Le battute goliardiche, quelle che tutti noi al bar o al riparo da orecchie indiscrete pronunciamo per ridere di pancia e senza spaccare il capello, sono il sale della vita quotidiana: ovvio. Una campagna di sensibilizzazione ironica su un problema drammatico invece deve avere perlomeno il minimo sindacale in quanto a crismi estetici. E se poi l'oggetto della campagna è la spazzatura, ovvero uno delle note più dolenti e mai risolte della nostra città (dove peraltro si paga una tassa rifiuti assai alta a fronte di servizi mediocri quando non pessimi) allora serve misurare con attenzione il tasso di spirito e di humour. Quando queste doti difettano vistosamente come in questo caso (i cartelloni pubblicitari dell'agenzia per i rifiuti di Palermo), ci si rivolge ad artisti della comunicazione. A gente che può anche catturarti (farti riflettere, sensibilizzarti, responsabilizzarti) con un sorriso o con una risata, tenendo conto che da ridere c'è poco o niente. Tirare in ballo la suocera da rottamare in una campagna di sensibilizzazione sui rifiuti ingombranti, ha tutta l'aria di una deriva culturale che nulla ha da spartire con le battute qualunquistiche (e innocue) che tutti noi ascoltiamo e pronunciamo quando siamo tra amici: in quanto prive di ogni responsabilità verso la collettività.
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