domenica 2 novembre 2014
Il derelitto cinema italiano
Non sono stati solo gli indigeribili cine-panettoni a rovinare il recente cinema italiano. Hanno contribuito in modo significativo a devastarlo soprattutto la mancanza di idee, la svogliatezza e l'incapacità di andare oltre il banale, l'ovvio, il già visto e super inflazionato. Ad un certo punto, defunti o andati in pensione per raggiunti limiti di età e di creatività i Maestri (Fellini, Monicelli, Leone, Bertolucci) è venuta fuori una scuola pseudo intimista. Che ci ha raccontato in modo sempre meno originale (posto che qualche volta ne abbia avuto i crismi minimi) storie di trentenni e quarantenni in crisi. Onanisti, nevrotici, dediti al piccolo cabotaggio della vita quotidiana o a rubacchiare carezze e a consumare un po' qui e un po' lì piccoli e ordinari sentimenti. Nessun colpo d'ali e se le eccezioni hanno confermato la regola, in questo momento io non ricordo gli exploit memorabili. Ora che il cinema ha consumato la sua corsa lasciando alle serie tv il compito di raccontare storie lunghe, complesse, spesso epiche e spettacolari, il cinema italiano che tenta la strada serial televisiva, è fermo alle orribili rappresentazioni del banale immaginario "mafioso", oppure si affida a due tre attori sempre quelli per raccontare le biografie angeliche di artisti, papi e sportivi passati a miglior vita, o resta ancorato alle favolette stucchevoli di preti ciclisti o commissari che fanno indigestione di "arancini" nel frattempo che in cittadine da cartolina non accade un emerito niente. Gli italiani non sanno raccontare più nulla, non sanno intrigare, non sanno affascinare: io credo dipenda anche dal fatto che questi sei-sette sceneggiatori (sempre quelli) dovrebbero mettersi in quiescenza anzitempo e lasciare che le nuove leve (non necessariamente giovani e lattanti) possano dare prova che un nuovo cinema italiano c'è. O ci sarà, presto.
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