzo
    Marta aveva capito, finalmente. In realtà lo aveva sempre saputo quel motivo maledetto che credeva di non sapere spiegare. Poche parole nel libro di uno scrittore quasi sconosciuto, di nome Alessandro. Quelle parole avevano fatto breccia, però. Marta sapeva che erano qeulle giuste, e che lei le avrebbe fatto germogliare. Certo, non sarebbe stato un compito facile, ma nonostante tutto non riusciva a trattenere un sorriso insistente.

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  6. Quarto
    Impossibile concentrarsi. Anzi, non ne aveva affatto voglia, Annalisa. Il libro le serviva per darsi un tono, o per nascondercisi dentro. Le pagine schermavano la bocca, gli occhiali facevano il resto. Improvvisamente si espose: abbassò il libro, tirò gli occhiali verso la punta del naso. Un uomo cancellava il resto del mondo e si prendeva, mattatore assoluto, tutta la scena. Era quello il momento che aspettava da quando aveva scelto quel libro. Sperava di trovare qualcosa di fulminante nel mondo di carta (ecco perché non sapeva smettere di leggere la sera, aspettava sempre qualcosa di indimenticabile prima di abbandonarsi al sonno) invece fu la città vera a prendersi la rivincita.

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  7. Quinto
    "Aspetti, ha dimenticato questo!". Il buon ragioniere Mario non poteva tollerare che qualcosa non quadrasse, nel mondo. Tutto doveva andare a posto, come costi e ricavi, dare e avere, attività e passività. Era capace di piangeva per le insussistenze passive, si sentiva spiazzato da quelle attive.
    Forse il tizio che si allontanava dal bar era un po' sordo, forse aveva lasciato apposta il libro sul tavolino. Per regalarlo a qualcuno (sopravvenienza attiva non tassabile), o perché aveva finito di leggerlo (dismissione), o perché non gli era piaciuto (imputazione della quota di ammortamento). Il ragioniere Mario si lasciò attraversare da un'idea che non seppe inserire nel conto economico: quell'uomo lo aveva lasciato lì apposta per lui.

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  8. Laura lo aveva capito, qual era la sua vera essenza. Era bella. Aveva capito, ad un tratto, anche a cosa serviva la sua bellezza. Bastava leggere pochi passaggi di quel libro, li aveva visti già in almeno venti occasioni, li aveva pure sottolineati. Però quelle righe erano esplose tutte insieme: la sua bellezza improvvisa doveva distrarre un uomo che pensava alla morte.

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  9. Settimo
    Passi veloci. Veloci per non pensare a niente, non pensare neanche alla canzoncina ritmata che mi scassa la testa da stamattina. Non devo perdere quest'attimo. Ora. Io sparo, due, tre, quattro volte e lui si sgonfia ai miei piedi. Altra botta diritta al cranio e mi allontano a passi veloci, sentendo il silenzio e le mie suole che rimbombano nel cervello di quello stronzo che se ne va piano piano e prende il colore giallo della morte.
    Non il rosso di quelle labbra vive.

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  10. Meglio tardi che mai. Ecco la mia Spy café:

    1) Ramon si lasciò baciare. Era perplesso e felice al tempo stesso.
    Mai prima di allora Dolores lo aveva baciato.
    Forse era merito del vestito nuovo o del cappello, chissà!
    Se ne era innamorato subito di quella ragazza esile e dolce ma lei non si era mai accorta di lui, prima.
    Per questo decise di fare il “corriere” per don Ambrosio Navarro Ruiz. Era facile, si viaggiava molto e si guadagnava bene.
    L’unico rischio era che qualche “bolla” gli esplodesse nello stomaco. Ma i baci di Dolores valevano la candela…


    2) Aveva lavorato notte e giorno per più di un mese ma finalmente era riuscito a decifrarlo quel maledetto codice!
    Gonzalo era felice come un bambino la notte di Natale.
    Andò verso il telefono per avvertire il capo ma poi ci ripensò. Voleva prima festeggiare con Alicia. Se la meritava una notte d'amore ed era ormai troppo tempo che non usciva con Alicia. Sì, se la meritava!


    3) Che noia!! Sempre alle prese con queste intercettazioni alla ricerca di chissà quali messaggi! Di quali parole chiave.
    Non ne poteva più!
    Le avevano detto che era un lavoro molto eccitante, ma ormai erano sei mesi che leggeva leggeva e non trovava mai niente di …eccitante! Aveva creduto che il suo fosse un lavoro come quello di Robert Redford ne “ I tre giorni del Condor” ma la noia si accumulava giorno dopo giorno.


    4) Noemi non la pensava così. Aveva preso molto sul serio quel lavoro e da quando le era stata affidata la direzione di quell’ufficio ripassava al setaccio tutte le trascrizioni che le venivano recapitate. Ora che Gonzalo le aveva portato il codice, o almeno uno dei codici , avrebbero potuto decifrare le conversazioni e carpire le informazioni contenute in quei maledetti faldoni che si accumulavano sulla sua scrivania. Ne aveva fatto una ragione di vita stanare Navarro Ruiz , l’imprendibile.


    5) Noemi affidò la “chiave di lettura” a Fernando, ragazzo particolarmente solerte che stimava molto. Aveva a cuore quel lavoro e passava ore e ore di straordinario , anche non pagato, a spulciare ore e ore di trascrizioni. Si diceva che avesse avuto un familiare ucciso dagli uomini di Ruiz. Adesso finalmente avrebbe potuto sfruttare la buona volontà di Fernando e sarebbero riusciti ad incastrare Navarro Ruiz. Intercettavano da mesi e mesi i suoi scagnozzi senza alcun risultato. Ma non era fessa, diede la chiave anche alla piccola Dolores. Si fidava di lei. I due avrebbero però lavorato sulla stessa cosa senza sapere l’uno dell’altro.




    6) Quando Fernando ebbe in mano la chiave di lettura, si rinchiuse nel suo piccolo ufficio. Lavorò giorno e notte , deciso a scoprire i movimenti di Ruiz. Promise a Noemi che questa volta lo avrebbero incastrato. Nessuno aveva mai visto in faccia il famoso trafficante. Finalmente presentò i suoi risultati a Noemi e immediatamente , forse troppo, la macchina si mise in moto. Bisognava preparare l’agguato a Navarro Ruiz. Pareva dai tabulati che presto sarebbe espatriato. Avevano scoperto quale locale era solito frequentare. Gli avrebbero teso un agguato.


    7) La piccola Dolores intanto lavorava dal canto suo e confrontava i suoi dati con quelli di Fernando che Noemi le passava. Aveva iniziato a frequentare il giovane , timido Ramon. Fu una sera dopo aver fatto l’amore con lui e aver ascoltato le sue confidenze che fece “due + due” . C’era una spia tra di loro. Un infiltrato di Navarro. Saltò giù dal letto ancora calda delle carezze di Ramon e si precipitò al telefono.
    Qualcuno, lei non sapeva chi, aveva manipolato le trascrizioni e aveva fornito false indicazioni. Ramon era stato sacrificato e indicato come l’inafferrabile Navarro Ruiz. Doveva fermarli. Intanto qualcuno dall’alto, da molto in alto, aveva dato ordine che iniziasse l’operazione Ruiz. Avrebbe mai fatto in tempo a fermarli?

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  11. Ci provo anch'io,questo pomeriggio ho scritto i primi 2 quadretti.

    1 Mara e Manuel
    Mara guardava Manuel in silenzio e pensava
    che sarebbe stata per sempre grata alla sua
    amica Iris.Era stata lei,il "Vulcano Iris",
    che l'aveva convinta ad iscriversi al corso
    di tango.Lì aveva iniziato a muovere i primi
    incerti passi di danza con Manuel.
    Penso'ai libri,altra sua grande passione e
    ripete',senza accorgersene, una frase di
    Henry Miller "Cio che non e' sulla strada e'
    falso,derivato,vale a dire letteratura"

    2 Mario il poeta
    In paese "Mario il poeta" era ormai una
    istituzione.La "Performance serale" era
    stata inserita nei depliants turistici.
    Ma questo,come tutti dicevano,non avrebbe
    cambiato di una virgola il "rito"di Mario.
    Ogni sera Mario,da piu' di 20 anni, prima
    del tramonto,si recava al molo,incontrando
    spesso i pescatori di ritorno,rimaneva un
    po'a guardare il mare e al ritorno,nella
    piazza principale,declamava la sua poesia.

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  12. 3 Irene e la foto
    Irene si lascio'cadere sul morbido divano,
    stanca ma soddisfatta.La nuova casa era
    pronta,arredata come lei intendeva viverla,
    semplice,calda,funzionale.Guardo'la grande
    libreria illuminata dalla luce piena del
    sole.Si meritava una tazza di the e una
    buona lettura.Lo sguardo si poso' su un
    libro di Elias Canetti,lo prese e vi tro-
    vo' all'interno una vecchia foto di lei
    con il suo primo amore.Dopo qualche
    istante colmo di ricordi,paragoni,differen-
    ze,paragoni,viaggiin tutte le dimensioni
    temporali,si avvio'in cucina pensando che,
    in ogni caso,un libro ti da' sempre
    qualcosa.

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  13. 4 La libreria
    Una volta a settimana,appariva,si dirigeva al reparto dell'esoterismo e dopo qualche istante tornava alla cassa con un libro.Andava via lasciandosi dietro una lieve scia di profumo indefinito,qualcosa di simile all'incenso.Un giorno si fece attendere piu' del solito,decisi di andarla a cercare al reparto ma non la trovai.Era sparita.Trovai un libro poggiato per terra,lo raccolsi e lo portai via con me .Non la vidi mai piu',ma ogni volta che apro il libro mi sembra di sentire quel profumo particolare.

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  14. 5 Il professore M.X
    Quando non era di lezione lo si vedeva andare su e giù per i corridoi con una pila di libri e una vecchia cartella.Le sue lezioni di storia erano fantastiche,aveva la capacita'di passare da un argomento ad un altro con leggerezza,passione e indubbia conoscenza.
    Sapeva coinvolgere noi alunni nelle discus-
    sioni piu'varie .L'ultimo giorno di lezione ci disse:Nessuno vi puo'dare la liberta'.Nessuno vi puo'dare l'uguaglianza o la giustizia.Se siete uomini,prendetevela.

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  15. 1) Alina scese dal bus. L'aria fresca le pizzicò le gote e le solleticò il naso. Era finalmente in Italia. Aveva il cuore pieno di sogni e la valigia colma di libri. Giacomo, diretto al solito bar per il solito espresso, restò abbagliato da quella bellezza algida e un po' sfatta. Le si affiancò e chiese se poteva trovarle un albergo. Lei sapeva che avrebbe dovuto stare attenta agli sconosciuti, ma era talmente stanca che avrebbe seguito Belzebù in persona se questi le avesse promesso un letto comodo su cui riposare. Guardò Giacomo e sentì affogare tutti i timori in quello sguardo cristallino.


    2) Alina veniva da Stana de Vale, aveva studiato ma non era riuscita a trovare un lavoro che mantenesse lei e suo figlio Adrian. Così aveva preso la decisione più difficile della sua vita: lasciare il bambino ai nonni e partire in cerca di fortuna. Il giorno prima del viaggio avevano fatto una bella cena in casa e tutti avevano messo il vestito buono. Adrian aveva voluto indossare pure il cravattino verde, quello delle grandi occasioni. Prima di andare a dormire le era corso incontro chiedendole di raccontargli l'ultima fiaba. Addormentandosi le aveva detto di portare il libro con sé, per non annoiarsi durante il viaggio.


    3) Giacomo portò Alina in giro per la città e le comprò pure qualche vestito. Una mattina di sole, mentre si dirigevano al Parco cittadino, Alina disse che era arrivato il momento di trovare un lavoro. Giacomo fece finta di non sentire e pestò il pedale dell'acceleratore. Alina non capì, tentò di protestare, ma lui sibilò tra i denti:”Ci penso io a te”. Giunti al parco stese la tovaglia sul prato, si sedette, invitò Alina a fare altrettanto e iniziò a mordere voracemente il suo panino. Non troppo lontano, una donna dai capelli rosso fuoco nascondeva lo sguardo curioso dietro un libro, e li osservava. Insistentemente.



    4) “Il capo ti vuole vedere” disse una voce al telefono. Giacomo si vestì bene, si spruzzò addosso il suo profumo migliore e uscì. Il capo dell'organizzazione di cui faceva parte era Carmen, una bella donna sui quarantacinque che gestiva un giro di prostituzione pronto soddisfare i voraci appetiti sessuali di mezza città.
    “Che accidenti stai facendo con quella rumena? Perchè ti pago? Per portarla in giro e comprarle i vestiti? Vedi di metterla nell'appartamento con le altre, spiegale come deve lavorare, qual è la sua percentuale e dille di non fare troppo la schizzinosa. Domani voglio i primi guadagni. CHIARO?!” .

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  16. 5) Giacomo andò a prendere Alina ed in auto le spiegò cosa avrebbe dovuto fare. Lei pianse e gridò. Lui le disse di star calma, che era un lavoro come un altro e che sarebbe sempre stato nei paraggi, nel caso in cui qualche cliente si fosse comportato male. Le disse di farlo per Adrian e le disse pure che le voleva bene... Provò a prenderle la mano ma lei la ritrasse con uno scatto violento. Al residence, le presentò Carmelo, il “portiere” che svolgeva anche la funzione di contabile. Gli occhiali sul naso, i capelli unti, le mani sudate ed una giacca blu dall'intenso odore di naftalina. Consumati i rapporti, era a lui che i clienti lasciavano il denaro. Ed era lui che si occupava delle spartizioni secondo le percentuali definite da Carmen






    6) Alina compie ogni sera i soliti gesti: chiama Carmelo il portiere contabile, gli chiede “quanti sono stasera?”, fa una doccia, apre l'armadio, cerca la lingerie più adatta, si butta sul grande letto pieno di pizzi e fronzoli e aspetta leggendo. TOC. Bussano. E' lui, un altro, l'ennesimo.-Come stai bene- dice Alina ammiccando,-Cosa vuoi fare stasera...?- Aggiunge passandosi la lingua sulle labbra. Le solite frasi. Il solito triste rito. Alina si sente la protagonista di uno squallido film, passa la notte a soddisfare i capricci altrui mentre durante il giorno resta chiusa in camera: la signora Carmen preferisce che non esca troppo, teme che possa fare qualche sciocchezza...


    7) -La dobbiamo trovare!- urla Mario brandendo la pistola come se fosse l'invincibile excalibur. -Calma calma... E posa quell'arma!- lo redarguisce Carletto. Mario e Carletto sono i due tirapiedi di Carmen. Obbediscono ad ogni sua richiesta, desiderio, ordine. Oggi il loro compito è quello di uccidere Alina, la rumena portata due mesi prima da Giacomo. E' scappata dal residence. Non si sa come abbia fatto ad eludere la sorveglianza di Carmelo il portiere e di Giacomo stesso. Forse ad aiutarla è stato proprio lui. Carmen gli ha mandato gli scagnozzi a casa. Quello ha giurato di non saperne nulla, ma quando Mario ha capito che se anche fosse stato Giacomo a tradire non avrebbe mai parlato, gli ha sparato un colpo in pieno viso.

    Alina è in viaggio. Dorme. Sogna. Sente delle mani sconosciute che le frugano dentro, fino all'anima. Si sveglia madida di sudore. Si guarda attorno, capisce dov'è ed un sorriso dolcissimo le sboccia sul volto. Stringe il libro di fiabe e si riaddormenta, confusa tra sogno e realtà.

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  17. 6 Milena e la Grecia
    La Grecia,per Milena,era stata una rivelazione
    Uno di quei luoghi che trasmettono la partico-
    lare sensazione di sentirsi in armonia con il
    cosmo.L'aveva conosciuta a seguito di un viaggio/fuga di fine storia.Nei suoi occhi era rimasto indelebile l'immobile splendore di alcuni paesini di soli due colori,azzurro e bianco.Vi era tornata per stabilirsi in una piccola isola.Leggeva i classici passeggiando nuda per la spiaggia.Sentiva di amare ,non piu' una persona,ma il mondo intero.

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  18. 7 Il contatto letale
    "Se leggi 'sti giornaletti diventi scimunito"
    Così il patrigno diceva al piccolo Tommaso quando lo vedeva intento a leggere i fumetti.Adesso che lo aveva trovato con dei libri era rimasto interdetto,rimuginava sospettoso.Era di un'ignoranza bestiale e se ne faceva vanto.Nella sua presunta materia grigia associava la cultura alla mancanza di virilita'.Morì sbattendo il capo,dopo essere inciampato su una pila di libri.

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  19. Ciao Gianni!
    Partecipo anch'io a questa spy story, meglio tardi che mai! Pirsi

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  20. 1.
    Carla e il detective Bonetti si frequentavano da quell'incontro di una sera piovosa al bar, durante il loro aperitivo. Carla aveva lanciato un'occhiata maliziosa a quell'uomo misterioso e impenetrabile con l'impermeabile nero e la cravatta rossa. Era stata come una sfida riuscire ad abbattere il muro di isolamento che il detective aveva innalzato tra sè e il mondo, ma Carla ci era riuscita. Lo aveva scalato quel muro, con fatica. Aveva iniziato a provocare delle crepe in quel muro, con le sue stesse dita.

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  21. 2.
    "Papà, papà, mi prendi in braccio e mi leggi una fiaba?"
    Il piccolo Davide era talmente eccitato da non riuscire a stare fermo: continuava a saltellare davanti al detective Bonetti, che lo guardava con tenerezza. Suo figlio lo adorava e faceva di tutto per attirarne l'attenzione: quel giorno aveva persino preso dall'armadio una cravatta verde e l'aveva indossata. Come poteva rifiutare di raccontargli la sua storia preferita? Prese il bambino in braccio, apprestandosi alla lettura della fiaba anche se la sua mente era altrove…

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  22. 3.
    "Davide, lo sai che papà ha tanto lavoro da fare e non può leggerti la favola! ". Milena, la donna affascinante dai lunghi capelli rossi e dal grande sorriso, cercava così di distrarre il bambino che non voleva staccarsi dal padre. Non le faceva piacere dovere scandire in questo modo il poco tempo a disposizione di padre e figlio, ma questo era stato stabilito dal giudice dopo la sua separazione dal detective Bonetti e le regole andavano seguite. Davide doveva imparare ad accettarlo. In qualsiasi caso il detective non avrebbe potuto trattenersi ancora col bambino. Raramente in quegli ultimi tempi lo aveva fatto…

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  23. 4.
    Geraldina era seduta alla fermata del tram. Era l'ora di punta, ma nonostante la confusione doveva essere sicura che nessuno la riconoscesse: teneva un libro alzato davanti al viso, ma i suoi occhi, nascosti dietro gli occhiali scuri, non leggevano alcuna parola. Lei aveva qualcosa di più importante da portare a termine che leggere un libro: doveva tenere d'occhio quello strano detective. Non sapeva bene il perché, ma con la sua esperienza di spia intuiva che quel detective avrebbe avuto dei guai seri, visto che il boss più pericoloso della città si era preso il disturbo di tenerlo sotto controllo.

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  24. 5.
    "Sarai tu a portare a termine la missione, caro il mio ragioniere Poggioli!"
    "Mah, capo! Io mi occupo della sua contabilità, occulto operazioni sconvenienti, riciclo capitali. Non ho mai fatto un intervento sul campo… diciamo così!"
    "C'è sempre una prima volta per tutto, mio caro Poggioli. Staccati dai tuoi libri contabili e segui Fernando. Lui ti darà istruzioni più dettagliate. E non fare quella faccia, non voglio pappe molli tra i miei collaboratori! E bada a non commettere errori, potresti sparire anche tu insieme a tuoi libri contabili"…

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  25. 6.
    Eppure Carla era sicura che quella sera il detective Bonetti si sarebbe liberato dai suoi impegni per correre tra le sue braccia. Lui l'avrebbe trovata sul divano, nuda, intenta a leggere un libro. Carla sarebbe rimasta assorta nella sua lettura, aspettando che fosse lui a fare la prima mossa, magari stendendo la mano per farle una carezza… E invece l'alba l'aveva sorpresa ancora stesa sul divano, infreddolita, il libro scivolato sul cuscino accanto. Ma come aveva potuto dimenticare il loro appuntamento? Forse sarebbe stato meglio togliersi dalla testa quell'uomo, la loro relazione era stata solo una sua illusione

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  26. 7.
    Il detective Bonetti aveva rinunciato al suo appuntamento con Carla perchè Milena l'aveva chiamato, in lacrime: Davide era stato rapito da due uomini all'uscita da scuola e Milena non aveva avuto il tempo di intervenire. "Me ne occupo io", rispose Bonetti, "so chi c'è dietro e non permetterò che mio figlio paghi per dei miei vecchi conti in sospeso!". "Pensavo che fossi uscito da certi giri", lo incalzò Milena di rimando, "non ti è bastato compromettere il nostro matrimonio, adesso ci deve andare di mezzo anche nostro figlio?". In quel momento Davide era costretto a seguire due sconosciuti che non aveva mai visto ma che gli facevano tanta paura con quelle loro grosse pistole in mano…

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  27. 1) Philippe aveva tutto: fascino, successo,energia,carisma,astuzia.
    Sì, era proprio una volpe astuta, La Volpe di Francia. Così lo chiamavano in Italia, nei sobborghi milanesi, dove spesso si recava per trafficare vetture truccate. Non si era rassegnato al fatto che erano ormai lontani i tempi in cui gareggiava alla Gran Premio Le Mans o alla Daytona.
    Lui chiedeva, chiedeva sempre tutta te stessa. Sapeva lusingarti, manipolarti, finché un giorno...un giorno qualcuno si ribella.

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  28. 2)Lola era pura, sognatrice. Sin da bambina sognava un uomo che le insegnasse tutto, la portasse lontano per scoprire mondi nuovi, ma soprattutto che l'aiutasse a scoprire se stessa. Ne era sicura, era lui l'uomo che aspettava da tutta una vita. Le sembrava di conoscerlo da sempre, non aveva bisogno di sapere nulla del suo passato, del suo presente. Adesso c'era lei. Lola avrebbe ricambiato il suo amore, mostrandogli che il cinismo è dolore e può fare male, un male da morire...

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  29. 3) Philippe aveva capito che forse Lola aveva ragione: lui aveva esagerato,si era creato troppi nemici. Ormai viveva guardandosi le spalle, non si fidava mai di nessuno e non c'era un uomo sulla terra che aveva conosciuto la sua vera storia. Solo a Lola era permesso di entrare nel suo mondo, solo lei aveva le chiavi del suo scrigno. E questo Philippe lo aveva capito...era giunto il momento di dirle che l'amava!
    Le dedica una poesia, ormai è sicuro che Lola sarà la madre dei suoi figli, la sua donna. Ha deciso,perciò,di rivelarle l'ultimo segreto,quello che non ha mai avuto il coraggio di rivelare neppure a se stesso. La loro unione doveva essere libera da qualsiasi ombra. Ed è tra le rime che le rivela la sua vera identità. Lola legge e rilegge. E' commossa, stupita, piange di gioia ma ha un presentimento che la turba...c'è qualcosa che emerge dal foglio. Si schiariscono le parole, le frasi si scompongono...

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  30. 4) PHILIPPE ESISTE SOLO NELLA TUA TESTA. PHILIPPE O. E' MORTO PIU' DI TRENT'ANNI FA! ERA UNA SPIA CANADESE INVIATA IN EUROPA DAL SUO GOVERNO PER SMONTARE UN AFFARE DI MILIONI DI DOLLARI E POI COINVOLTA IN UN BRUTTO AFFARE CON STORIE DI PUTTANE, A MONTECARLO.
    IO NON ESISTO, LOLA! PERDONAMI...
    Lola è basita, annientata scappa via piangendo. Una donna, da lontano la osserva, finge di leggere e poi se ne va, soddisfatta. Lola è cascata nel suo tranello.
    Philippe non capisce, eppure era stato così attento…Anche lui ha ricevuto una lettera in cui Lola farneticava, sembrava un’altra persona, ma c’erano dettagli che solo persone molto vicine potevano conoscere!
    Cosa c’è nella lettera? Lola ormai è scappata via, portandola con sè. Questa volta, Philippe l’ha persa veramente, lo sente.

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  31. 5) Laurent ormai è coinvolto fino al collo. Non voleva, ma Marianne, la ex moglie di Philippe l'aveva pagato molto bene. Insieme hanno organizzato tutto: la doppia lettera falsa, una per Phil e l'altra per Lola. Anche lui, Laurent,era innamorato di Lola, ma non l'avrebbe mai avuta con la Volpe di Francia ancora tra i piedi...
    Adesso però si rende conto, realizza di avere spezzato il sogno di due persone che si amano.-"Mio Dio, cosa ho fatto? ..Forse sono ancora in tempo per recuperare. Ma dov'è Marianne? Quella pazza a quest'ora avrà assoldato un killer per vendicarsi di lui".
    Ormai di Lola si era sbarazzata...Lola, Philippe, una spia? Stava impazzendo…perché tanto male?!

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  32. 6) Lola vaga nuda per le vie di Nizza. Che senso ha adesso stare lì…capisce di non essere a casa sua, di essere SOLA!
    Tiene ancora quel libro in mano. In mezzo c'è la lettera. Nessuno sa cosa c'è scritto, cosa la rende confusa...-"Phil t'es ou'? T'es ou’ ???!!!Mi hai mentito ancora. Adesso non te lo permetterò più, non potrai più farmi male.PHILIPPE!!!!!!!!Tu m’entends??!! Du passé je m'en fous, je fais ma vie. Tu en fais plus partie. Laisse-moi tranquille!
    Nello stesso momento, nei vicoli di Eze Village, Philippe vaga anche lui, nel buio, è stordito, triste, ha caricato una buttana sulla promenade des Anglais per non stare SOLO. Ormai l’ha persa,Lola, e non saprà mai perché.

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  33. 7)-Philippe?
    -Oui, C'est qui là?
    -Ratarattttrrrrrrrrrrrrattatarratrrrra!
    Phil cade a terra pieno di pallottole in corpo, mitragliato come un condannato davanti al suo boia. C'è silenzio intorno, tanta oscurità, odore di bruciato e un lago di sangue illuminato da un fascio di luce di un lampione che emerge dall'oscurità di quella stradina gelida. Nella stessa stradina aveva incontrato lei, Lola. Insieme da quella collina guardavano il mare.
    Non saprà mai perché, non saprà mai che anche Lola è morta,una morte peggiore della sua:la FOLLIA.

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  34. Bentornata, Pirsimona!
    Lulù, bello il tuo nick, anche se Lorelover mi piaceva parecchio!

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  35. 1)Isabel era cresciuta con una sensazione di vuoto che le stava appiccicata addosso come un vestito troppo stretto, le aveva provate tutte, Isabel, ma nessuna cosa era riuscita a farla stare bene.
    Quel giorno le fu tutto di una chiarezza cristallina, lei e Juan erano due gocce d'acqua, ma i sogni non crescono, e Isabel pensava di ritrovare un bambino, Juan era un uomo, ormai, ed era una favola, cappello e cravatta rossa, quant’era bello, finalmente Isabel poteva toccarlo con un bacio, Juan era vero.

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  36. 2)Da troppe notti Andrea si girava e rigirava nel letto, l’idea di dover parlare in pubblico,con tanto di microfono, lo terrorizzava.
    Ricordava sempre quella volta in chiesa, quando il prete, lo aveva invitato a leggere un passo del vangelo, e come colpito da un terribile incantesimo, non riuscì ad emettere alcun suono.
    Il grande giorno c’erano proprio tutti, ma Andrea non vide nessuno, fissò il vuoto, cominciò a parlare, il caso a suo favore, il microfono ancora spento, quando lo accesero, Andrea, preso dalla foga, nemmeno se ne accorse .
    Da quel giorno, ad Andrea, basta sbirciare la foto della sua laurea per sentirsi un leone!!!

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  37. 3)Con il vestito rosso preso con gli sconti Giovanna si sentiva un’altra, aveva deciso da quel giorno si sarebbe chiamata solo Vanna, seno nuovo e nome nuovo, che bellezza poter sfoggiare finalmente una scollatura e sentirsi finalmente donna, tanta gratitudine ed un po’ di amore per il chirurgo plastico…e continuava imperterrita a cercare il suo numero, che aveva perso, sull’elenco telefonico…colma di nuova energia e speranzosa in un invito a cena…

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  38. 4)Un libro è come un uomo, mi deve prendere da subito…pensava Miriam…mi deve come incantare dalle prime parole, dalle prime frasi, intanto continuava a sfogliarlo con la speranza di trovare più avanti qualcosa di coinvolgente, che le regalasse un’emozione, ma delusa pensò che forse era meglio guardare l’incredibile spettacolo che le si parava innanzi, un nonno ed un nipotino si avvicinavano mano nella mano, ora si stavano sedendo sulla panchina di fronte alla sua, il nonno stava rispondendo a tutti gli assurdi perché del nipote, il nipote stava togliendo un po’ di forfora dal bavero della giacca del nonno…

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  39. 5)Chi offre di più??? Carlotta osservava il banditore ed avrebbe voluto trovarsi in qualsiasi posto tranne quello, la decisione di vendere l’unico cimelio della sua nobile famiglia, era stata sofferta e meditata a lungo, ma non c’erano altre soluzioni per lei, se voleva mettere a tacere la sensazione di fiato sul collo che le toglieva il sonno e la fame, poteva almeno togliere i debiti di gioco, il solito pokerino fatto tra amiche per ammazzare il tempo, l’aveva lentamente ed inesorabilmente fatta finire in un giro più grande di lei, della sua volontà , delle sue possibilità, il sacrificio era grosso, per tutta la vita aveva venerato quell’orologio da tasca d’oro cesellato a mano come fosse una divinità, ma non le restava ormai più altro da vendere…

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  40. 6)AIUTOOOO….stava chiedendo Mara, mentre faceva la doccia sentì rumori molto sospetti , come se qualcuno cercava di forzarle la porta, i ladri…o forse lui??? L’aveva minacciata di fargliela pagare, la stava tormentando da tempo, messaggi, mail, telefonate, il tutto fatto ad un unico scopo, quello di terrorizzarla, c’era riuscito benissimo, adesso Mara si sentiva sempre minacciata e non riusciva più a distinguere nemmeno il raschiare delle unghia del suo gatto contro la porta che, dopo una fuga d’amore, voleva solo rientrare a casa…

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  41. 7)Nino Manforte, da troppo tempo ormai , era un uomo dannato. Quella mattina, dopo che ricevette la telefonata dell’avvocato, la sua dannazione divenne pura follia. Posò la cornetta e pigliò la pistola con una velocità tale che non ci poteva essere manco il tempo di fare ahi nè bai e corse, corse fuori, come una bestia inferocita. Il figlio intuì l’imminente tragedia e lo seguì e correvano insieme padre e figlio, papà ti prego, ricorda solo le cose belle della mamma, quelle parole furono come una formula magica ed i ricordi si misero a fare a cu arriva prima e fu un jocu di focu: di baci, di attese, di ansie,di risate,di palpitazioni, di sguardi, di azzuffatine, pi poi fari la paci e la pistola gli divenne pesante un quintale e guardandola si chiedeva perché mai l’avesse presa.

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  42. in extremis...ma ci sono anch'io...ciao Gianni...ciao Fara...ciao tutti...;)...

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  43. non li avevo più postati perchè il concorso mi sembrava scaduto da tempo...oggi mi sono accorta che ancora potevo...comunque solo per gioco...concorrenza fortissima...il caffè sono certa di continuarlo a prendere nelle mie solite...monotone tazzine...tipo bar...tutte rigorosamente bianche...ahahahahah...;)...

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  44. ciao Gianni, ieri andavo di fretta e non ho curato molto la stesura di alcuni raccontini...che oggi ho riguardato e corretto...soprattutto nella punteggiatura...uso pochissimo i punti...quindi ora li sto ripostando...però per agevolare nella lettura chi di competenza ho pensato di ripostarli tutti in ordine...scusami tanto e mi auguro non sia un problema...

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  45. 1) Isabel era cresciuta con una sensazione di vuoto che le stava appiccicata addosso come un vestito troppo stretto, le aveva provate tutte, Isabel, ma nessuna cosa era riuscita a farla stare bene.
    Quel giorno le fu tutto di una chiarezza cristallina, lei e Juan erano due gocce d'acqua, ma i sogni non crescono, e Isabel pensava di ritrovare un bambino, Juan era un uomo, ormai, ed era una favola, cappello e cravatta rossa, quant’era bello, finalmente Isabel poteva toccarlo con un bacio, Juan era vero.

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  46. 2) Da troppe notti Andrea si girava e rigirava nel letto, l’idea di dover parlare in pubblico,con tanto di microfono, lo terrorizzava.
    Ricordava sempre quella volta in chiesa, quando il prete, lo aveva invitato a leggere un passo del vangelo, e come colpito da un terribile incantesimo, non riuscì ad emettere alcun suono.
    Il grande giorno c’erano proprio tutti, ma Andrea non vide nessuno, fissò il vuoto, cominciò a parlare, il caso a suo favore, il microfono ancora spento, quando lo accesero, Andrea, preso dalla foga, nemmeno se ne accorse .
    Da quel giorno, ad Andrea, basta sbirciare la foto della sua laurea per sentirsi un leone!!!

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  47. 3) Con il vestito rosso preso con gli sconti Giovanna si sentiva un’altra, aveva deciso, da quel giorno si sarebbe chiamata solo Vanna, seno nuovo e nome nuovo. Era piacevolmente stupita di poter sfoggiare finalmente una scollatura e di sentirsi finalmente una donna. Tanta gratitudine ed un po’ di amore per il chirurgo plastico, intanto si rammaricava di aver perso il suo bigliettino da visita e continuava imperterrita a cercare il numero sull’elenco telefonico, colma di nuova energia e fantasticando su un possibile invito a cena…

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  48. 4) Un libro è come un uomo, mi deve prendere, rapire, incantare subito, dalle prime parole, dalle prime frasi, stava pensando Miriam. Intanto continuava a sfogliarlo con la speranza di leggere anche più avanti una sola espressione che la coinvolgesse, che le regalasse un’emozione. Delusa alzò gli occhi e rimase come ammaliata da una tenerissima visione: un vecchietto ed un bambino si stavano avvicinando, mano nella mano, ora si erano appena seduti sulla panchina di fronte alla sua. Il nonno, con pazienza infinita, stava rispondendo a tutti gli assurdi perché del nipote, il nipote con esagerata cura stava togliendo la forfora dal bavero della giacca del nonno, con il ditino, granello dopo granello…

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  49. 5) Chi offre di più??? Carlotta osservava il banditore e si sarebbe voluta trovare in qualsiasi posto tranne quello. La decisione di vendere l’unico ricordo che le rimaneva, degli antichi splendori, della sua nobile famiglia, era stata sofferta e meditata a lungo, ma non c’erano altre soluzioni per lei, se voleva mettere a tacere la sensazione di fiato sul collo che le toglieva il sonno e la fame. Il solito pokerino fatto tra amiche per ammazzare il tempo, l’aveva lentamente ed inesorabilmente fatta finire in un vortice che inghiottiva la sua volontà e le sue possibilità. Il sacrificio era grosso, per tutta la vita aveva adorato l’orologio da tasca d’oro cesellato a mano come una divinità, ma non le restava ormai più altro da vendere…

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  50. 6)AIUTOOOO…stava chiedendo Mara, mentre faceva la doccia sentì rumori molto sospetti , come se qualcuno cercava di forzarle la porta, i ladri…o sicuramente LUI??? L’aveva minacciata di fargliela pagare, la stava tormentando da tempo, messaggi, mail, telefonate, il tutto fatto con un solo ed unico fine, quello di terrorizzarla.
    C’era riuscito benissimo, adesso Mara si sentiva sempre in pericolo, come percepiva anche il più piccolo, insignificante rumore, trasaliva. Non era più in grado di distinguere nemmeno il raschiare sulla porta del suo gatto che, dopo la solita scorrazzata sui tetti, voleva solo rientrare a casa…

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  51. 7) Nino Manforte, da troppo tempo ormai , era un uomo dannato. Quella mattina, dopo che ricevette la telefonata dell’avvocato, la sua dannazione divenne pura follia. Posò la cornetta e pigliò la pistola con una velocità tale che non ci poteva essere nemmeno il tempo di fare ahi nè bai e corse, corse fuori, come una bestia inferocita. Il figlio spaventatissimo lo seguì gridandogli “papà, ti prego, ricorda solo le cose belle della mamma”, quelle parole pronunciate solo per disperazione furono come una formula magica e i ricordi si misero a fare nella testa di Nino “a cu arriva prima” e fu un jocu di focu: di baci, di attese, di ansie, di risate,di palpitazioni, di sguardi, di azzuffatine, pi poi fari la paci, anche l’aria profumava di lei, e mentre respirava a pieni polmoni, la pistola gli divenne pesante un quintale e guardandola si chiedeva perché mai l’avesse presa.

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