martedì 27 agosto 2013

Salvatore Altroquando

Domenica scorsa, dopo una lunga malattia affrontata con un coraggio da leone, se ne è andato Salvatore Rizzuto Adelfio, creatore e animatore di una fumetteria, Altroquando, che è stata punto di incontro e di riferimento per appassionati di comics e altri sogni. Era un intellettuale appartato, discreto. Non ho avuto modo di frequentarlo. Me ne rammarico. Chi lo ha conosciuto bene e ne era amico, ne ha parlato sempre come di una persona straordinaria.

sabato 24 agosto 2013

L'amico Beniamino

Beniamino salutò la nuova amicizia a modo suo. Giugno del 2004, periodo di europei e di miserabili figure con annessi sputi di campioni troppo irascibili, piove a dirotto a Donnalucata, e la settimana di vacanze di mare sembra compromessa. Lettura d'un fiato del più bel romanzo della Gimenez-Bartlett, Riti di morte. Per qualche bagno bisogna spostarsi di un'ottantina di chilometri: e scoprire l'incanto della riserva di Vendicari, dove il sole batte forte e l'acqua è più trasparente del mare greco. A Donnalucata piove che pare di stare in Irlanda. La spiaggia bellissima può attendere... Anna Maria ed io simpatizzammo ben presto con Silvana, una affabile artista e ceramista raku e suo marito, Salvatore, un signore di sinistra, sornione, accogliente e coltissimo. Dicevo di Beniamino: il loro cane. Un bellissimo bearded collie, bianco e grigio, pelo lunghissimo, folto e vaporoso, che trae in inganno. Ti pare di avere a che fare con un orso sotto mentite spoglie, e invece, sotto quel cappotto pelliccioso c'è un cane snello e agilissimo, veloce quasi come un levriero. Arrivò sparato come un fulmine a grandi salti per le scale: rimanemmo senza fiato. Uno spettacolo mai visto prima. Era simpatico, affettuoso, giocoso, saggio. Un cane così ti fa venire voglia di averne uno tutto tuo. E dopo qualche anno arrivò Miki, il briccone. Eravamo in ansia per quell'incontro: Miki stava con noi da poco più di un mese e non sapevamo nulla di socializzazione e altre cose cinofile. E c'era anche Billy, un bellissimo meticcio, pirata e gentiluomo, da poco sodale del pacifico Beniamino. Tra Miki e Billy, un po' guardinghi (con noi agitatissimi) si infilò Beniamino che decise che sarebbero stati tutti e tre buoni amici. Miki allora scatenò le danze e si mise a correre e ad inseguire gatti e lucertole. Sbalordendo gli altri due cagnoni. L'ultima volta che abbiamo visto Beniamino è stato un mese fa. Anche stavolta grande festa con Miki, corse sfrenate e inseguimenti a gatti (Miki inseguiva i gatti, Beniamino lo inseguiva cercando di distrarlo dalla caccia primordiale per giochi più raffinati). Tutte le volte che aprivo l'auto per fare rientro a casa Beniamino protestava a modo suo: si infilava nella Panda con un saltello giocherellone, precedendo Miki. Sabato scorso Beniamino se ne è andato, aveva tredici anni. Miki e noi abbiamo un amico in meno.

Bacchettoni

Su Repubblica Palermo, 24 agosto.

venerdì 23 agosto 2013

L'energumena cretina

Screzio tra cani, risolto in men che non si dica. La coppia dei proprietari del cagnone da mezzo quintale va via ma non prima di aver insultato Miki e me: Scemo il cane e scemo il suo padrone, queste le parole che dice il tipo a voce bassa, stizzito. Allora, sono costretto a sottolineare che le cose non stanno esattamente così. Scemo tu, dico io, risparmiando il cagnone che non ha colpa alcuna. Il tipo corpulento, sopra il quintale, va via borbottando, ha capito di essere andato molto oltre i limiti del consentito. Ma a questo punto, il colpo di scena: è la lei che interviene, tornando sui suoi passi. E con accento settentrionale mi apostrofa: Ma sei scemo? Chiudendo esageratamente la o. Lui non solo non interviene ma porta ancora più il là il cagnone. No, cara, la scema sei tu! E' il minimo che io possa risponderle. La lei, corpulenta, e decisamente sgraziata, allora mi si avvicina minacciosamente, come chi ha deciso di passare alle mani. Non mi muovo di un millimetro, e tengo ben saldo Miki. Lei con gli occhi sbarrati mi ripete almeno un paio di volte "scemo". Le replico anch'io due o tre volte il medesimo epiteto. Poi, passo ad altro: Guarda che ti rompo le ossa, le dico. Si ferma e indietreggia e va via insultandomi. La mando affanculo alzando la voce (mi pento solo di questo).

domenica 18 agosto 2013

Il diario di Miki - Indonesia in via Ruggero Settimo

Ieri, sul tardo pomeriggio, a spasso con Miki, frastornato dall'umidità indonesiana che in questi giorni ottunde Palermo, non riesco ad evitare che il mio cagnolo segua con ingordigia una traccia olfattiva che da una traversa ci porta dritti su via Ruggero Settimo. E' finito l'incanto della magia desertica dei due giorni ferragostani, e folle di varia umanità saturano la city. Ci ritroviamo, Miki ed io, ad un certo punto, stretti in una morsa orgiastica di carne umida che odora di bagno-doccia e sudore acre. Siamo circondati ad est, ad ovest, a sud e a nord. Una leggera sensazione di claustrofobia si mescola con il mio sudore che ormai gronda a fiotti. Persone alte e basse, magre e obese, si stringono attorno a noi: c'è pure una coppia che Miki nota subito con piccoli sussulti: una signora di mezza età e un barboncino tenuto tra le braccia. Impiego una frazione di secondo ad antipatizzare per i due: sarà che respiro male e sudo troppo. Un paio di ragazze, forse tre, sono a pochi centimetri da me, mentre Miki tenta di agguantare lo schifiltoso barboncino trattenuto tra le braccia della megera. Una delle ragazze, nera, vestita benissimo con elegantissimi e conformisti pantaloncini mi lancia uno sguardo di riprovazione imbarazzante: mi chiedo in quegli attimi fuggenti se il mio aspetto sia talmente trafelato da provocare così tanto disgusto. Si apre uno spiraglio, forse Miki e io siamo salvi. La bella sedicenne o diciottenne (chi può dirlo?) ci folgora sibilando: "SONO ALLERGICA!", lasciando intendere che sono stato un perfetto idiota a non accorgermi della sua patologia. Lei passava con la sua idiosincrasia e Miki ed io, lì, dementi e insensibili a lasciarla soffrire. Dicevo del caldo umido indonesiano. Riferendomi ad un bel film di qualche tempo fa, di Peter Weir, Mel Gibson, protagonista, con la bella Sigourney Weaver. Un anno vissuto pericolosamente. Il set era Giakarta e il satrapo regnante era Sukarno. Ecco, parte del nome del dittatore viene utilizzato ancora nei quartieri alti e bassi della mia città per liquidare brutalmente qualcosa che non tolleriamo. Siccome sono un gentiluomo, ho evitato con cura di ruggire il famigerato imperativo categorico alla volta della bellissima sedici-diciottenne, nera, con elegantissimi e conformisti hot pants blu, affetta da allergia al pelo di cane. La prossima volta lascerò che Miki le pisci sul polpacci.

La retromarcia dei luoghi comuni

Su Repubblica Palermo, 18 agosto.

lunedì 12 agosto 2013

Miki e io a spasso per le strade di Parigi

Dice che il tempo è galantuomo: direi quasi mai, ma a volte sì. Ero a passeggio con Miki in via Roma, tardo pomeriggio, caldo soffocante, umidità da crisi isterica. Miki annusa l'annusabile con flemma e senza quegli scatti repentini che in genere produce in presenza di tracce olfattive particolarmente eccitanti. Io, confortato dal comportamento sereno del cagnolo, vago con la mente cercando di mettere a punto spunti per vignette prossime venture e cercando di dare un minimo di ordine ai progetti che da qualche tempo affollano le sinapsi. Via Roma è un mezzo deserto, poche auto in transito e rari turisti barcollanti e storditi dal caldo eccessivo. Il mio sguardo distratto e cogitabondo si posa sullo sguardo sorridente-imbarazzato e stupito di un volto già visto. E più si avvicina e più mi rendo conto che sto per incrociare l'addestratore (si badi, l'addestratore: un coercitivo, vecchio stampo, avanti march, unò-duè, strattoni e urla e cose marziali) che non capì mai Miki e non capì nulla di me. Miki in sua presenza si rattrappiva, si faceva piccolo e sembrava chiedergli di graziarlo, di lasciarlo tranquillo. Io mi irritavo, non capivo, ma ostinatamente (da perfetto ignorante, ignorante in modo imbarazzante) perseveravo nel cercare di intuire cosa diavolo fosse quell'addestramento pseudo-nazista: infatti furono proprio le SS a creare genialmente questa disciplina che consentì loro di utilizzare al meglio i loro cani. La guerra è finita da un pezzo e l'arcaico addestramento marziale non avrebbe più ragione d'essere: apposta stanno facendosi largo, per fortuna, le scuole cinofile di educazione con approccio gentile: Miki ed io frequentiamo l'ottimo Piero Cassaro (di cui presto torneremo a parlare a proposito del suo neonato Dog's Life a Palermo) e stiamo imparando molte cose utili che ci aiutano a star meglio. Insomma, il vecchio addestratore accenna un saluto, ricambio senza entusiasmo: Miki nel frattempo continua tranquillamente la sua attività olfattiva. Mi dice con un sorriso sfuggente, l'addestratore coercitivo: "Ma è tranquillo!", guardando con autentico interesse il piccolino che sta facendo i cavoli suoi. Mi disse, durante i mesi di quell'addestramento infelice, che Miki ed io eravamo buoni per passeggiare a Parigi. Voleva ferirmi, voleva dirmi che non ero in grado di mettere in pratica i suoi preziosi insegnamenti. Ed eccoci, invece in Via Roma: belli e pimpanti, sereni e gaudenti. Miki ed io sembravamo due tipi a spasso dalle parti di boulevard Saint-Germain, a Paris...

domenica 11 agosto 2013

La bambina dietro la tenda rossa

Secondo racconto estivo della domenica (autrice, stavolta, Irene Chias) sull'edizione palermitana di Repubblica.

lunedì 5 agosto 2013

Palermo è un fumetto

I segnali di incoraggiamento giunti a profusione nelle ultime ore nella caotica e vivissima page di facebook e la disponibilità di autori come Altan, Biani, Stassi, Bonaccorso, Rizzo, Lo Bocchiaro e altri esperti ed appassionati del settore (palermitani e no) che ora mi sfuggono ma che possono rimproverarmi pubblicamente, mi indicano in modo evidente che l'idea di un museo del fumetto da realizzare a Palermo è ottima. Eccellente. In sintesi estrema, la ribadisco. Un Museo che considerando la sede (sedentaria) solo un aspetto marginale (pur indispensabile) ha, in primis, la grande ambizione di raccontare Palermo: città al centro del Mediterraneo, città metafora, città difficile, città bellissima, città contraddittoria, città di storia e di cultura. Un museo che si esprime attraverso il medium meno dispendioso e più fantasioso che esista: il fumetto. In tutte le sue accezioni. Fumetto in senso stretto, dunque, ma anche fumetto che si mette in gioco attraverso la sintesi dell'illustrazione, la sinossi icastica della satira, la metafora "sorella" della pittura figurativa. E' già tanto, penserete: ma vi assicuro, è poco rispetto alle altre possibilità e potenzialità del progetto. Avremo modo di tornare a parlarne. Magari in termini più concreti. Intanto, grazie per la disponibilità la l'attenzione.

domenica 4 agosto 2013

Racconti estivi

Cominciano da oggi su Repubblica Palermo, per tutte le domeniche di agosto, i racconti dell'estate. Oggi è la volta di Fulvio Abbate.

sabato 3 agosto 2013

Museo Fumetto Palermo

Qualche tempo fa il mio amico Marcello Benfante (scrittore, insegnante, saggista, esperto di fumetti, gialli, letteratura e tante altre cose), scrisse su Repubblica, che a Palermo il fumetto stava (e sta, n.d.r) esprimendosi in tutte le forme migliori: nuovi talenti e tante iniziative ne erano (e ne sono, n.d.r.) il segno evidente e inconfondibile. Raccontavano (e raccontano, n.d.r.) in ordine sparso, talvolta in modo organico, Palermo e non solo. Auspicava la creazione di un museo che potesse raccogliere le migliori esperienze. Ma non seguì nessuna iniziativa concreta: anzi non se ne parlò proprio. Forse non c'erano orecchie attente (e peccavano dello stesso deficit gli occhi e la mente). A me l'idea è sempre piaciuta. Tanto che ora la faccio mia e la rilancio. Ho scritto sulla mia pagina di Facebook, qualche giorno fa, che la mia idea di museo fumetto è dinamica, in progress e non prevede solo la sede dove ammirare le opere (questo, per me, è solo un aspetto, e per di più, marginale): è un museo sui generis, che ha un baricentro: Palermo. La narrazione di Palermo attraverso il medium visivo più popolare e meno dispendioso che esista: il fumetto, nella sua più ampia accezione. Fumetto in senso stretto, illustrazione, satira e tutti gli altri media che si collegano e si sposano con l'Arte sequenziale. Ma con un "limite" straordinario: Palermo. Da raccontare in modo alternativo e in modo originale. Speravo che i colleghi palermitani (mi riferisco ai disegnatori, agli sceneggiatori, agli esperti, agli appassionati, ma anche a quegli autori che hanno fatto di Palermo un punto di incontro e riferimento) mostrassero interesse, entusiasmo e passione per un progetto di tale sorta. Purtroppo il silenzio imbarazzante che è seguito mi porta a credere che l'idea è solo un sogno: da coltivare in solitudine, dunque destinato a finire nel cassetto dell'oblio. Le uniche risposte cariche di entusiasmo sono giunte dall'esterno: da Mauro Biani, tra i migliori talenti dell'oggi e dal Maestro Altan, che non ha bisogno di alcuna presentazione. Fa troppo caldo per aggiungere altro. Lo farei solo se l'umidità mollasse un po'. Aggiornamento: sulla pagina di facebook, per fortuna, giungono finalmente segnali incoraggianti. Condividono con entusiasmo l'idea del museo, Claudio Stassi, grande talento palermitano che lavora a Barcellona e che porterebbe in dote anche le opere ad hoc dei colleghi artisti iberici, e Lelio Bonaccorso, autore messinese, che sta affermandosi in Italia con un segno originalissimo. Ed ecco che arrivano gli apprezzamenti di Marco Rizzo, sceneggiatore ed editor trapanese, Giuseppe Lo Bocchiaro disegnatore palermitano dal tratto forte e incisivo. E altri ancora... Comincio a credere che l'idea presto prenderà il volo.

Sindrome della chiave bulgara

Oggi su Repubblica Palermo.