lunedì 12 agosto 2013

Miki e io a spasso per le strade di Parigi

Dice che il tempo è galantuomo: direi quasi mai, ma a volte sì. Ero a passeggio con Miki in via Roma, tardo pomeriggio, caldo soffocante, umidità da crisi isterica. Miki annusa l'annusabile con flemma e senza quegli scatti repentini che in genere produce in presenza di tracce olfattive particolarmente eccitanti. Io, confortato dal comportamento sereno del cagnolo, vago con la mente cercando di mettere a punto spunti per vignette prossime venture e cercando di dare un minimo di ordine ai progetti che da qualche tempo affollano le sinapsi. Via Roma è un mezzo deserto, poche auto in transito e rari turisti barcollanti e storditi dal caldo eccessivo. Il mio sguardo distratto e cogitabondo si posa sullo sguardo sorridente-imbarazzato e stupito di un volto già visto. E più si avvicina e più mi rendo conto che sto per incrociare l'addestratore (si badi, l'addestratore: un coercitivo, vecchio stampo, avanti march, unò-duè, strattoni e urla e cose marziali) che non capì mai Miki e non capì nulla di me. Miki in sua presenza si rattrappiva, si faceva piccolo e sembrava chiedergli di graziarlo, di lasciarlo tranquillo. Io mi irritavo, non capivo, ma ostinatamente (da perfetto ignorante, ignorante in modo imbarazzante) perseveravo nel cercare di intuire cosa diavolo fosse quell'addestramento pseudo-nazista: infatti furono proprio le SS a creare genialmente questa disciplina che consentì loro di utilizzare al meglio i loro cani. La guerra è finita da un pezzo e l'arcaico addestramento marziale non avrebbe più ragione d'essere: apposta stanno facendosi largo, per fortuna, le scuole cinofile di educazione con approccio gentile: Miki ed io frequentiamo l'ottimo Piero Cassaro (di cui presto torneremo a parlare a proposito del suo neonato Dog's Life a Palermo) e stiamo imparando molte cose utili che ci aiutano a star meglio. Insomma, il vecchio addestratore accenna un saluto, ricambio senza entusiasmo: Miki nel frattempo continua tranquillamente la sua attività olfattiva. Mi dice con un sorriso sfuggente, l'addestratore coercitivo: "Ma è tranquillo!", guardando con autentico interesse il piccolino che sta facendo i cavoli suoi. Mi disse, durante i mesi di quell'addestramento infelice, che Miki ed io eravamo buoni per passeggiare a Parigi. Voleva ferirmi, voleva dirmi che non ero in grado di mettere in pratica i suoi preziosi insegnamenti. Ed eccoci, invece in Via Roma: belli e pimpanti, sereni e gaudenti. Miki ed io sembravamo due tipi a spasso dalle parti di boulevard Saint-Germain, a Paris...

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