mercoledì 8 dicembre 2010

Io disegno e voi scrivete (3)


Attendo trepidante una terza gragnuola di racconti: state andando a meraviglia. Il vostro entusiasmo è una delle ragioni (tra le principali) del perché di questo piccolo e colorato blog. Tenete allenata la mente, non mollate la presa, scrivete in tanti e a più non posso: altre novità in arrivo... I ritardatari non si preoccupino: sono post senza scadenza e molto pazienti, scrivete appena lo desiderate, con calma e determinazione. Buon lavoro!

Aggiornamento: O io sono stato poco chiaro (è assai probabile) o voi non avete più voglia di scrivere (poco credibile), ma con questo disegno speravo foste in tanti a dare un contributo letterario... Vi arrendete? Non ci credo.

8 commenti:

  1. Che palle questi uomini in nero. Sono giorni che mi sono appresso, ma non l'hanno ancora capito che mi danno solo noia?
    Teresa con i suoi capelli blù aveva imparato a farsi piacere le sigarette e ne fumava una dietro l'altra. Nelle volute di fumo che veniva liberato ci vedeva indistinte fgure che gli ricordavano casa sua, il suo mondo. Che nostalgia. Ma il lavoro è lavoro.

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  2. Ciao Gianni.
    Bellissima questa tua iniziativa, Gianni. Naturalmente vi avrei già partecipato se non fosse per il fatto che sono preso su parecchi fronti e che ultimamente il meccanismo nella mia testa che immagina storie, sembra essersi un po' inceppato. Ho il cevello stanco :)

    Ma visto che non ha una scadenza, ci posso tornare poi con calma.

    Ottimo esercizio creativo, però. Niente male.
    Un abbraccio.

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  3. Grazie, Luigi, sei sempre il benvenuto! Fammi un fischio se pensi di intervenire e siamo andati "troppo" oltre. Un abbraccio!

    ps Ma se nel frattempo desideri leggere cose di ottima qualità ti consiglio di andare a dare un'occhiata, per esempio, a "Scritura sperimentale" nelle etichette.

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  4. Sorry, giorni pienissimi. E meno male che dovrei avere un sacco di tempo libero! Però recupero, oh se recupero!

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  5. A vedere quelle manovre di guerra c’era abituata, Laura. Sapeva che tutte quelle mosse da film americano non erano necessarie, ma ai picciotti di don Saro piacevano troppo. Si sentivano potenti. Laura, capelli colore blu profondo, li guardava con il solito disgusto. Però si sentiva più stanca del solito. Aveva rinunciato a voler cambiare il mondo, forse.

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  6. Sole non aveva più paura di nulla. Una donna che subisce violenza dal proprio uomo baratta la propria dignità contro una sorta di delirio di onnipotenza e le percosse, i lividi, diventano medaglie appuntate su una divisa di dolore, da esporre per dimostrare quanto si è amato il proprio uomo. "Ma chi m'ammazza a me", pensava Sole, l'ennesimo sabato sera, dopo l'ennesima birra di troppo, tornando sola a casa con passo lento, fumando l'ennesima sigaretta, tranquilla e disinteressata alla sua bellezza che invece non lasciava indifferente chiunque incrociasse il suo sguardo.
    Quei due erano abbastanza lontani, chissà chi stavano aspettando, l'avrebbe letto domani sulla prima pagina del quotidiano, nulla era importante quanto la voglia di rientrare nel silenzio e nel buio della propria casa, struccarsi, spogliarsi, infilarsi a letto e dare ancora una volta sfogo al suo dolore.
    Che gli altri si ammazzassero pure. Lei era già morta. Dentro.

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  7. Azzurra, le ripeteva sempre la madre, ti ho chiamata cosi’, perchè azzurro è il mare, azzurro è il cielo...e perchè se la libertà avesse un colore sarebbe l'azzurro, in quei giorni, quel ritornello ascoltato fino alla nausea e quasi detestato, era riaffiorato nella sua mente e le aveva dato una strana forza...la forza dell'’invulnerabilità...ed era andata via, da una vita che da troppo tempo non le apparteneva più, riuscendo persino a provare pietà di chi l’avrebbe voluta privare del suo superpotere…si sentiva proprio come la boccata di fumo che stava liberando nell’aria…

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