giovedì 14 febbraio 2013

Viva la libertà

"Viva la libertà" di Roberto Andò è talmente bello che non pare neppure un film italiano. Profondo e appassionato ma con la grazia del tocco leggero. Stupisce la leggiadria mai frivola con cui il regista palermitano dirige Toni Servillo, alla sua ennesima splendida prova che lo consacra attore di statura internazionale, Valerio Manstandrea che non sbaglia un colpo, misurato e ironico paragonabile al brillante Billy Cristal di "Harry ti presento Sally" e una meravigliosa Valeria Bruni Tedeschi, attrice sottovalutata dal miope cinema italiano, che sarebbe piaciuta a Truffaut. Ed è la bellezza della politica il baricentro narrativo del film. Un film in cui tutto filosoficamente diviene e si trasforma. La libertà a cui allude il titolo riguarda soprattutto il libero arbitrio: quello che consente la fuga dalle istituzioni e dalla palude degli affari loschi per ritrovare se stessi. Capaci poi di tornare per cambiare la politica. L'utopia della politica bella: che potrebbe essere tale, se solo si volesse. Un'utopia che in realtà è solo un sogno, un grande sogno, realizzabile. C'è un momento in cui un iconico Berlinguer ingigantisce lo schermo e c'è un omaggio appassionato e commosso a Fellini in questo film che non sembra italiano ma che è italianissimo: un film che lascia il segno.

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