Oggi su
Repubblica, a corredo di un articolo di
Fulvio Abbate sull'epopea del
Sir John, ristorante di periferia imprescindibile: lo frequentai da ragazzino con i miei. Si mangiava bene (il must era il cocktail di gamberi) e si incontravano, tra i clienti di ogni sorta, preti goderecci e rubicondi che mangiavano e fumavano voluttuosamente.
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