L'argomento è delicato. Per non tediarvi dico solo che secondo me l'eros sta al porno come la preparazione meticolosa e amorevole di una prelibatezza sta alla masticazione rumorosa del cibo a bocca spalancata. Vi chiedo un racconto, magari breve, o andate anche sulle trenta righe, se vi va. Prendete spunto dal mio disegno o trattate svincolati dall'input visivo: purchè sia eros.
Orbene a me il tema emoziona, se non altro xché ho intenzione, superati gli anta, di cimentarmi nella scrittura erotica, sicché la tua proposta cade a "fagiulo" per esercitarmi come apprendista;)Mah..ci penso, fo ripasso, provo a contenermi entro le trenta circonvoluzioni linguistiche..altrimenti bella ciao, sto zitta.Condivido in massima parte la tua considerazione ma ad essa aggiungerei che a volte è lo sguardo dell'altro a creare il vero distinguo. La pornografia nasce come rappresentazione iconica dell'eros, come prontuario illustrato, e come ogni riscrittura falsifica, imbroglia, amplifica, travisa, inquina oppure no, chi lo sa.
RispondiEliminafagiuolo...ahhahhh:fregata dalla mia stessa spiritosaggine
RispondiEliminaLe trenta righe come limite massimo giusto per evitare black out informatici, di formato, e accidenti vari. Buon lavoro!
RispondiEliminaÈ la forza che dalla miccia verde spinge il fiore. E come la fermo? Come fermo il rotondo di corpi che intrecciano pelli lingue sessi occhi? Mi basta un attimo di buio per vedere la forza che spinge davanti a me, per quanto impegno possa mettere a soffocarla. Quando cammino là fuori, ad esempio. Come faccio a non guardare la primavera perizomatica di culi gagliardi, l’estasi arrotondata per eccesso di seni, gli occhi che prendono il fondo dell’anima e dei pantaloni? Mi basta chiudere gli occhi per immaginare commedie in cui metto in scena il possesso, sopraffatto da profumi che dalla miccia verde spingono. Che qualcuno mi aiuti a non commettere l’adulterio di me stesso. Mi aiuti a leggere senza soste l’Ufficio quotidiano di un uomo consacrato all’Alto. Mi aiuti ad amare la mia strada con la stessa forza che dalla miccia verde spinge il fiore.
RispondiEliminaLe sei di pomeriggio del 14 dicembre di quest’anno rotondo, Silvio Berlusconi conquista per tre voti la fiducia alla camera e la situazione di stallo continua.
RispondiEliminaLa cosa sembra proprio fuori tema eppure a pensarci un po’, se la mettiamo in parallelo con erotismo e pornografia è come se avesse vinto quest’ultima.
Il nostro Misirizzi in affanno, quasi sgonfio, è tornato in piedi, ha trovato, ancora una volta, nel vuoto pneumatico che lo circonda, quel po’ d’aria che l’ha fatto tornare su.
Nulla ci autorizza a pensare che, se le cose fossero andate altrimenti, qualcosa di fondamentale sarebbe cambiato, ma la speranza sarebbe tornata, almeno per un mesetto e forse il vuoto avrebbe cominciato a riempirsi dell’aria di progetti di buonsenso, addirittura qualcuno avrebbe trovato l’ardire di dire che il PIL è una boiata pazzesca, che la forbice fra chi sta bene, e siamo ancora in tanti, ma per quanto? La forbice che si allarga, dicevo, non può che portare alla piazza.
Adesso non abbiamo nulla da dire, ci basta guardare Roma assediata dai dimostranti per temere che questo è solo un inizio.
Senza incorrere nel rischio di piaggeria ma credo che Yorick abbia proprio il senso e il ritmo della scrittura iconografica.
RispondiEliminaSai Salvatore anch'io ho avuto la tua stessa impressione; tuttavia oggi poco prima che alla camera votasse per se medesimo Berlusconi mi sono appuntata su una donna ripresa di spalle che con il suo tailleur biancoghiaccio si avviava tra quella massa marrone e grigio-topo.Ho pensato alla Vucciria di Guttuso.Un parlamento come mercato: noi come merci.
RispondiEliminaGrazie, Mari!
RispondiEliminaObbedisco, come quasi sempre...
RispondiEliminaLa vecchia pendola aveva appena finito di suonare un quarto alle cinque quando Lea, finalmente, si chiuse alle spalle la porta di casa. Accese la luce e si guardò attorno. Tutto era in ordine. Si sfilò le scarpe, tacco 15, che le avevano martoriato i piedi e si lasciò cadere sul divano.
Anche per quella notte era fatta! Si guardò le dita dei piedi rosse e gonfie. Era stata dura quella notte. Vecchi maiali infoiati che non volevano amore ma solo sesso. E come spesso le capitava dopo notti così cominciò a sognare di fare l’amore. Con lentezza iniziò a carezzarsi . Le piaceva sentire la stoffa leggera del vestito strusciare sulle cosce. Gettò la testa all’indietro, come ad offrire il collo, liscio e snello alle labbra di un amante. Cominciò a sfiorarsi appena, ad esplorare il suo corpo caldo con la punta delle dita, come fosse la prima volta. Le piaceva sentir montare il desiderio che mai una volta in tutta la notte passata in quella villa aveva provato. Con la mano destra iniziò una lunga carezza dalla coscia tonda e forte su su fino al ventre e ancora su fino a racchiudere un seno nella coppa della mano. I capezzoli erano diventati rossi e duri. Con la sinistra iniziò a giocare con i peli del pube e anche più. Non resistette, prese il telefono e chiamò : Angelo, disse alla voce assonnata che rispose, vieni. Vieni a trovarmi ….