domenica 14 ottobre 2012

800A: salto di qualità

Quando ero piccolo, ma proprio bimbetto con i calzoncini corti, sui muri di Palermo imperversava ossessivamente una scritta, un verbo coniugato all'imperativo, seconda persona: "Suca". Ed è sicuro che anche prima che io mettessi piede in questo mondo, questo invito imperioso sarà stato vergato ad libitum su muri palermitani di ogni tipo. Dai palazzi nobiliari alle casupole sottoproletarie. Da allora (e prima) ad oggi "Suca" è un must imprescindibile nel gergo palermitano. Il significato lo sanno tutti o quasi: cercherò di dirlo con parole mie ai pochissimi che ancora lo ignorano. Vuol dire "Succhia". Cioè letteralmente "Fai una fellatio". E' un imperativo categorico, aspro e prepotente, ma generico, globale, democratico: rivolto a tutti coloro che incappano nella sua lettura. Quando non è scritto compulsivamente sul muro, in genere è pronunciato con significato doppio: se rabbioso, è la replica come ultima ratio a qualcosa che non si gradisce. Per esempio di fronte alla constatazione di una difficoltà da affrontare, mediamente, il palermitano risponde "Suca". Ma il "Suca" è anche ironico: lo si può proferire amichevolmente con leggero sarcasmo a chi ci sta chiedendo qualcosa da fare e che non avremmo voglia di fare, ma che poi facciamo. Il "Suca" è un verbo lenitivo, in questa accezione. Capita che venga ammorbidito, ridimensionato, quando si fa teorico (scritto casualmente sul foglio di un quaderno, sulla copertina di un libro) con l'arrotondamento-aggiustamento delle consonanti "S", "C" e della vocale "U". La vocale finale" A" è zona franca. Esce fuori un "falso", cioè una sigla, (da spy story) "800A". In genere tutti sanno cosa significa 800A, tanto che questo 800A fa arrossire (le signorine fuori moda) alla stregua di uno squillante SUCA proprio perchè fintamente camuffato: dunque più imbarazzante, più trasgressivo. 800A è un Suca travestito di tritolo pronto a esplodere. Ho scoperto di recente che "Suca" imperversa a Milano quasi quanto "Minchia" e penso che la 'Ndrangheta che ormai ha saturato Milano più della stessa Calabria, invidierà a noi palermitani questo primato idiomatico. Dovrà farsene una ragione. Poco fa , per strada, imbattendomi nell'ennesimo cartellone elettorale, di rara bruttezza, ho notato che sotto l'illeggibile e stupidissimo slogan c'era una frase nuova e antica allo stesso tempo: "Suca a mia". "A mia", che significa "A me" e che si pronuncia "ammìa", è una novità, un salto di qualità da non sottovalutare: dal generico imperativo categorico anonimo (SUCA), all'invito forte e deciso a farsi fare una fellatio (SUCA A MIA). Ancora un po' e spunterà la firma. Insomma, tra qualche tempo sapremo che tizio chiederà a caio di fargli un servizietto senza tanti complimenti.

7 commenti:

  1. Una volta ho messo un brutto voto su un tema di un mio allievo.Lui lo ha letto e sotto alla mia notazione ci ha messo un suca!!! Ero appena arrivato al Sud dal mio Piemonte e non conoscevo ancora il vocabolo, ma ho chiesto in giro il suo significato. Un collega mi ha subito parlato di fellatio e io, dopo lo stupore, ho preferito lasciar scorrere la cosa. Un altro tema, un altro tonfo per l'allievo del suca, e una mia notazione finale: "Questo è uno svolgimento da Tuca, Tuca (era il tempo del ballo della Carrà) vuoi provare con lei a cambiare la prima consonante, sempre che conosci il significato di consonante?"
    Ciao Gianni.

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  2. Ma ti ricordi che qualche tempo fa si ballava (mi par la Carrà) il Soca-dance? :)

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  3. Gianni io ricordo che se ti veniva rivolto il 'suca' si rispondeva 'ammia e u duca'e la controreplica era 'u duca un c'è e ma suchi a me

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  4. adesso mi hai messo la curiosità...può darsi che io la ricordi male

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  5. Sucate che è meglio. Suconi.

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