domenica 5 maggio 2013

Educare il cagnolino (non addestrarlo)

Sfiorare la lite parlando di Cesar Millan: non che io ci tenga particolarmente a nominare questo "signore" coercitivo impenitente, ma qualcuno che non ha cani e si avventura in perniciose trasmissioni televisive pseudo-cinofile affidate al già troppe volte menzionato capobranco (capobranco di se medesimo), quando mi vede in compagnia di Miki, ritiene di gratificarmi dicendomi che se il mio cagnolino è educato lo devo sicuramente a quel tipo che d'ora in poi non nominerò più e il cui libro capitato incautamente a casa mia prenderà fuoco in omaggio al mitico Pepe Carvalho (il bel personaggio del compianto Vasquez Montalban: Pepe quando doveva prepararsi una cena coi fiocchi prendeva un libro dalla sua ricchissima biblioteca e lo dava alle fiamme per una bella carbonella propiziatrice) e in sfregio ai nazisti che ottant'anni fa anni fa inventarono l'addestramento e che oggi non si può più sostenere perché nel frattempo la guerra è finita, ci sono stati il 68, la rivoluzione sessuale, i radicali liberi, l'11 settembre, la crisi dell'Europa, due papi in contemporanea e un comico che in combutta con un capocomico hanno messo sotto scacco l'Italia... Se Miki è "educato" (e di strada da farne in tal senso ce n'è ancora parecchia) lo devo ad un lavoro quotidiano e anche un po' faticoso ma enormemente gratificante: e grazie anche alle dritte di un educatore gentilista (che non vuol dire molle e tenerone: significa molto semplicemente che cerca di instaurare un rapporto empatico col cane: assecondandone bisogni e correggendo quegli atteggiamenti sgradevoli che rendono la vita del proprietario e del cane medesimo, un mezzo incubo) che non ringrazierò mai abbastanza.

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