domenica 8 maggio 2011

Racconti melodrammatici


Il melodramma: è questo il tema da trattare nei vostri racconti, brevi o lunghi che siano. Il melodramma sontuoso delle opere liriche, quello appiccicoso delle soap televisive, quello lacrimevole dei romanzi di Liala, quello inarrivabile di Eastwood, quello ironico e coloratissimo di Almodovar, quello ironico e disincantato di Woody Allen. Oppure un melodramma nuovo, tutto vostro, originale, anticonformista e...

11 commenti:

  1. No che non mi dispiace essere sempre in compagnia, avere sempre tante persone che mi stanno intorno. Solo che alla fine è solo con te che parlo. Che parlo davvero, voglio dire. Gli altri seguono qualcosa che io non conosco, Laura, e forse non mi riguarda. A volte ho paura di sì, ho paura di entrarci qualcosa, di avere addirittura provocato io questo casino. Poi mi rendo conto che non è vero, che è solo una mia impressione. Ma che impressione posso avere se papà mi guarda a malapena e preferisce guardare qualcosa persa chissà dove? O se la mamma è troppo presa dal suo nuovo amico e ha sempre tanto da fare e mi parla attaccando tutte le parole insieme, dicendole più presto possibile per sbrigarsi con me? Ma è ora di andare a letto, Laura.

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  2. Virata paurosa verso Liala, con una spruzzata di profumi e balocchi....

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  3. Caro Giovanni Yorick, mi piace questa sofisticata virata lialiana!

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  4. Non amate il genere melodrammatico, ne prendo atto!

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  5. Questa è la breve storia, iniziata ma non conclusa, di due fratelli, Luca e Carlo, l'uno disegnatore, mentre l'altro giornalista free-lance.
    I due vivono insieme da sempre, l'unico periodo in cui non hanno condiviso casa, è stato quello in cui Carlo si è messo con Giulia, una bella ragazza con aspirazioni artistiche. Quando Giulia rimase incinta, Carlo toccò il cielo con un dito, mentre lei cadde in uno stato depressivo acuto. Carlo non capiva e, nonostante questo, non l'abbandonava, standole vicino come avrebbe fatto l'uomo più dedito del mondo. Quando nacque Sara, Carlo si sentì trasformato, e capì che era lei l'unica sua ragione di vita. Giulia, invece, non riusciva ad occuparsene, e non riusciva a dire che in fondo, lei, quella bambina non la voleva. Così, un giorno, dopo l'ennesima lite, Giulia se ne andò sbattendo la porta sul naso di Carlo che avrebbe voluto fermarla. La mattina dopo gli scrisse un messaggio: -Vengo stasera a prendere le mie cose. Per favore, non farti trovare in casa. Sono certa che sarai un padre perfetto.-
    Carlo era ferito, incapace di curare le ferite che Giulia gli aveva inferto. Tornò a casa da Luca, che lo accolse come se il fratello non fosse mai andato via. Fu duro nel tentativo di fare uscire Carlo dall'apatia in cui era caduto, e tenero nell'ascoltare gli stessi discorsi ripetuti ininterrottamente fra le lacrime. Si prese cura di Sara, accudendola come se fosse anche figlia sua. E per un po' mise da parte la sua “fissa”...
    Fortunatamente Carlo, immerso in quell'ambiente amorevole, decise ben presto di smettere di cercare risposte che non avrebbe mai trovato, tornò al lavoro e riprese la sua vita con Sara e Luca, che si sentì sollevato dal cambiamento delle cose: Carlo era “guarito”, e lui, adesso, poteva anche tornare a perdersi nel suo mondo.

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  6. Luca, infatti, da ragazzino aveva disegnato una ragazza alta, mora, formosa, con un caschetto alla “Valentina”. Col tempo aveva perfezionato sempre più quella immagine, vestendola o cambiandole qualche particolare a secondo delle situazioni in cui lui la “calava”. A Carlo, inizialmente, non dava da pensare la stranezza del fratello, ma si iniziò a preoccupare quando lo trovò a discutere con la sua Brigitte (aveva chiamato così la ragazza dei suoi sogni di carta). Aveva provato a parlargli, ma senza alcun risultato. Aveva anche provato a presentargli le sue amiche, le colleghe, e Luca ogni volta, dopo un paio d'uscite, rovinava tutto iniziando a raccontare quanto bella e perfetta fosse la sua Brigitte. Le ragazze, ovviamente stupite ed un po' infastidite dal fatto che qualcuno preferisse a loro un modellino di carta, lo piantavano in asso e sparivano dalla circolazione.
    Un pomeriggio Luca telefonò a casa dicendo che sarebbe tornato per cena portando un'amica... Carlo fece un balzo sulla sedia. Aveva capito che da un po' di tempo il fratello si vedeva con qualcuna, e sperava che questa nuova ragazza potesse levargli dalla testa quella quasi ossessione per Brigitte. Preparò una delle cenette che lo avevano reso famoso ed ambito tra le varie comitive che frequentava, mise un po' di ordine in casa e poi giocò con Sara fin quando non sentì la chiave girare nella toppa. Quando si aprì la porta, lasciando entrare la voce cristallina di Carlo, -SIAMO ARRIVATI!!!-, Luca strabuzzò gli occhi. Non poteva credere a quello che vedeva. La ragazza che stava sull'uscio era tale e quale a Brigitte. Ma com'era possibile? Carlo fece finta di nulla. Lei aveva portato un giochino a Sara e un dolce da mettere in frigo. La serata fu piacevole e tranquilla. Giusy, così si chiamava l'amica di Luca, era un po' silenziosa, ma probabilmente viveva l'imbarazzo tipico di tutte le “prime volte”. Quando Luca rientrò, dopo averla accompagnata, Carlo gli chiese dove l'aveva incontrata e come era possibile che somigliasse così tanto a Brigitte. Il fratello gli raccontò di averla conosciuta al Parco in cui entrambi andavano a correre, e che l'aveva subito notata per via della somiglianza col suo personaggio. Erano usciti insieme qualche volta e, dopo che lui le aveva parlato della sua passione, lei aveva acconsentito a tagliare i capelli e ad abbigliarsi come Brigitte.
    Carlo era senza parole.
    Quanto sarebbe durata quella storia costruita su fondamenta di carta e sogni...?

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  7. Il mio sogno è sempre stato quello di scrivere le impossibili trame di beautifulllll!!!!!!!!!!!! :))))

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  8. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

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  9. Per volere esclusivo ed inappellabile di AdeleP ho "eliminato" il suo racconto: lo riscriverà più bello che pria! Già siamo in attesa.

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  10. Mara era felice: il momento tanto atteso stava per arrivare. Finalemnte era sabato, il giorno in cui il suo papà veniva a prenderla per passare con lei il fine settimana. Aveva già preparato tutto, aveva preso la sua inseparabile bambola Lara e aspettava trepidante.
    Non è che non volesse bene alla sua mamma, anzi! Ma non vedeva l'ora di lasciare quella casa dove non si sentiva più a proprio agio.
    La mamma era cambiata da quando era diventata amica di Gianni, il fotografo: era sempre indaffarata, passava il suo tempo a provare nuovi vestiti, nuove pettinature, nuovi trucchi; stava sempre davanti allo specchio o alla macchina fotografica per fare scatti su scatti.
    All'inizio Mara era incuriosita da questa novità e si divertiva molto a guardare da un angolino della stanza e ad imitare le pose della mamma ma, con il passare del tempo, tutto ciò era diventato noioso e pesante.
    Gianni sembrava il "padrone" della sua mamma: monopolizzava il suo tempo e la sua vita; decideva cosa dovesse mangiare, cosa dovesse indossare; se e come dovesse sorridere...e se la piccola richiedeva la sua attenzione, lui le passava un braccio sulle spalle attirandola a sè e diceva: "scusa, ma dobbiamo lavorare!".
    La casa si andava riempiendo ovunque di posters e gigantografie della sua mamma nelle pose e negli atteggiamenti più svariati.
    Il ritratto che a Mara piaceva di più, però, era il primo, quello in cui la mamma aveva un'espressione serena e sincera come lei la ricordava e come avrebbe voluto che rimanesse.
    Quegli occhi erano gli stessi che una volta la guardavano con amore, sapevano rassicurarla e tresmetterle serenità, e quel sorriso semplice e pulito era quello che la rendeva felice.
    Adesso, quando era triste e aveva bisogno della mamma, si rivolgeva a quel ritratto e parlava con esso. Una volta gli aveva detto:" quanto sei bella mamma e quanto ti voglio bebe!!!...ma io ti amerei anche se fossi meno bella, anche se fossi grassa e spettinata come la mamma della mia compagna Giulia, che però sorride sempre e abbraccia sempre la sua bimba!"
    Per fortuna c'era il suo papà!!!
    Con lui stava molto bene e si sentiva felice, e non le importava se i suoi compagni di scuola la prendevano in giro perchè papà aveva decolorato i capelli facendoli diventare ancora più biondi, si era fatto le sopracciglia sottili come quelle di mamma, aveva messo l'orecchino e andava sempre in giro con il suo amico Pasquale. A lei queste cose non im portavano.
    "Sapeva" che lui le voleva bene veramente, perchè la faceva sentire al centro del suo mondo, e "sapeva" che avrebbe passato con lei tutti i giorni, se solo mamma glielo avesse permesso.
    Ma quei due giorni alla settimana erano tutti per loro...papà lasciava tutto e si dedicava a lei completamente, si scordava persino di Pasquale, che pure era una persona buona e divertente.
    Insieme loro due facevano tante cose: giocavano, cantavano, andavano al parco o allo zoo...Mara però preferiva quando rimanevano a casa,papà preparava un impasto speciale, ne dava in po' anche a lei e si divertivano a fare i biscotti dalle forme più strane.
    Papà la seguiva nel fare i compiti, le leggeva delle bellissime storie o le inventava, ma sapeva sempre trascinarla nei meravigliosi mondi della fantasia e sapeva farle vivere delle splendide avventure di cui erano protagoniste lei e la sua inseparabile Lara.
    Un giorno, mentre la riaccompagnava a casa, il padre sentì la piccole sussurrare: "Stai tranquilla, piccola Lara, ti promatto che da grande io sarò una mamma....come il mio papà".

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