giovedì 20 gennaio 2011

I pesci di Palermo volano basso


Una volta trovata la metafora andai avanti per un pezzo. Era il 1996. L'acrilico sarebbe giunto un po' dopo. Sono tempere su cartone telato.
Chiunque può imbastirci un racconto anche breve: Giovanni Yorick non è esente!

6 commenti:

  1. Chissà se lo sapevano, gli abitanti di quella città, che i loro palazzi si sarebbero piegati ondeggiando come attinie. Forse no, come gli uomini e le donne di Pompei, o di Ys. A Jacques non dispiaceva fare le immersioni proprio lì. Tra il silenzio del mare e i rumori del respiratore gli sembrava di sentire voci di bambini che giocavano scansando macchine e autobus pieni di gente intenta agli affari suoi. Fischi di vigili e di freni, pensieri di gente che non sapeva cosa avrebbe fatto domani e non pensava che l'indomani si era già consumato.

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  2. "Vivo = dicesi del pesce morto". "Vivo è": viene urlato proprio così dai pescivendoli (i "pisciari" del capo della mia infanzia, ormai non urlano più, non si "abbannia" più a Palermo, si sono spente anche le voci). E invece, come nella ossimora definizione dell'ironico cruciverba, i pesci di palermo sono proprio morti: non volano più. E il pesce morto puzza, anche prima dei tre giorni

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  3. Giuseppe, la tua docu-fiction mi piace molto: ma ho appema comprato al Capo due fettine di pescespada, due calamari e dei gamberetti... Ti saprò dire!!! (ma Autobus News?)

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  4. Autobus???? Ma quali? regalo all'AMAT 48 € al mese per il mio abbonamento e il 104, da quando hanno portato il capolinea al Parcheggio Basile, aumentando così i tempi di percorrenza di almeno 15 minuti senza incrementare il numero delle corse, è ormai una metafora (mi sovviene una vecchia barzelletta delle scuole medie su "metà fora" e "metà rintra")

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  5. Giuseppe, potresti pensare allora ad un'altra rubrica: Autobus Out

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