giovedì 23 dicembre 2010

Lo strano Natale di Nino


Racconto di Salvatore Iannizzotto
Illustrato da Gianni Allegra

Nino si lamentava doverosamente per dover restare a Trieste per Natale, indagini in corso era la scusa; in effetti di andare in Sicilia per una settimana, di scendere tutta la penisola, trovare gente in festa per contratto, vecchi amici che come lui tornano per una settimana a celebrare il rito di un natale per poi riintrupparsi nel viaggio di ritorno, non aveva nessuna voglia.
I pochi rimasti giù ti baciavano sulle guance e sembravano voler dire, ma proprio a Natale vieni? Abbiamo famiglia, adesso non c’è tempo per litigare sui ricordi, troppi impegni, torna in agosto.
Un natale a Trieste in mezzo alla bora che già soffiava spazzando anche le nuvole; sul molo Audace era difficile tenersi in piedi, le piccole onde veloci si frangevano sul molo e ogni tanto arrivava qualche schizzo, i guanti spessi proteggevano le mani, un grado in meno ogni dieci kilometri orari di vento, almeno sette gradi in meno, pensava Nino ed era la vigilia.
Le rive erano quasi deserte, la gente si affollava verso il viale Duca degli Abruzzi, via XX settembre, insomma dove c’erano i negozi per le ultime spese, nei bar e nelle osmizze, ma le rive, spazzate dalla bora, vedevano oltre a Nino solo qualche passante frettoloso che aveva lasciato la macchina ai silos o era passato dal botteghino della sala Tripcovich.
Nino si avviò verso casa, erano le sei, era già buio, si fermò sotto casa al caffè Saccà, di fronte al mandracchio, quello che ai turisti viene indicato come canal grande, sedette 10 minuti a un tavolo, il tempo di un caffè, poi scambiata qualche battuta col cameriere croato e visto che non si vedeva un’altra faccia amica salì al suo mansardino che era nello stesso edificio del caffè, tre piani più in alto.
Certo non si prospettava un natale animato, tutti in famiglia, Giusy, che le aveva fatto il filo, ma che ormai aveva salpato per altri lidi, l’aveva invitato a casa sua con padre, madre, compagno e amici vari, ma lui si era schermito, voleva provare l’esperienza di un natale da solo, di fatto non voleva imporre all’ispettore la presenza del commissario, avrebbero finito per parlare di lavoro; di Sara neanche a parlarne, figlia, marito, il parentado muggesano, non lo avrebbe mai invitato e, in quei giorni, ne era sicuro, non pensava certo a lui.
Una bella bevuta con degli amici, impossibile, tutti a casa a celebrare il mondo degli affetti veri o presunti; si, alcuni lo avevano invitato sapendolo solo, ma lui, con una strizzata d’occhio, aveva declinato l’invito, loro immaginando piacevoli convegni non avevano insistito e invece era solo, lo aveva voluto, ma adesso, trovandosi nella casa vuota, con i suoi libri,le sue carte, la sua musica, pensava come sarebbe stato fra 20 anni, e la cosa gli procurava un piccolo spasmo al petto.
Basta! Un pizzico di malinconia, bisogna godersela, condividerla sarebbe meglio. Più tardi la musica di un De André, due dita di brandy che la mano scaldava nel bicchiere come la musica scaldava i versi di Spoon river, il telefono che suona. La dottoressa Sparti, una donna che trasudava sicurezza ed equilibrio, per natale? Problemi con qualche cadavere, aveva scoperto qualcosa, no, non le aveva mai telefonato per questioni d’ufficio, era lui che telefonava e insisteva per sapere qualcosa di più, per farla sbilanciare oltre il referto.
Invece niente di tutto questo, soltanto auguri, si vergogna per non averci pensato anche lui; parlare al telefono, è sola anche lei, che non la capisse male, alla fine si capirono, unire le loro solitudini in una serata in cui gli altri erano impegnati, parlare un po’, ascoltare musica spiluccare qualcosa insieme.
Nino fece miracoli ai fornelli con quel che aveva, nulla di natalizio, ma una scheggia di tartufo in una pezzuola bagnata dentro un vasetto di vetro, del pane raffermo scaldato al grill, una bottiglia di morellino di Scansano, un’insalata di pomodori e scalogno, olio d’oliva qualche uovo un po’ di riso, delle arance. Al panettone ci pensò la Sparti due candele sul tavolo, niente addobbi. Parlarono di tutto e di niente, furono attenti a non turbare la vicinanza delle loro anime con quella dei corpi, che non era esclusa, ma ad entrambi non sembrò il momento; in sottofondo i versi cantati di Spoon river sottolineavano quello strano Natale.”

6 commenti:

  1. questo racconto mi ha ricordato il più bel Natale della mia vita...dovevo laurearmi il 15 gennaio...e facevo salti mortali per finire la tesi in tempo...quindi rimasi sola...lontana da casa...trascorrendo un Natale tra libri...pc...ansie e preoccupazioni...mi aveva invitato un amico collega...a festeggiare con la sua famiglia...ma rifiutai l'invito...ligia al dovere...in verità ero contenta di godermi un Natale diverso...e lavorai tutto il giorno al pc...come se fosse una giornata qualsiasi...ecco mi è piaciuta l'espressione "festa per contratto" io la definisco festa imposta ma è la stessa cosa...devi fare festa anche quando non ti senti in festa...oggi ho scritto nel mio stato...se a Natale vuoi farti un regalo...emigra!!!

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  2. Non sarebbe male se lo raccontassi di nuovo, in queste colonne! Ciao, Irene, buon Natale...

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  3. magari poi ci provo...oggi...ahimè...ho troppe cose da fare...il tempo dell'oasi tesi...si è esaurito ad un solo Natale...e nn ho più un motivo disarmante per tutti...che mi faccia evadere dall'adeguamento forzato...ciao Gianni...auguri anche a te...;)...

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  4. Approfitto per augurare a tutti un buon natale, A Gianni e a tutti gli altri amici di questo piccolo blog, agli studenti nonostante l'approvazione della riforma inutile, approvata in fretta con inammissibili svarioni,solo per far vedere che la maggioranza c'è, infatti c'è per le cose inutili. Noi speriamo in un natale degli affetti veri, nel pranzo, magari col capretto di Gigliola, e con qualche piacevole imprevisto.

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  5. Caro Salvatore, un mondo di cose belle a te e ai tuoi cari (e a Donnalucata), anche da parte degli altri amici-frequentatori di questo meraviglioso blog, che però -avrai notato- in questa circostanza convenzional-natalizia preferiscono tacere. Auguri fortissimi!

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  6. @Salvatore: il tuo racconto è molto bello, è bene che tu lo sappia!

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