domenica 31 gennaio 2010

La scatola di Pandora - La terra promessa


Foto e testo di
Aris Malandrakis


Atene - Metaxourgeio è uno dei quartieri più eterogenei della capitale greca. Ci puoi trovare teatri d'avanguardia, bar, gallerie d'arte moderna e i graffici più interessanti della città. Il tutto mixato perfettamente con le baracche dei Rom che vivono il sogno di andare prima o poi nella "terra promessa". I piccoli zingari immortalati nello scatto stanno già imparando il patriottismo d'oltreoceano...

Due Amici - capitolo 2


Quadro Due
Ed ecco le ragazze: potevano mancare? Una giornata all'aria aperta con due belle fanciulle è quello che ci vuole. Ma sono vere o solo una visione, un desiderio?
Lo scoprirete leggendo questo bucolico capitolo.

Cartoline da Barcelona - La Fondazione Joan Mirò


Foto e testo di
Francesca Martinico

Nel 1893 nacque a Barcelona Joan Mirò, pittore e scultore, unico nel suo genere. Proprio nella sua città natale, nel 1975, fu inaugurata la Fondazione Joan Mirò, sulla montagna del Montjuic, dove si possono ammirare molte delle sue opere.
A mio avviso questo è uno dei luoghi simbolo della città che è impossibile non visitare. Si rimane incantati tanto dalle opere quanto dalla Fondazione in sé, che è stata pensata come uno spazio aperto. Aperto dal punto di vista culturale, perché le opere e gli studi di Mirò sono a disposizione del pubblico. Aperto dal punto di vista architettonico, perché il museo è immerso nel verde ed è dotato di ampi terrazzi e di un grande patio, dove i fruitori possono circolare liberamente. Ed è lo spazio la cosa che più colpisce. Ho avuto la sensazione di essere immersa in una dimensione dove si è liberi da qualsiasi vincolo razionale. Si resta affascinati dalla versatilità di Mirò: l'Artista passa dalle grandi tele alle sculture, dagli schizzi agli arazzi con grande semplicità e con l'"ingenuità" tipica dei bambini. Per non parlare poi della sintesi con cui riesce a trasmettere la bellezza della vita nella sua essenza.

sabato 30 gennaio 2010

Una nuova storia scritta da voi - Due Amici


Si ricomincia, amici scrittori (e lettori). Vi propongo, anzi vi suggerisco una storia in cinque "quadri". Protagonisti, due amici. Uno: estroverso, avventuroso, ottimista, superficiale e donnaiolo. L'altro: timido, riflessivo, sedentario, problematico e impacciato con l'altro sesso. I racconti vanno inseriti tra i commenti di ciascun post. Questo è il "quadro" d'inizio: occorre inventare i nomi, il contesto, quello che è in atto (e forse anche quanto è già avvenuto) e ciò che accadrà o potrebbe accadere. Raccomando prudenza e brevità. Anche perché i prossimi quadri potrebbero crearvi delle difficoltà. Quello che scrivete oggi, nei prossimi capitoli potrebbe non essere plausibile. Le contraddizioni potrebbero vanificare le vostre costruzioni narrative... A meno che non sia proprio l'ardua montagna da scalare quello che in realtà più desiderate. Il ritmo sarà quotidiano e si andrà avanti anche in assenza di scritti. Sono sicuro che Eluz, Fara, Pirsimona, Salvatore, Tanus e Yorick giocheranno anche questa volta, ma sarebbe bello che altri nuovi scrittori irrobustissero il drappello.
Quadro Uno
Pronti? Via!

Afghanistan


di Tanus

Vide Neda che arrivava, come era solita a quell'ora, tornava a casa dopo il lavoro. Era splendida. Non poteva vederla sotto il suo abito tradizionale, trasparivano solo chi occhi e le lunghe dita sotto le ampie volute di stoffa. Conosceva però il suo viso angelico e spontaneo molto bene, lo aveva mandato a memoria nelle lunghe sere trascorse a parlare nascosti dietro la moschea. Neda occasionalmente faceva da interprete per l'ISAF, ed era così che l'aveva conosciuta, lì nell'ospedale dove lei si occupava dei bambini orfani.
Lui era arrivato nel paese di Neda per portare la pace e la democrazia. Si accorse ben presto che molti altri invece le avevano lasciate ben al sicuro in casa propria. Toccò con mano quanto la devastazione delle anime fosse maggiore di quella delle case, distrutte dalle bombe "intelligenti". Loschi figuri si aggiravano indisturbati per tutto il paese. Un vero Far West più che un profondo Est estremista islamico.
Si facevano notare stranieri giunti lì con la stessa mentalità con cui si farebbe una battuta di caccia. Non importava la forma o la razza che aveva la "selvaggina" o da che parte stava, l'importante era per loro poter tornare a casa con un trofeo, con una storia da raccontare ad uso e consumo proprio e degli amici "civili". Tra i locali si distinguevano invece affaristi di tutte le specie. Perlopiù gente che prima trafficava con i funzionari di Osama ed oggi, senza alcun problema di legge e di coscienza, con quelli di Obama. Salvo riconosceva bene quelle facce, erano né più né meno le stesse dei mafiosi che aveva lasciato nel suo paesino in Sicilia. Una repulsione vivida e disgusto sul palato lo assalivano alla loro vista. Avrebbe anche detto a qualcuno di loro - Salutamu Don Tano - se solo fosse stato certo che ne comprendessero il senso di sfida.
Stava pensando proprio a questo quando Neda era giunta a mezzo metro da lui. Poi vide un lampo, poi solo il buio. Un ragazzino di 17 anni, dietro le sue spalle, aveva deciso di aver vissuto troppo, e che era giunto il suo turno di divenire un martire. Si era fatto aiutare da una bella cintura di tritolo, preparata dai fratelli della causa, troppo vecchi per morire, e da una fumata di hashish.
Dopo il buio vide nuovamente la luce. Era strana, un bagliore più che altro, e lui vi fluttuava dentro, come in un bagno lattiginoso. Qualcosa gli disse che era morto,pensò subito a Neda. Sperò non fosse morta pure lei, ma invece sentì la sua voce che lo chiamava - Salvo... Salvo... vieni da me. Salvo... non lasciarmi sola. -

La città sgrammaticata - Il solitario


Foto e testo di
Gigliola Siragusa
(da Palermo)

Anima e corpo, un dualismo su cui non finiremo mai di interrogarci. La vita e la morte, i defunti ed il rapporto affettivo che manteniamo con loro, sono temi assai cari alla nostra gente. Quando ero piccola ricordo ancora perfettamente il "giorno dei morti" in cui con mamma e papà andavo al cimitero per portare i fiori ai nonni: sono rimaste impresse in me le immagini dei tavolini pieghevoli, imbanditi con ogni ben di Dio, che venivano allestiti dalle famiglie dei poveri estinti a lato delle tombe. Lì, mangiando e pregando, trascorrevano l'intera giornata. In questa foto il rapporto con l'anima è messo in relazione con la solitudine. L'uomo, intento a fare un solitario, riempie la sua solitudine con la presenza dei suoi cari e delle immagini sacre che lo circondano.

venerdì 29 gennaio 2010

Sequel


Sequel (o seguito che dir si voglia). Per non forzare la mano e per non disperdere le energie (che vanno concentrate invece sulla prossima prova letteraria di cui saprete presto) ho pensato che chi desidera scrivere il seguito, gli sviluppi, la seconda parte di "Un racconto al giorno", ne ha ovviamente facoltà. Lo inserisca però tra i commenti del post di appartenenza. Per esempio, Salvatore, ha scritto e inserito nell'apposito spazio dei commenti del suo racconto ("Donnalucata, luglio 1943") la acclamatissima Ncilina! Vi consiglio di andare a leggere questo goloso (scoprirete perché "goloso") sequel. In questo post dunque solo commenti, perplessità, richieste.
Oggi
è la volta di Eluz. Trovate il suo racconto ("Crudeli innocenze") sotto. Domani con il racconto di Tanus si chiude alla grande questo secondo felice esperimento!

Postilla: Chi deciderà di scrivere il sequel e di inserirlo nel proprio post di appartenenza, lo comunichi in questa sede per evitare che possa passare inosservato.

Diario tedesco - Piroette


Cantante e musicista (per questo blog anche critico musicale), Antonia Zane ci racconta il suo "diario" da Monaco, città in cui risiede.

Foto e testo di
Antonia Zane


Il pattinatore solitario ha posteggiato la sua bicletta sul lago ghiacciato del Villaggio Olimpico e fa strane piroette tenendo un bastone in mano. Non si capisce se voglia fare una specie di coreografia oppure se sia un ex giocatore di hockey. In ogni caso, si sta divertendo tantissimo ed è felice di esibirsi di fronte ai passanti infreddoliti che si fermano a guardarlo o a fotografarlo.
Ad un certo punto si avvicina a noi con una piroetta molto leggera ed elegante: è anziano. Da lontano sembrava più giovane. Ci chiede se lo abbiamo fotografato e se possiamo mandargli la foto via mail. Prendo un pezzo di carta e scrivo il suo indirizzo. Mi ringrazia con un sorriso e si allontana di nuovo, elegante e sereno.
Qui c'è ancora tanta gente che si accontenta di poco.

Crudeli innocenze


di Eluz

-Non avevo mai preso un tassì- pensò Nino, correggendo quel pensiero un attimo dopo. Gli tornò in mente la volta che con Peppino, il bambino più biondo del quartiere, era salito su un taxi della città senza che l'autista se ne accorgesse. Mai avrebbe potuto dimenticare le urla di quello prima di buttarli fuori dall'auto. Ci pensò su: -E' una vita che scappo- si disse. Oggi fuggiva ancora. Dalla sua città e da un'esistenza fatta di furti, spaccio e truffe varie. Aveva alzato troppo il tiro fregando quelli sbagliati, e loro gli avevano promesso che l'avrebbe pagata. La sua vita era diventata un incubo, fino a quando aveva deciso di andare via. Il taxi si ferma davanti il suo albergo. Nino paga e scende sbattendo la portiera senza neppure salutare il tassista che non fa una piega. Prende la chiave e sale in camera, improvvisamente assalito dalla stanchezza e dalla tensione del viaggio. Si spoglia lasciando cadere disordinatamente i vestiti sul pavimento, entra nella doccia schiacciandosi contro il vetro fumè, lascia sbattere per terra il getto d'acqua ancora freddo aspettando di farsi colpire solo quando sente il vapore caldo appiccicarsi alla pelle nuda. Guarda l'acqua che forma un piccolo vortice prima di sparire, e pensa che sarebbe bello se anche i suoi problemi potessero scivolare via così facilmente. Esce dalla doccia e, tamponandosi le guance con le mani profumate di dopobarba, esclama soddisfatto: -Chi bieddu, però, ah! Dopo avere assolto a tutte le pratiche per "rendersi presentabile", come amava dire con falsa modestia, esce, conquistando la strada con quella sua andatura dinoccolata. Inizia così la sua nuova vita, tra le vie di un quartiere a luci rosse, una sbronza, una sniffata di coca e la frequentazione di tipi loschi. Conosce molte donne, e con ognuna di esse divora la notte in modo diverso. A certe promette amore eterno mentre lentamente passa le labbra sul loro collo e sui seni. Ad altre non chiede neppure il nome: le spoglia con quella foga e quella voglia che fanno tremare le mani e le labbra, nell'attimo precedente all'orgasmo che li fa crollare tra i gemiti e i sospiri. In poco tempo Nino riesce a farsi presentare "i capi" della zona ottenendo la loro fiducia per lavori sempre più importanti. Una sera, tornando a casa, ha la spiacevole sensazione di essere seguito. Sente uno sguardo costante piantato sulla schiena. Si volta verso la strada, ma non vede nessuno. Tentando di trattenere il tremore delle dita, cerca la chiave nella tasca, la infila nella toppa e la fa girare. Non ha il tempo di aprire la porta che sente il peso di una mano sulla sua spalla e una voce che conosceva bene, dirgli: -Pensavi d'averla fatta franca, eh? Non ti chiederò neppure se hai i soldi che mi devi. Ho già perso troppo tempo con te.- Nino non pensa più nulla, adesso. Sente solo il rumore ovattato di uno sparo, e l'ultima cosa che vede è il suo sangue scuro che penetra le fughe del lastricato.

giovedì 28 gennaio 2010

Eolie news - Stromboli vs Vulcano



Da oggi anche una corrispondenza dall'Arcipelago delle Eolie: quella di Loredana Salzano, che vive e dipinge a Lipari. Benvenuta, Lò!

Foto, testo e dipinto di
Loredana Salzano

Mi piace pensare che esista una sorta di rivalità buona che anima le sette isole dell'arcipelago delle Eolie, così diverse tra loro per carattere e temperamento.
E mi sono fatta pure persuasa che una rivalità più accentuata esiste, in particolar modo, tra le due "vulcaniche porte di accesso alle Isole", cioè Stromboli, se si arriva dal lato nord, da Napoli, e Vulcano, se si arriva dal lato sud, da Milazzo. Sarà perché qui si respira ancora nell'aria l'eco della "rivalità" cinematografica del lontano '49, quando i giornali dell'epoca si beccavano a suon di gossip, alimentando la famosa schermaglia vulcano-cinematografica a sfondo passionale, che vedeva coinvolti tra i fumi della battaglia e all'ombra inquietante dei vulcani, attrici-registi-isole-film: Anna contro Ingrid. Rossellini contro Dieterle. "Stromboli" (rappresentato nel film "Terra di Dio") contro "Vulcano" (nel film omonimo). Ovvero, la "guerra dei vulcani", come qualche giornale gongolando titolò pure.

Speranza nel buio


di Pirsimona

Era scesa la notte e adesso orientarsi era diventato impossibile. Linda e Dave si erano inoltrati nella Foresta Cangiante fin dalle prime luci del mattino ed avevano camminato di buon passo per tutto il giorno. "Voglio accertarmi che Eldero stia bene", aveva detto Dave a Linda dopo la tempesta che si era abbattuta sulla montagna poche ore prima. Eldero era il nonno di Dave, uno sciamano che aveva scelto di vivere a contatto con la natura selvaggia e di allontanarsi dagli uomini alla ricerca del suo equilibrio spirituale, anche se questo aveva significato separarsi da quel bambino dai capelli rossi che si somigliava tanto.
E così si erano addentrati nella foresta sempre più fitta. Pian piano la luce aveva lasciato il posto al crepuscolo e quando i due giovani avevano tentato di trovare la via per il Fiume Colorato, unico loro punto di riferimento, si erano resi conto di essersi smarriti. In quel groviglio di alberi e cespugli ogni tronco era uguale al successivo, e il fogliame impenetrabile rendeva impossibile scorgere il cielo. Ogni rumore era terribilmente amplificato: ogni passo era un frusciare di foglie, uno spezzarsi di rami secchi, un calpestio di pietrisco. All'improvviso due piccole luci spuntarono nella notte: gli occhi di un lupo selvatico! Linda ebbe un fremito di paura, ma Dave la prese per mano: "Sta' tranquilla, questo è Shadi, il lupo che protegge mio nonno, lo riconosco dalla cicatrice sulle zampe... Sono sicuro che l'ha mandato Eldero! Shadi ci guiderà da lui, lo sento". E si affrettò a seguire la bestia che avanzava spedita girandosi di tanto in tanto per controllare che i due gli stessero dietro. Non era fcile seguirlo, il lupo era molto più agile e presto Dave e Linda pensarono di averlo perso in quell'intrigo di cespugli. Un improvviso ululato però li guidò verso una radura, dove gli alberi erano meno fitti e i rami si erano aperti a rivelare un debole bagliore argenteo. Proseguirono seguendo l'ululato e udirono uno sciaquio, dapprima lontano poi sempre più vicino, che fece loro capire di essere finalmente giunti al Fiume Colorato. In quella radura una luminosissima luna piena rischiarava la notte, ora un po' meno buia e minacciosa.

mercoledì 27 gennaio 2010

Oggi Nichi. Domani Rita?


di Eliana "Eluz" Polizzi

Oggi siamo tutti "Nichi Vendola".
I tesserati del Pd, i sostenitori non tesserati, i simpatizzanti... Tutti hanno/"abbiamo" scelto un uomo di sinistra, aperto al dialogo ed estraneo alle logiche d'apparato. Un uomo capace e coerente che, forte dell'ottimo lavoro svolto da Presidente della Regione Puglia, ha sbaragliato il candidato proposto dal Pd per favorire un'eventuale alleanza con i centristi di Casini.
I vertici di partito hanno provato ad imporre il loro uomo calandolo dall'alto e rifiutando per un attimo, timorosi di una sconfitta, il sistema delle primarie. Il loro elettorato, per niente passivo e inerte come spesso vogliono farci credere, si è ribellato, costringendo alla sfida i capi del partito.
Mi chiedo come sia possibile che gente così navigata, in politica da decenni (forse troppi: sarebbe ora che qualcuno si ritirasse a vita privata...) possa incorrere in errori tanto grossolani.
Chi vota Pd si aspetta che i criteri democratici vengano applicati e rispettati. Non si può imporre un candidato. Non erano queste le regole del gioco che volevamo fare insieme per cambiare il nostro Paese. L'elettorato del Pd non è quello del Pdl, e se volessi qualcuno che scegliesse per me, me ne starei nel partitodellelibertà aspettando la collocazione dei/lle protetti/e a intuitu personae dal sovrano.
Invece sto nel Pd perché mi piacciono le sue regole. Il sistema delle primarie è una bellissima regola, ad esempio. E' espressione pura della volontà popolare. Perché decidere deliberatamente di ignorare la voce della società civile? A chi si rivolgono i nostri leader? E a chi devono rendere conto?
Ci avevano detto che avremmo partecipato alle decisioni del partito. Bene, io sono qui e voglio dire la mia. Barando, sfuggendo alle responsabilità prese con gli elettori, non si fa che imbruttire il gioco rendendolo simile, troppo simile, a quello della squadra avversaria.
Io credo fortemente nel Pd. Non nella sua nomenclatura, nei capi, negli "intoccabili". E neppure in coloro che minacciano l'uscita dal partito a giorni alterni. Non ci interessano le poche migliaia di voti che avete. Non si può stare nelle fila di uno schieramento di cui non si condividono neppure i principi laici ed egalitari. Ognuno percorra la sua strada, sarà meglio per tutti.
Per me il Pd sono i duecentomila che in Puglia hanno votato seguendo il cuore e la testa; sono i tre milioni di italiani che domenica 25 ottobre hanno cercato un seggio in cui eleggere un candidato alla segreteria nazionale, sono quelli che non si fanno imporre i pensieri prefabbricati, ma costruiscono da soli le proprie idee, valutando, ponderando e a volte sognando. La massiccia partecipazione al voto è l'inequivocabile segnale di vitalità di un'opinione pubblica attiva che i vertici del "mio" partito dovrebbero tenere custodita come un tesoro prezioso.
Io credo fortemente nel Pd. Oggi più di ieri perché ho avuto la conferma che il mio partito non è fatto dai vertici, ma da una base forte e robusta capace di tenere dritta una piramide intera. Adesso deve essere il vertice ad avere fiducia nella base. Deve sostenerci quando aborriamo le ipotesi di alleanze con i centristi troppo distanti per trovare una via di cammino comune. Deve capirci quando manifestiamo dissenso per alcune scelte incomprensibili.
Oggi siamo tutti "Nichi Vendola", e la vittoria del presidente pugliese riporta un poco di speranza pure nel nostro cuore, elettori del Pd siciliano, sfiduciati da una segreteria tentata dalla proposta di Lombardo che ci vorrebbe stampella di un governo ormai incapace di reggersi sulle proprie gambe.
Io voglio militare in un partito affidabile e serio! Siamo all'opposizione ed in quanto tale dobbiamo essere un'alternativa responsabile al malgoverno regionale. Se qualcuno ha voglia di andare a reggere il timone della barchetta malandata di Lombardo, lo faccia pure. Viri definitivamente da quella parte però: esca dal Pd e si allei con l'Mpa, se dopo l'ultimo massiccio esodo verso il Pdl ne sarà rimasto ancora qualcosa.
Non ci piacciono gli inciuci, i compromessi e le scorciatoie. Ci piace la Borsellino, invece. Una delle poche voci che emerge da quel coro muto che pare dia il silenzio-assenso alla possibilità di dare "appoggio esterno" ad un governo ormai ridotto in frantumi.
E invece noi vogliamo un partito di sinistra, che abbia una leadership seria e credibile, che ricominci a lavorare dal basso, che si occupi dei problemi della società, che dia ascolto alle istanze di tutti, che garantisca le libertà e i diritti di donne e uomini, che ne promuova l'uguglianza in tutti i settori, che discrimini la discriminazione e che rifiuti nettamente e categoricamente il malaffare proposto sotto tutte le sue forme.
Oggi siamo tutti Nichi Vendola, ma domani io spero di poter dire "siamo tutti Rita Borsellino".

L'Agorà di Sibaris


di Fara

C'era molta agitazione quel giorno nell'Agorà di Sibaris.
Un certo Damaso, uno di Kroton, assai "spartano" nei costumi, aveva da poco aperto un Liceo e ad insegnare. Niente di strano all'apparenza. I sibariti erano accoglienti e tolleranti e i crotoniati "bene" che, a parole condannavano il loro stile di vita, da sempre la sera si recavano a Sibaris per le terme o per il teatro, o per frequentare i postriboli di lusso per cui i sibariti andavano famosi. Ma una mattina tre crotoniati furono trovati sgozzati e dati in pasto ai lupi appena dietro le mura. Subito si sparse la voce che Damaso fosse una spia e il suo Liceo un covo di cospiratori. Chi aveva ucciso i tre? E perché? Un chiacchiericcio, un passaparola e già il timore cominciava a serpeggiare.
- I tre morti ammazzati sono una trappola!
- Ci vogliono accusare della strage per attaccarci!
Questa era la versione che nelle taverne, alle terme, alle feste cominciava a prender piede. E la paura cresceva.
Sibaris, città ricca, pacifica, cosmopolita e godereccia da anni faceva gola ai crotoniati, e ancor più ora con l'arrivo di Pitagora e del suo governo di musoni e moralisti. Tra le due città c'era una rivalità centenaria sia per motivi commerciali che politici e religiosi.
Il terrore di essere invasi e sopraffatti cominciava a serpeggiare tra la gente di Sibaris. I giovani, la sera, cominciarono a uscire sempre meno, a diffidare l'un dell'altro e cominciarono a circolare armati. L'angoscia e il terrore stavano a poco a poco soffocando la loro libertà...

martedì 26 gennaio 2010

Acquadisole


di Yorick

Mi ha detto che ha capito la differenza sostanziale tra uomini e donne: un uomo può dire "no, basta", ma è un nobasta all'italiana. Cioè, non è mai categorico, ci può essere sempre una scappatoia. Ci sono deroghe, ci ripensi, se ne può parlare, ci si accorda. Le donne invece sono svizzere: il loro nobasta è definitivo. Se ti abortiscono non torni mai più, sei fuori davvero. Niente ripensamenti, niente vie d'uscita laterali. Sì, l'ho trovato triste, sembra che non sia davvero con te. Quando gli parli lo capisci che è un po' lontano, che il Mario che vedi è velato, non è il SuperMario del calcetto, che parte da fondocampo, si gioca tutti e va a segnare. O quello che quando corre si sbafa i chilometri e non gli stai dietro neanche in bicicletta. Mi ha detto che pensava di conoscere Simona, di conoscere solo lei e nessun'altra. Che adesso non sa spiegarsi come mai la sua ragazza di sempre, di quando avevamo quindici anni, capisci? quindici anni, sia diventata diversa, imprevedibile, nuova, come quando piove e c'è il sole, che non sai dire se è nuova la pioggia, perchè non te l'aspettavi, o se è nuovo il sole perché c'è nonostante tutto. Mi ha detto che Simona è diventata all'improvviso acquadisole, ancora più bella, imprevedibile, nuova. Lei era cresciuta, invece lui i quindici anni li ha trattenuti con tutte le sue forze, sa che è quello il suo errore. Mi ha detto che proprio per quello ha sbagliato direzione, come quando a quindici anni ci eravamo perduti, quando eravamo alla gita. Pensavamo che tutte le città fossero uguali, che cambiasse solo la forma delle case. Ora sa che non cambia solo la forma. Lo ha capito, ma questo non me l'ha saputo spiegare, quando ha visto Simona con un altro. Si è sentito vecchio, con la sua cravatta sempre troppo stretta, mentre lei era nuova, diversa, donna. Nuova come il sole nell'acqua e l'acqua di sole.

Ma Brunetta ha mai letto Robin Hood?


Togliere ai pensionati per dare ai diciottenni...

lunedì 25 gennaio 2010

Donnalucata, luglio 1943


Comincia oggi la pubblicazione quotidiana dei racconti suggeriti da un'immagine: il tema da trattare liberamente, ed entro trenta righe, è stato stuzzicato da un'illustrazione già disegnata e nient'altro. La sfida non era affatto facile, ma Eluz, Fara, Pirsimona, Salvatore, Tanus e Yorick, dopo la bellissima prova della fiaba plurima de "La Giacca rossa del topo scatenato", hanno vinto anche questa scommessa.

di Salvatore

Sentiva il sangue pulsargli alla tempia, il fiato era grosso, era ancora bagnato, le due ore trascorse fra gli scogli dopo la nuotata, nonostante la notte calda, non erano bastate ad asciugarsi.
Il paracadute si era arenato verso levante, la corrente l'aveva portato a riva e adesso si vedeva ancora gonfiarsi fra mare e scogli bassi dove era riuscito ad arrivare dopo qualche centinaio di metri di nuoto. Non si vedeva nessuno eppure i suoi contatti avrebbero dovuto esserci, come si chiamava? Don Nittu. Se non lo trovava come si sarebbe organizzato? Ma perché l'avevano mandato lì, la sua famiglia era di Agrigento, qui non conosceva nessuno, era troppo a sud, il suo siciliano era arrugginito, era quello che si parlava in casa, ma lui era nato a Brooklyn e non c'entrava niente con questa guerra, lo faceva per la famiglia, ma non voleva rimetterci la pelle perché i suoi potessero fare il loro comodo, comunque la casermetta sul mare era vuota, si era spaventato a vedere spuntare dalle feritoie due cannoni, ma poi assicuratosi che non ci fosse nessuno si rese conto che erano di legno, non c'era nessuno, anzi adesso verso levante ondeggiava una lucetta, cos'era? Un lume, rumore di gente che si muove, il paracadute non si vede più, forse è Don Nittu, aspettiamo mettiamoci dietro il muro.
No non è Don Nittu, questi sono in divisa, hanno dei fucili ridicoli, come quelli del cinema dei tempi di Wilson, addirittura con la baionetta, soldati italiani, allora qualcuno c'è. Silenzio, fermo, qua dietro non mi vedono, passeranno oltre, certo che rimetterci la pelle stasera sarebbe proprio scalogna, domani sbarcano e mi trovano qui morto, magari mi danno anche una medaglia alla memoria, merda chi se ne fotte!
Intanto nel drappello dei soldati Saro che si portava il paracadute appresso diceva a Totò, - spiramu ca nun lu truvamo all'americanu, talé ca chi stoffa fina cu chista ci fazzu u corredo a Ncilina -

Hope For Haiti Now


di Antonia Zane

"Hope for Haiti now" è il titolo della maratona musicale organizzata da George Clooney il 22 Gennaio per raccogliere fondi a favore di Haiti.
Non c'è stato un megaconcerto: meglio così, perché in passato l'avvicendarsi frenetico di tante bands ed artisti sullo stesso palco sarà stato esteticamente emozionante, mal punto di vista del puro ascolto un vero disastro.
Questa volta gli artisti hanno cantato perlopiù brani non del loro repertorio ma che tra le righe parlavano di speranza, di fede, di solidarietà. I brani potevano essere scaricati da iTunes, contribuendo così alla raccolta dei fondi.
La cantante haitiana Emeline Michel (nella foto) che interpretava "Many rivers to cross", Springsteen con "We shall overcome", Dave Matthews e Neil Young con "Alone and forsaken" sono riusciti a comunicare una grande emozione, nonostante la sobrietà dell'insieme. Niente applausi, solo una diretta di tanto in tanto da Port au Prince. Per il resto, attori del calibro di Tom Hanks, Jiulia Roberts, Clint Eastwood, Ben Stiller, che raccontavano piccole storie vere, e cantanti che quasi lasciavano lì le loro canzoni come un mazzo di fiori sulle tombe dei morti o come una carezza sulla fronte dei sopravvissuti.
Emozione senza troppo retorica e lacrime in diretta. In fondo, una cosa fatta bene.

Lezione magistrale


Netta, chiara, limpida, entusiasmante: ma il segretario del Pd, Massimo D'Alema, l'avrà capita?

domenica 24 gennaio 2010

La prima cosa bella: anzi, bellissima


Quarant'anni di storia in due ore di incanto. In una Livorno che non si vede mai ma che ti pare di avere sempre visto, Paolo Virzì dirige con mano sicura e con grande tocco di classe il suo miglior film. Un film bellissimo, scritto bene, interpretato benissimo, che eleva il regista toscano (Virzì è il cognome del padre palermitano, trapiantato a Livorno) al rango del miglior Dino Risi, lo avvicina alla sapienza di Monicelli e lo accomuna allo stupore e alla grandezza di Vittorio De Sica. Naturalmente non dirò una sola parola che possa rivelare la trama: mi limiterò a dire che Micaela Ramazzotti è chiamata a recitare il personaggio che la Sandrelli interpreta nella maturità. E vi assicuro che oltre che bella e sensuale, questa giovane attrice, è bravissima . Poteva cadere nella facile e ovvia trappola della parodia nel recitare Stefania Sandrelli con i suoi tic e i suoi vezzi, e invece ci restituisce la grande attrice viareggina ancora più bella, sexy e fresca, se possibile. Valerio Mastandrea conferma il suo talento di attore tra i migliori in circolazione in Italia. La sua ironia malinconica è cosa rara, preziosa, e se non è grande e accattivante come Marcello Mastroianni, può sicuramente giocarsela con i migliori attori americani della sua generazione. Stefania Sandrelli, matura, leggerissima, ironica, è al top. Claudia Pandolfi, chiamata ad interpretare una donna difficile, non simpatica, si supera e fornisce una prova memorabile. Un film che racconta l'Italia e la provincia, i suoi inevitabili cambiamenti, la sua decadenza. Ma racconta anche la dolcezza del tempo che passa e non inutilmente. L'amore che esplode finalmente ma nel momento meno opportuno. Un film dove si ride e si piange in egual misura. Paolo Virzì ha girato il suo film più bello realizzando una commedia come non se ne vedevano da parecchi anni.

Oggi domani un concorso


Pubblicata nell'edizione palermitana di Repubblica qualche anno fa.

sabato 23 gennaio 2010

La città sgrammaticata - Nel mio intimo


Foto e testo di
Gigliola Siragusa
(da Palermo)

Il centro storico di Palermo offre immancabili spunti quotidiani per sorridere o disperarsi un po'. In questo caso ci troviamo di fronte ad una divertente esposizione di lingerie con relativa proprietaria. Forse potremmo parlare di lingerie "vintage" ma credo che il termine più appropriato sia "old fashioned". Un grazie a questa signora che, con ironia, è stata al gioco e si è lasciata fotografare.

La storia siamo noi


Nessuno si senta escluso.

venerdì 22 gennaio 2010

Brunetta colpisce ancora!


Ennesima provocazione (sic!) a salve del mimiministro Brunetta. Compulsivo e ipercinetico, ne ha sparato un'altra delle sue: i ragazzi italiani, compiuti i diciotti anni, dunque ormai adulti (sic!!!), fuori dalle scatole. Che ci fanno ancora a casa da mammà e papino? Li aspetta un lavoro sicuro, una casa confortevole e un futuro che a dir poco è luminoso. Ma dove, in Scandinavia? A parte i rudimenti minimi antropologici e sociologici che gli difettano, Brunetta perché insiste? Se vuole fare il sindaco di Venezia, perché non si adopera per l'acqua alta?

Cartoline da Barcelona - La Ciutadella


Da oggi questo blog si arricchisce: da Barcelona (con una sola elle, in catalano) una nuova corrispondenza. Quella di Francesca Martinico. Psicologa siciliana che dall'estate scorsa è andata a vivere in Spagna: beata lei!

Foto e testo di
Francesca Martinico

Non c'è più niente di bello a Barcelona, soprattutto quando c'è il sole, che prendere la bicicletta e pedalare fino alla Ciutadella, distendersi sull'erba e gustarsi la tranquilità del parco.
Magari mi fa compagnia la musica del mio I-pod o semplicemente il cinguettìo degli uccellini che svolazzano liberi. A volte porto un libro, una rivista o, come oggi, i compiti di catalano. Non è importante quello che porto con me, ma la pienezza di questi momenti, che mi permettono di stare bene con me stessa e di "far pace" con la natura.
Quando ero sul punto di andare via, è arrivata una scolaresca di bambini insieme alle loro insegnanti. Erano al parco per pranzare: tanti bambini, ognuno con il proprio pranzo portato da casa, seduti felici a mangiare sul prato. Per me questo accadeva solo nei film. Adesso posso goderne anch'io. E il futuro inizia a prendere colore...

giovedì 21 gennaio 2010

Hasta la victoria siempre, Totò!


Il cosiddetto laboratorio della politica siciliana ha provocato un quadretto di questo tipo: la destra è spaccata, tra lealisti da una parte e fedeli di Miccichè dall'altra. Il Pd sta con un piede dentro (i filoriformisti che con una giravolta improbabile però non si dicono alleati di Lombardo!!!) e l'altro fuori (i dissidenti: capeggiati da Bianco e dalla Borsellino, e in buona sostanza, da quei quattro gatti che oggi voterebbero ancora il partito il cui segretario, per i tanti che non lo sapessero, si chiama Lupo...). L'Udc di Cuffaro sta all'opposizione (sic!) sposando i malumori dei lealisti berlusconiani. Totò all'opposizione: cioè il luogo dove dovrebbe stare con il coltello tra i denti la sinistra. Lombardo ride e ha ragione. Non ci resta che piangere?

La scatola di Pandora - Arte in movimento


Foto e testo di
Aris Malandrakis
(da Atene)

La Plaka, popolare quartiere commerciale di Atene. Qui si vende di tutto. Anche arte, magari senza la "a" maiuscola. Imitazioni e quadri kitsch. Ma non servono gallerie. E' sufficiente un motorino per i nuovi movimenti artistici...

mercoledì 20 gennaio 2010

Il gioco è bello se dura molto


L'esperimento della scrittura plurima (per chi si fosse sintonizzato solo ora e per i distratti: andate alle "etichette" che stanno in alto a destra e fate clic su "Giacca rossa" e andate a leggere voluttuosamente i dodici quadri che contengono numerosi scritti: non ve ne pentirete) che si è appena concluso con grande felicità degli scrittori e del sottoscritto che si è limitato a suggerire dei temi, come dire?, visivi, continua e rilancia. Ma questa volta con un'altra modalità, con un'acrobazia in più. Gli scrittori che lo desiderano (ne conosco almeno sei) potranno scrivere un loro racconto "solitario" confrontandosi solo con un'immagine che sarà proposta ad personam. Un'illustrazione diversa per ciascun autore. Gli scrittori vogliosi di ripetere le gesta della fiaba o di superarle (scommetto in questo senso) dovranno scrivermi una mail per comunicarmi la loro intenzione e per ricevere a loro volta per posta elettronica l'immagine da "raccontare". Ma potranno aderire anche coloro che sin qui hanno solo letto o stanno leggendo solo ora questo invito. Attendo vostre news, dunque. Sto già scegliendo i "soggetti" per ognuno di voi...

Joevito che voleva disegnare Zagor


Nel 1997 ebbi la fortuna di tenere un corso di fumetto presso l'Opera Universitaria di Palermo. Fu un'esperienza bella e unica: non mi risulta che sia mai stata replicata. Erano dodici i quasi laureati con il sacro fuoco della comic art che mi puntavano gli occhi addosso e pendevano dalle mie labbra. I miei polsi tremarono un po': ero alla prima esperienza di "insegnamento". Ma quello che prevalse fu il divertimento e la bellezza struggente di quegli intrecci tra amicizia e arte. Più che un corso, fu di sicuro un laboratorio creativo, dinamico, agile e senza regole rigide. Nessuno fu distolto dalle proprie passioni e dalle proprie tendenze. Chi era disneyano fu incoraggiato a guardare altro e oltre ma mai a tradire il proprio istinto e i propri interessi. Ricordo Silvio Lo Nano (tra Pazienza e Jacovitti), Fabio Butera (tra Disney, i Manga e l'underground), Sabina la Mattina (ironia e talento puro), Elvira Guarino (tra le strip americane e quelle italiane), Giovanni Di Gregorio (dal tratto intrigante e minimalista e dalla scrittura formidabile ... oggi eccellente sceneggiatore Bonelli!) e Joevito Nuccio, un quasi architetto, che da bambino aveva sempre desiderato disegnare Zagor, un personaggio creato nei primi anni sessanta da Bonelli e Ferri. Un personaggio sospeso tra il western e il fantasy, avventuroso, romantico e ingenuo, proprio come quei primi anni sessanta. A Joevito feci disegnare di tutto: fumetti umoristici, vignette satiriche, caricature, paesaggi, ma anche il suo adorato Zagor. Oggi Joevito, dopo cinque anni di lavoro, alternato a quello di architetto (i fumetti richiedono molto tempo e ti restituiscono poco reddito), esce in edicola con uno Zagor, primo di una trilogia. Chi ha detto che i sogni debbano ammalarsi di claustrofobia in fondo ad un cassetto?

Cristiano canta Fabrizio


di Antonia Zane

Cristiano De Andrè, bravo musicista e polistrumentista, è cresciuto nell'ombra di suo padre portando sulle spalle la sua eredità non facile. Avere la stessa voce di Fabrizio De Andrè (stesso timbro, ma meno grave) non è stato certo un vantaggio per lui, sempre paragonato al padre. E dato che sfuggire al confronto non è possibile, Cristiano ha deciso di incidere un disco cantando le canzoni di Fabrizio. Rivedendole e rendendole attuali grazie agli arrangiamenti davero belli ed intelligenti di Luciano Luisi, che suona il piano e le tastiere nella band. Astuta operazione di marketing? Forse. Ma questo CD è soprattutto un atto d'amore, perché con questi nuovi arrangiamenti la musica di Fabrizio De Andrè arriverà più intensamente ai giovani di oggi.
Il titolo del cd è "De Andrè canta De Andrè". Belle soprattutto: La canzone di Marinella, Fiume Sand Creek, Verranno a chiederti del nostro amore.

martedì 19 gennaio 2010

La giacca rossa del topo scatenato- La Copertina


Eccola, fiammante come la giacca del Topo Scatenato, la copertina della fiaba scritta da cinque scrittori che meritano sicuramente altre vetrine e altri spazi ben più prestigiosi: questo è solo un piccolo blog, appena nato, un po' confusionario, che non sa bene ancora cosa vuol fare da grande...
Un grazie particolare a Maurizio Clausi che ha realizzato la grafica digitale e i titoli della "cover" e a Salvatore che, pur tra mille difficoltà, ha dato più di un contributo alla causa della Giacca Rossa.
L'esperimento della scrittura creativa a più mani, a mio avviso, è pienamente riuscito. Anzi, è andato decisamente al di là delle aspettative, che certo non erano esigue. Sto pensando ad altri laboratori di scrittura plurima e solitaria, magari partendo dalle immagini, come è accaduto nel primo grezzo tentativo dell'ingarbugliatissima sexy spy story, e come felicemente si è realizzato in questa fiaba hard boiled dal sapore melodrammatico e dal retrogusto noir. Un consiglio a chi si avvicina solo ora al blog "Il Sole e Le Nuvole" e anche a chi invece è assiduo frequentatore: rileggete la fiaba, prima autore per autore, e poi, quadro per quadro: emozioni in quantità e di qualità!
Agli scrittori Eluz, Fara, Pirsimona, Tanus, Yorick: GRAZIE!

A proposito di FaceBook


Non appartengo all'Accademia della Crusca e non credo di essere del tutto bacchettone, però questa storia dell'amicizia di/su FaceBook continua a provocarmi un certo qual disagio. Le parole usate a vanvera? Pura convenzione? E' un mio problema, lo ammetto.

La giacca rossa del topo scatenato - 12


Quadro Dodici

Ultima scena, epilogo. The End.
Dalle fiamme infernali e dal fumo nero, il fuoco implacabile e il piombo spietato delle rivoltelle. Ma Fred, non sta certo a guardare: lo sanno tutti che è un pistolero infallibile. Riuscirà a farla franca? Riuscirà a portare in salvo Giselle alias Ianina alias Mela alias Lola?
Lo saprete solo leggendo questo struggente e imperdibile ultimo capitolo scritto da un manipolo di appassionati e sensibilili autori, che hanno intinto la penna nell'inchiostro dell'hard boiled e nel noir melodrammatico. Esperimento di scrittura plurima non solo riuscito, ma bellissimo. Che certamente non resterà isolato.

lunedì 18 gennaio 2010

Il più grande regista vivente


Non esiste film diretto da Clint Eastwood che abbia visto che non rientri tranquillamente nella categoria dei bei film, perlomeno. Ma sono in genere film bellissimi e molto spesso capolavori. Come stabilire, allora, una gerarchia di valori, una classifica? Per quel che mi riguarda è solo una questione di gusto. Se, per ipotesi, un neofita appassionato di cinema mi chiedesse quali lavori di Eastwood vedere immediatamente per farsi un'idea della grandezza del più grande regista vivente, suggerirei, di sicuro, due capolavori. "I ponti di Madison County", di rara bellezza melodrammatica, asciutta e densa. Il melodramma è un genere per definizione scivoloso. Anche il regista più bravo (e navigato) rischia di cadere rovinosamente almeno una volta nella pozza di lacrime che il genere comporta. A parte Almodovar, maestro di melodramma ma per cifra stilistica ed argomenti antitetici a quelli di Clint, nessuno tra i registi attivi può competere con Eastwood. Ne "I ponti di Madison County" Meryl Streep, che ancora oggi non ha rivali (la incalza ma ancora distante solo Kate Winslett), offre la sua migliore interpretazione: una performance sublime. E Eastwood, ruvido e tenerissimo, è al top del rigore dietro e davanti alla macchina da presa. L'altro è "Un mondo perfetto", film dal ritmo narrativo, appunto, perfetto. Che vede un Kevin Cosner ispirato e senza tentennamenti alla sua migliore interpretazione, una sceneggiatura ad orologeria, una regia impeccabile, magistrale. Un road movie intensissimo, indimenticabile, che ti prende a pugni lo stomaco e ti contorce l'anima fino alle lacrime. Un film dove il bene e il male si lambiscono ma il riscatto del malvivente purtroppo non ha modo di compiersi pienamente: una costante nei film di Eastwood. Interessato più alle contraddizioni della zona grigia che non alla contrapposizione manichea del bene e del male. E' questo fuoco che arde e divora che muove l'occhio implacabile e pieno di pietas di Clint, che, per puro vezzo, nelle rare interviste si dice qualunquista (e per pigrizia altrui viene ancora oggi considerato uomo di destra). Basta vedere solo qualche frammento di ogni suo film per prendere atto che più a sinistra c'è solo Ken Loach. Ma all'ipotetico giovane amico cinefilo come potrei tacere di andare a vedere anche e al più presto film come Honkytonk man, Bird, Gli spietati, Il cavaliere pallido, Mystic river, Million dollar baby, Changeling, Lettere da Iwo Jima, Gran Torino? Il mese prossimo arriverà in Italia "Invictus". E' bellissimo, anzi è un capolavoro, tra i più bei capolavori per l'esattezza. Non l'ho ancora visto: ma non ho dubbi. Clint for ever, a scatola chiusa.

La città sgrammaticata - Black notes


Foto e testo di
Gigliola Siragusa
(da Palermo)

Una musica suonata al pianoforte: i tasti bianchi sono cinquantadue, quelli neri trentasei. Tasti bianchi e neri insieme formano accordi per una melodia più o meno armoniosa. Più o meno, perché gli accordi possono essere anche volutamente dissonanti. L'accordo, inoltre, sottolinea anche l'intesa di due o più parti per dar vita ad un rapporto giuridico, politico o economico. Disegnato sul cestino dell'immondizia su cui siede il ragazzo, un cuore. Un segno di speranza dopo i fatti di Rosarno o quel cuore è stato cestinato per sempre?

domenica 17 gennaio 2010

La giacca rossa del topo scatenato - 11


Quadro Undici

Bastava che la coda si ispessisse appena o si allungasse di circa mezzo millimetro perché Fred, il romantico topo scatenato dalla giacca rossa, percepisse nell'aria qualcosa di terribile. E irreparabile? Lo saprete solo leggendo il fantastico romanzo pluri-scritto da Eluz, Fara, Tanus e Yorick.

(Lo scrittore ritardatario che si autoesclude e si considera ormai fuori tempo massimo, può ancora lasciare il segno e vedere il proprio nome sulla copertina di questa epica fiaba hard noir avvalendosi dell'escamotage già suggerito in precedenza: scriva quattro quadri di dieci righe almeno, e il gioco è fatto. Ma lo comunichi subito, all'interno di questo post!)

sabato 16 gennaio 2010

L'antidoto all'amore


L'antidoto all'amore non è l'odio. Si acquista in negozi altamente specializzati in intimo e lingerie.

La giacca rossa del topo scatenato - 10


Quadro Dieci

Giselle alias Iamina alias Mela alias Lola è sommersa da un fragoroso e commosso applauso. Anche Fifì, emozionatissimo, è lì a godersi l'appassionata standing ovation. E Fred, il focoso e romantico topo scatenato dalla giacca rossa (nella scena del tripudio ne indossa una azzurra), sale sul palco per abbracciare la sua bella. Ma...

venerdì 15 gennaio 2010

Attasso zero


Gioco riservato ai non palermitani: ma lo sapete cosa significa "attasso"?

Aggiornamento: Ma i palermitani che seguono questo blogghino come definirebbero l'attasso?

La giacca rossa del topo scatenato - 9


Quadro Nove
Il momento è lirico. Tutto può accadere: ma non è già accaduto tutto? No, evidentemente, no...
Eluz, Fara, Tanus e Yorick si apprestano a compiere un lungo e forsennato rush finale che prevede ancora altri tumultuosi quadri.
Nulla osta che altri vogliosi scrittori ritardatari si aggreghino alla coraggiosa compagine: occorre però andare a rileggersi gli altri otto quadri e scrivere almeno quattro testi di non meno di dieci righe ciascuno.

La scatola di Pandora - Grande fratello greco


Foto e testo di
Aris Malandrakis
(da Atene)

Isola di Rodi. Non è il "1984" di Orwell ma non somiglia neppure lontanamente al format televisivo questo Grande Fratello dell'isola di Rodi. Dipinto su un tronco, controlla serafico l'andirivieni sereno e giocoso dei turisti.

giovedì 14 gennaio 2010

Saturno contro


Si rompe lo scaldabagno, ok.
Si sfascia la caldaia, ok.
Outlook non funziona in ricezione, ok.
Il tecnico webmaster che sta precipitandosi dalle mie parti, resta in panne, resto senza posta (so che mi hanno scritto in miliardi). Mi tocca dunque lavorare a "coso" di cane (ad libertatem), ok.
Io sono un tipo moderatamente razionale e non sono superstizioso, fatti salvi certi riti nevrotici innocui che puntellano alcuni attimi della quotidianità. Non credo nella fortuna e manco nella sfiga, pur essendo un artista. E si sa, gli artisti, si toccano le gonadi ad ogni pie' sospinto: io no, non sono artista abbastanza. E poi non sono un cafone. Ma Saturno che fa, è contro? Sto grandissimo figghiu ri bottana!

Latinorum


Quando ci vuole, ci vuole.

La giacca rossa del topo scatenato - 8


Quadro Otto
Poche righe, direi. Sfrenatevi col prossimo quadro... Questo è un momento romantico, propedeutico ad uno lirico. Ma poi, fate come ritenete più opportuno...
Intanto, sgomitando, si è fatto vivo il titolo.

mercoledì 13 gennaio 2010

Il gioco del fotticompagno


di Roberto Alajmo

In effetti, Maroni che cerca di scaricare sugli arbitri le proprie responsabilità è solo l'ultimo esempio di una compagine che ha elevato il ponziopilatismo a pratica sistematica di governo.
Il famoso taglio dell'Ici - promesso, mantenuto, e strombazzato - è stato praticato sulla pelle dei Comuni, che di fatto hanno dovuto fronteggiare i tagli aumentando le altre tasse o tagliando i servizi.
Comodo.
E' tecnicamente quello che si definisce -parafrasando la volgarità - praticare una certa (peraltro legittima) tendenza sessuale adoperando tuttavia l'apposito orifizio altrui.

(In collaborazione con www.robertoalajmo.it)

Gli uomini non cambiano


di Valentina Crepax

Gli uomini sono pieni di difetti, ma siccome sono molto meno fantasiosi, meno furbi, meno reattivi delle donne, a volte altrettanto difettose ma più abili nel "travestirsi" e meno legate a uno streotipo che le accomuni, mascherano malamente le loro imperfezioni, i vizi, le aberranti abitudini. Peggio, spesso ne vanno altezzosamente fieri perché è più facile darsi ragione che darsi torto. Essendo poi i maschi propensi al letargismo e, quindi, privi di guizzi, sono facilmente prevedibili. Meglio per noi che, comunque, non vogliamo farne a meno: è più facile catalogarli e sceglierli a seconda delle nostre necessità. E se poi si vuole fare di necessità virtù e arrivare fino al punto di amarne uno, ecco che saperli riconoscere diventa una gran comodità. A mio avviso, perciò, dopo aver individuato alcune tra le categorie più vantaggiose, ciascuna donna deve sapere che gli uomini, soprattutto gli uomini italiani, quelli cresciuti con la mamma alle calcagna, non cambiano mai. E' indispensabile allora non farsi illusioni: il cretino deve essere amato per quello che è, non diventerà mai intelligente, ma è una buona compagnia, e questo è già molto. Lo scapolo, se è rimasto tale dopo i quarant'anni, deve insospettire. L'erotomane è legato a immagini di carta... più che di carne. Insomma, io vi dico che... gli uomini possono essere eccellenti animali da compagnia, tutto sta a saperli prendere per quello che sono!

Valentina Crepax: milanese, giornalista, scrittrice, tricotteuse, mamma, nonna, moglie, zia, sorella, nipote (di Guido!), figlia (del discografico-scrittore!), amica di Gianni Allegra! E' uscito da poco il suo "Uomini: Istruzioni per l'uso. Con tutti i tipi dell'ultima ora", per i tipi delle edizioni Calypso. Valentina da questo momento scriverà, di tanto in tanto, di uomini, e non solo, per questo piccolo e policromo blog.

La città sgrammaticata - Enjoy Coca Cola


Foto e testo di
Gigliola Siragusa
(da Palermo)

"Where do you come from? I come from nowhere". Il palermitano ed il siciliano di una certa generazione, nonostante gli innumerevoli contatti con la Merica (basti pensare agli emigranti), hanno mantenuto sempre una mentalità fortemente conservatrice. Qui mi piace osservare la totale estraneità tra il soggetto che "talìa" (guarda, ndr) ed il tavolino made in U.S.A. a cui è appoggiato.

Parole per un racconto illustrato - 7


Quadro Sette
Situazione hard boiled che serenamente vira verso lo splatter che nemmeno Quintin Tarantino.

martedì 12 gennaio 2010